In Toscana è donna 1 pastore su 4

A  rivelarlo è l’indagine di Coldiretti Toscana in occasione dell’8 marzo, giornata internazionale della Donna.

C’è la storia di  Mariangela ha detto no al lavoro in banca. Quella di Carolina, che  dopo la laurea, è diventata il simbolo dell’eco-transumanza. E poi  Rachele, Valentina ed Emma con l’allevamento più rosa della Toscana e le sorelle Linda e Lisa che incarnano la quarta generazione di pastori. Sono alcune delle storie raccontate dalla Coldiretti in occasione della Festa della Donna e che demoliscono il cliché di un mestiere ad appannaggio esclusivo degli uomini.  In Toscana una impresa su 4 (24%) è guidata da una donna.

Ragazze giovanissime, donne, madri, allevatrici, casare che popolano le campagne toscane e sono custodi, al pari dei colleghi uomini, di un mestiere ancestrale, spiega Coldiretti Toscana. Salvano le razze in via di estinzione, portano novità e femminilità nelle stalle e nei loro prodotti riuscendo a conciliare la famiglia, il tempo libero, gli amici e la normalità di una vita vissuta tra pascoli, natura e sacrificio.

“La zootecnica un mestiere per soli uomini? Non è più così. Le ragazze che hanno scelto di dedicarsi all’allevamento di mucche, pecore, capre sono in costante aumento. Molte sono la continuità di aziende consolidate che hanno trovato in figlie e nipoti l’ancora del futuro, ma molte sono le imprese che sono nate da zero dove la donna è il fulcro di un’attività spesso famigliare ben organizzata. – sottolinea Michela Nieri, responsabile Donne impresa Coldiretti Toscana

A favorire l’avvicinamento  delle donne a questo mestiere sono state sicuramente l’avvento della meccanizzazione e della tecnologia che hanno liberato le donne dai lavori più pesanti e fisici. Ma resta un lavoro duro, di sacrificio, che richiede tanta determinazione e una grande passione. Le donne pastore sono uno straordinario esempio di quella transizione generazionale che è in atto nelle nostre campagne e che purtroppo la difficoltà di accesso al capitale fondiario e al credito insieme alla burocrazia sta rallentando”.

🔊 I campi alle donne! Dalla leadership alla formazione

I campi alle donne! L’esperta trattorista Michela Nieri guiderà per i prossimi cinque anni il movimento Donne Impresa Coldiretti. Il genere femminile in agricoltura è ancora fortemente penalizzato e la formazione deve puntare a sensibilizzare le giovani a sviluppare professionalità e competenze in questi ambiti. Gli strumenti messi in campo da Chiantiform.

Interviste a Michela Nieri ed Elisa Corneli laureata in Biotecnologie Agrarie, presidente di Chiantiform

Produce cereali ed è una esperta trattorista la nuova leader regionale delle imprenditrici agricole di Coldiretti. Già presidente di Coldiretti Pistoia tra il 2015 ed il 2017, Michela Nieri guiderà per i prossimi cinque anni il movimento Donne Impresa Coldiretti. Succede ad Elena Bertini, titolare di un’impresa che coltiva abeti di Natale nel Casentino. La vulcanica imprenditrice della Valdinievole, impegnata con i suoi mezzi agricoli anche nei lavori di bonifica e manutenzione del territorio, è stata scelta dall’assemblea elettiva regionale che si è tenuta a Casa Coldiretti, a Porta a Prato, alla presenza del direttore regionale, Angelo Corsetti e della responsabile regionale del movimento, Olivia Fossi. Nominate anche le due vice responsabili che sono la grossetana Marianna Dori e la livornese, Sabina Vitarelli ed il comitato formato dalla responsabile uscente, Elena Bertini (Arezzo), Francesca Buonagurelli (Lucca), Silvia Giovannini (Firenze), Lorena Ferrari (Massa Carrara), Bianca Mascagni (Siena).

