Sollicciano, Nardella: “Struttura fatiscente, meglio rifarlo da zero”

Sollicciano “è fatiscente e inadeguata”: queste le parole del sindaco di Firenze Dario Nardella oggi in visita al carcere fiorentino col vicepresidente del Csm David Ermini e col garante dei detenuti Mauro Palma per incontrare le delegazioni della polizia penitenziaria, dei detenuti e dei dipendenti.

“Ringrazio il Ministero per gli 11 milioni di euro che sono stati stanziati”
per la sua risttrutturazione, ma “continua a permanere il dubbio
che questi soldi non siano soldi buttati via, e che non convenga
ricostruire da zero questa struttura” ha detto il sindaco Nardella.

“Abbiamo chiesto a gennaio – ha proseguito – in occasione della visita della ministra Cartabia, l’avvio immediato di uno studio tecnico su quale sia la soluzione strutturale migliore. Il provveditore ci ha detto che i tecnici del Ministero sono già al lavoro, quindi noi aspettiamo l’esito di questo studio, perché vogliamo sapere se questi soldi pubblici spesi per la manutenzione straordinaria non possano essere spesi meglio ricostruendo da zero la struttura carceraria”.

Infatti, ha aggiunto Nardella, “la nostra preoccupazione è che questo carcere sia talmente difficile da gestire, comporti così tanti soldi per la gestione, perché non è funzionale, che sia molto meglio rifarlo completamente da zero che spendere milioni e milioni di euro per la ristrutturazione quando appunto la gestione è molto costosa. Speriamo che questo studio venga terminato il prima possibile, nell’arco di pochissimi mesi, perché vogliamo sapere cosa conviene fare, invece di mettere soldi che poi alla fine rischiano di essere inutili”.

La situazione “sinceramente è ancora molto molto grave, insoddisfacente dal punto di vista strutturale e funzionale. – ha continuato il sindaco – Ci sono molti problemi gravi e di natura sanitaria, la presenza di blatte e cimici che rendono la permanenza dei detenuti molto critica, ma anche le condizioni di lavoro degli agenti della polizia penitenziaria. L’acquazzone di questa notte per esempio ha provocato delle forti infiltrazioni, ci è stato detto dai detenuti, anche nelle strutture che sono state recentemente riqualificate”.

“C’è poi una forte mancanza di educatori, il provveditore ha annunciato che ne arriveranno due o tre”, ha anche detto, sottolineando che “i detenuti che stanno in queste condizioni escono dal carcere perché hanno scontato la pena sono peggio di come sono entrati, e non avendo professionalità, non sapendo devo andare a lavorare, tornano a delinquere. Quindi se le carceri in Italia non funzionano questo diventa un problema per il cittadino comune in termini di aumento dei problemi di sicurezza. Per questo noi siamo qui: per chiedere da parte del Ministero e da parte dei magistrati di sorveglianza il massimo sforzo per aumentare le misure alternative, per potenziare le occasioni di reinserimento sociale, per agevolare le occasioni di formazione professionale, di inserimento lavorativo”.

Il sindaco ha spiegato che “ci siamo presi una serie di impegni come quello di accelerare la procedura per realizzare un capannone per svolgere attività lavorative nel settore della pelletteria, in modo da aiutare i detenuti a imparare un mestiere e quindi essere in condizioni di lavorare quando escono. Ci siamo presi un impegno ad andare avanti con i protocolli per la realizzazione degli orti sociali che serviranno anche qui per dare opportunità di lavoro, perché il grosso problema è che questi detenuti stanno in carcere senza far niente, in condizioni sanitarie critiche, quando invece l’obiettivo del carcere come dice la Costituzione è quello della rieducazione della pena”.

Per David Ermini, vicepresidente del Consiglio Superiore della
Magistratura, “Il problema” di Sollicciano “è prima di tutto strutturale, perché le condizioni edilizie le conoscete tutti, e quindi bisogna capire se continuare a spendere tutti quei soldi su Sollicciano o se si possa pensare ad altre soluzioni”.

