Principio d’incendio tetto impianto Case Passerini, no combustione rifiuti

Principio d’incendio al tetto dell’impianto di Compostaggio di Case Passerini. Intervenuti i vigili del fuoco che hanno spento le fiamme: nessun danno a persone e nessuna combustione di rifiuti.

Un principio d’incendio si è sviluppato nella tarda mattinata di oggi sul tetto di un corridoio a servizio della sezione di compostaggio dell’impianto di Case Passerini, nel comune di Sesto Fiorentino, originando una densa colonna di fumo visibile all’esterno.
Le squadre dei Vigili del Fuoco, prontamente intervenute,  hanno domato le fiamme in breve tempo, mettendo in sicurezza tutta l’area.

Case PasseriniL’incendio, circoscritto alla sola copertura del capannone, parte della quale è andata distrutta, non ha causato danni ai dipendenti e agli addetti alle lavorazioni o ai macchinari e non ha interessato i rifiuti in stoccaggio né quelli in trattamento all’interno dell’impianto.
Il rapido contenimento del principio d’incendio ha permesso di non interrompere le attività di lavorazione dei rifiuti raccolti, pur isolando precauzionalmente l’area interessata; attualmente sono in corso gli accertamenti per individuare le cause dell’incendio.

L’impianto di Case Passerini, si trova in via del Pantano, Sesto Fiorentino, ed è situato nel centro della piana fiorentina, ha due sezioni principali di trattamento rifiuti.
Un trattamento meccanico biologico (TMB) di oltre 95.000 tonnellate annue per la produzione di CSS con il flusso secondario di FOS (frazione organica stabilizzata) proveniente dal sottovaglio; la sezione di compostaggio per oltre 65.000 tonnellate annue con produzione di ammendante compostato misto e verde.

Tar Toscana sospende ‘no’ Regione a termovalorizzatore Case Passerini

La richiesta di sospensiva era stata presentata dalla società Q.Thermo contro il diniego opposto dalla Regione Toscana all’autorizzazione unica per realizzare il termovalorizzatore di Case Passerini nel comune di Sesto Fiorentino (Firenze).

L’udienza pubblica nel quale si discuterà il ricorso di Q. Thermo si terrà il 17 dicembre 2019.
“Appare necessario – scrivono i magistrati della seconda sezione del Tar della Toscana – procedere ad una riprogrammazione complessiva delle opere da realizzarsi nel territorio della Piana fiorentina, che effettui un coordinamento complessivo delle stesse – continuano i magistrati – in particolare per quanto attiene alle reciproche interferenze e alla definizione dei rispettivi compiti delle Amministrazioni locali interessate, secondo un criterio di efficacia che sembra essere mancato nell’azione amministrativa finora svolta”.

Il Tribunale amministrativo ritiene così di “ordinare alle Amministrazioni intimate di riattivare il procedimento secondo tale logica”.

Sull’argomento, il presidente della Regione Enrico Rossi ha affermato che “come per la questione dell’aeroporto, anche in questo caso faremo ricorso: riteniamo fondato il diniego che abbiamo espresso alla richiesta di autorizzazione del termovalorizzatore che già era stato diniegato dal Consiglio di Stato”.

Enrico Rossi commentando la decisione del Tar insieme all’assessore regionale all’ambiente Federica Fratoni sostiene che “a seguire le indicazioni del Tar dovremmo rinunciare all’adeguamento dell’aeroporto, una struttura che esiste e che serve allo sviluppo della Toscana, e riaprire invece la procedura sul termovalorizzatore, che invece non solo non esiste, ma appartiene a una programmazione vecchia di 25 anni fa e nascerebbe già obsoleto. Da parte nostra – continuano in una nota Rossi e Fratoni – pensiamo che i giudici debbano fare i giudici, ma che tocchi alla politica, anche accogliendo l’invito a essere più efficaci, a prendere in mano in modo esplicito questa situazione ed assumersene le responsabilità”.

