Ucraina, Caritas Firenze: 70 minorenni accolti da inizio guerra

Firenze – 21 le Diocesi impegnate, fa sapere la Caritas. Tra le attività: accoglienza primaria, supporto burocratico e corsi di lingua italiana.

Sono 120 i profughi ucraini, di cui 70 minorenni che sono stati tutti inseriti all’interno degli istituti scolastici, accolti dalla Fondazione Solidarietà Caritas di Firenze dall’inizio della guerra. Sono 21, spiega una nota, le strutture della Diocesi ad oggi impegnate sul territorio. Tra le persone accolte ci sono parrucchieri, radiologi, sarte, impiegati. Alcuni sono portatori di handicap e anziani.

Le attività svolte dalla Fondazione hanno riguardato l’accoglienza primaria, il supporto per il disbrigo di pratiche burocratiche, il sostegno con corsi di lingua italiana grazie ai volontari delle strutture. “Abbiamo e stiamo accogliendo attualmente 120 persone e altre si presume siano in arrivo – dice il presidente Fondazione Solidarietà Caritas Firenze, Vincenzo Lucchetti -. Grazie alla collaborazione con la Caritas diocesana e alle istituzioni del territorio ci siamo attivati fin dal primo momento per poter garantire la migliore accoglienza possibile. Sono soprattutto donne con bambini ad arrivare, molte di loro non parlano italiano. Avevano un lavoro e una vita come quella di tutti noi nel loro Paese”.

Vincenzo Lucchetti spiega che “da quando sono arrivate nelle strutture di accoglienza sono state accompagnate nel percorso di disbrigo burocratico, hanno iniziato a frequentare lezioni di lingua italiana e i bambini sono stati inseriti nelle scuole. I minori ucraini frequentano le scuole fiorentine, da quelle dell’infanzia alle superiori. L’inclusione passa anche dagli inserimenti scolastici.”

“Dare delle prospettive – conclude Lucchetti -, offrire la possibilità di un futuro è un messaggio forte e bello, i bambini e ragazzi ucraini, strappati dalle loro case, dai loro affetti, dai loro territori sono alla disperata ricerca di una normalità quotidiana. La vita deve andare avanti e non può fermarsi, grazie al lavoro e alla solidarietà ognuno di noi può contribuire a regalare un’occasione per risollevarsi”.

Caritas Firenze: pagare l’affitto è un problema per 30% assistiti

Firenze – Oltre una persona su tre di quelle che si sono rivolte a Caritas, dopo l’emergenza Covid, si trova in una situazione in cui ha difficoltà a far fronte alle spese della locazione. Nella maggior parte dei casi si tratta di soggetti che vivono in affitto.

La crisi pandemica ha colpito duramente anche i cosiddetti ‘stabili’, ovvero coloro che hanno una casa di proprietà o sono in affitto, “riescono a far quadrare in qualche modo i risicati bilanci familiari, grazie al pacco viveri ricevuto dalla Caritas”. Secondo l’analisi di Caritas Firenze, l’81% delle persone che vivevano in una condizione abitativa definita come provvisoria nel 2018 si trovano nella stessa situazione anche a distanza di quattro anni. Questo è quanto emerge dal report 2022 dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse di Caritas Firenze, realizzato in collaborazione con il dipartimento di scienze politiche e sociali dell’Università di Firenze.

Il report parla anche della condizione di marginalità abitativa, che si associa, nella maggior parte dei casi, a una debole dotazione di capitale culturale e a una situazione di sostanziale esclusione rispetto al mondo del lavoro.

“È il tempo della partecipazione, di sognare insieme, come ci invita a fare Papa Francesco – ha affermato Riccardo Bonechi, direttore Caritas Firenze -. Di fronte alla cesura epocale rappresentata dalla pandemia e dagli enormi cambiamenti che essa ha determinato, le nostre comunità sono invitate a ripensare il proprio ruolo nell’abitare la città. Siamo chiamati ad assumere in modo comunitario uno stile di servizio”. “Tutti gli elementi evidenziati erano già preesistenti alla pandemia, ma l’emergenza sanitaria e sociale li ha messi maggiormente in luce”, ha aggiunto Giovanna Grigioni, referente Osservatorio Caritas.

