🎧 Piante in classe per purificare l’aria e mantenere gli ambienti sani. L’esperimento all’alberghiero Saffi

L’esperimento è partito dalla BioCasa della Nasa, che per la prima volta aveva dimostrato come alcune varietà di piante potessero rendere più pulito l’ambiente interno delle stazioni spaziali. Ora una sperimentazione condotta a Firenze da Coldiretti Toscana e dall’Istituto per la Bioeconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche in collaborazione con Donne Impresa Coldiretti, AFFI (Associazione Floricoltori e Fioristi Italiani) e AssoFloro nell’ambito di un protocollo siglato con l’Istituto Alberghiero Saffi e con il sostegno della Regione, sta dimostrando che l’introduzione di alcune specifiche varietà di piante in classe può migliorare sensibilmente la qualità dell’aria.

Le piante in classe per ridurre l’inquinamento atmosferico e rendere la vita a scuola più piacevole e rilassante sono quindi una realtà. In circa cinque mesi dall’avvio della sperimentazione, la CO2, componente che causa il mal di testa e provoca un calo della concentrazione, è crollata del 20%, mentre quelle delle polveri sottili PM2,5 del 15%. I risultati sono stati presentati all’Istituto Alberghiero Saffi di Firenze.

Il protocollo siglato da Coldiretti Toscana, IBE-CNR e Ufficio Regionale Scolastico punta a dimostrare, con dati scientifici alla mano, che le piante da interno sono una soluzione green. E’ disponibile ed economica e può curare la cosiddetta sindrome dell’edificio malato che accomuna scuole, uffici, ospedali ed ambienti al chiuso in generale. Spazi dove i nemici si chiamano formaldeide, benzene, xilene, toluene, tetracloroetilene. Inquinanti che abitano insieme a noi, alcuni dei quali prodotti naturalmente dal nostro corpo. E che si trovano per esempio nella colla del pavimento, arredi e rivestimenti, vernici, fotocopiatrici, stampanti e computers. Alla fonte della sperimentazione in classe c’è la stretta collaborazione tra Coldiretti Toscana e IBE-CNR che ha portato alla sottoscrizione di due convenzioni per la ricerca. Una per il settore delle aziende florovivaistiche, attivata in collaborazione con AFFI e AssoFloro ed una per il settore della viticoltura che coinvolge Vigneto Toscana, l’associazione dei viticoltori di Coldiretti.

“Un progetto intelligente e anche bello esteticamente  – ha commentato la vicepresidente Saccardi – Se consideriamo che la maggior parte delle nostre scuole si trova in un contesto urbano dove dunque all’aria viziata si aggiunge lo smog proveniente dall’esterno, la soluzione proposta va nella giusta direzione. Piante in classe non solo significano salute, al primo posto, ma abituano i nostri giovani studenti e studentesse a comprendere valore delle piante che, oltre ad abbellire l’ambiente e il paesaggio,  purificano l’aria. Non solo, le piante hanno anche un valore economico. La perdita di un albero o di un arbusto può corrispondere ad una perdita anche in termini monetari per l’intera comunità”.

L’inquinamento indoor colpisce soprattutto i bambini. E le scuole gli ambienti dove ogni giorno, 400 mila studenti nella Regione Toscana, trascorrono la maggior parte del loro tempo spesso in situazioni di affollamento. Il monitoraggio ha coinvolto quattro classi dell’Istituto alberghiero fiorentino con medesime caratteristiche. In due sono presenti una quarantina di piante in vaso di diverse specie già riconosciute nell’ambiente scientifico come filtri naturali. In altre due non è invece presente alcuna pianta. Le specie utilizzate per l’allestimento sono state soprattutto piante di sansevieria, di piccole palme (Chamaedorea) e piante più grandi come schefflera, ficus e yucca. Particolare attenzione è stata posta nella disposizione delle piante all’interno delle aule-pilota sulla base non solo dell’idonea esposizione alla luce ma anche del risultato estetico finale.

“Il benessere delle studentesse e degli studenti  – ha detto l’assessora Alessandra Nardini- merita molta attenzione. Come Regione Toscana non vogliamo sottovalutarlo e prestiamo molta attenzione alle innovazioni e al contributo che la ricerca e la scienza possono portare. Sono quindi grata a Coldiretti, all’Istituto di Bioeconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche e all’Istituto Alberghiero Saffi di Firenze per questo progetto”.

