Toscana, 36% studenti ha rinunciato a università causa covid

La pandemia ha aumentato la povertà educativa e le disuguaglianze tra gli studenti toscani e in molti casi ha anche fatto cambiare idea ai giovani sul loro futuro

Questo è quanto emerge dal focus, riservato al tema della scuola, contenuto nel rapporto 2022 sulle povertà, realizzato dalle Caritas della Toscana.  In collaborazione con gli uffici scolastici di tutte le diocesi della Toscana è stata fatta un’indagine che ha coinvolto 581 insegnanti di religione da cui emerge che per il 69% dei docenti intervistati la pandemia ha aumentato “in modo significativo le disuguaglianze fra gli studenti toscani” (quota che alle scuole superiori sale addirittura al 76%) a causa soprattutto dell’incremento della povertà e del disagio economico delle famiglie (54%) che si riverbera sulle disuguaglianze nell’accesso ai dispositivi informatici (50,6) ma anche, complici le restrizioni, nella riduzione degli stimoli esterni alla scuola (43%) con il conseguente aumentato rischio di esclusione dei soggetti più fragili (48%).

Oltre un terzo degli  studenti intervistati (36%), inoltre, ha detto di aver notato un aumento significativo delle assenze dal lockdown in poi e quasi i quattro quinti (77%) conosce almeno uno studente che non ha potuto seguire le lezioni a distanza. La situazione ha anche modificato i progetti futuri dei ragazzi che vivono in Toscana: il 17,6% dei docenti ritiene che gli studenti abbiano cambiato idea rispetto alle decisioni da prendere per l’immediato futuro.

Tra questi, secondo l’analisi, il 36% degli studenti ha rinunciato all’iscrizione all’università, preferendo un inserimento immediato nel mondo del lavoro e un 31% sta valutando di lasciare la scuola e andare a lavorare per aiutare la famiglia in difficoltà. Ma c’è anche chi ha deciso di approfondire gli studi legati al digitale (23% di coloro che hanno cambiato i progetti futuri) e chi si sta orientando verso le professioni socio-sanitarie (31%).

Povertà, Toscana: 31mila famiglie alla Caritas per pacchi alimentari

Il dato è emerso durante la presentazione del progetto una “Spesa per tutti”, varato dalla Regione Toscana e i cui contenuti sono stati sottoscritti oggi a Firenze da Caritas, Banco alimentare e dai rappresentanti di Unicoop Firenze, Conad del Tirreno ed Esselunga.

Sono oltre 31 mila le famiglie toscane che hanno usufruito degli aiuti alimentari distribuiti dalla Caritas. E i numeri sono in costante aumento visto che nei primi sei mesi del 2021 siamo arrivati già a oltre 15mila richieste. Segno che la povertà, anche quella alimentare, è sempre più diffusa anche nella nostra regione. Il fatto è emerso durante la presentazione del progetto una “Spesa per tutti”, varato dalla Regione Toscana e i cui contenuti sono stati sottoscritti oggi a Firenze da Caritas, Banco alimentare e dai rappresentanti di Unicoop Firenze, Conad del Tirreno ed Esselunga.

“Una spesa per tutti “ha l’obiettivo di arrivare ad una  distribuzione capillare di generi alimentari finalizzati a aiutare le famiglie più indigenti. Il progetto nato nel 2016 viene rifinanziato dalla Regione ogni anno con un contributo di 150.000 euro. La conseguente convenzione con i soggetti del terzo settore e della grande distribuzione permette l’attivazione di una rete virtuosa che consente di utilizzare al massimo i fondi disponibili fornendo un aiuto concreto a migliaia di famiglie. Il finanziamento annuale viene destinato alla Caritas che acquista dalla grande distribuzione, alle migliori condizioni possibili, i generi alimentari per poi stoccarli nei locali messi a disposizione dal Banco Alimentare.

