Prato: due sorelle arrestate per maltrattamenti alla madre

Le due sorelle, 54 e 41 anni, sono state fermate dai carabinieri a Montemurlo (Prato) in esecuzione di un provvedimento del tribunale di Prato. Per entrambe le donne disposti i domiciliari in una casa diversa da quella dove vive la madre

Avrebbero trascinato l’anziana madre per i capelli, percuotendola poi al volto con pugni” provocandole “un’emorragia congiuntivale ad un occhio. Lesioni per le quali” l’anziana, medicata in ospedale, è stata giudicata guaribile in sette giorni. Questo solo l’ultimo episodio di maltrattamenti  ai danni dell’anziana madre, ottantenne che ha portato all’arresto di due sorelle, 54 e 41 anni, fermate dai carabinieri a Montemurlo (Prato) in esecuzione di un provvedimento del tribunale di Prato.

Per entrambe le donne disposti i domiciliari in una casa diversa da quella dove vive la madre.

Quanto accaduto domenica scorsa, spiegano  i carabinieri, non sarebbe stato il primo episodio di maltrattamento subito dall’ottantenne, tanto che lo scorso febbraio c’era stato un primo provvedimento cautelare per le figlie da parte del Tribunale di Prato: era stato loro imposto il divieto di avvicinamento alla madre, poi “revocato solo per consentire visite estemporanee, ma ancora efficace nella parte che ne vietava la coabitazione. A

motivare il nuovo provvedimento di arresto, oltre alla gravità dell’ultimo evento, è intervenuta anche l’inottemperanza della precedente misura di divieto di coabitazione, risultato essere stato disatteso in quanto dagli accertamenti dei militari le due figlie si erano sistemate nuovamente a casa della madre”. Proprio per evitare il ripetersi dei maltrattamenti il giudice del tribunale di Prato  ha emesso un ulteriore provvedimento, disponendo gli arresti domiciliari.

Greve: esplosione in casa disposte autopsie su cadaveri

Sequestrata porzione abitazione di Greve in Chianti rimasta in piedi

La procura di Firenze ha disposto l’autopsia sui cadaveri delle tre persone, due uomini e una donna, morte ieri nell’esplosione di una villetta a Borgo di Dudda, nel comune di Greve in Chianti, provocata probabilmente da una fuga di gpl.

Sull’episodio la procura ha aperto un’inchiesta, secondo quanto appreso al momento senza indagati. Il pm di turno ha anche disposto il sequestro della piccola porzione di abitazione rimasta in piedi, mentre sono state rimosse le macerie in modo da liberare l’accesso alla strada, dove sono presenti altre abitazioni.

In base ai primi accertamenti, al momento una delle ipotesi al vaglio è che la fuga di gas si sia generata nell’abitazione al piano terra dell’edificio, dove era installato un impianto a gpl. Non esclusa tuttavia l’eventualità che l’esplosione sia partita da una bombola di gpl che potrebbe essere stata presente dall’abitazione al primo piano, di recente acquistata da due delle vittime, Fabio Gandi e Giuseppina Napolitano, entrambi di 59 anni.

I tre, secondo quanto si è appreso dai carabinieri che conducono le indagini, erano arrivati di buon mattino a Dudda per sistemare delle tende nell’appartamento. La donna, nonostante la separazione, aveva mantenuto buoni rapporti con l’ex marito e così si spiegherebbe la sua presenza sul posto, dove era giunto anche lui per dare una mano durante gli ultimi ritocchi interni nell’abitazione. Per motivi ancora da accertare si è poi verificata l’esplosione. Sembra che alcuni vicini avessero segnalato un forte odore di gas provenire dall’immobile. E’ possibile che l’esplosione sia stata provocata dall’accensione di una luce della casa. Giuseppina Napolitano e Fabio Gandi avevano acquistato da poco l’appartamento, che era stato anche ristrutturato, visto che la coppia voleva tornarci ad abitare dopo che lui era andato in pensione. La donna sarebbe andata in pensione tra poco tempo. Avevano già preso la residenza nel comune di Greve.

E’ stato individuato in tarda serata di ieri il cadavere della donna dispersa nel crollo della casa, in seguito a un’esplosione, a Borgo di Dudda, nel Chianti fiorentino. I vigili del fuoco hanno recuperato dopo una giornata di ricerche il corpo di Giuseppina Napolitano, 59 anni. Nell’esplosione della casa hanno perso la vita anche il compagno della donna, Fabio Gandi di 59 anni, e l’ex marito di lei Giancarlo Bernardini, 64enne.

Massa Carrara: Morto vicino binari, ‘stava inseguendo presunto ladro’

A Massa Carrara, per carabinieri l’imprenditore è rimasto vittima di una caduta mortale dopo essersi aggrappato a treno per inseguire un ladro

Prende consistenza tra gli inquirenti l’ipotesi che l’imprenditore 32enne di Montignoso (Massa Carrara), Claudio Vita, trovato morto ieri mattina vicino ai binari tra le stazioni ferroviarie di Massa centro e Forte dei Marmi (Lucca) sia rimasto vittima di un incidente mentre cercava di fermare quello che credeva essere l’autore del furto del suo portafogli.