Angelo Corsetti, Direttore Coldiretti Toscana ha spiegato. “Questa sperimentazione conferma ciò che sappiamo sulle piante ma ci mette per la prima volta di fronte ai risultati oggettivi in un contesto ben preciso. Le piante in classe ci aiutano a ridurre i rischi per la nostra salute e favorire l’apprendimento che l’inquinamento condiziona. Vale per gli ambienti al chiuso così come per le nostre città strette nelle morse delle polveri sottili e del biossido di azoto ancora lontane dagli obiettivi della direttiva UE sulla qualità dell’aria previsti entro il 2030”. Giorgio Matteucci, Direttore IBE-CNR ha aggiunto. “I risultati della sperimentazione sono veramente incoraggianti. Abbiamo messo insieme ricerca applicata e monitoraggio avanzato anche con sistemi autocostruiti. Proseguiremo questa attività che ci vede impegnati nel trasferire i risultati della ricerca nel pratico”.

“L’accordo che abbiamo stipulato con Coldiretti – ha osservato Roberto Curtolo (Dirigente Ufficio Ufficio Scolastico Regionale) – si muove nell’ambito di favorire un approccio sostenibile non solo a parole e nella didattica ma anche nei fatti e nell’organizzazione della scuola. I numeri del progetto didattico che stiamo portando avanti con Coldiretti ha numeri importanti: coinvolge tra l’8% ed il 10% degli studenti. La sperimentazione in aula ha valore come modello da portare all’interno delle scuole”.

Francesca Lascialfari (Dirigente Scolastico Istituto Alberghiero Saffi) ha sottolineato. “Il Saffi ha aderito senza esitazioni a questo progetto che ci è stato proposto all’inizio dell’anno scolastico. A volte sono buone le intenzioni non è detto che si riescano a realizzare. In questo caso ci siamo riusciti anche grazie alla collaborazione che si è instaurata con Coldiretti e IBE-CNR. I dati sono incoraggianti e stimolanti anche per il futuro. Sarebbe molto bello di poter dotare le nostre scuole delle piante mangia inquinamento”.

Nada Forbici (Coordinatore Consulta del Florovivaismo di Coldiretti e Presidente AssoFloro) ha concluso. “Un’esperienza stupenda ed importante che ci fornisce nuove informazioni sul ruolo delle piante in classe. La ricerca ci da dati oggettivi che voglio sperare ci aiuteranno a portare avanti politiche di incremento del verde nelle nostre scuole. Ma anche negli ospedali, nelle case di cura e negli edifici dove viviamo per gran parte della giornata. Le aziende florovivaistiche possono e devono essere protagoniste di questo processo”.

 

Palazzo Vecchio, la verifica del Cnr: “Pulitura efficace”. Drogo Inglese: “Ora lavori socialmente utili per gli attivisti”

La pulizia di Palazzo Vecchio, imbrattato ieri da alcuni attivisti di Ultima Generazione, è stata efficace. Lo afferma in una nota il Cnr. Un sopralluogo dei tecnici del Comune di Firenze ha infatt stabilito che “la ripulitura è stata efficace e che ci sono solo due piccoli residui da rimuovere”.

Lo riferisce il Comune spiegando che “questa mattina i tecnici della Fabbrica di Palazzo Vecchio insieme ai ricercatori del Cnr hanno effettuato un sopralluogo per verificare lo stato della facciata dopo l’imbrattamento di ieri e l’immediata ripulitura. L’intervento si è rivelato efficace e sono stati riscontrati solo due piccoli residui che saranno rimossi nella giornata di lunedì. La facciata non presenta danni”. “L’intervento di ripulitura di ieri è stato tempestivo ed efficace – ha detto il dirigente del Servizio Belle arti e Fabbrica di Palazzo Vecchio Giorgio Caselli -, ma abbiamo rischiato grosso e i danni potevano essere gravi”.

Sulla questione interviene anche Ivan Drogo Inglese, presidente di Stati Generali del Patrimonio Italiano, ente – spiega un comunicato – nato per collaborare, concorrere e partecipare alla valorizzazione dei beni e del patrimonio culturale italiano. “In giudizio ci riserviamo di chiedere la condanna e l’affidamento dei colpevoli per lavori socialmente utili. Potranno essere impegnati per interventi di conservazione e restauro del patrimonio italiano”.