“Le donne in agricoltura sono le influencer del Made in Tuscany, del cibo buono e della ristorazione tipica, della sostenibilità, della didattica contadina e dell’agricoltura sociale. – ha esordito la nuova responsabile – Essere imprenditrice significa concepire e declinare la multifunzionalità con originalità e creatività mettendo a disposizione della comunità le nostre imprese e le nostre esperienze. Davanti a noi abbiamo sfide che non possiamo sottovalutare e perdere: dal cibo sintetico che vuole stroncare il legame tra cibo, territorio e storia al consumo di suolo fertile che minaccia la nostra sovranità alimentare a vantaggio delle importazioni dall’estero di prodotti meno sicuri, meno controllati e spesso frutto di lavoro irregolare e sfruttamento, dagli investimenti sull’agricoltura di precisione per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici all’applicazione della legge sulle pratiche sleali da noi fortemente sostenuta per garantire alle imprese un prezzo giusto ed equo che non sia mai al di sotto dei costi di produzione. La nuova legge sull’agricoltura sociale, frutto del nostro lavoro, è un’altra straordinaria opportunità per le nostre imprese che dobbiamo cogliere così come lo sono i mercati contadini di Campagna Amica, sempre più punti di riferimento dei consumatori che difendiamo da speculazioni e caro-prezzi”.

A definire il ruolo centrale nello scacchiere dell’agricoltura toscana delle imprenditrici è anche la forza dei numeri: una impresa su tre (31%). Poco più di 12 mila secondo i dati dell’Istituto di Studi e Ricerche della Camera di Commercio Toscana Nord. In frenata rispetto al 2021: – 2,9%. Fondamentale è il loro contributo nelle campagne dove spicca la grande propensione alla multifunzionalità, creando nuovi spazi ed opportunità di business sostenibile ma anche nel fare rete e socializzare collegata ad una maggiore propensione ad innovare rispetto alle colleghe di tutto il Paese, ad investire sulle produzioni biologiche e sull’accoglienza turistico. Il 48% delle strutture agrituristiche è gestito da una imprenditrice, il 32,6% delle imprese è informatizzato contro una media nazionale del 23,1% ed una su cinque (26,6%) ha fatto un investimento innovativo nel triennio 2018-2020 (fonte Irpet) a conferma di una straordinaria elasticità ed adattamento ai nuovi scenari.

In cima alla lista degli obiettivi di Donne Impresa Coldiretti c’è il progetto “Curiosi per Natura” in accordo con la direzione scolastica regionale che ha permesso nell’anno scolastico appena concluso di coinvolgere 20 mila
alunni di ogni scuola di ordine e grado grazie anche ad un approccio digitale innovativo nel panorama nazionale. Il progetto didattico nasce dalla volontà di invertire la pericolosa tendenza del cibo spazzatura contrastando le cattivi abitudini alimentari dei bambini in età scolare partendo dai principi della stagionalità, della filiera corta, della sostenibilità e della Dieta Mediterranea.

Coldiretti Toscana denuncia 2.500 predazioni di lupi in cinque anni: “Principale causa della chiusura di molti allevamenti”

Coldiretti denuncia l’incontrollata presenza dei lupi che minaccia sempre di più le aziende ovi-caprine. Gli attacchi hanno infatti causato l’uccisione di 7.000 capi ovini e caprini.

In seguito all’aggressione di una donna da parte di un lupo a Porcari (Lucca), Coldiretti ha riferito che in soli cinque anni sono quasi 2.500 gli eventi di predazioni avvenuti nella regione Toscana a danno delle aziende zootecniche. Le aziende ovi-caprine “sono le più colpite dalla presenza eccessiva di predatori con 7.000 capi uccisi e quasi il 17% degli allevamenti danneggiati quattro o più volte nell’anno solare”, “un costo anche per la comunità che ha dovuto sborsare, per i soli indennizzi delle mattanze, 2,7 milioni di euro nel periodo tra 2015 e 2019”. I dati riportati da Coldiretti provengono dallo studio Ispra.