Ed è sempre Caritas, grazie alla capillare rete presente sul territorio, che si impegna nella distribuzione diretta, dando la priorità a famiglie numerose, con minori e disabili

In questa catena fondamentale è anche il ruolo della grande distribuzione, sia per i prezzi di favore riservati per l’acquisto di questi generi alimentari, sia perché compartecipa al progetto con un ulteriore 10 per cento.

L’accordo sottoscritto oggi, della durata di un anno, ha la finalità di indicare gli impegni di tutti i  soggetti firmatari. La Regione, oltre a procedere al trasferimento di 150.000 euro alla Caritas, svolge attività di coordinamento generale e di verifica dei tempi e delle modalità di attuazione, la Caritas provvede a individuare i cittadini da coinvolgere nel progetto e alla distribuzione dei generi alimentari mentre il Banco alimentare si occupa dello stoccaggio dei beni. Infine la grande distribuzione individua i beni di prima necessità da destinare alle attività del progetto nonché ad applicare le miglior condizioni di acquisto.

In questa logica i migliaia di pacchi distribuiti in cinque anni dal progetto “Spesa per Tutti” hanno di fatto triplicato le persone che hanno potuto accedere ad un servizio di Caritas o di un altro organismo pubblico o privato, portando un aiuto concreto e diffondendo al tempo stesso il messaggio per un consapevole uso dei prodotti per l’abbattimento dello spreco alimentare.

“E’ un progetto virtuoso e ancora più importante in quest’ultimo anno e mezzo, perché le conseguenze socioeconomiche della pandemia hanno reso ancora più necessari questi interventi” commenta l’assessora regionale alle politiche sociali Serena Spinelli. Le risorse disponibili – prosegue – hanno permesso di distribuire 20mila pacchi di generi alimentari in un anno. E’ il segno che questa rete funziona bene e che ogni anello si impegna per aumentare le dimensioni del prodotto finale”.

“La storia di una Spesa per Tutti – sono ancora parole dell’assessora Spinelli – conferma la forte valenza sociale della stretta collaborazione tra enti del terzo settore, enti pubblici e aziende della grande distribuzione: un intreccio positivo rivolto alla condizione di disagio delle persone fragili, in condizioni di difficoltà economica e allo stesso tempo un forte impegno a mettere a disposizione le risorse presenti nei territori.  Attraverso questo lavoro di consegna dei pacchi alimentari puntiamo anche a rafforzare il nostro impegno per una presa in carico complessiva delle persone in stato di disagio da parte dei servizi sociali. L’obiettivo come Regione Toscana è quello di mettere in rete tutte le istituzioni, gli enti locali e i soggetti presenti sul territorio per dare risposte ulteriori a quella che riguarda il bisogno alimentare”.

Prato, Caritas: aumentano richieste aiuti, anche per psicofarmaci

Sono alcuni degli elementi che emergono dal ‘Rapporto diocesano sulle povertà in tempo di Covid’ a Prato, un bilancio che analizza l’attività dell’impegno del centro d’ascolto di via del Seminario, presentato questa mattina dal vescovo Giovanni Nerbini insieme ai co-direttori della Caritas Idalia Venco e Mario Lanza e al curatore dell’indagine Massimiliano Lotti

Dopo il lockdown di marzo al centro d’ascolto della Caritas di Prato è stato registrato un
incremento del 27% di persone e sono raddoppiati coloro che per la prima volta si sono presentati per chiedere un sostegno. Tra le varie richieste arrivate anche quelle per l’acquisto di psicofarmaci e ma anche la connessione internet per la didattica a distanza dei figli. Sono alcuni degli elementi che emergono dal ‘Rapporto diocesano sulle povertà in tempo di Covid’ a Prato, un bilancio che analizza l’attività dell’impegno del centro d’ascolto di via del Seminario, presentato questa mattina dal vescovo Giovanni Nerbini insieme ai co-direttori della Caritas Idalia Venco e Mario Lanza e al curatore dell’indagine Massimiliano Lotti. Il periodo analizzato va dal 10 aprile 2020 al 10 gennaio 2021.

