Ritratto di Romolo ritrovato nella soffitta di Palazzo Pitti

Firenze, è riemerso nella soffitta di Palazzo Pitti il Ritratto di Romolo, di cui si erano perse le tracce.

Lo racconta il Messaggero, spiegando che anche i Medici fiorentini avevano il “loro” Romolo, il primo re di Roma. Se lo immaginavano con una folta barba e il naso pronunciato, come appare nel ritratto dipinto su tavola alla metà del ‘500 da Cristofano dell’Altissimo, raffinato allievo del Bronzino.

All’inizio quell’uomo ritratto era un mistero, anonimo il soggetto così come l’autore. C’è voluta una complessa operazione di indagine tra le carte d’archivio, curata da Alberica Barbolani da Montauto e Maria Matilde Simari, per fare luce sulla tavola.

Quello che avevano di fronte era il Ritratto di Romolo perduto, realizzato alla metà del Cinquecento per la serie di dipinti dedicati agli “Uomini illustri” commissionata dal Granduca di Toscana Cosimo I de’ Medici. Quest’opera firmata dal discepolo di Bronzino e Pontormo, Cristofano dell’Altissimo, faceva parte della collezione conosciuta col termine di “Gioviane”.

“Si chiamano così perché Cosimo, per realizzarla, inviò nel 1552 l’allora giovanissimo Cristofano a Como, a copiare i ritratti originali di personalità storiche nella villa del vescovo Paolo Giovio”,ha detto al quotidiano il direttore degli Uffizi Eike Schmidt. Una raccolta oggi esposta in ordine cronologico al secondo piano degli Uffizi. A questa parata di celebrità della storia mancava Romolo.

“Abbiamo fatto questa scoperta nell’ambito di una sistematica ricognizione di tutti i ritratti della nostra collezione che fa parte di un studio sulla raccolta delle Gioviane – precisa Eike Schmidt – i risultati di questa indagine diventeranno un libro che sarà pubblicato nei prossimi mesi”.

Uffizi: Schmidt, calo visite ma giusta reazione Covid

‘Ad oggi no misure specifiche musei, se arrivano pronti adottarle”

“Abbiamo visto, dopo la grande crescita di luglio e agosto che ci ha portato a 3-4mila visitatori al giorno, dal momento in cui si è saliti oltre i mille contagi giornalieri, che questo trend di aumento nel flusso si è fermato. E vediamo nel mese di settembre una piccola flessione: una flessione però giusta, perché la gente reagisce a quello che sa, quindi non intraprende i viaggi come lo faceva in un momento di grande sicurezza paragonato alla situazione attuale”. Così il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt rispondendo ai giornalisti in merito al Coronavirus e se fosse preoccupato per l’eventualità di nuove restrizioni riguardanti i musei.


“Vediamo già adesso che i nostri visitatori, nel loro comportamento, rispettano tutte le indicazioni e le raccomandazioni e seguono le notizie e gli sviluppi sui telegiornali”, ha aggiunto Schmidt spiegando poi che “ovviamente noi seguiamo scrupolosamente le indicazioni del ministero della Salute. In questo momento non è previsto niente di specifico per i musei, ma se questo dovesse avvenire in futuro ci adegueremo immediatamente”

Prefetta Firenze: Covid innalza rischio infiltrazioni criminali

“Tutti i territori sono a rischio infiltrazioni. Nessun territorio ha per definizione un rischio maggiore rispetto ad altri. E’ evidente che l’emergenza Covid innalza il livello di rischio perche’ rende appetibile anche alcune situazioni”. Lo ha detto la prefetta di Firenze, Laura Lega, parlando con i giornalisti a margine della firma di due protocolli per evitare il rischio di infiltrazioni criminali sul territorio del capoluogo di regione toscano.

“Lo abbiamo detto per le imprese, lo abbiamo detto per il rischio usura, ed e’ chiaro che dove ci sono flussi di denaro come nelle stazioni appaltanti, ci possono essere situazioni ovviamente piu’ appetibili, e da qui la necessita’ di mettere gli occhi con grande attenzione” ha aggiunto il prefetto Laura Lega, che poi parlando dei due protocolli firmati oggi con il rettore dell’Universita’ di Firenze, Luigi Dei e con il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, ha sottolineato come “abbiamo messo in campo un’operazione chiamando anche le Gallerie degli Uffizi e l’Universita’ di Firenze per la messa in sicurezza del territorio. Ci preme in sostanza garantire dal rischio di infiltrazioni criminali questo territorio, quindi la’ dove ci sono stazioni appaltanti che operano appalti e procedure di gare anche significative, abbiamo ritenuto nel corso di questi mesi avviare una stretta in modo che si possa garantire questo territorio dal rischio che ci siano infiltrazioni”.