“Gli allevatori, sin dai tempi dei tempi, hanno convissuto in pace con i lupi. Ma oggi ci troviamo ad affrontare un fenomeno che non viene gestito – spiega il presidente regionale Fabrizio Filippi – Le predazioni sono la principale causa della chiusura di molti allevamenti nella nostra regione al pari dei cinghiali, con gravi ripercussioni sulla biodiversità, sull’occupazione e sulla manutenzione del territorio. Dobbiamo ritrovare un equilibrio sostenibile che preservi la specie del lupo in purezza senza però rappresentare una pesante criticità per la sopravvivenza delle aziende e gli allevamenti”.

“La presenza dei predatori anche vicino alle abitazioni, in zone antropizzate, non è più un tabù. Gli avvistamenti sono quotidiani e con loro cresce la preoccupazione degli abitanti”, quindi anche per Coldiretti Toscana “non è più rinviabile il piano nazionale per la gestione delle specie selvatiche” anche perché i “numeri sembrano confermare che il lupo ormai, non è più in pericolo”.

Coldiretti Toscana, stila una mappa stradale regionale con le strade a rischio scontri con animali

Firenze, secondo Coldiretti con 20 sinistri gravi la Toscana si conferma, nel 2022, la prima regione italiana per numero di incidenti provocati da animali selvatici.

In quattro anni nella regione il numero di incidenti che hanno causato feriti o lesioni mortali è salito a 67. Lo sottolinea Coldiretti Toscana sulla base dell’ultimo Osservatorio sugli incidenti degli animali dell’Asaps relativo al 2022. Coldiretti ha stilato una mappa regionale delle strade di tutte le provincie dove la presenza di cinghiali, e di altre specie selvatiche, rappresentano una minaccia per chi guida. Individuate una cinquantina di strade dove si sono verificati incidenti, anche mortali, o dove sono ripetute le segnalazioni di attraversamento di cinghiali ed altre specie da parte degli agricoltori.

Si tratta di strade che confinano con parchi e boschi anche importanti come la superstrada Fi-Pi-Li, l’A11 e l’Autopalio. Nel Mugello da codice rosso sono la statale 67, la Bolognese nel Comune di Scarperia, i passi della Futa, della Colla, e del Giogo. Nel Pratese la provinciale 325 e la 2 da Vernio a Fossato. Sul versante aretino, nella Valtiberina la via Libbia da Anghiari alla località del Chiaveretto, in Valdichiana la Ss71 nella zona di Castiglione Fiorentino e la provinciale Palazzo del Pero. In provincia di Lucca la Lodolina, la Pesciatina e poi via Romana e via di Sant’Alessio, mentre in Versilia il viale dei Tigli a Viareggio e la variante Aurelia.

Nel Pisano le provinciali per Castellina Marittima, delle Colline per Egola, il tratto di via Livornese che collega Cenaia alle Quattro Strade, la provinciale 13, la Sr 69 Val di Cecina, la 439 Sarzanese Valdera e Tosco Romagnola est. Nel Livornese, all’Isola d’Elba c’è la provinciale per Pomonte (Elba), mentre sulla terra ferma la Bolgherese. A Grosseto l’Aurelia tra il capoluogo e Albinia, la provinciale Montiano e la Sr 74 Maremmana. Nel Pistoiese la provinciale 5 tra i comuni di Pistoia e Montale, la Provinciale 7 nel tratto di Montale, la provinciale 19 nel tratto di Quarrata, la provinciale 40 tra i comuni di Montecatini Terme e Serravalle Pistoiese ma anche tutta la rete stradale montana.

In provincia di Massa Carrara, la statale per il Cerreto, la provinciale 35 per Filattiera-Mulazzo, la provinciale 60 per Moncigoli, la via comunale di Corneda tra Tresana e Aulla, la strada per la Foce, la provinciale per Casola in Lunigiana e la provinciale 31 dal casello di Pontremoli verso Mulazzo. Infine Siena con la provinciale 40 nel tratto di Pienza e la strada dei Cappuccini.

Toscana, sempre meno residenti (-0,80%) e sempre più anziani

Firenze, secondo Coldiretti Toscana, sulla base dell’ultimo censimento Istat, la Toscana è una regione sempre meno popolata e sempre più vecchia con il 26,1% di residenti con 65 anni o più, contro il 25,8% dell’anno prima proprio mentre la popolazione più giovane continua a diminuire.