“Vivere e lavorare a Sollicciano è molto complesso – ha detto Ermini – per il mondo dei detenuti, e anche per i poliziotti penitenziari che oggettivamente hanno delle grandissime difficoltà. Forse all’epoca si pensava che le grandi carceri fossero una soluzione ma era sbagliato, perché le carceri più piccole sono e meglio funzionano, quindi forse bisognerà ripensare tutto. La riforma sull’ordinamento penitenziario che il ministro Orlando aveva preparato, e che poi non ha trovato
l’approvazione, è un passaggio che va immediatamente ripreso”.

Secondo il vicepresidente del Csm “c’è tutto il tema dell’esecuzione penale esterna attraverso le misure alternative, il tema di creare la possibilità di lavoro all’interno di una struttura così, per permettere già immediatamente di avvicinarsi al mondo del lavoro nella società all’esterno. E’ una situazione molto molto complessa, e non è di facile soluzione”.

Simona Gentili ha intervistato il sindaco di Firenze Dario Nardella

Visita di Ermini e Nardella a Sollicciano

La visita del sindaco Dario Nardella, insieme al vicepresidente del Csm David Ermini e al garante nazionale dei detenuti Mauro Palma, al carcere di Sollicciano – prevista per lunedì 15 agosto alle ore 11 – è spostata al giorno successivo – martedì 16 agosto – sempre alle ore 11. Nell’occasione sindaco, vice presidente del Csm e garante dei detenuti, incontreranno delegazioni della polizia penitenziaria, dei detenuti e dei dipendenti del carcere.

“L’estate, come spesso accade, si dimostra il momento più critico dell’anno per gli istituti penitenziari. In questo 2022 è reso ancora più doloroso dal drammatico incremento dei suicidi: ciascun episodio interroga le nostre coscienze di uomini e di operatori del sistema penitenziario su quanto è stato fatto finora e su quanto sia ancora necessario fare. Per questo, insieme ai miei più stretti collaboratori, al Vice Capo, ai Direttori generali del Dap e ai Provveditori regionali abbiamo avvertito l’esigenza di visitare degli istituti penitenziari anche nel giorno di Ferragosto. Vogliamo portare un segnale di vicinanza all’intera comunità penitenziaria e ribadire riconoscenza al personale in servizio”. Così il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Carlo Renoldi, che lunedì 15 agosto, dopo aver partecipato al tradizionale Comitato nazionale ordine e sicurezza pubblica, visiterà la Casa circondariale femminile e la Casa di reclusione di Roma Rebibbia. Nell’istituto di Viterbo si recherà il Vice Capo Carmelo Cantone, anche in rappresentanza del Provveditorato del Lazio, Abruzzo e Molise. A Palermo Ucciardone e Messina saranno presenti, rispettivamente, i direttori generali dei Detenuti e Trattamento Gianfranco De Gesu e del Personale e Risorse Massimo Parisi; Pietro Buffa, direttore generale della Formazione e provveditore per la Lombardia, sarà invece a Genova Marassi.

Il provveditore per la Puglia e la Basilicata Giuseppe Martone sarà nell’istituto penitenziario di Lecce, in quello di Taranto andrà il provveditore per il Piemonte, la Liguria e la Valle d’Aosta Rita Russo. Nella Casa circondariale di Palermo Pagliarelli si recherà il provveditore per la Sicilia Cinzia Calandrino, a Terni il provveditore per la Toscana e l’Umbria Pierpaolo D’andria.

Quello per la Campania Lucia Castellano visiterà gli istituti di Napoli Poggioreale e Santa Maria Capua Vetere, mentre per l’Emilia Romagna e le Marche due dirigenti delegati dal Provveditore Gloria Manzelli saranno, rispettivamente, negli istituti di Bologna e Modena e di Ancona e Pesaro. La Casa circondariale di Aosta sarà visitata dal Provveditore del Triveneto Maria Milano Franco D’Aragona, che a sua volta ha delegato un funzionario del Prap a recarsi nell’istituto di Udine; analogamente, il Provveditore per la Sardegna Maurizio Veneziano invierà un suo delegato a visitare l’istituto di Oristano. Infine il Provveditore per la Calabria Liberato Guerriero sarà nella Casa circondariale di Ariano Irpino.

Ermini: “Questione morale in magistratura mina democrazia”

Lo ha detto il vicepresidente del Csm David Ermini intervenendo al congresso nazionale di Magistratura democratica in corso a Firenze.