Il ‘no’ della Regione all’autorizzazione unica per realizzare il termovalorizzatore era arrivato sul finire del mese di gennaio. La direzione Ambiente ed Energia della Regione Toscana affermò che l’istanza non poteva essere accolta in quanto: “il progetto presentato non contiene, in relazione a quanto eccepito dal Consiglio di Stato, un progetto per la realizzazione in tempi e modi certi delle opere di mitigazione che determino gli effetti auspicati dalla VIS (Valutazione di Incidenza Sanitaria) del 2005, né una rivalutazione complessiva della situazione ambientale e sanitaria della Piana che tenga conto degli effettivi cumulati derivanti dall’eventuale sviluppo infrastrutturale nell’area”.

Inceneritore Case Passerini: Regione dice No a nuova autorizzazione

Q tHermo l’aveva richiesta dopo lo stop del Consiglio di Stato. Mamme NO Inceneritore: “a  questo punto manca solo lo stop politico, ossia lo stralcio  dalla programmazione regionale e di ambito”.

Lo stop arriva dopo che Q.tHermo, società partecipata dal gestore toscano dei rifiuti Alia SpA e da Sviluppo Ambiente Toscana del gruppo emiliano Hera, aveva fatto istanza di rinnovo parziale dell’Autorizzazione Integrata Ambientale per la realizzazione e l’esercizio dell’impianto.

La direzione Ambiente ed Energia della Regione Toscana  ha affermato che l’istanza non può essere accolta in quanto “il progetto presentato non contiene, in relazione a quanto eccepito dal Consiglio di Stato, un progetto per la realizzazione in tempi e modi certi delle opere di mitigazione che determino gli effetti auspicati dalla VIS (Valutazione di Incidenza Sanitaria) del 2005, né una rivalutazione complessiva della situazione ambientale e sanitaria della Piana che tenga conto degli effettivi cumulati derivanti dall’eventuale sviluppo infrastrutturale nell’area.”

La direzione Ambiente ed Energia afferma inoltre che una nuova istanza dovrà prevedere, oltre ad una nuova VIS, un piano per un bosco vero e proprio già in grado all’accensione dell’impianto di assorbire le emissioni; un bosco adulto, quindi, che necessita di molti anni di accrescimento (i cosiddetti Boschi della Piana).

Il Comitato Mamme NO Inceneritore è soddisfatto della scelta della Regione Toscana di rigettare l’istanza di rinnovo dell’autorizzazione presentata dalla società:

“Dopo lo STOP giudiziario e lo STOP dei finanziatori, arriva quindi anche lo STOP tecnico/autorizzativo. A questo punto manca solo lo STOP politico, ossia lo stralcio dell’inceneritore di Firenze dalla programmazione regionale e di ambito. Come abbiamo già richiesto più volte, ribadiamo che per noi l’inceneritore di Firenze deve uscire dal Piano Regionale dei Rifiuti e dal Piano di Ambito di Ato Toscana Centro.”

“Dopo questo ennesimo stop – continua la nota del Comitato – chiediamo a tutti i Comuni dell’ATO Toscana Centro di attivarsi per sciogliere la convenzione tra Ato Toscana Centro, Quadrifoglio (ora Alia) e Q.tHermo, visto che essa non possiede il requisito principale, ossia il titolo abilitativo alla costruzione e all’esercizio dell’impianto. Ricordiamo che la Convenzione era nata per dare, tramite la Tari pagata dai cittadini, la piena e forzata copertura economica alla gestione dell’impianto di incenerimento già avviato.”

Il Comitato chiede anche un impegno da parte della politica per l’avvio di una gestione dei rifiuti improntata davvero sul riciclo e sulla tariffazione puntuale.

Case Passerini: Consiglio di Stato conferma annullamento autorizzazione a inceneritore.

Il Consiglio di Stato ha confermato la sentenza del Tar toscano sulla realizzazione dell’inceneritore fiorentino a Case Passerini, nel comune di Sesto Fiorentino. Ok solo dopo realizzazione Parco.

Il Tribunale amministrativo aveva stabilito che l’impianto dell’inceneritore si poteva fare a patto di rispettare le previsioni iniziali per la sua costruzione, ovvero la realizzazione, a titolo di compensazione, di un parco nell’area della Piana fiorentina.

Il Consiglio di Stato ha così respinto i ricorsi presentati contro la sentenza del Tar da QThermo, società che gestisce la realizzazione dell’impianto, dalla Città metropolitana di Firenze, che contestava l’onere di realizzazione del parco della Piana, e da alcune associazioni ambientaliste che chiedevano il blocco totale dell’inceneritore.

