Incendio di vaste proporzioni a Campagnatico (Gr), mezzi aerei in azione

Per l’estensione dell’incendio  (circa 30 ettari) e la presenza di alcune abitazioni sparse che potrebbero essere interessate dai vari fronti del fuoco, stanno operando sul posto tre elicotteri della flotta regionale e uno dei vigili del fuoco. In arrivo anche un Canadair della flotta nazionale.

Un vasto incendio di terreni incolti e bosco interessa la località di Torrente Trasubbie nel comune di Campagnatico (Gr). Sul luogo stanno intervenendo squadre di volontariato dell’Antincendio boschivo regionale, operai forestali e il direttore operazioni dell’Unione di Comuni delle Colline Metallifere.

Per l’estensione della superficie (circa 30 ettari) e la presenza di alcune abitazioni sparse che potrebbero essere interessate dai vari fronti del fuoco, stanno operando sul posto tre elicotteri della flotta regionale e uno dei vigili del fuoco. In arrivo anche un Canadair della flotta nazionale.

Sotto controllo l’incendio di Campo nell’Elba, grazie al rapido intervento di squadre e elicotteri. Le operazioni di bonifica e controllo proseguiranno per molte ore.

Si ricorda che dal 1 luglio è in vigore il divieto assoluto di accensione abbruciamenti e si raccomanda la massima attenzione nelle operazioni agricole e nell’uso all’aria aperta di strumenti da lavoro che possono generare scintille.

Un altro incendio boschivo  è scoppiato intorno alle 13 sta interessando il Comune di Campo nell’Elba, in località Sant’Ilario.

Per ora non ci sono dettagli circa l’entità, ma sono al lavoro tre elicotteri regionali a supporto di squadre a terra  dell’Organizzazione regionale AIB.

Si ricorda che dal 1 luglio è in vigore il divieto assoluto di accensione abbruciamenti e si raccomanda la massima attenzione nelle operazioni agricole e nell’uso all’aria aperta di strumenti da lavoro che possono generare scintille

 

Gessi Rossi: no conferenza servizi a gessi rossi in cava Maremma

Confermato diniego per sito Pietratonda per lo smaltimento dei gessi rossi che si ottengono unendo i fanghi rossi scarto di produzione del biossido di titanio

La ex cava di caolino a Pietratonda, nel comune di Campagnatico (Grosseto) “non è idonea ad accogliere i gessi rossi”, rifiuto speciale frutto della lavorazione del biossido di titanio nello stabilimento di Scarlino della Venator. E’ quanto emerso dalla conferenza dei servizi tenuta oggi che ha confermato il preavviso di diniego allo stoccaggio e non ha accolto le integrazioni proposte dall’azienda. A darne notizia il sindaco di Campagnatico Luca Grisanti.

“L’ho ripetuto sempre in questo periodo che la decisione spettava ai tecnici – afferma il sindaco in una nota -. L’ho fatto affinché si potesse decidere con serenità, anche per rispetto dei lavoratori dell’azienda che, sicuramente in questo momento stanno vivendo giorni di preoccupazione”.

Per Grisanti, “i tecnici si sono espressi ed avevano le competenze per farlo. La Venator è una grande azienda del territorio e, anche in qualità di vicepresidente della Provincia, sono preoccupato di garantirle un futuro adeguato. Il problema dei gessi rossi rimane, così come la questione della cava di Montioni che è ormai vicina all’esaurimento. Adesso c’è bisogno che tutte le parti si mettano ad un tavolo e trovino le soluzioni adeguate, anche alla luce del rapporto della commissione parlamentare sulle ecomafie”. “Questa vicenda – conclude – ha fatto scoprire a molti un luogo da un valore ambientale elevato, che fino ad oggi era noto a pochi. Noi vogliamo valorizzarlo perché la natura, così come l’agricoltura di qualità, la salubrità dell’ambiente che ci circonda sono il nostro biglietto da visita che intendiamo tutelare e valorizzare ulteriormente”.

 

Nucleare: “Folle mandarci scorie qui”, sindaci dei due possibili siti toscani

Sono 2 in Toscana i luoghi potenzialmente idonei per il deposito nazionale delle scorie nucleari: Pienza-Trequanda in provincia di Siena e Campagnatico in provincia di Grosseto.

È quanto emerge dalla Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) pubblicata sul sito della Sogin. Per la costruzione del deposito nucleare nazionale si stima un investimento complessivo di circa 900 milioni di euro per 4 anni di cantiere. Le centrali nucleari in Italia sono state chiuse a seguito del referendum del 1987 e dopo decenni di rinvii si arriva a una decisione per le scorie nucleari.

La Carta non indica il punto esatto in cui costruire il deposito nazionale delle scorie nucleari, ma delinea i 67 luoghi in cui sono state rilevate le migliori condizioni tecniche per costruirlo, tra cui due luoghi in Toscana: Pienza-Trequanda in provincia di Siena e Campagnatico in provincia di Grosseto.