Palazzo Vecchio, spiega la nota, “è solo l’ultima delle incursioni vandaliche di questo tipo”, “in precedenza era toccato anche a Palazzo Madama di Roma, sede del Senato della Repubblica e al Teatro della Scala di Milano”. Gli Stati Generali del Patrimonio Italiano indicano la strada di una “condanna esemplare” in forza dell’articolo 54 della legge 274 del 2000 e del cosiddetto Decreto Fassino del 2001, “entrambi i dispositivi prevedono la possibilità di una condanna ai lavori socialmente utili, non retribuiti, per un periodo fino a 6 mesi” e ricordano che “il codice penale con l’articolo 518 duodecies norma il reato e dispone le pene per il deturpamento e imbrattamento dei beni culturali. In tal caso la legge prevede che il reato sia punito con la reclusione, da sei mesi a tre anni, e con la multa da 1.500 a 10.000 euro”.

La presidente Cnr, Carrozza, su parità di genere: “Ci vorranno anni”

La parità di genere continua a essere un problema attuale non superato. Questo uno dei temi affrontati oggi durante l’evento ‘La Toscana delle donne’ a Firenze dalla presidente del Cnr Maria Chiara Carrozza, con la rettrice dell’ateneo fiorentino, Alessandra Petrucci, e la direttrice del Lens, Elisabetta Cerbai.

Nel mondo della ricerca scientifica e dell’università “ci vorranno anni per raggiungere una percentuale di parità” fra uomini e donne. Lo ha affermato Maria Chiara Carrozza, che oggi ha partecipato in collegamento video all’evento. “Penso che si siano percorsi tanti passi importanti verso le pari opportunità – ha osservato -, e oggi nessuno si stupisce più se c’è una rettrice donna, mentre quando ho iniziato io nel 2007 ero ancora vista come una specie di rarità da incorniciare. La scienza dovrebbe essere sempre un passo avanti nel campo delle pari opportunità: ma se vediamo i numeri di donne professoresse ordinarie, nei vertici delle università, in termini di presenza della classe dirigente, la percentuale è ancora molto bassa“.

Carrozza ha spiegato che “stiamo lavorando molto per togliere i bias nelle commissioni di reclutamento e nei concorsi, e favorire modelli di inclusione nella scienza per dare un segnale al resto della società. Il mondo della ricerca è competitivo, aggressivo: dobbiamo capire come raggiungere un modello valutazione performance che tenga conto dei compiti di cura e dei doveri verso la società delle donne ma anche degli uomini“.

Maria Chiara Carrozza presidente Cnr: prima donna in storia ente

Nata a Pisa, politica, dirige ricerche nei settori della Biorobotica, della Biomeccatronica e della neuro-ingegneria della riabilitazione. Carrozza sarà presidente del Cnr per i prossimi quattro anni

Un’esperienza nella gestione della ricerca a livello nazionale e internazionale, compreso il suo ruolo di ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca nel 2013, e una solida esperienza nel settore delle tecnologie più avanzate maturata presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che nel 2017 l’ha portata nella rosa internazionale delle 25 donne della robotica: con questo bagaglio Maria Chiara Carrozza, 56 anni, si prepara ad assumere la presidenza del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), prima donna nella storia del principale ente di ricerca italiano a rivestire questo ruolo.

“Sono felice ed emozionata per la nomina a presidente del Cnr. Ringrazio la ministra Messa e il Comitato di Selezione per la fiducia riposta nella mia persona” ha detto. “Essere la prima donna alla guida del più importante e grande centro di ricerca del Paese è una sfida e una responsabilità senza precedenti. Ma anche un cambio di passo e di prospettiva”.