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‘Uffizi Diffusi’, Schmidt indica cinque luoghi

Firenze, sono Careggi, Montelupo, Anghiari, Pescia e il Casentino i cinque luoghi da cui partirà ‘Uffizi Diffusi’, l’esposizione di alcuni dei capolavori degli Uffizi attualmente nei depositi.

È quanto svelato dal direttore del museo Eike Schmidt in un’intervista a ‘la Repubblica’ e riportata oggi sul quotidiano. Il nome “sarà l’ultimo dei problemi, prima pensiamo al contenuto”, per adesso l’espressione utilizzata per inquadrare il piano del direttore è ‘Uffizi diffusi’.

“Subito dopo il lockdown sono tornato a visitare luoghi della Toscana dove ero già stato da studente: allora furono escursioni per conoscere le opere d’arte, oggi invece sto facendo una ricognizione del panorama museologico nei piccoli borghi. Incontro i direttori, i sindaci, gli assessori alla cultura per concertare insieme questo progetto. Fino ad oggi sono una ventina le realtà che ho potuto toccare con mano, con cinque siamo a buon punto di progettazione. Ma credo che si potrebbe arrivare, con tutta tranquillità, a una cinquantina di spazi diffusi in regione che così saranno valorizzati”.

Il primo nucleo dal quale il direttore vorrebbe far partire il progetto, sempre secondo quanto riportato, è costituito dalla villa Medicea di Careggi, il Museo della Battaglia e di Anghiari, il museo civico che aprirà entro poche settimane a Pescia, il Centro visite del Parco nazionale Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna a Castegno d’Andrea. “Ma soprattutto – riprende – la Villa Medicea di Montelupo, il cui recupero rappresenterà un’acquisizione importantissima per l’intero paesaggio museologico nazionale”

Uffizi, “L’esperimento” di Joseph Wright Of Derby

?Firenze, sbarca per la prima volta in Italia, alla Galleria degli Uffizi, dove è esposto da oggi al secondo piano del museo, nella sala 38, tra la stanza che custodisce i dipinti di Leonardo da Vinci e quella di Michelangelo e Raffaello, il quadro dal titolo: “Esperimento su di un uccello inserito in una pompa pneumatica”

L’opera, eseguita nel 1768 dal pittore inglese Joseph Wright of Derby è un capolavoro indiscusso della National Gallery di Londra, e resterà agli Uffizi fino al 24 gennaio 2021 nell’esposizione “Arte e Scienza”, curata da Alessandra Griffo.

Volti spaventati, preoccupati, meravigliati, incuriositi, appena rischiarati nelle loro diverse espressioni dalla luce della lanterna e dal flebile chiarore della luna. Sono i protagonisti del celebre dipinto settecentesco Esperimento su di un uccello inserito in una pompa pneumatica.

Proprio le reazioni umane nei confronti della ricerca scientifica sono il tema portante di quest’opera, che per l’occasione diventa anche simbolo dei legami culturali tra Londra e Firenze nel segno della storia, dell’arte e della natura.

Nel 1768, data a cui risale il dipinto di Wright of Derby, le sperimentazioni sul vuoto d’aria tramite pompa pneumatica messa a punto da Robert Boyle, chimico irlandese vissuto nel secolo precedente, non costituivano più una novità scientifica. Erano però ampiamente proposte con fini divulgativi e didattici nelle sedi più disparate; e lo stesso accadeva nello stesso periodo anche a Firenze. A partire dagli anni Settanta del Settecento, prima a Palazzo Pitti per i propri figli, poi anche per un pubblico più ampio nel neonato Museo di Fisica e Storia Naturale allestito a La Specola, il granduca Pietro Leopoldo di Lorena commissionava analoghi esprimenti e laboratori dimostrativi che introducevano alla conoscenza delle principali leggi chimico-fisiche allora note. Le strumentazioni utilizzate dall’istituto, simili a quella riprodotta nel quadro londinese, sono in seguito confluite nel Museo Galileo di Firenze, dove sono custodite tuttora.