“Questi dati fanno emergere situazioni nuove e drammatiche, la crisi economica ha aperto la strada a crisi collaterali, in particolare quella educativa e sociale. Penso anche al problema della solitudine – ha commentato il vescovo Nerbini in merito ai dati Caritas -. Occorre impegnarci seriamente, prima di tutto “politicamente” per la crescita della giustizia sociale, per una equa distribuzione dei beni, perché a tutti vengano offerte pari opportunità e servizi”. Per Nerbini, “noi cristiani abbiamo la responsabilità di restituire valore alla parola speranza. Nessuno può vivere senza speranza: ogni azione presuppone un’attesa; attendiamo di realizzarci e di poter continuare a vivere. Per fortuna c’è tanta gente che si è attivata e si è detta disponibile a dare una mano mettendo in circolo energie e risorse”.

Caritas: Rapporto Firenze, “La Mafia si nutre di povertà”

“La mafia si nutre di povertà. Illegalità e povertà: due volti che si intrecciano nei mesi del Covid-19”: è questo il tema dell’ottavo Report sugli effetti dell’emergenza sanitaria, elaborato da Caritas Firenze in collaborazione con Fondazione Solidarietà Caritas Onlus.

Un appuntamento mensile che offre un quadro aggiornato su come il Coronavirus ha cambiato il tessuto sociale della nostra diocesi sulla base, in questo numero, di dati raccolti da interviste ad hoc a molte delle realtà in prima linea nel contrasto alla corruzione e all’illegalità. L’iniziativa è a cura dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse, e nasce all’indomani della crescente domanda di aiuto causata dalla pandemia, per rilevare e rispondere alle situazioni di disagio e vulnerabilità del territorio. ”In questo Report, redatto anche grazie a Libera Toscana e Unicoop Firenze, abbiamo illustrato come mafie, Covid-19 e povertà vadano a braccetto in un circolo vizioso molto preoccupante, dove legale e illegale si intrecciano continuamente”, spiega Giovanna Grigioni, referente Osservatorio Caritas, nel sottolineare come ”la nostra società viva il rischio sempre più concreto, di una normalizzazione del fenomeno della corruzione”. ”Ma una via di uscita c’è”, afferma Grigioni, ”dobbiamo educare le nuove generazioni, prevenire, monitorare costantemente i cambiamenti che si registrano nel tessuto sociale, fare rete tra associazioni e istituzioni, perché è solo così che potremo sconfiggere un fenomeno tanto profondo quanto taciuto che permea la nostra società. Fingere che il problema non esista non aiuterà a risolverlo, ma anzi, come diceva Peppino Impastato, contribuirà solo a rafforzarlo”.

Per Riccardo Bonechi, direttore della Caritas diocesana di Firenze, ”la crisi generata dalla pandemia, se da un lato ci ha resi più fragili, dall’altra ci pone davanti alla possibilità di una rinascita, attraverso un approccio nuovo e sistemico alla realtà”. ”Per poter cambiare – afferma Bonechi – è necessaria una visione complessiva dei fenomeni. Se vogliamo ridare dignità e umanità a coloro che si trovano in uno stato di bisogno, dovremo infatti farci carico di tutte le loro povertà, non solo quella alimentare, abitativa ed economica, ma anche e soprattutto di quella educativa. Le mafie crescono infatti nei contesti in cui alberga stabile la povertà, in tutte le sue accezioni, da quella dei beni essenziali a quella culturale”. E conclude: ”La scuola, l’educazione, la conoscenza sono elementi fondamentali per insegnare a pensare, a farsi le giuste domande e queste sono le basi per una società davvero democratica”. Lo studio dell’Osservatorio Caritas: il povero come vittima e parte offesa dell’illegalità – Dagli studi condotti da Caritas, emerge come la pandemia abbia contribuito a mettere in luce le fragilità strutturali del nostro sistema sociale e lavorativo: molte persone hanno perso il loro impiego, intere famiglie si sono impoverite, le disuguaglianze sociali sono in costante aumento.

