Disco della settimana: Smoke Fairies, “Darkness Brings The Wonders Home”

“Darkness Brings The Wonders Home” è il sesto album delle Smoke Fairies a  oltre quattro anni dal precedente, “Wild Winter”, del dicembre 2015. Un disco cupo, scarno, avvolgente e contemporaneo.

Il nuovo disco della della band alternative folk-rock di Chichester (UK), registrato a Seattle e prodotto da Phil Ek (The Black Angels, Fleet Foxes, The Shins), è stato anticipato dai due singoli “Out Of The Woods” e “Disconnect”.

Le Smoke Fairies (Katherine Blamire e Jessica Davies) fattesi notare agli esordi nei sottobosco del folk inglese per le qualità “live” da personaggi del calibro di Jack White e Richard Hawley, hanno virato, dopo il più arioso “Wild Winter”, verso sonorità più robuste, cupe e contemporanee, portando le loro impeccabili armonie vocali in impenetrabili foreste, tra acque torbide, nebbie e nubi minacciose.

Disco della settimana: Andy Shauf, “The Neon Skyline”

Uscito alla fine del gennaio 2020 su ANTI-, The Neon Skyline è il sesto album del songwriter canadese Andy Shauf (già con Foxwarren), uscito a 4 anni da “The Party” del 2016. Interamente scritto partendo dalla chitarra anziché dall’abituale pianoforte, l’album è stato preceduto dal singolo Things I Do. Tutti gli 11 brani in scaletta sono collegati da una traccia comune: un uomo scopre che la sua ex compagna è tornata in città.

“The Neon Skyline” è il lavoro più diretto ed emotivamente ricco della carriera di Andy Shauf che ha scritto, composto, arrangiato e prodotto tutti i brani che vi appaiono. I pezzi dell’album sono tutti interconnessi tra loro e seguono una trama semplice: il narratore va nel suo quartiere e scopre che la sua ex è tornata in città e alla fine si incontrano. L’ambientazione è un bar di Toronto di cui Andy è frequentatore abituale, lo ‘Skyline‘ per l’appunto. All’improvviso, tra avventori e compagni di bevute scorge la sua ex, ritrovandosi ben presto a ricordare con lei i bei momenti passati insieme. Una rappresentazione in cui i personaggi si scambiano molte battute ma anche riflessioni sulla vita e sulla morte.

Già dalle prime note si è proiettati in un clima musicale caldo e confidenziale, un mix di sonorità pop, più o meno alternative, con folk, soul e tracce di psichedelia weast coast. Ciò che l’orecchio percepisce di primo acchito è la semplicità della scrittura. Le tracce sono state composte alla chitarra, pensate per essere presentate anche senza i complessi arrangiamenti che Shauf è in grado di disegnare. È, però, solo apparenza perché la semplicità del suono nasconde, comunque, accorgimenti sopraffini, con un orientamento verso il jazz e la sperimentazione, che denotano un artista di evidente spessore.
Le carezzevoli “Where are you Judy” e “The moon”, la vivace “Try again” e la ciondolante “”Thirteen hours” sanno prenderci perché sono dotate di una bella melodia e di testi accattivanti, tutto quello che è necessario ad un cantautore affinchè i suoi brani vengano ricordati. Se nei lavori precedenti si sono sprecati paragoni con Randy Newman qui non fanno che rafforzarsi benchè il nostro abbia scritto i pezzi con la chitarra piuttosto che con il piano.

Si tratta di una raccolta sull’amore che non è mai per sempre, sull’incapacità di portare a termine qualcosa d’importante, una raccolta di canzoni invernali perfette per ambienti con luci ovattate, riscaldata da un camino, per trovare quiete e serenità che si pensavano perse.

Disco della settimana: Calibro 35 “Momentum”

Il passato sposa il futuro mentre le classiche atmosfere da soundtrack italiane abbracciano la black music. “Momentum”, il nuovo album dei Calibro 35 per Record Kicks, è un nuovo punto di partenza.