Ho piena fiducia nella sensibilità istituzionale della ministra Cartabia, nella sua competenza, nelle sue capacità di dialogo e sintesi. Confido che le forze politiche, tutte le forze politiche in Parlamento, abbiano la consapevolezza che la strada delle riforme è strada a questo punto obbligata, e non solo per l’accesso ai fondi del Recovery ma per gli equilibri delle stesse istituzioni, e responsabilmente convergano su soluzioni condivise e nel solo interesse generale di un sistema giudiziario efficace e giusto”. Così il vicepresidente del Csm David Ermini intervenendo al congresso nazionale di Magistratura democratica in corso a Firenze

“La questione morale nella e della magistratura, per l’impatto e le ricadute sull’opinione pubblica, più che questione democratica è ormai una vera emergenza democratica. Perché il crollo di fiducia che ha colpito l’ordine giudiziario e il suo organo di governo autonomo mina alle fondamenta la legittimazione democratica della stessa giurisdizione” ha aggiunto Ermini in”Tutti sappiamo che lo tsunami che si è abbattuto in questi mesi è in realtà l’onda lunga di degenerazioni e miserie etiche risalenti negli anni, e sappiamo anche che la gran parte dei magistrati è del tutto estranea all’indegnità disvelata dai ben noti scandali e ne è profondamente turbata; ma altrettanto bene sappiamo che l’attuale crisi della magistratura, per intensità e qualità, è di portata questa volta diversa dal passato e segna il punto di non ritorno. Non esiste un piano B, non ci sono opzioni o vie di fuga, non è data un’altra chance”.

“Sussiste da parte della magistratura associata, la necessità di una seria riflessione. Mai mi permetterei di entrare nel dibattito interno dei singoli gruppi associati”, “ma mi rivolgo a ciascun magistrato perché si interroghi in coscienza innanzitutto sui danni del carrierismo fine a sé stesso, virus letale e motore di scambi immorali che hanno inquinato la vita consiliare” ha sottolineato Ermini

Che ha concluso- “separazione dei poteri, autonomia e indipendenza della magistratura sono valori e principi miliari e irrinunciabili, che vanno sottratti alle tensioni politiche e mediatiche. In questo senso sono convinto che la sede naturale per riforme condivise sia il Parlamento anziché un percorso referendario che, in ragione della sua natura necessariamente abrogativa, potrebbe condurre esclusivamente a esiti parziali e, come tali, asistematici”.

Strage dei Georgofili: commemorazione a numero chiuso, presenti Ermini e Cafiero De Raho

Strage di Via dei Georgofili. Alle 1.04 di questa notte è avvenuta la deposizione di una corona floreale sul luogo dell’attentato. Alle 8.30 (cimitero La Romola) deposizione corona sulla tomba della famiglia Nencioni. Alle 9.00 l’Accademia dei Georgofili ha organizzato la celebrazione di una Santa Messa in suffragio delle vittime (chiesa di S.Carlo, via dei Calzaiuoli) e alle 10 l’apertura al pubblico della Sede Accademica per la mostra ’27 maggio 1993′, acquerelli di Luciano Guarnieri ed esposizione di immagini fotografiche.

Con una cerimonia silenziosa, alla presenza del vicepresidente del Csm David Ermini e del
procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, si è tenuta questa notte a Firenze la commemorazione della strage dei Georgofili, che la notte fra il 26 e il 27 maggio 1993 costò la vita a cinque persone e causò danni al patrimonio artistico della Galleria degli Uffizi.
Alle 1:04, orario dello scoppio dell’autobomba, è risuonato il suono delle campane ed è stata deposta una corona floreale nel luogo dell’attentato. La cerimonia, a numero chiuso per l’emergenza coronavirus, è stata preceduta da un breve corteo partito da Palazzo Vecchio. Presenti, tra gli altri, il sindaco di Firenze Dario Nardella, il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, il procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo e rappresentanti dell’associazione tra i familiari delle vittime della strage.

L’impressione è che stavolta si possa davvero essere vicini ad una svolta sulle verità della strage dei Georgofili del 27 maggio e sulle altre stragi mafiose del 1993 e 1994. Una stagione buia dell’Italia. Una guerra per poi arrivare a patti e fare la pace, cancellando magari il carcere duro del 41 bis.  La speranza di squarciare l’ultimo velo è l’impressione almeno dopo oltre tre ore di ricordi, racconti, appelli ed interventi della lunga commemorazione, in forma di seminario trasmesso in streaming nel pomeriggio di ieri da Sant’Apollonia a Firenze, organizzato dalla Regione. Presenti le istituzioni, i magistrati (fiorentini e nazionali), i familiari delle vittime e gli studenti di un liceo della città.