Ma come interviene in tutto ciò la mafia? La storia di alcune realtà della Sicilia, della Campania e della Calabria è ricca di frangenti nei quali i clan hanno trasformato periodi di crisi in grandi opportunità di rafforzamento e di espansione. Quando si verifica una sospensione dell’ordine sociale, le mafie sono in grado di inserirsi e trarne profitto offrendo a coloro che si trovano in difficoltà, un welfare alternativo in grado di fornire liquidità immediata e un’assistenza interessata attraverso reti collaudate di complici. È infatti risaputo che l’autorità mafiosa si pone a tutela di coloro che hanno bisogni di vario genere: peccato che poi si chieda sempre qualcosa in cambio e che tutto alla fine debba andare a vantaggio di quel gruppo ristretto di persone capace di esercitare con forza e violenza il dominio concreto di interi territori. Dunque, quale terreno fertile migliore di quello odierno per colpire le fasce più deboli? In questo senso il Report di Caritas evidenzia come vi sia una stretta correlazione tra i settori più colpiti dalle misure anti-contagio, piccole e medie aziende, artigiani, esercizi commerciali, in particolare bar, ristoranti, alberghi, strutture ricettive, e la presenza di nuove infiltrazioni mafiose. Le organizzazioni criminali sono infatti in grado di individuare rapidamente le imprese. A queste forniscono il loro tempestivo soccorso e, passo dopo passo, ne diventano proprietarie oppure trasformano i beneficiari nel nuovo serbatoio per future affiliazioni o per collaborazioni di vario tipo. Ad essere oggetto di interesse sono però anche comparti fino ad ora meno esplorati come quello della sanità, oppure la distribuzione veloce di aiuti/sussidi/crediti per intercettare indebitamente denaro pubblico. Per quanto riguarda la situazione regionale, la Toscana si conferma come uno dei territori italiani privilegiati per attività di riciclaggio e per la realizzazione di reati economico-finanziari su larga scala, oltre ad avere un ruolo centrale nei traffici nazionali e transnazionali di stupefacenti: a Livorno, ad esempio, nel 2019 è stata sequestrata cocaina per più di una tonnellata. Altri nodi nevralgici ruotano intorno alla prostituzione, traffico di rifiuti, gioco d’azzardo (Prato è la città nella quale si gioca di più in Italia) e alla valuta virtuale poiché gran parte del riciclaggio di denaro sporco passa attraverso questi canali. Tutti fenomeni, che la crisi economica causata dalla pandemia, rischia di aumentare esponenzialmente anche a Firenze.

Da qui, sottolinea lo studio Caritas, la necessità di essere vigili e di mettere in atto strumenti di prevenzione adeguati come la promozione della cultura della legalità, attraverso la creazione di reti sempre più forti tra istituzioni e tutte quelle realtà che a vario titolo si impegnano per costruire e garantire una maggiore giustizia sociale nel rispetto dell’uomo e del creato, (come Libera, Unicoop Firenze, Fondazione il Cuore si Scioglie, Rete Numeri Pari). Un impegno che vede in Caritas una delle principali promotrici.

Emergenza freddo, Funaro: “Segnalateci chi dorme per strada”

Continua l’accoglienza invernale per i senza fissa dimora: dal 3 dicembre accolte 155 persone. L’appello dell’assessore Funaro.

“Segnalateci le persone che dormono per strada, nelle piazze e nei giardini e se avete coperte o sacchi a pelo donateli alle associazioni che sono impegnate nel servizio di accoglienza invernale”. È l’appello che l’assessore a Welfare Sara Funaro rivolge ai fiorentini per invitare a segnalare i senza dimora che dormono fuori all’addiaccio per far intervenire gli operatori e far sì che per loro possano aprirsi le porte delle strutture dell’accoglienza invernale, servizio dell’amministrazione comunale gestito da Caritas iniziato il 3 dicembre scorso con 120 posti letto, che potranno arrivare fino a 150, a disposizione dei senza dimora che decidono di lasciare la strada e ‘rifugiarsi’ al caldo.