Povertà abitativa e pandemia, nuove fragilità nel Rapporto Caritas

“Povertà abitativa e costi dell’abitare. Emergenza Covid-19: l’impatto sulle problematiche abitative” è il nono Report sugli effetti della pandemia, elaborato da Caritas Firenze in collaborazione con Fondazione Solidarietà Caritas Onlus.

Un appuntamento mensile che offre un quadro aggiornato su come il coronavirus ha cambiato il tessuto sociale della nostra diocesi sulla base dei dati Mirod e delle interviste a operatori e volontari appartenenti ad Associazioni ed Enti che si occupano del complesso e sfaccettato tema dell’abitare.

L’iniziativa, a cura dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse, nasce all’indomani della crescente domanda di aiuto causata dalla pandemia, per rilevare e rispondere alle situazioni di disagio e vulnerabilità del territorio.

”L’emergenza sanitaria e sociale legata al Covd-19, le ripetute chiusure e le restrizioni alla mobilità per rallentare il contagio o hanno richiesto ai cittadini, in più di un’occasione, di ‘restare a casa’ e questo ha reso ancora più evidenti le condizioni di disagio abitativo in cui versano migliaia di famiglie in Toscana”, afferma Giovanna Grigioni, referente Osservatorio Caritas, nel sottolineare come ”questa situazione abbia reso necessario trovare una sistemazione per tutti coloro che ‘una casa non ce l’hanno’ e dall’altra abbia portato tante nuove famiglie a non riuscire a far fronte al pagamento dell’affitto, delle bollette o di entrambe con il rischio, nelle prossime mensilità, di incorrere in indebitamenti o sfratti (che per il momento sono stati bloccati). ‘

‘Contribuendo così – commenta – ad allargare la forbice delle disuguaglianze, i cui effetti potrebbero amplificarsi se nel 2021 dovessero venire meno gli ammortizzatori sociali o nuove misure ad hoc”.

”La pandemia – prosegue ancora la referente – ha portato alla luce problemi che giacevano latenti e ha generato nuove povertà che lamentano l’impossibilità di pagare le spese legate alla casa. Sono tante infatti le categorie che abbiamo incontrato, in precedenza sconosciute ai servizi Caritas e che ci impongono risposte rapide, efficaci, in grado di prevenire condizioni di disagio croniche, anche attraverso il superamento della frammentarietà delle politiche di welfare, sia a livello locale che nazionale”.

”Le politiche sociali – fa notare Riccardo Bonechi, direttore Caritas Firenze – oltre ad offrire protezione a tutti coloro che sono in uno stato di bisogno, devono agire sulla promozione: oggi come mai è infatti necessario intervenire sulle nuove povertà per evitare che le persone permangano a lungo in questa condizione di necessità”.

”Questo – conclude Bonechi – sarà possibile solo attraverso la costruzione di reti forti sui territori, che guardino ai bisogni e alle fragilità dei cittadini con un approccio integrato, in grado di agire dove non arrivano gli interventi pubblici”.

Lo studio dell’Osservatorio Caritas: Covid-19 e problematiche abitative – Secondo gli studi condotti dall’Osservatorio Caritas, la pandemia sta avendo effetti profondamente negativi sul fenomeno della povertà che, già prima dell’insorgere del Coronavirus, riguardava un numero di famiglie preoccupante. In Toscana, nel 2018, la povertà assoluta risultava in crescita rispetto al 2017 e ben superiore ai livelli precedenti alla recessione del 2009. Nel 2018 il 5% delle famiglie, circa 82 mila, e il 4,6% degli individui, circa 171 mila, disponevano di un reddito minore della soglia di povertà assoluta, contro le 32 mila famiglie ed i 66 mila individui che nel 2008 erano in questa condizione. Un trend che nel 2019 arriva a riguardare ben il 19,7% degli under 30, il 16,8% delle famiglie con capofamiglia straniero e il 15% di quelle con almeno 5 componenti, fino a raggiungere numeri ancor più allarmanti nel 2020, in cui ogni toscano ha mediamente guadagnato 3.400euro in meno. Un dato che corrisponde a una caduta del Pil di 11 punti. Per quanto riguarda invece i redditi da lavoro autonomo si registra un -10% in più di quelli da lavoro dipendente (-5%), con i giovani che hanno avuto i cali più consistenti (-6%) degli over 50 (-4%).