Nata a Pisa il 16 settembre 1965. Carrozza si è laureata in Fisica nell’Università della sua città e poi ha conseguito il dottorato in Ingegneria alla Scuola Superiore Sant’Anna. Dove oggi è professore ordinario di Bioingegneria Industriale. Dirige e conduce ricerche nei settori della Biorobotica, della Biomeccatronica e della neuro-ingegneria della riabilitazione di cui è uno dei principali esponenti. Ha ricoperto incarichi scientifici e gestionali di livello nazionale e internazionale. È stata anche la più giovane rettrice italiana, sempre presso la Scuola Superiore Sant’Anna. Autrice di numerose pubblicazioni e brevetti, responsabile di progetti europei, cofondatrice di spin off accademici, presidente di società scientifiche e di panel di esperti. Ha insegnato e condotto ricerche in centri e università in Italia, Europa, Stati Uniti, Giappone, Corea del Sud, Cina. E’ inoltre componente del Consiglio di Amministrazione di Piaggio SpA e direttore scientifico dell’IRCSS Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus.

La nomina di Maria Chiara Carrozza a nuova presidente del Cnr è ” davvero un orgoglio per tutta la Toscana”. Lo ha scritto su Fb il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo ricordando che Carrozza, pisana, già rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna, è “la prima donna alla guida del più importante e grande centro di ricerca del Paese”. “Il Covid – aggiunge – ci ha dimostrato quanto sia fondamentale la ricerca scientifica per il futuro del Paese e sono sicuro che Maria Chiara Carrozza sarà all’altezza delle sfide che ci attendono”.

 

Cnr, “Durante il lockdown: meno 30% carbonio organico derivante dalle attività antropiche nell’Arno”

I primi risultati di una ricerca del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) sull’effetto del lockdown su fiumi e acque costiere.

“Le nostre misure hanno mostrato una riduzione di carbonio organico di circa 30 %, una sostanza legata alle attività antropiche”, spiega Chiara Santinelli, ricercatrice dell’Istituto di biofisica del Cnr, “il fatto che siano diminuiti in corrispondenza di un evento senza precedenti come il lockdown, ci fa ipotizzare che ci sia un legame”.

Il monitoraggio del fiume Arno fa parte di un progetto nazionale che durerà un anno, chiamato Snapshot, che coinvolge dieci aree costiere del Paese (Laguna di Venezia, foci dei fiumi Po, Sarno, Tevere, Arno, e i mari che bagnano Ancona, Taranto, Palermo, Napoli e Genova).

In Toscana, Chiara Santinelli, ricercatrice dell’Istituto di biofisica del Cnr con i suoi colleghi e colleghe stanno effettuando una campagna di campionamento lungo il percorso del fiume Arno dalla sorgente alla foce.

“Stiamo cercando di valutare l’impatto degli affluenti e quale può essere l’attività antropica che scarica queste sostanze”, continua Santinelli, “si tratta di molecole che possono derivare dagli scarichi delle fogne ma anche dalle attività agricole, allevamenti, industrie. Più o meno tutte le attività antropiche rilasciano queste molecole”.

I dati sono in fase di valutazione, il Cnr dovrebbe pubblicare i risultati scientifici della ricerca sull’impatto del lockdown sulle acque costiere e fluviali tra pochi mesi.

 

 

Ricerca: in legge Bilancio niente soldi per stabilizzazione precari. “Vergogna”

La Legge di bilancio si chiude con risorse per 2 miliardi invece dei 3 chiesti dal ministro. Assente l’università, pochi milioni per la ricerca. INTERVISTA CON LORENZO MARCONI, portavoce precari CNR

I Precari Uniti CNR, a fronte delle notizie emerse sulla legge di bilancio e sulla assenza di adeguati investimenti per la Ricerca Pubblica insorgono: “è una manovra  utile solo a prorogare all’infinito quella vergogna di Stato che è il precariato”.

“VERGOGNA! agli alti dirigenti degli Enti Pubblici di Ricerca se non sosterranno né difenderanno, in nessuna platea pubblica o istituzionale, la Ricerca Pubblica e i suoi lavoratori” dicono in un comunicato in cui se la prendono anche con “una maggioranza di governo che credevamo vicina e finalmente consapevole dell’importanza e del ruolo della Ricerca Pubblica, e che invece ci ha profondamente deluso, con tante belle parole, promesse che tali sono rimaste lasciandoci l’amara sensazione di essere stati usati e presi in giro”.

Questo governo secondo i precari CNR ” ha finto di interessarsi alla Ricerca destinando, con l’art.28, 300 milioni di euro ad un INUTILE poltronificio per ex dirigenti e politici “non più sulla cresta dell’onda” che consideriamo estremamente deleterio per il sistema Ricerca”

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