I cittadini che vogliono segnalare la presenza di senza dimora possono fare segnalazioni all’assessorato al Welfare inviando un’e-mail all’indirizzo assessore.funaro@comune.fi.it oppure telefonando in assessorato dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 17, al numero 333/3314284. Dalle 17 in poi e nei fine settimana è possibile effettuare le segnalazioni all’Albergo popolare allo 055/211632. Il servizio, destinato a cittadini italiani e stranieri, uomini maggiorenni, donne sole, residenti o presenti sul territorio del Comune di Firenze, si concluderà il 31 marzo prossimo, con possibilità di eventuale proroga legata alle condizioni climatiche avverse che potranno presentarsi.

“Vorrei ringraziare tutte le Unità di strada che sono impegnate ogni notte in città – ha detto l’assessore Funaro -, gli operatori delle strutture di accoglienza, la Fondazione CR Firenze per il supporto e le realtà dell’associazionismo del nostro territorio, che stanno mettendo in campo una serie di azioni a tutela della salute delle persone che entrano in struttura. Tutti stanno facendo un grande servizio alla città e per la tutela della salute dei cittadini più fragili. Quest’anno a causa della pandemia, che rende necessario effettuare i test rapidi per individuare l’eventuale positività di chi decide di entrate in accoglienza, a operatori e volontari viene chiesto uno sforzo importante in termini organizzativi e l’amministrazione è loro grata per l’impegno e la professionalità messi in campo”.

Da inizio dicembre ad oggi sono 155 le persone che hanno accettato l’accoglienza, mentre a coloro che hanno rifiutato l’ingresso in struttura sono state distribuite 215 coperte, 10 metalline per il freddo, 1112 bevande calde, 3176 generi alimentari, 281 indumenti e 250 mascherine.

Gli uomini sono ospitati alla Foresteria Pertini e in una struttura al Girone, mentre le donne vengono accolte a San Martino alla Palma e in una struttura a Calenzano. Inoltre, a supporto dell’Albergo popolare viene utilizzato anche un immobile in via Villamagna.

Tutti i giorni, fa sapere Funaro,  sono attive le unità di strada, alle quali è affiancato un servizio di reperibilità infermieristica dalle 20 alle 24: in caso di accettazione dell’accoglienza da parte di un senza dimora, un infermiere si reca in strada per effettuare il test rapido per procedere poi, in caso di negatività, con l’accoglienza in struttura. Questo servizio, reso possibile dalla Fondazione CR Firenze, è coordinato dal Coordinamento Toscano della Marginalità (CTM) che lo attiverà in collaborazione con le Unità di strada. Se il test rapido risulta negativo l’utente entra in struttura, se invece è positivo al senza dimora viene fatto il tampone molecolare e successivamente, alla conferma della positività, viene ospitato in albergo sanitario, come avviene per gli utenti ordinari delle strutture di accoglienza.

Il servizio di accoglienza invernale si svolge in collaborazione con le Unità di strada, i cui operatori escono 7 giorni su 7, dalle 20 alle 23 circa (e per due giorni a settimana anche nel pomeriggio), “per distribuire ai senza dimora che scelgono di non andare in struttura sacchi a pelo, indumenti e bevande calde (pasti preparati a Casa Caciolle della Madonnina del Grappa)” sottolinea l’assessora Funaro. Il lunedì sera sono operativi gli operatori di Insider e Outsider, il martedì e venerdì la Croce Rossa Italiana, il mercoledì e il giovedì pomeriggio gli operatori di Insider e Outsider, il mercoledì sera la Fratellanza militare, il giovedì sera le Misericordie, il venerdì sera la Croce Rossa Italiana, il sabato sera le Misericordie e la domenica sera la Fratellanza militare. Ad essi si aggiungono gli interventi della Ronda della carità, della comunità di Sant’Egidio, degli Angeli della città, di Porte aperte, della Caritas di Monticelli dell’associazione Acisif e di altre realtà che vorranno aggiungersi.