I dati di Caritas Firenze cosa evidenziano? In merito alla condizione abitativa, i dati dei Cda, nel confronto tra 2019 e 2020, fotografano una situazione che si caratterizza per due aspetti. Il primo riguarda la sostanziale stabilità di quelle condizioni che potremmo definire di marginalità grave (dovute alle restrizioni nei sistemi di accoglienza standard), mentre il secondo ci parla di una crescente fragilità di persone e di nuclei familiari in una situazione di relativa stabilità abitativa. I

n questo caso, ad emergere è l’incremento, sia in termini assoluti che percentuali, degli utenti che hanno dichiarato di vivere in affitto: si passa dai 6.565 del 2019 ai 9.206 del 2020 (+40%). Di questi il 93% dichiara di avere un reddito insufficiente per far fronte alle normali esigenze mentre nel 2019 erano il 44,2%.

Chi sono queste persone? Le informazioni raccolte dall’Osservatorio Caritas consentono di definirne il profilo e di evidenziarne le trasformazioni rispetto all’anno precedente. Riguardo al genere, per quanto le donne costituiscano la netta prevalenza (sono il 64,1% contro il 59,6%), crescono gli uomini (sono il 35,9% contro il 24,9%), soprattutto in età centrale (il 55,1% ha tra i 35 e i 54 anni contro il 52,2% nel 2019) e con figli piccoli. Inoltre, per quanto la situazione si riferisca in modo prevalente i cittadini stranieri, si accentua la componente italiana (dal 21,8% al 26,8%).

L’impatto della pandemia Covid-19 sui servizi rivolti ai senza dimora -Anche nel caso dei senza dimora, il cui numero non è facile da stimare, la situazione si è rivelata particolarmente critica soprattutto rispetto ai servizi di accoglienza, che sono stati rimodulati in ottemperanza alle normative vigenti, ma che hanno continuato a garantire l’apertura, spesso anche in orario diurno per consentire a coloro che non hanno una casa di poter rispettare le norme anti contagio, mostrando una capacità di resilienza notevole.

La risposta di Caritas ai bisogni del territorio – Nonostante il dramma delle conseguenze socio-economiche della pandemia, Caritas non si è però mai fermata. Tante le risposte messe in campo insieme a Fondazione Solidarietà Caritas Onlus, che vengono ampiamente ripercorse nel Report. Da una vera e propria rivoluzione dei servizi rivolti alle fasce più deboli, al Fondo diocesano di solidarietà emergenza Covid-19, istituito con decreto Arcivescovile del 6 giugno 2020, con lo scopo di intervenire in favore di quelle famiglie e singoli che si sono trovati in difficoltà per aver perso il lavoro a causa dell’emergenza sanitaria. Il Fondo, tutt’ora attivo, interviene erogando contributi mensili di sostegno del reddito: l’importo massimo previsto per i nuclei familiari è di 1.500euro (in erogazioni mensili di euro300); e di 1.000euro per i single (in erogazioni mensili di euro200). L’attività, avviata a luglio, ha permesso di assegnare 232.000euro a 162 richiedenti, di cui 76 italiani. Di questi, 140 sono stati i contributi destinati alle famiglie, mentre 22 a soggetti single.