“La vera generosità verso il futuro consiste nel donare tutto al presente”. Nel 1951 il Premio Nobel per la Letteratura Albert Camus scriveva questa frase facendo tesoro del concetto più antico del pensiero umano da Oriente ad Occidente, lo stesso declamato dai Latini con l’espressione “Hic et Nunc” che è anche fondamento dello Zen, l’arte di camminare sul sottile filo dell’Adesso. A vent’anni dall’inizio del Terzo Millennio, in un’epoca quanto mai sospesa tra nostalgia del passato e ansia per gli scenari apocalittici prospettati quotidianamente dai media, Calibro 35 ferma il tempo realizzando un’opera che fotografa perfettamente il momento e il suo contesto.

“MOMENTUM” – in uscita il 24 gennaio per la milanese Record Kicks – rappresenta un nuovo punto di partenza per una delle formazioni contemporanee che più è riuscita a superare declinazioni di genere e forme espressive, mantenendo una personalità totalmente riconoscibile e apprezzata a livello internazionale. Se dal 2007, anno in cui prende il via l’avventura, il sound espresso dalla band si sviluppa indagando in special modo i suoni di un’epoca passata, “MOMENTUM” rappresenta la necessaria svolta per sondare come si possa fare musica al giorno d’oggi: una riflessione sull’attualità, capace di far tesoro di ciò che c’è stato per andare oltre, col fermo intento di realizzare un’opera destinata a rimanere, senza correre il rischio di trasformarsi in una bella foto sbiadita sul fondo di un baule.
Una scelta tutt’altro che scontata per la creatura a cinque teste di Cavina, Colliva, Gabrielli, Martellotta e Rondanini, cinque personalità cardine dell’attuale scena musicale nostrana (e non solo) intenzionate a rimettersi in gioco proprio nel momento in cui si affermano su scala globale, raccogliendo attestati di stima tangibili come i campionamenti ad opera di Jay-Z e Dr. Dre e, ancora, firmando colonne sonore per produzioni cinematografiche da Hollywood al Vecchio Continente, sino alla consacrazione sui principali palchi mondiali accanto a mostri sacri come Muse, Sharon Jones, Sun Ra Arkestra e Thundercat.

Per marcare il nuovo inizio le registrazioni sono avvenute nello stesso studio dove Calibro ha realizzato il primo omonimo disco dodici anni fa. La novità è che i suoni scelti oggi per “MOMENTUM” sono aumentati come la realtà che ci circonda: la paletta di strumenti si amplia ulteriormente incorporando ancora più synth e suoni elettronici ma TUTTO è VERO e reale al 100%. In un mondo dominato da musica programmata, in questo disco tutti gli strumenti sono suonati da esseri umani e i suoni scolpiti da persone in carne ed ossa. In “MOMENTUM”, infatti, non sono stati utilizzati preset o programmazioni e, se “musica concreta” non fosse per definizione ascrivibile all’elettronica del passato, sarebbe probabilmente l’espressione più azzeccata per questo lavoro.

Il risultato è un disco di rara intensità in cui gli scenari disegnati dai Calibro sono più che mai variopinti, talvolta rarefatti e sognanti ma sempre carichi di energia, grazie ad una sezione ritmica mai doma, che supporta il raffinato lavoro armonico ulteriormente arricchito da nuovi timbri e colori. Come se i Comet is Coming fossero diretti da Morricone, Tortoise e JPEGMafia unissero le forze con DJ Signify e Stelvio Cipriani, producendo un suono senza tempo nè punti cardinali in cui black music e suoni algidi del Nuovo Millennio si fondono offrendo un punto di vista incredibilmente originale sulla contemporaneità.

Tutto questo è il frutto di un lavoro collettivo che vede tutti i Calibro tornare alla base dopo due anni carichi di esperienze individuali in cui sono stati protagonisti di alcuni dei progetti più quotati del momento: I Hate My Village, Arto, The Winstons, alle produzioni di Fatoumata Diawara, C’Mon Tigre e degli Africa Expres Di Damon Albarn, sino ai dischi solisti di Massimo Martellotta e ai tour di 19’40’’ e Mike Patton. Un collettivo di esploratori sonici, liberi per attitudine e al contempo fedeli ad un percorso che li vede ancora una volta uniti nel creare un suono, per sua natura, diverso da tutto il resto che li circonda e, oggi più che mai, attuale.