Un caso per il quale, si apprende oggi, la procura di Massa ha aperto inizialmente un fascicolo per omicidio: il 32enne è stato trovato con un profonda ferita alla testa. In base alla ricostruzione fatta dai carabinieri di Massa Carrara a cui sono affidate le indagini, Vita, titolare di un noto locale di Cinquale, avrebbe rincorso due persone fino alla stazione di Massa centro credendo che gli avessero rubato 5.000 euro, si sarebbe arrampicato su un treno merci come la persona che riteneva essere uno dei presunti ladri, e sarebbe poi rimasto vittima di una caduta mortale. In particolare, in base alle testimonianze raccolte dai militari, domenica sera il 32enne si trovava nel suo locale assieme ad alcune persone.

Alla chiusura, rimasto con qualche amico, si sarebbe accorto che gli mancava il portafogli e una somma di 5.000 euro. Il gruppo si sarebbe messo sulle tracce di due conoscenti andati via dal locale prima di loro. Arrivati alla stazione di Massa, secondo le testimonianze degli amici di Vita raccolte dai carabinieri, una delle due persone che stavano cercando, un giovane residente a Prato, sarebbe fuggito verso i binari e poi sarebbe salito su un treno merci che stava transitando a passo d’uomo. Il pratese sarebbe salito a metà convoglio mentre Claudio Vita, che aveva l’uso di un solo braccio a causa di un incidente stradale di anni fa e girava per questo sempre con un tutore, si sarebbe aggrappato all’ultimo convoglio del treno. Non ci sarebbero dopo questo momento altre testimonianze da parte delle persone che erano col 32enne. La salma è stata poi ritrovata alcuni chilometri dopo la stazione, vicino ai binari. Secondo i carabinieri il 32enne sarebbe caduto: “Non può esserci stata colluttazione tra i due sul treno – è stato spiegato dai militari – perché Vita si è aggrappato all’ultimo vagone merci, e tra lui e la persona che inseguiva abbiamo contato 15 vagoni”. Al momento non risultano persone iscritte nel registro degli indagati. I carabinieri di Prato hanno anche ascoltato il giovane pratese: da quanto spiegato ha negato ogni accusa.

Chiede aiuto via mail, Carabinieri liberano giovane segregata famiglia

E’ riuscita a chiedere aiuto inviando una mail ai carabinieri che hanno liberato la giovane segregata in casa

La giovane, come spiega dall’Arma in una nota, sarebbe stata tenuta segregata in casa dalla famiglia per impedirle di frequentare il fidanzato a causa della diversa fede religiosa. Tutto è accaduto lo scorso fine settimana in provincia di Arezzo. Alla giovane, di origine straniera come il fidanzato, vent’anni circa, era stato tolto il cellulare e poteva uscire di rado e ‘scortata’. Per inviare la mail avrebbe approfittato dell’uso del pc consentitole per la dad.

Nella mail ai carabinieri, la giovane, da alcuni anni residente nell’Aretino con la famiglia e ora ospite in un centro, si era presentata come “una ragazza pakistana, reclusa in casa dai propri familiari per impedirle di frequentare il proprio fidanzato”, di origine indiana. Avrebbe anche scritto, riferiscono i militari, che se non avesse chiuso la relazione “i suoi parenti erano pronti a riportarla con la forza” in Pakistan o a “usare la violenza nei confronti suoi e del fidanzato, sino addirittura a minacciarli di morte”. A voce la giovane avrebbe poi motivato l’opposizione dei suoi parenti per la diversa fede: lei musulmana, lui indù. I carabinieri si sono così presentati a casa della ragazza e “adducendo un motivo pretestuoso per non far insorgere sospetti nei familiari” l’hanno portata in caserma. Confermato che era lei l’autrice della mail, la giovane avrebbe poi spiegato che “da poco meno di un anno frequentava un ragazzo indiano, poco più grande di lei. Tutto era andato bene fino al momento in cui” la sua famiglia aveva saputo della relazione “disapprovandola nel modo più assoluto a causa della diversa fede religiosa”. Così avrebbero “segregato la giovane in casa, privandola del telefono cellulare e dei documenti d’identità, consentendole di uscire solo laddove assolutamente necessario, e solo accompagnata dai fratelli, al fine di accertarsi che non incontrasse più il fidanzato”. Di fronte poi alla volontà della giovane di proseguire la relazione i familiari sarebbero arrivati “a minacciare esplicitamente di uccidere sia lei che il fidanzato”. Per questo la ragazza avrebbe deciso di rivolgersi ai carabinieri: così, approfittando dei momenti in cui la famiglia le lasciava utilizzare il computer per la dad, avrebbe creato una casella di posta elettronica e inviato la mail ai militari. Quest’ultimi stanno svolgendo ulteriori indagini “per approfondire i contorni della vicenda, e definire con esattezza le responsabilità dei singoli familiari”.

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