Quali interventi devono essere pensati per i prossimi mesi? Il problema abitativo appare un’urgenza della quale farsi carico e che in qualche modo, può toccare chiunque di noi. L’unica soluzione, si legge ancora nel Report di Caritas Firenze, è dunque creare delle reti sempre più forti tra amministrazioni pubbliche, associazioni ed Enti del Terzo Settore, al fine di trovare le risposte più adeguate alla situazione in atto, perché a tutti venga garantita una vita dignitosa.

Pacchi alimentari, al via domani la distribuzione a Firenze

I pacchi, misura di sostegno che va ad affiancare i buoni spesa, saranno distribuiti fino al 30 aprile prossimo per un totale di 300mila euro messi a disposizione dal governo e 25mila euro da Acea, società di multiservizi attiva nella gestione e nello sviluppo di reti e servizi nei settori idrico, energetico e ambientale. L’esecutivo ha erogato anche 1milione e 700mila euro per i buoni per un totale di 2 milioni di euro per entrambe le misure di sostegno alimentare.

Con le risorse del governo sono state approvate 5.585 domande per i buoni spesa, ma il numero delle famiglie fiorentine raggiunte da questa misura di aiuto alimentare è destinato a crescere con la distribuzione dei buoni spesa, che saranno erogati a breve grazie alle risorse regionali per un importo di 1milione e 800mila euro. La media delle persone componenti i nuclei familiari che hanno fatto domanda dei buoni spesa è di poco superiore a 3 unità e tra i componenti del nucleo familiare sono presenti 1.606 minori con meno di 3 anni.

Il 52,5% di coloro che hanno fatto richiesta dei buoni spesa sono lavoratori che hanno visto cambiare la propria situazione reddituale a causa del Covid, mentre gli altri (il 47,5%) sono persone che vivono in soglia di povertà (Isee inferiore a 6000 euro). Tra i lavoratori, due terzi (il 64%) sono a tempo indeterminato, il 16% a tempo determinato, il 13% lavoratori autonomi e il 7% lavoratori intermittenti.

“Con i pacchi alimentari vogliamo dare un ulteriore aiuto ai fiorentini, famiglie e singole persone – ha spiegato l’assessore a Welfare Sara Funaro -, che stanno attraversando un periodo di crisi, in cui anche fare la spesa e acquistare i beni di prima necessità diventa difficile. Con questa misura di sostegno alimentare, come con i buoni, vogliamo essere vicini a coloro che hanno più bisogno. La nostra città non lascia indietro nessuno e in questo duro momento di crisi per la pandemia abbiamo rafforzato gli aiuti alimentari per chi si trova in difficoltà”. “Vorrei rivolgere un ringraziamento particolare ai presidenti dei Quartieri – ha continuato Funaro – per la disponibilità e la collaborazione dimostrate per organizzare la distribuzione dei pacchi alimentari e alle Reti di solidarietà dei Quartieri e alle associazioni di volontariato che durante l’emergenza Covid hanno dimostrato una volta di più il loro grande valore per la nostra comunità e si sono date un gran da fare per sostenere i fiorentini più fragili. La solidarietà è nel nostro dna e le Reti dei Quartieri ne sono un ottimo esempio. Un grazie di cuore anche ad Acea per aver partecipato al progetto ‘Re-star’ dimostrando di essere sensibile ai bisogni dei fiorentini”.

Rispetto ai mesi del lockdown della scorsa primavera coloro che vogliono richiedere i pacchi dovranno telefonare alla sede delle cinque Reti di solidarietà dei Quartieri e fissare un appuntamento con i volontari, che si occuperanno di gestire la distribuzione in collaborazione con le associazioni di volontariato cittadine coinvolte nel progetto ‘Re-start’.

“Abbiamo riattivato l’associazionismo di territorio – hanno detto i presidenti dei cinque Quartieri -, che nei fatti non si era mai fermato e promosso il coordinamento delle reti di solidarietà con l’intento di raggiungere sul territorio le famiglie che vivono questa fase con grande difficoltà. Un grande grazie va ai volontari e alle loro associazioni che con grande passione sviluppano quotidianamente un grande lavoro di solidarietà dimostrando il valore fortissimo della sussidiarietà, con lo sforzo di non lasciare solo nessuno”.