Se il precedente “DECADE” era la summa di tutto ciò che avevate sentito nei dieci anni precedenti, “MOMENTUM” è il prequel di quello che potrete sentire nei prossimi dieci. Calibro 35 stavolta non è né un orologio che va in ritardo né uno che va in anticipo: questa volta è un orologio fermo che, come dice Lewis Carroll, è più in orario di tutti perché almeno due volte al giorno segna l’ora perfetta.

 Il primo singolo estratto dal nuovo album è “Stan Lee” con alla voce il rapper americano Illa J, fratello di J Dilla e già membro degli Slum Village. I Calibro 35 saranno inoltre in tour a partire da febbraio 2020. Qui sotto tutte le date annunciate, sopra invece il video teaser dell’album, realizzato da Sugo Design e Francesco Imperato e disponibile su YouTube e sui social della band.

CALIBRO 35 TOUR

07.02 IT Brescia – Latteria Molloy
08.02 IT Parma – Campus Industry
14.02 IT Bologna – Locomotiv
15.02 IT Padova – Pedro
19.02 IT Milano – Fabrique
20.02 IT Torino – Hiroshima Mon Amour
28.02 IT Roma – Monk
29.02 IT Firenze – Auditorium Flog
27.03 IT Cagliari – Fabrik
28.03 IT Livorno – Cage
09.04 IT Foligno (PG) – Spazio Astra
10.04 IT S. M. a Vico (CE) – Smav
15.04 UK London – Islington Assembly Hall
16.04 UK Manchester – The Deaf Institute
17.04 UK Edinburgh – Voodoo Rooms

Disco della settimana: Bill Fay “Countless Branches”

‘Countless Branches’ è il ritorno discografico di Bill Fay, uscito in versione standard e deluxe il 17 gennaio 2020 per Dead Oceans. L’album è stato anticipato dal singolo e relativo video animato del brano ‘Filled With Wonder Once Again’ .

La copertina di ‘Countless Branches’ di Bill Fay è stata realizzata dal note illustratore Benjamin A Vierling, invece lo psichedelico video del primo singolo dall’animatrice e regista Emily Scaife.

Bill Fay, cantautore e pianista inglese, deve la sua fama principalmente ai due album pubblicati su Deram/Decca nel 1970 (Bill Fay) e nel 1971 (Time Of The Last Persecution). Dischi che allora non ricevettero particolari attenzioni e che costarono il siluramento da parte dell’etichetta e accuse di instabilità mentale. Bill Fay non smise di scrivere ma interruppe le pubblicazioni.

Diventato nel frattempo personaggio di culto, Fay fu citato da personaggi quali Jim O’Rourke,  Jeff Tweedy (Wilco) o David Tibet dei Current 93, ma è grazie al giovane produttore statunitense Joshua Henry che il cantautore tornò in studio ed a pubblicare le sue composizioni.

‘Countless Branches’,  terzo album del ritorno in scena di Fay, ha un sound più minimale e istintivo degli ultimi lavori di Bill Fay, rappresenta la sua opera più intima. L’album è una raccolta di perle e brani che Bill ha composto e tenuto da parte nel corso degli ultimi 40 anni e deciso di pubblicare solo ora.
Canzoni non finite al tempo emergono ora con con testi e melodie rinnovate che hanno riportato Bill Fay ai temi ricorrenti della sua musica: natura, famiglia e ciclo della vita. Il risultato è di dieci canzoni incredibili, probabilmente il meglio della produzione passata e recente di Bill Fay.

Il nuovo lavoro è la terza produzione di Bill fay per Dead Oceans in sette anni (mai stato così attivo discograficamente nella sua lunghissima carriera), seguito degli acclamati ‘Life Is People’ del 2012 e ‘Who Is The Sender?’ del 2015, ed è stato prodotto da Joshua Henry, con la partecipazione della chitarra Matt Deighton.