“La sentenza del Consiglio di Stato mette la parola fine al termovalorizzazione di Case Passerini. Com’è noto io ero contrario e l’ho dichiarato a ottobre dell’anno scorso, quando le competenze su questa materia sono passate definitivamente alla Regione”. Così si è espresso il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi in merito alla sentenza del Consiglio di Stato.

“Come abbiamo detto ieri in Consiglio regionale, ci prepariamo – continua Rossi – a predisporre un nuovo piano dei rifiuti che accrescerà la raccolta differenziata e il riuso, riducendo ulteriormente gli impianti di incenerimento e le discariche. Le linee di indirizzo che ho dato nella comunicazione al Consiglio regionale escono interamente confermate come l’unica strada innovativa e percorribile per la Regione Toscana”.

Sequestro Case Passerini: Alia, “No inquinamento né illeciti. Siamo presidio di legalità”

E’ stato già intrapreso l’iter autorizzativo per l’impianto di biogas di Case Passerini, nel comune di Sesto Fiorentino. Lo precisa Alia Servizi Ambientali Spa in merito alle notizie relative al sequestro dell’impianto biogas di Case Passerini ed all’applicazione dei sigilli a 4 vasche di contenimento (cosiddetti laghetti) nei pressi della discarica dismessa di Bosco ai Ronchi.

“Prima di tutto nessuna preoccupazione per le popolazioni –  si legge in un comunicato – Non a caso lo stesso provvedimento di sequestro, peraltro predisposto nel mese di febbraio, è stato eseguito solo ieri e consente l’esercizio dell’impianto. Alia Spa ha già provveduto, circa un anno fa, ad inoltrare alla Regione Toscana la richiesta di modifica non sostanziale per l’utilizzo di nuove torce per la combustione del biogas”.
“Le nuove torce sono sufficienti alla combustione del biogas prodotto dalla discarica di Case Passerini che ormai tende all’esaurimento – continua il comunicato di Alia – Nel corso degli anni la portata di produzione di biogas è diminuita; pertanto Alia ha effettuato lavori
di efficientamento al fine di poter utilizzare il più a lungo possibile il cogeneratore ricorrendo, poi, e comunicandolo, all’utilizzo delle torce, comunque anch”esse troppo grandi rispetto al biogas residuo. Pertanto, l”azienda è in attesa dell’autorizzazione definitiva che permetterà l’installazione delle nuove torce, che sono già disponibili”.

Per quanto riguarda quelli che sono stati definiti ”laghetti” della discarica di Bosco ai Ronchi, Alia precisa che “si tratta di apposite vasche di contenimento del percolato, ovvero bacini dove il percolato viene stoccato prima dello scarico nella pubblica
fognatura”.
“Il sistema di stoccaggio del percolato si compone complessivamente di 6 bacini: due dei quali, per caratteristiche ed utilizzo, impermeabilizzati. Dal 37° anno di post gestione della discarica è anche autorizzata l’immissione diretta del percolato nel sistema di pubblica fognatura, senza cioè il ricorso al sistema esclusivo di stoccaggio, e successivamente allontanato mediante autobotti verso impianti esterni – puntualizza Alia nel comunicato – L’ultimo conferimento di rifiuti nel sito di Bosco ai Ronchi è avvenuto il 30/09/1971. La discarica è pertanto è chiusa da 47 anni. Secondo la normativa europea dopo 30 anni di post gestione non si parlerebbe nemmeno più di discarica”.
“Alia – ha dichiarato il presidente Paolo Regini – anche nel caso dell”impianto di biogas di Case Passerini ha seguito l’iter per adeguare e mantenere alla massima efficienza e sicurezza l’attività dell’impianto, nel pieno rispetto dell’interesse dei cittadini”.
“Da tempo abbiamo illustrato ai livelli amministrativi ed istituzionali preposti – ha dichiarato Livio Giannotti, amministratore delegato di Alia Spa – al rilascio ed aggiornamento delle autorizzazioni la necessità di individuare un livello adeguato che possa accompagnare la complessità gestionale e normativa del più grande operatore pubblico della Toscana nella gestione dei rifiuti urbani”.