Durante il giorno, dalle 9 alle 18, il Centro diurno La Fenice, in via del Leone 35, si pone come punto di riferimento per l’orientamento verso i servizi dedicati a supporto delle persone senza dimora.

I cittadini potranno accedere alle strutture che offrono il servizio di accoglienza invernale prenotandosi allo sportello del Centro ascolto Caritas in via Corelli 91, aperto il lunedì e il venerdì dalle 9 alle 12. Prima dell’accesso alle strutture, in seguito alla prenotazione, sarà effettuato il test rapido direttamente in via Corelli e in caso di positività verrà successivamente effettuato il tampone molecolare. In caso di negatività potranno accedere alle strutture di accoglienza.

“Per quanto riguarda i criteri di accesso alle strutture, sono confermati quelli dello scorso anno: la priorità è data alle persone di età superiore a 45 anni che abitualmente dormono in strada o che sono in precarie condizioni di salute. Questi ospiti possono rimanere nelle strutture per un periodo di tempo definito, con verifiche ogni quindici giorni” conclude Funaro.

FONTE: Comune Firenze

Epifania: Forestali e pompieri al Meyer

Carabinieri forestali e vigili del fuoco si sono recati in visita all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze stamani così rinnovando il tradizionale appuntamento nel giorno dell’Epifania coi bimbi ricoverati.

I carabinieri forestali del reparto biodiversità di Vallomborsa hanno consegnato 80 pacchi contenenti pubblicazioni divulgative e materiale didattico che verrà distribuito ai piccoli degenti della struttura.

Oggi i carabinieri forestali saranno presenti in oltre 40 strutture ospedaliere pediatriche di tutta Italia per consegnare giochi e libri sull’ambiente ai piccoli pazienti.

I vigili del fuoco hanno portato in dono 150 calze con doni, più biscotti e cioccolatini realizzati a forma di camion antincendio del Corpo.

Purtroppo a causa della pandemia non è stato possibile effettuare la consueta manovra di calata della Befana dall’alto di un’autoscala, inoltre le calze sono state date al personale sanitario che poi provvederà alla consegna.

Nel giorno dell’Epifania il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, ha visitato stamani la mensa dei poveri di via Baracca gestita dalla Caritas e l’ospedale pediatrico Meyer.
Alla mensa Betori ha incontrato i volontari e gli operatori della Fondazione Solidarietà Caritas onlus ringraziando i presenti, fra cui c’erano Riccardo Bonechi, direttore della Caritas diocesana, e Vincenzo Lucchetti, presidente della Fondazione Solidarietà Caritas Onlus,per l’impegno profuso in questi mesi di pandemia.

“La vita spesso ci pone davanti a
difficoltà e sofferenze – ha detto Betori durante l’incontro -, ma sono proprio questi i momenti che ci permettono di crescere nell’attenzione verso l’altro, verso chi è nel bisogno. Anche nella richiesta di un semplice pasto dobbiamo imparare a guardare oltre perché rappresenta solo l’apice di un cammino di fragilità di una persona. Per questo è importante la relazione, conoscere la vita di chi abbiamo di fronte, ponendoci in ascolto”.

Le mense della Caritas di via Baracca, San Francesco e Santi Fiorentini si sono riorganizzate e sono state in grado di dare risposta alle crescenti richieste di aiuto. Di fronte alle necessarie chiusure delle sale, sono stati consegnati kit pasto
monodose, per un numero complessivo di circa 1.200 al giorno tra utenti delle mense e ospiti delle strutture della Fondazione.

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