Ventotto anni fa Firenze si trovò nel mezzo di una guerra e di una trattativa tra mafia e Stato. Fu una strage – quella dove morirono  Angela Fiume e Fabrizio Nencioni, le loro figlie Nadia e Caterina di nove anni e due mesi e lo studente universitario fuori sede di Sarzana Dario Capolicchio – che fu  parte di un più ampio progetto di destabilizzazione della democrazia e di attacchi feroci ai protagonisti della lotta alla criminalità, ricorda Luigi Dainelli, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime.

La verità sugli organizzatori ed esecutori di quell’attentato nel cuore di Firenze che provocò la morte di cinque persone, preceduta e seguita da almeno altri sette od otto atti criminali simili in tutta Italia, è scritta nelle tre sentenze definitive (diciotto ergastoli) dei tre processi fiorentini, ricorda l’avvocato Danilo Ammannato, legale di parte civile dell’associazione dei familiari vittime della strage. “La verità storica la conosciamo – dice – ed anche quella giudiziaria è acclarata, al 95 per cento”.   “Manca – aggiunge, invocando l’apertura di un dibattimento naturalmente fondato su precisi e circostanziati fatti giudiziari – quella sui concorrenti esterni, quelli che a Cosa Nostra hanno suggerito, dato indicazioni o chiesto favori. Quello rimane da scoprire.”.

E in quella direzione pare che si stiano muovendo (e negli ultimi mesi si sono accelerate) le indagini. “L’attività della magistratura non si è mai fermata di fronte all’esigenza di fare luce” sottolinea il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, intervenuto a Firenze. “Passi in avanti – racconta –  si stanno facendo e si faranno. Gli uffici di più procure si stanno muovendo con grande dinamismo per conseguire il risultato della verità: ma che sia una verità reale – mette in chiaro – , corrispondente cioè a quel che è avvenuto veramente, senza infingimenti e senza esporre qualcuno a rischio di fare affermazioni che poi vengono smentite.  Il nostro è un Paese in cui lo stato di diritto pretende che la prova effettivamente corrisponda a quei parametri che il nostro codice e la nostra Costituzione chiedono”.  Magari anche rimuovendo il segreto di Stato sui documenti dei servizi di sicurezza, propone.   “Quei servizi costituiscono un pilastro della nostra democrazia  e sicurezza – aggiunge -, ma laddove i processi fanno emergere  opacità è necessario che vi sia piena chiarezza”.

“La procura di Firenze sta spendendo le migliori energie in queste indagini svolte in coordinamento con altre procure distrettuali e sotto l’egida della procura nazionale” conferma il procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo, che lancia anche l’allarme sulle capacità corruttiva e di penetrazione nell’economia legale della criminalità organizzata, forte di una grandissimi liquidità ed aiutata in questo dalla crisi economica del dopo Covid.

Il procuratore aggiunto di Firenze Luca Guido Tescaroli, anche lui intervenuto al convegno in Santa Apollonia,  è ancora più chiaro sulle direzione su cui si sono avviate le indagini. “Stiamo lavorando – dice – per verificare se siano dimostrabili, su un piano processuale, convergenze e interessi sulle stragi di personaggi estranei al sodalizio mafioso, perché ci sono elementi che contengono in sé ambiguità e necessitano di spiegazioni: interrogativi su cui cercare una risposta”.  E al riguardo si sofferma pure sui collaboratori di giustizia, un istituto da incentivare perché sono stati “decisivi nelle ricostruzione della verità oggi patrimonio di tutti”,

L’invito a cercare fino in fondo la verità arriva anche dalle istituzioni.  “Dalla verità – sottolinea l’assessore alla legalità della Toscana, Stefano Ciuoffo – non possiamo mai sottrarci. E non può esservi approccio che tende a sottacere il pericolo o negarne l’esistenza, primo favore che si può fare alle mafie. Per questo il fenomeno delle mafie va studiato e monitorato”. Per questo va mantenuta la memoria e non abbassare mai la guardia, ricorda l’assessore alla legalità di Firenze Alessandro Martini. La tradizione legalitaria di una terra come la Toscana e la presenza di forti anticorpi potrebbe portare a sottovalutare il rischio. Di conseguenza anche l’educazione nelle scuole è importante.