Bill Fay su questo nuovo album è torna ad sound più personale che in passato, con un lavoro incredibile in fase di arrangiamento al piano (il suo strumento prediletto) e session di registrazione casalinghe con la band.
 

BILL FAY – ‘Countless Branches’

Disponibile su cd, doppio vinile deluxe e standard e formato digitale dal 17 gennaio 2020 per Dead Oceans

tracklist:
1. In Human Hands
2. How Long, How Long
3. Your Little Face
4. Salt Of The Earth
5. I Will Remain Here
6. Filled With Wonder Once Again
7. Time’s Going Somewhere
8. Love Will Remain
9. Countless Branches
10. One Life
Deluxe LP Bonus tracklist:
11. Tiny
12. Don’t Let My Marigolds Die (Live In Studio)
13. The Rooster
14. Your Little Face (Acoustic Version)
15. Filled With Wonder Once Again (Band Version)
16. How Long, How Long (Band Version)
17. Love Will Remain (Band Version)

Disco della settimana: Brunori Sas “Cip!”

Torna, dopo la pausa natalizia, la rubrica “Il Disco della Settimana”. L’album prescelto è, inevitabilmente, “Cip!” il nuovo disco di Brunori Sas. Il cantautore cosentino, che seguiamo fin dagli esordi, torna sulla scena quasi tre anni dopo “A casa tutto bene”, il disco certificato platino che ha avuto successo di pubblico e critica. Si tratta del quinto lavoro discografico del cantautore. “Cip!” è stato anticipato nei mesi scorsi da due singoli, “Al di là dell’amore” e “Per due che come noi” e arriva due mesi prima di un tour dell’artista in palazzetti in tutta Italia.

Con Cip!, già negli intenti Dario Brunori si propone di scrivere “dell’Uomo, e non degli uomini”. Un lavoro che non vuole eliminare le opposizioni intrinseche nella natura umana, ma proporsi come uno specchio riflesso in cui si ha bisogno del negativo per abbracciare meglio il positivo.

A tre anni di distanza dal successo di A casa tutto bene, un progetto discografico e live di due anni unanimemente apprezzato, Cip! (Island Record) è una scoperta, è la parola che, brano dopo brano, si trasforma in emozione ed è prodotto dallo stesso Dario con Taketo Gohara, registrato tra la Calabria e la Milano.
“Il mio precedente lavoro, A casa tutto bene, è stato un album importante per tanti motivi, umani e professionali, come si dice nei colloqui di lavoro” – racconta Brunori Sas – “Con questo nuovo progetto volevo riconsiderare, in una sorta di Gestalt forma calabra, il rapporto fra ciò che ho sempre considerato centrale – la vita degli uomini – e ciò che ho da sempre considerato periferico – l’universo che ci ospita.”
Cip! è un disco sorprendente a cominciare dalla copertina, scelta da Dario e realizzata da uno degli artisti italiani che ama di più, Robert Figlia. Non il solito bel ritratto, non un’immagine a effetto, ma il dipinto di un pettirosso: “Un uccelletto realistico, quasi da vecchia enciclopedia, privo di connotazioni sentimentali stucchevoli, intimamente combattivo e fiero. Una creatura semplice che ama intonare i suoi canti solitari sulla neve, rendendo forse un po’ meno gelidi questi nostri lunghi inverni”.