L’Esperimento di Wright of Derby raffigura una riunione in una casa di campagna inglese: il pubblico è composito – non si tratta di addetti ai lavori – e proprio questo campionario di tipi umani diversi permette all’artista di raffigurare le espressioni con teatralità: a rafforzare questo effetto sono anche i forti contrasti di luce ed ombra, e l’abbigliamento da illusionista dell’uomo al centro: è lui che, girando la chiavetta ed eliminando l’aria dalla campana, può decretare la morte del volatile. La stessa scelta del pappagallino bianco (al posto del consueto canarino) rende ancora più drammatico il contrasto tra il candore delle piume e l’oscurità intorno.

Tra gli spettatori meravigliati, nel caso dell’Esperimento, deve essere incluso anche chi osserva il quadro; le dimensioni dei personaggi, della strumentazione e degli stessi spazi, prossime alla scala 1:1, creano infatti la finzione di una stanza nella stanza, con un effetto realistico potenziato dalla qualità pittorica nitida, minuziosa, dettagliatissima.

Nella mostra sono poste in dialogo con la grande tela altre opere che illustrano la pratica dello studio a lume di candela, la concentrazione notturna sul lavoro di concetto, come il San Girolamo con due angeli di Bartolomeo Cavarozzi (1617), e il disegno di Enea Vico, L’Accademia di Baccio Bandinelli (1560). Completa l’esposizione l’ottocentesco Orologio da mensola in forma di gabbietta, oggetto prezioso in prestito dagli Appartamenti Imperiali e Reali di Palazzo Pitti, la cui forma evoca direttamente l’uccelliera da cui è stata estratta la colomba protagonista, suo malgrado, dell’esperimento raccontato da Wright of Derby nel suo quadro.

Gimmy Tranquillo ha intervistato il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schimdt:

https://www.controradio.it/wp-content/uploads/2020/10/201006_UFFIZI_3M.mp3?_=2

Uffizi prestano capolavoro Giotto a Ravenna per Dante

Firenze, due capolavori della pittura medievale, il celebre ‘Polittico di Badia’ di Giotto e il ‘San Francesco riceve le Stimmate’ del Maestro della Croce 434, e una tela del 1854 di Annibale Gatti ‘Dante in esilio’: queste opere, custodite a Firenze nella Galleria degli Uffizi, verranno concesse in prestito dal museo in occasione del 700/o anniversario della morte di Dante Alighieri per il progetto espositivo ‘Dante. Gli occhi e la mente’, tre mostre che vogliono omaggiare il Sommo Poeta attraverso differenti prospettive organizzate da Comune di Ravenna, dall’Assessorato alla cultura e dal Mar-Museo d’Arte della città di Ravenna.

A testimonianza del profondo legame tra Firenze, città natale del sommo poeta, e Ravenna, la città che fu il suo ‘ultimo rifugio’ e che ne conserva le spoglie, la Galleria degli Uffizi e il Comune di Ravenna hanno firmato un accordo di collaborazione pluriennale: nel 2021 i primi prestiti del museo fiorentino alla mostra ‘Le Arti al tempo dell’esilio’.

Altri seguiranno con cadenza annuale, in occasione di ogni settembre dantesco, cui si aggiungerà il deposito a lungo termine di alcune opere che saranno parte integrante del progetto Casa Dante. La mostra ‘Le Arti al tempo dell’esilio’, curata di Massimo Medica, direttore dei Musei civici d’Arte Antica di Bologna, ed allestita dal 6 marzo al 4 luglio 2021 nella chiesa di San Romualdo a Ravenna, potrà così contare su due capolavori degli Uffizi.

Il Polittico di Badia di Giotto, datato intorno intorno al 1300, è originariamente proveniente dall’altare maggiore della Badia di Firenze, una delle chiese più importanti della città, situata nei pressi dell’abitazione degli Alighieri. Nell’ideale percorso affrontato dalla mostra l’opera, sicuramente nota a Dante, è inserita nella sezione dedicata a Firenze insieme ad un altro prestigioso prestito, sempre della Galleria degli Uffizi: un dipinto a tempera e oro su tavola del Maestro della Croce 434, San Francesco riceve le stimmate, databile intorno al 1250.

“La collaborazione istituzionale tra gli Uffizi e Ravenna, in casi di progetti importanti come questo – sottolinea il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt – pone in primo piano il territorio e la sua storia, ne esalta i valori, promuove la conoscenza e, non ultimo, diventa un ingranaggio fondamentale della ripresa dopo la pandemia. Il volgare fiorentino è diventato lingua letteraria nazionale grazie a Dante, Giotto ha diffuso in tutta Italia una forma espressiva nuova e radicale, alla base di ogni sviluppo artistico successivo: solo riallacciandoci a quegli esempi coraggiosi di apertura possiamo fare del nostro patrimonio una forza sociale per l’intero Paese”.

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