“Dobbiamo impegnare tutte le energie positive delle comunità per contrastare le mafie” conclude e riassume il presidente della Toscana Eugenio Giani, che ricorda con commozione quella notte del 27 maggio 1993 che visse in prima persona da assessore al comune di Firenze sul luogo della strage, mentre con il passare dei minuti e delle ore l’ipotesi non di un incidente ma di una bomba e di un attentato pianificato nei più minuti particolari si faceva largo.  Fu un grido di dolore, ricorda il sindaco di Firenze Nardella, che è diventato però una presa di coscienza collettiva e una mobilitazione che continua ancora oggi. Perché o si sta contro la mafia o si è complici della mafia. E perché, come ricordava spesso il giudice Caponnetto che a Firenze ha trascorso i suoi ultimi anni, la mafia alla fine ha più paura della scuola che della giustizia.

Strage dei Georgofili: la Toscana non dimentica, gli eventi di oggi e domani

Strage dei Georgofili  di cui ancora non sono noti i mandanti occulti. E nonostante che l’emergenza sanitaria da Covid ancora in corso limiti iniziative in piazza e convegni affollati, ricorderanno oggi mercoledì 26 e giovedì 27 maggio quel boato che ventotto anni fa, nel 1993, sconquassò il capoluogo toscano in una tranquilla notte di maggio.

Una messa in suffragio delle vittime e una mostra per il 28/o anniversario dell’attentato di via dei Georgofili a Firenze. E’ quanto organizzato per oggi dall’Accademia dei Georgofili. Alle 16 (Auditorium Santa Apollonia) webinar ‘Sblocchiamo la verità’. Alle 19.30 (Salone Cinquecento, Palazzo Vecchio) ‘Aspettando le 1.04’. A mezzanotte e mezzo, il vicepresidente del Csm David Ermini presenzierà alla deposizione di una corona floreale sul luogo dell’attentato. 

Regione, Comune di Firenze, Comune di San Casciano in Val di Pesa e associazioni dei familiari delle vittime, tutti insieme come ogni anno. Lo faranno con un convegno che invita a ‘sbloccare’ la verità sulle stagioni delle stragi in Italia del 1992 e 1993, alla luce anche di nuove rilevazioni e indagini che si sono riaperte , perché se noti e condannati sono oramai gli esecutori materiali e i mandanti interni, non altrettanto può dirsi di chi, dall’esterno, quella strage l’ordinò o non fece nulla per fermarla.

L’appuntamento è oggi alle ore 16, nell’auditorium di Santa Apollonia a Firenze: protagonisti sul palco istituzioni, magistrati, familiari e alcuni studenti del liceo scientifico fiorentino ”Da Vinci”. Ci saranno il presidente della Toscana Eugenio Giani e l’assessore alla legalità Stefano Ciuoffo, il sindaco di Firenze Dario Nardella e l’assessore Alessandro Martini. Parleranno il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, la presidente della Corte di appello di Firenze Margherita Cassano, il procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo e il procuratore di Firenze Luca Tescaroli e il legale dell’Associazione ”Tra i familiari delle vittime della strage dei Georgofili”.

L’inchiesta sui mandanti occulti ha avuto un’accelerazione negli ultimi tempi e di recente, tra marzo ed aprile, gli investigatori della Dia di Firenze si sono recati sul lago d’Orta in Piemonte, uno dei rifugi dei boss mafiosi Graviano durante i dieci anni di latitanza interrotta nel 1993, e poi al carcere di Terni, dove i due fratelli sono reclusi.