Povertà in Toscana: 16 mila persone in più, il 55% under 35

Intervista di Chiara Brilli a Nicola Sciclone vicedirettore Irpet e l’assessora Spinelli

In Toscana “i numeri della povertà crescono nell’anno della pandemia, ma in maniera contenuta (+0,2%), grazie alle politiche messe in atto a livello nazionale e regionale. E questo ci dà preziosi indicazioni anche per il 2021 quando gli effetti della congiuntura economica si faranno sentire ancora di più”. Così l’assessora regionale alle politiche sociali Serena Spinelli sintetizza i contenuti del quarto rapporto sulle povertà in Toscana curato dall’Osservatorio regionale toscano in collaborazione con Anci Toscana e dal ”Dossier sulle povertà nelle diocesi toscane – anno 2020” di Caritas Toscana. Entrambi questi strumenti sono stati presentati oggi a Firenze nel corso di un evento online organizzato dall’Osservatorio regionale toscano e da Anci Toscana.

”Se confrontiamo i numeri assoluti del 2019 con quelli del 2020 – ha proseguito l’assessora Spinelli – notiamo che l’emergenza Covid produce in Toscana un aumento delle persone sotto la soglia della povertà di circa 16.000 unità: si passa infatti da 105.000 del 2019 a 121.000. Un dramma, certamente, ma contenuto e arginato fino a questo momento dall’insieme degli ammortizzatori sociali, dei contributi, dei ristori, dal rilancio delle assunzioni in comparti fondamentali del pubblico impiego, dal blocco dei licenziamenti. Politiche che hanno concretamente frenato l’aumento della povertà. A questo, in ambito regionale si sono aggiunte importanti misure di intervento già promosse e altre previste per corrispondere agli effetti sociali dell’emergenza sanitaria e per sostenere la rete dei servizi territoriali e il Terzo Settore”.

I rischi maggiori, secondo Serena Spinelli, sono nell’anno in corso, quando si concentreranno gli effetti della congiuntura economica: ”Nel 2021 le stime presentate oggi parlano di 58.000 persone che pur non trovandosi nella condizione della povertà, in assenza delle misure sopra richiamate, vedrebbero aumentare la probabilità di un peggioramento delle proprie condizioni di vita al punto da cadere sotto la soglia di povertà. La pandemia aumenta in maniera consistente il rischio povertà per fasce della popolazione finora non esposte a tale rischio e impone a tutte le istituzioni coinvolte di interrogarsi sull’adeguatezza delle risorse e degli strumenti a disposizione per rispondere al bisogno crescente”. Il rapporto annuale nell’anno della pandemia La presentazione del Rapporto sulle povertà in Toscana e del Dossier Caritas è un momento di riflessione sulle dinamiche relative al complesso fenomeno delle povertà in Toscana. Consente di monitorare nel tempo la sua evoluzione. nel tempo la sua evoluzione. In quest’anno incomparabile con tutti gli altri per la pandemia, gli estensori del rapporto, invece di analizzare l’anno precedente (che sarebbe stato il 2019) hanno deciso di offrire un’immagine attuale e in divenire degli effetti sociali dell’emergenza sanitaria sulle fasce più deboli della popolazione per offrire uno strumento da poter utilizzare nell’immediato.

I numeri della povertà La povertà assoluta è misurata confrontando il reddito familiare con le soglie di povertà assoluta, stimate dall’Istat per area geografica, tipologia di Comune e caratteristiche familiari (numerosità ed età dei componenti). Su queste basi 121.000 persone in Toscana vivono sotto la soglia di povertà pari al 5,4% della popolazione. Erano 106.000 (5,2%) nel 2019. L’arrivo della pandemia ha però rischiato di far salire esponenzialmente il numero: nella prima fase del lockdown la percentuale di poveri è salita addirittura al 9% arrivando a interessare 227.000 individui, per poi tornare a scendere grazie agli strumenti messi in atto fino al 5,4% finale.