L’obiettivo era lasciare uno spazio immaginifico, dove ogni ascoltatore potesse sviluppare la sua idea di “cip”, dandogli la sua personale connotazione, che Dario ha identificato con la parte di sé “fanciulla”. Una parte leggera, vitale, combattiva pur nella sua sobrietà, fiera anche nel parlare di argomenti che includono una fine ma senza farlo in modo pessimistico o, al contrario, edulcorato.
Cip! è un soffio di primavera nel centro di un inverno rigido che sembra sospendere la propria lotta per lasciare spazio alle note di un album ricco, che lascia il segno. Brunori manifesta a sé stesso e ai suoi fan un sentire, più che un pensare, un’attitudine poetica che si riflette anche nel titolo onomatopeico e che connota tutto il disco. Il disco racconta del “nostro essere a tempo determinato, della morte come spavento ma anche come consolazione e addirittura come stimolo alla vitalità”, valorizzando anche l’armonia negli attriti e la necessità per la vita stessa di una costante lotta fra gli opposti. E con la serena constatazione che “il mondo girerà anche senza di noi” e che “alla fine va bene”, traducendo cosi musicalmente argomenti sensibili con “accettazione” e non con l’amarezza di un tempo. Sono sostanzialmente “… canzoni per il mio fanciullino” – chiosa Dario –“Forse, oso dirmi, per i figli che non ho. Qualcosa che mi desse un respiro dal mondo adulto, dalle sue complicazioni, i suoi nervosismi, le sue ansie, le sue preoccupazioni, spesso e volentieri inutili”.

Nel disco, Brunori Sas ha dato vita a undici nuove canzoni ricche di sentimento: “Canzoni d’amore dunque, nelle sue diverse declinazioni, da quello di coppia, a quello familiare, sino all’amore ideale, forse utopistico, indubbiamente figlio di un cristianesimo bambino a là Marcellino pane e vino, che per quanto possa averne preso le distanze, ha formato la mia visione del mondo. Quelle di buona volontà, di tenerezza ma anche di difficoltà, di pazienza, di denti stretti per tenere in piedi le cose. Della fatica, in fin dei conti di essere buoni, senza sentirsi al contempo coglioni”.
Dopo il successo di Al di là dell’amore, canto etico e poetico che ha anticipato questo nuovo progetto, conquistando le prime posizioni dei brani più suonati dalle radio, il nuovo singolo estratto da “Cip!” è Per due che come noi, “la ballad perfetta”, definita subito un instant classic da pubblico e critica, che lo ha accolto con immediato e unanime consenso.
“Ma non confondere l’amore e l’innamoramento che oramai non è più tempo e senza perdere il senso dell’orientamento quando fuori tira vento. Per due che come noi non si sono persi mai e se ti guardi indietro non ci crederai mai perché ci vuole passione”. 
La canzone è stata accompagnata da un videoclip per la regia di Duccio Chiarini (regista anche de L’ospite, presentato al Festival di Locarno, con un cameo di Brunori). Il video, scritto insieme a Dario Brunori, racconta una storia d’amore duratura, i cui momenti più importanti vengono ripercorsi attraverso un film del passato che viene proiettato al centro del salotto della casa della coppia: i due protagonisti si rivedono a distanza di tempo, si interrogano sul presente e guardano al futuro. In modo trasparente, anche quando non è facile. È tra le mura di casa, nei momenti più intimi della coppia, scanditi dal trascorrere della vita insieme, che la forza espressiva del legame viene musicalmente sottolineata dal suggestivo accompagnamento dell’orchestra di archi che si lega al pianoforte e alle percussioni profonde.