Le presenze in platea saranno contingentate, ma l’evento potrà essere seguito on line: sul canale Youtube di Intoscana ed anche sulle pagine Facebook di Toscana Notizie. Alle 19.30, sempre di mercoledì 26 maggio, altro ricordo della strage dal Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, con letture sceniche ed esibizioni musicali, trasmesse in streaming sul canale Youtube del Comune di Firenze. Quella di Teatri d’imbarco sarà il primo studio di uno spettacolo che dovrebbe andare in scena ad ottobre, mentre l’Orchestra Sinfonietta del Conservatorio Cherubini sarà protagonista di alcune composizioni originali per l’evento. Quindi la diretta, attorno a mezzanotte e mezza (a cura dell’associazione dei familiari ma seguibile anche sul canale facebook dei Toscana Notizie), da via dei Georgofili dove sarà deposta una corona di fiori sul luogo della strage. Una corona come quella che la mattina del 27 maggio, alle 8.30, troverà posto al cimitero della Romola dove riposa la famiglia Nencioni, nel comune di San Casciano in Val di Pesa che alle 15, sulle pagine web dell’amministrazione comunale, darà voce agli studenti delle medie e delle elementari e ai loro pensieri contro la mafia. delle medie e delle elementari e ai loro pensieri contro la mafia. Quel tremendo boato La strage della notte del 27 maggio si consumò nel mezzo di Firenze, in un tranquillo angolo del centro storico: tra l’Arno, gli Uffizi e l’Accademia dei Georgofili, sotto la torre de’ Pulci fatta saltare con il tritolo della mafia alle una e 4 minuti esatti. Quella bomba uccise cinque persone: Angela Fiume e Fabrizio Nencioni, lei custode dell’Accademia e lui ispettore dei vigili urbani, le loro figlie Nadia e Caterina di nove anni e due mesi e lo studente universitario fuori sede di Sarzana Dario Capolocchio. Ma il Fiat Fiorino imbottito a Prato dell’esplosivo della mafia ferì anche altre quarantotto cittadini e danneggiò diverse opere d’arte, di cui sette perdute per sempre.

Il dovere della memoria Quelle immagini, che molti hanno ancora impresse nella mente, rivivono on line, anche sul sito dell’associazione dei familiari delle vittime: gli squarci negli edifici, il recupero dei corpi senza vita, il dolore e la pietà umana dei soccorritori che avvolgono in una fagotto di panno il corpo della piccola Caterina. Continuare a ricordare (e non solo commemorare), ventotto anni dopo, non è un gesto scontato. Altrove ci si è dimenticati, col tempo, delle stragi del 1993 e 1994, che non furono solo quella di Firenze. Ci fu infatti l’autobomba fatta esplodere a Roma in via Fauro ai Parioli il 14 maggio, poco dopo il passaggio del giornalista Maurizio Costanzo che rimase illeso, e le altre due bombe, scoppiate quasi in contemporanea il 27 luglio, in San Giovanni in Laterano a Roma e in via Palestro a Milano, con quattro vittime e una dozzina di feriti. Il 28 luglio un altro ordigno esplose, sempre a Roma, davanti alla chiesa di San Giorgio al Velabro, con un altra ventina di feriti. Ci furono anche due attentati falliti: il 23 maggio 1994 nella vicinanze dello stadio Olimpico di Roma e il 14 aprile, per il ciglio di una strada dove di solito passava il collaboratore di giustizia Salvatore Contorno.

25 aprile Firenze: Ermini “Resistenza di tutti, storia non si cambia”

“La Resistenza è di tutti, con i suoi valori e principi che fanno parte del nostro patrimonio condiviso”. Lo ha detto il vicepresidente del Csm David Ermini nel suo intervento alle celebrazioni per il 25 aprile in piazza Signoria a Firenze, citando il suo predecessore al Consiglio superiore della magistratura Virginio Rognoni che il 25 aprile 2005 festeggio il 60/o anniversario della Liberazione a Firenze.

Per Ermini la Liberazione “è la festa del nostro futuro, la storia non si può cambiare”.  Ermini ha sottolineato che quei valori e principi “pur sentendoli nostri non dobbiamo ritenerli per sempre: hanno bisogno di essere annaffiati come il ‘fiore del partigiano’ con
la cultura della libertà e del’uguaglianza”. Proprio grazie al rispetto di questi principi e valori oggi, ha aggiunto, le nostre istituzioni sono salde”.
Ricordando gli anni del terrorismo, delle stragi, anche mafiose, ha detto poi il Paese ha reagito stringendosi intorno alle istituzioni repubblicane “con equilibrio, rinsaldando
legami di fiducia” e la risposta è stata “sempre quella dello Stato di diritto, ha sempre prevalso il senso della comunità”.
“Non c’è giustificazione alle violenze del regime fascista – ha poi affermato -. Troppe volte sentiamo dire che qualcosa di buono avevano fatto, ma di cosa parliamo: le violenze, le
sopraffazioni, le leggi razziali mai potranno trovare giustificazioni”. Ermini ha concluso ricordando che si devono insegnare “alle nuove generazioni i principi di eguaglianza,
solidarietà. Se necessario litighiamo ma senza uscire mai dai binari sui quali i padri costituenti hanno indirizzato la nostra Repubblica”.