Chi sono i ‘poveri’ in Toscana Al di sotto della soglia di povertà troviamo soprattutto persone giovani (ben il 55% dei poveri hanno meno di 35 anni), la situazione di indigenza tocca in misura maggiore le famiglie di immigrati (17,2% dei casi) e quelle numerose (il 15% di quelle con almeno 5 componenti). A livello territoriale le maggiori criticità si riscontrano nelle aree urbane, nella costa e nel sud della Regione. La pandemia e il lavoro Nel 2020 ogni toscano ha mediamente prodotto 3.400 euro di reddito in meno; un dato che corrisponde, secondo i ricercatori, a una caduta del Pil di 11 punti. Questa situazione non ha avuto effetti diretti sull’occupazione grazie alla cassa integrazione a al blocco dei licenziamenti. Secondo i rilievi statistici illustrati stamani, nel 2020 ogni toscano Secondo i rilievi statistici illustrati stamani, nel 2020 ogni toscano ha perso mediamente come reddito disponibile, in termini di potere d’acquisto, 730 euro ed ogni famiglia 1.600 euro. I redditi da lavoro autonomo sono scesi (-10%) più di quelli da lavoro dipendente (-5%), i giovani hanno avuto cali più consistenti (-6%) degli over 50 (-4%). L’emergenza Covid, hanno evidenziato i ricercatori, ha però toccato molto più duramente le fasce più deboli della popolazione: il lockdown ha avuto un effetto amplificatore della diseguaglianza ampliando la forbice tra ricchi e poveri.

 

 

 

 

Capodanno di solidarietà: da cuochi e ristoratori Firenze pasti per la Caritas

Seimila piatti di pasta cucinati per l’ultimo giorno dell’anno: un regalo dei cuochi e dei ristoratori di Firenze per la Caritas, parte di un’iniziativa che si è tenuta in altre 11 città italiane

Sono 6mila i piatti di pasta cucinati dagli chef a Firenze per il pranzo dell’ultimo giorno dell’anno, un regalo che hanno ricevuto oggi gli ospiti della mensa della Caritas diocesana di via Baracca.

A compiere il gesto solidale sono stati i cuochi e i ristoratori toscani nell’ambito dell’iniziativa ‘Chiusi i locali ma non i nostri cuori’ lanciata a livello nazionale da Fipe Confcommercio e Federazione italiana cuochi con il dipartimento solidarietà emergenze Fic.

Nel capoluogo toscano la consegna dei 500 chili di pasta necessari a preparare il pranzo, poi elaborato dagli chef fiorentini guidati da Massimiliano Catizzone, è avvenuta alla presenza del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, degli assessori del Comune di Firenze al Welfare Sara Funaro e alle Attività produttive Federico Gianassi, oltre che dei presidenti di Fipe Confcommercio Toscana Aldo Cursano e del Dipartimento solidarietà emergenze della Fic Toscana Gian Carlo Gliceri e del direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni. A riceverli, il presidente della Fondazione Solidarietà Caritas Firenze Vincenzo Lucchetti.

“Guanti, mascherine e fornelli accesi, questo Capodanno per gli ospiti della mensa Caritas diocesana di Firenze sarà speciale grazie alla solidarietà di tanti cuochi che nonostante le difficoltà che stiamo vivendo si sono messi a disposizione per condividere il loro tempo e aiutare i più bisognosi – ha dichiarato Giani -. E’ un buon auspicio per cominciare con il giusto passo il 2021”. Funaro e Gianassi hanno sottolineato che “non poteva esserci iniziativa più bella per chiudere un anno difficile come questo”, Cursano ha osservato che “mettere le persone a tavola per noi è un atto d’amore”. “Il 2020 – ha concluso Catizzone – è stato un anno terribile che ci ha tutti impoveriti economicamente ed umanamente. La nostra categoria è stata fortemente vessata, ma questo non ferma la nostra voglia di dare”.

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