Immediate le reazioni dei sindaci toscani che hanno opposto un netto rifiuto. “Non sapevo niente ma è una follia”. Così Luca Grisanti, sindaco di Campagnatico (Grosseto), commenta l’individuazione nel suo comune maremmano di un sito ritenuto potenzialmente idoneo per il deposito nazionale delle scorie nucleari secondo quanto reso noto da Sogin. “La prima cosa che farò – aggiunge – sarà scrivere al ministro dell’Ambiente Costa per invitarlo nel mio territorio. Magari capirà meglio dove siamo. Ma il mio ‘no’ è inequivocabile. Il territorio di Campagnatico si regge sulle bellezze artistiche, culturali e agricole. Con le scorie nucleari sarebbe la fine”. “Chiederò aiuto a tutti, dalla Provincia alla Regione Toscana e siamo anche pronti a fare le barricate, così come a Pietratonda, altro nostro luogo individuato per lo stoccaggio di rifiuti come i gessi rossi”. Due sarebbero le zone individuate: quella della piana alluvionale del fiume Ombrone fino a Marrucheti, e le colline che dal paese di Campagnatico portano verso Cinigiano. “Ripeto, si tratta di una pazzia – chiude Grisanti – non si capiscono nemmeno i criteri e le motivazioni di questa scelta per la quale siamo nettamente contrari. Sarebbe curioso che il Governo nazionale che dice sempre ‘no’, non ascoltasse il ‘no’ del nostro territorio incontaminato”.

“Proposta irricevibile e non negoziabile”, “ci adopereremo in tutte le sedi opportune che il confronto democratico consente attraverso il coinvolgimento dei cittadini e delle nostre imprese, per dire no ad una proposta che ci vede nettamente contrari”. Così i sindaci della Val d’Orcia e della Val di Chiana si dicono contrari alla proposta di un sito tra Pienza e Trequanda (Siena) per lo stoccaggio di scorie nucleari. “Proposta irricevibile, aggiungono, “in un territorio come il nostro patrimonio mondiale dell’umanità Unesco e ad alta vocazione turistica”.

Il sindaco Roberto Machetti, “è una proposta irricevibile e non negoziabile. Trequanda lavora da anni sui temi della sostenibilità ambientale, sulla valorizzazione dei prodotti tipici e del turismo rurale. Siamo il primo Comune toscano iscritto nel registro nazionale dei paesaggi rurali storici, in un territorio pieno di attrattive e che valorizza il proprio patrimonio storico, ambientale e culturale, anche attraverso riconoscimenti internazionali. L’inserimento di Trequanda tra i possibili siti della Carta, quindi, è in controtendenza con le scelte operate dalle nostre amministrazioni e dai sentimenti delle nostra comunità”. Anche Trequanda, come gli altri comuni dell’area che insieme hanno firmato un primo documento per respingere l’ipotesi del piano scorie, annuncia battaglia “in tutte le sedi opportune per dire no a una proposta che ci vede nettamente contrari”.

Anche le associazioni ambientaliste bocciano la strategia italiana. Greenpeace in un comunicato sostiene di “non condividere la strategia scelta dall’Italia, basata sull’unica ipotesi di dotarsi di un solo Deposito Nazionale” delle scorie nucleari. Secondo Greenpeace “sarebbe stato più logico verificare più scenari e varianti di realizzazione del Programma, utilizzando i siti esistenti o parte di essi, e applicare a queste opzioni una procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), in modo da evidenziare i pro e i contro delle diverse soluzioni”.

Legambiente indica la necessità di un dare vita ad un percorso partecipato per evitare l’esperienza di Scanzano Jonico nel 2003, indicata dal governo Berlusconi senza indagini puntuali. Una proposta ritirata grazie alla mobilitazione popolare. “Ora è necessario che si attivi un vero percorso partecipato, che è mancato finora, per individuare l’area in cui realizzare un unico deposito nazionale, che ospiti esclusivamente le nostre scorie di bassa e media intensità, che continuiamo a produrre, mentre i rifiuti ad alta attività, lascito delle nostre centrali ormai spente grazie al referendum che vincemmo nel 1987, devono essere collocate in un deposito europeo, deciso a livello dell’Unione, su cui è urgente trovare un accordo”. È questo il commento di Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, sulla Carta nazionale delle Aree Idonee a ospitare il Deposito Nazionale delle scorie nucleari (CNAPI), pubblicata oggi.

Sono sette le regioni in cui sono state individuate le aree potenzialmente idonee alla costruzione del deposito nucleare nazionale. Sono Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia. Nella Tavola generale allegata alla Cnapi (Carta nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee alla localizzazione del Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi) sono indicati anche i Comuni interessati nelle sette regioni.

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