“In questa piazza difendiamo il diritto di Firenze di avere memoria del suo passato e di
costruire un futuro di pace e prosperità. Forse anche per questo mai come in questi anni sono accorsi così tanti cittadini in piazza. Voglio dire a tutti voi grazie”. Così il sindaco di
Firenze Dario Nardella ha concluso il suo intervento in piazza della Signoria in occasione delle celebrazioni per il 25 aprile. Nardella, che ha ricordato tra gli altri il partigiano
Silvano Sarti scomparso nei mesi scorsi e ringraziato anche i soldati alleati, ha più volte sottolineato, tra gli applausi, come la festa di oggi sia di tutti, “un bene per la città e un
bene per tutti”, motivo per cui ha invitato alla cerimonia tutti i candidati alle prossime amministrative: presenti Roberto De Blase del M5s, Antonella Bundu della Sinistra, e Mustapha Watte per Punto e a capo. Assente, come già annunciato con seguito di
polemiche, Ubaldo Bocci del centrodestra, che ieri, tornando a parlare della sua mancata partecipazione, aveva parlato del 25 aprile come manifestazione diventata ormai di parte.
“La Liberazione per Firenze – ha detto il sindaco – è stata una tappa che ha segnato profondamente la storia” della città,  “è il cuore della memoria collettiva dei fiorentini” e “chi rifiuta di celebrare il 25 aprile, dimostra di non amare e non conoscere la città, i suoi valori, la sua storia, il suo passato, ma anche il suo presente”. “Quella che ricordiamo tutti insieme è la Liberazione di tutta Firenze: è la festa di tutta la città, non di una parte di essa”. Per Nardella “rifiutare di celebrare tale occasione”, non “significa solo rifiutare l’antifascismo ma rifiutare la storia e l’identità di Firenze. Non permetteremo ne ora ne mai che Firenze venga nuovamente dilaniata, che Firenze smarrisca la sua memoria”.

“Oggi è un dovere non un opzione essere qui per chi ha giurato sulla Costituzione, non ci sono cose migliori da fare”. Lo ha detto il presidente della Toscana Enrico Rossi nel suo intervento in piazza della Signoria per le celebrazioni per il 74/o anniversario della Liberazione. “Il 25 aprile – ha aggiunto – è stato l’atto fondativo delle nostre
istituzioni democratiche, di lì si parte”. In precedenza, rispondendo ai giornalisti, Rossi aveva spiegato che la giornata di oggi riveste “una particolare
attualità, nel senso che la storia per carità non si ripete ma sentiamo che si semina odio, che ci sono pulsioni di tipo razzista nella società italiana ed in Europa. In Europa
addirittura ma anche da noi, ci sono forze politiche e movimenti che si richiamano esplicitamente al fascismo, al franchismo ed al nazismo. Tutto questo deve vederci vigili, pronti, deve vederci in piazza a manifestare per i valori che spinsero anche
i giovani e centinaia di migliaia di persone ad opporsi, ad andare sui monti, a combattere nelle città. Questo mi pare il senso profondo della giornata di oggi. C’è bisogno di una nuova resistenza che si impegna per garantire il diritto al lavoro, alla sanità, alla scuola pubblica, alla sicurezza, dovunque nei luoghi di lavoro, alla casa. E poi c’è bisogno di difendere la democrazia. Io credo che bisogna dare forza alle istituzioni democratiche, troppo spesso bistrattate, al Parlamento, ai sindacati, alle forze sociali, alla partecipazione democratica”.
“E’ una festa unitaria, non è un derby fra fascisti e comunisti, è una festa in cui tutti si possono riconoscere, noi siamo contenti quando qualcuno anche di forze politiche che sono
nettamente diverse dalle forze politiche che hanno dato vita alla Costituzione, alla lotta di Liberazione, si schiera e celebra il 25 aprile. Per noi è festa quando lo fanno anche altri”.

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