Firenze, sequestrato impianto per compost a Case Passerini

Cinque gli indagati per traffico di rifiuti, frode ed emissioni di maleodoranze, tra cui anche l’ad di Alia e il responsabile dell’impianto di Sesto

Il gip di Firenze Alessandro Moneti ha disposto il sequestro dell’impianto per il trattamento meccanico biologico (Tmb) di Alia servizi ambientali spa in località Case Passerini a Sesto Fiorentino (Firenze). Cinque le persone indagate in concorso per i reati di traffico di rifiuti, frode in commercio ed emissione di maleodoranze atte a molestare le persone. In sostanza secondo gli inquirenti – le indagini sono state condotte dai carabinieri della pg, dai carabinieri forestali di Borgo San Lorenzo e dai tecnici dell’Arpat di Firenze -, Alia avrebbe prodotto e rivenduto alle aziende agricole ‘ammendante compostato misto’ (compost) con una quantità di materiali plastici vetro e metalli superiore a quella consentita.Tra gli indagati anche l’ad e direttore generale di Alia Livio Giannotti e il responsabile dell’impianto di Case Passerini Franco Cristo. L’impianto, anche se sotto sequestro, rimane in attività.Le indagini hanno accertato che il compost, circa 570 le tonnellate di rifiuti sequestrate, era anche stato rivenduto a 9 aziende agricole (parti offese) della provincia di Firenze. Si tratta comunque – spiega una nota – di rifiuti speciali non pericolosi costituiti da “compost fuori specifica” ossia di rifiuti speciali non pericolosi. Le indagini hanno anche permesso di accertare che il Tmb non era mantenuto “in depressione” e quindi dallo stesso uscivano le maleodoranze avvertite dalla popolazione, per le parti strutturali ormai desuete. Il gip ha disposto di mantenere in attività l’impianto sotto il controllo di Arpat e degli ispettori del ministero.

Da quanto emerso, il compost era  destinato anche ad aziende agricole specializzate in agricoltura biologica. Ad accorgersi che qualcosa non andava sarebbe stato il titolare di un’azienda che aveva stipulato un contratto con Alia per l’acquisto di compost. Sarebbe stato lui a notare frammenti di vetro e plastica visibili a occhio nudo, nettamente superiori ai 2 millimetri consentiti, in uno dei carichi ritirati personalmente nell’impianto di Case Passerini, a Sesto Fiorentino. Una volta scaricato il camion aveva sentito che l’ammendante emanava un odore non normale, “simile a quello che esce da un cassonetto”. Avvicinandosi al cumulo di compost avrebbe notato anche numerosi cotton fioc interi, come se una parte di quel materiale non fosse stato trattato.

Nel corso delle indagini era poi emerso che il reparto delle biocelle e quello della maturazione dell’impianto di Tmb erano un continuum con l’esterno (con fuoriuscita degli odori emessi nelle lavorazioni, anche perché il portellone di accesso restava aperto e nella zona di produzione del compost c’erano crepe e la porta di passaggio non si chiudeva). Per questo i cittadini della zona sentivano odori acri. Solo nell’agosto 2017 le segnalazioni all’Arpat sono state 14. Da qui l’accusa ai vertici di Alia anche di “emissione di maleodoranze atte a molestare le persone”. I carabinieri hanno quindi ricostruito tutto il percorso dei rifiuti, dalla loro divisione al trattamento degli stessi negli impianti di Case Passerini, fino alla consegna del compost alla Valcofert srl, l’azienda controllata al 45% da Alia, che commercializza il compost. Non tutti i passaggi, secondo gli inquirenti, sarebbero ‘chiari’. Il mancato conferimento in discarica dei rifiuti speciali non pericolosi, spiega una nota, ha consentito ad Alia di conseguire un ingiusto profitto, consistente nel risparmio di spesa al momento quantificato in oltre 66mila euro. Oltre all’Ad e direttore generale Livio Giannotti e al responsabile di gestione degli impianti di Alia Franco Cristo, sono indagati anche altri tre dirigenti della società: Paolo Daddi, Claudio Cecchi e Antonio Menelaou.

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