La chiave d’accesso alle emozioni contenute nell’album è l’inconfondibile narrazione lucida velata di ironia presente nel primo brano, Il mondo si divide, con cui Brunori raccontail naturale sentirsi divisi tra istinto e morale, senza mai trovare una netta linea di confine.
Con una potenza disarmante, da pugni chiusi e lacrime agli occhi, Capita così ci mette davanti ai bilanci, quelli dei risultati raggiunti e quelli per cui ci sente minuscoli: gli anni che passano e l’imprevedibilità della vita, l’attimo che inganna, i cambiamenti e il crederci, nonostante tutto. Un grido di sfogo e di gioia in una cavalcata ritmica ed emozionale.
Mio fratello Alessandro, dal mood beatlesiano, apre una tenera e umana riflessione sulla proprietà transitiva del prendersi cura gli uni degli altri. Si apre invece con un riff corale Anche senza di noi, forse il brano più spirituale di tutto l’album, che si interroga sul senso profondo del nostro passaggio, della traccia che saremo capaci di lasciare, di quello che succederà e verrà riscritto nel prossimo futuro da chi arriverà dopo di noi.
Una chitarra acustica dai toni folk, tra la west coast e il Beck più intimista, accompagna Dario Brunori in una semplice e distesa ballad nel suo stile ormai peculiare fatto di sentimento lieve e dolce ironia: La canzone che hai scritto tu.
Bello appare il mondo è un minuzioso invito ad accogliere la bellezza del mondo intorno facendo spazio ai sentimenti più puri, spesso appannaggio dell’età fanciullesca.
L’ottava traccia, Benedetto sei tu, è una speranzosa preghiera laica sulla ricerca della consapevolezza del nostro saper essere umani nel mondo di oggi.
Un viaggio dai suoni esotici tra i Vampire Weekend e Sufjan Stevens è lo scatto di Fuori dal mondo, un vero e proprio inno dei sognatori. Achille, un bambino che non diventerà mai uomo, è il protagonista di Quelli che arriveranno, il brano struggente che chiude l’album.
“Cip! è un capolavoro”. Brunori Sas lo direbbe ironicamente, schernendosi nel gioco costante di non prendersi mai troppo sul serio. Ma questa volta, per chi lo ascolta e lo segue da sempre, non sarà uno scherzo.

Queste le date del tour 2020
Sabato 29 febbraio – Vigevano – data zero
Martedì 3 marzo 2020 – Jesolo (VE) – PalaInvent
Sabato 7 marzo 2020 – Torino – Pala Alpitour
Venerdì 13 marzo 2020 – Assago (MI) – Mediolanum Forum
Domenica 15 marzo 2020 – Casalecchio di Reno (BO) – Unipol Arena
Sabato 21 marzo 2020 – Firenze – Mandela Forum
Martedì 24 marzo 2020 – Ancona – PalaPrometeo
Venerdì 27 marzo 2020 – Roma – Palazzo Dello Sport
Sabato 28 marzo 2020 – Napoli – PalaPartenope
Venerdì 3 aprile 2020 – Bari – PalaFlorio
Domenica 5 aprile 2020 – Reggio Calabria – PalaCalafiore

In tour con Dario la storica band composta da Simona Marrazzo, Dario Della Rossa, Massimo Palermo, Mirko Onofrio, Stefano Amato e Lucia Sagretti, con l’aggiunta di Alessandro “Asso” Stefana e della sezione brass diretta da Mauro “Otto” Ottolini.

Disco della settimana: Beck “Hyperspace”

Hyperspace è il 14° album del cantautore losangelino, già anticipato da alcuni singoli. Soffuso e retrofuturista, Hyperspace arriva a due anni di distanza da Colors, un Beck che (ahimè!) non sorprende, ma che infila comunque una manciata di ottimi brani.
Lo scolteremo insieme perchè è il nostro “Disco della Settimana”!

Sette delle undici tracce dell’album, tra cui i brani Uneventful Days e Saw Lightning precedentemente pubblicati, sono coscritti e coprodotti da Pharrell Williams -“Avevo qualcosa di pronto dopo il tour in supporto a Colors e volevo davvero cogliere l’attimo con questo progetto. C’è stato un periodo in cui Pharrell era davvero impegnato e si è aperta l’occasione e ci sono stato. Inizialmente doveva essere un singolo o un EP, ma penso che siamo rimasti entrambi sorpresi quando abbiamo realizzato questo lavoro“- ma l’intero lavoro vanta collaborazioni con altri musicisti e produttori della scena internazionale come Greg Kurstin (“See Through”), Paul Epworth (“Star”), Chris Martin dei Coldplay (“Stratosphere”), Terrell Hines (“Hyperspace”), Cole M.G.N. e Sky Ferreira (“Die Waiting”).
Della partita fanno parte anche, ovviamente, i membri storici della band di Beck che hanno suonato gran parte del disco: Jason Falkner, Smokey Hormel e Roger Manning Jr.

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