Le persone residenti in Toscana sono 3.663.191 quasi 30 mila in meno in un anno (-0,80%). Prato (-2,69%) e Firenze (-1,12%) sono le province dove il calo demografico è stato più marcato tra il 2021 ed il 2022, Pistoia (-0,29%) e Pisa (-0,23%) quelle che hanno retto meglio in uno scenario in cui nessuna delle province toscane ha guadagnato residenti.

La riduzione più vistosa riguarda i residenti stranieri che sono passati da 425.931 a 406.508: – 4,56%. Trend che vale sia per la popolazione residente di età compresa tra 0 e 14 anni (11,9% contro il 12% di un anno prima) sia per i residenti compresi nella fascia di età tra 15 e 64 anni (62,1% contro il 62,2% del 2021).

“Il costante e progressivo invecchiamento della popolazione lo notiamo soprattutto nelle aree rurali e più marginali del nostro paese dove questo fenomeno ha portato in un decennio alla drastica riduzione del 44% delle persone tra 15 e 39 anni residenti. – spiega Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana – Le ragioni della fuga dalle campagne dei giovani e delle loro famiglie sono legate al digital divide, agli storici ritardi sull’accessibilità e ai collegamenti con le città così come alla mancanza di servizi indispensabili che rappresentano un freno allo sviluppo delle attività economiche ed elementi scoraggianti per chi vorrebbe restarci e viverci.

Nonostante questo scenario il tasso di occupazione dei giovani nelle aree rurali è superiore rispetto a quello delle città come ha evidenziato l’ultimo rapporto di Ismea grazie proprio ad un’agricoltura multifunzionale, guidata da giovani e donne, che rappresenta l’antidoto allo spopolamento delle nostre campagne e al rilancio dei nostri borghi”.

Gli sforzi, gli investimenti ed il premio insediamento del Piano di Sviluppo Rurale con 40 milioni nel quinquennio 2023-2027insieme alle produzioni di qualità certificate Dop e Igp che sono una spinta incredibile per le economie rurali, ai brand territoriali, i riconoscimenti che valorizzano e pubblicizzano le risorse naturali, gastronomiche, storiche, culturali e turistiche, stanno contribuendo a riportare i giovani volenterosi a coltivare la terra, a vivere le campagne, le colline e le montagne. Sono 4.336 le aziende agricole con a capo un giovane imprenditore con una età fino a 40 anni (9%) che coltivano 75.395 di ettari (13,4%), nel 53% dei casi in affitto, per una superficie media di 11,8 ettari. Su 1.230 aziende multifunzionali con capoazienda fino a 40 anni 808 sono specializzate nell’ospitalità agrituristica, 168 nelle attività conto terzi, 108 producono energia solare, 91 trasformano prodotti vegetali, 46 svolgono attività di fattoria didattica e 38 di agricoltura sociale. In un caso su due (52%) le aziende sono condotte da meno di 10 anni ed in un caso su tre (33%) si tratta di aziende nuove, start-up vere e proprie, il cui capitale fondiario non proviene da famigliari o parenti.

Tra i dati che emergono – spiega Coldiretti Toscana secondo il rapporto Ismea – è l’attitudine, delle imprese agricole toscane, a fare almeno un investimento innovativo nel triennio 2018-2020: il 32% contro il 12,4% delle imprese con capoazienda over 40. Nella più delle metà dei casi si tratta di investimenti sulla meccanizzazione poi impianto e semina, concimazione del suolo, lotta fitosanitaria e marketing. 745 sono le aziende biologiche su uno stock di 4.336, 81 gli allevamenti bio. Il 60% è associata ad organizzazioni di produttori o ad una rete di imprese.

Coldiretti Toscana: in dieci anni dimezzati le superfici di prati, pascoli e orti familiari

Firenze, un allarme sulla quantità di prodotti agricoli persi e sui territori dimezzati, arriva da Coldiretti Toscana, sulla base dell’elaborazione dei dati Ispra sul consumo del suolo e dell’Irpef.

Il consumo di suolo, il fenomeno dell’abbandono delle campagne, esasperato dalla presenza degli ungulati e dei predatori, e i bassi compensi riconosciuti agli agricoltori hanno già contributo alla perdita di 105 mila quintali di prodotti agricoli che avrebbero potuto essere coltivati e raccolti. La progressiva ed inesorabile trasformazione del territorio regionale e la conseguente perdita di suolo agricolo e naturale a favore di case, capannoni e superfici artificiali in generale, unito al fenomeno della frammentazione fondiaria hanno causato un progressivo e pericoloso ridimensionamento della presenza delle attività agricole sopratutto nei territori montani e collinari.

Una “fuga” che ha portato alla forte riduzione delle superfici destinate a prati e pascoli del -53,4% negli ultimi dieci anni e insieme delle zootecnia ma anche degli orti familiari, che sono diminuiti del -53,4% e che hanno rappresentato una fonte di autoconsumo fondamentale per decenni, e delle coltivazioni legnose agrarie che sono calate del -15,7%.

“Dobbiamo invertire una tendenza molto pericolosa e rimettere l’agricoltura con la produzione di cibo e la salvaguardia del territorio al centro del sistema paese – spiega Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana -. La presenza delle aziende agricole garantisce una costante e vitale attività di manutenzione contro il dissesto idrogeologico e l’erosione ma anche contro gli incendi innescati dagli effetti dei cambiamenti climatici. L’ultima generazione è responsabile della perdita in Italia di oltre ¼ della terra coltivata per colpa della cementificazione e dell’abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato che ha ridotto in maniera purtroppo irreversibile la superficie agricola utilizzabile”.

Gli ettari destinati ad uso agricolo si sono ulteriormente ridotti tra il 2012 ed il 2020 nella regione Toscana di circa 600 ettari così come le superfici naturali per circa 2.600 ettari mentre, al contrario, hanno continuato ad espandersi le aree urbane con un incremento di 3.270 ettari secondo l’Ispra per un totale di suolo consumato di 141 mila ettari pari al 6,17% dell’intera superficie regionale. La perdita di suolo agricolo destinato all’attività primaria ha subito una preoccupante accelerazione tra il 2012 ed il 2020 nonostante la legge regionale approvata 65/2014.

La maggiore riduzione stimata ha riguardato i terreni in pianura e principalmente terreni destinati a seminativi con 64 mila quintali e le foraggere con 26 mila quintali che insieme rappresentano l’86% del totale di tutte le colture analizzate potenziali che comprendono anche vigneti, oliveti e frutteti. Dati che confermano l’inarrestabile contrazione delle superfici destinate alla produzione di grano, mais, girasoli di cui oggi siamo fortemente deficitari e che l’industria ha preferito in nome del profitto acquistare all’estero piuttosto che riconoscere compensi adeguati agli agricoltori.

Coldiretti Toscana torna a ribadire la necessità di “accelerare sull’approvazione della legge sul consumo di suolo, ormai da alcuni anni ferma in Parlamento, che potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio. Una esigenza che si estende a livello comunitario dove la task force, formata da ACLI, Coldiretti, FAI, INU, Legambiente, LIPU, Slow Food e WWF e altre 500 associazioni promotrici di “People4Soil” che hanno aderito al network europeo, ha lanciato un appello rivolto alla Commissione Europea, che fa riferimento all’obiettivo delle Nazioni Unite di fermare il degrado di suolo a livello globale entro il 2030.

“Consumo di suolo ed abbandono colturale, e in particolare dei territori marginali a causa dell’emergenza ungulati e dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori devono imporre al nostro paese un cambio di rotta nell’approccio alla tutela della risorsa suolo. Approccio che oggi è totalmente insufficiente se vogliamo ridurre la nostra dipendenza dall’estero e difendere le comunità dai rischi climatici con l’89% dei comuni toscani che si trova in zone a rischio alluvione o frane”.

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