Violenza di genere, martedì l’assegnazione del premio “Carta di Viareggio”

Si terrà martedì 25 febbraio la premiazione del concorso “Carta di Viareggio” promosso dalla Regione Toscana e rivolto ai licei artistici e agli istituti tecnici e professionali con indirizzo grafico o di design al fine di valorizzare, attraverso la produzione di elaborati grafici originali, i valori etici, pedagogici e sociali utili al contrasto della violenza di genere.

L’appuntamento è alle ore 11 presso l’Hotel Palace di Viareggio con gli studenti degli Istituti Superiori d’Istruzione Sandro Pertini di Lucca, Artemisia Gentileschi di Massa, don Lazzeri-Stagi di Pietrasanta e Luciano Bianciardi di Grosseto. I tre migliori elaborati saranno premiati rispettivamente con 7.000, 5.000 e 3.000 euro, risorse stanziate dalla Regione a favore degli istituti vincitori.

Alla premiazione sarà presente l’assessora all’istruzione, formazione e lavoro Cristina Grieco, la consigliera di parità Maria Grazia Maestrelli e i rappresentanti dell’Ufficio scolastico per la Toscana e dell’Agenzia per le attività di informazione degli organi di governo della Regione.

Il concorso è incluso tra le buone pratiche di alleanza formativa tra la scuola e il contesto sociale produttivo ed economico del territorio e si inserisce nei percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (PCTO) degli istituti partecipanti. L’obiettivo dell’iniziativa è anche quello di destinare gli elaborati dei vincitori – nella forma di supporti didattici – agli alunni delle scuole primarie al fine di sensibilizzarli al tema della violenza di genere e al contrasto degli stereotipi.

S. Caterina di Gentileschi, forse ‘mash-up’ autoritratto pittrice e figlia Medici

La S.Caterina d’Alessandria di Artemisia Gentileschi come risultato dell’unione tra l’autoritratto della pittrice e il ritratto di Caterina, figlia del granduca Ferdinando de’ Medici, realizzato durante la permanenza alla corte dei signori toscani.

È l’ipotesi emersa dalle analisi svolte dall’Opificio delle pietre dure di Firenze sulla tela della pittrice custodita agli Uffizi di Firenze: lo studio ha mostrato che sotto la superficie dell’opera esiste una versione preesistente della Santa Caterina, senza corona e con un turbante, ed il volto più rivolto verso l’osservatore, anziché di tre quarti e con lo sguardo rivolto verso l’alto, in contemplazione, come appare nel dipinto finito.
Dall’analisi i restauratori hanno notato come la versione precedente della martire ritratta con il turbante sia praticamente identica all’opera della Gentileschi acquistata alcuni mesi fa dalla National Gallery di Londra.

È stato quindi ipotizzato che entrambe le tele, quella degli Uffizi e quella del museo inglese, derivino dallo stesso disegno.

“Quest’anno potremo celebrare la Festa della Donna – commenta il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt – con queste importanti rivelazioni, che cambiano ciò che sappiamo riguardo ad Artemisia, una delle pittrici più importanti di tutta la storia dell’arte. La maestria degli specialisti dell’Opificio ha permesso di scoprire i segreti della nostra bellissima Santa Caterina: e ora, grazie al loro lavoro, siamo felici di poter affermare che oltre ai cinque capolavori dell’artista di proprietà delle Gallerie, gli Uffizi ne conservano un altro aggiuntivo, fino ad oggi nascosto sotto la pittura visibile della Martire d’Alessandria”.

Artemisia e la sua forza con Pamela Villoresi al Puccini

La figura e la forza di Artemisia Gentileschi in scena a Firenze nell’ambito del festival dei Diritti ed alla vigilia della Giornata contro la violenza sulle donne.  La forza del dolore è lo spettacolo promosso da Comune di Firenze e Menarini Group che vedrà sul palco del Teatro Puccini, Pamela Villoresi nelle figura della storica pittrice seicentesca simbolo  della denuncia dei soprusi e dell’autodeterminazione femminile. Giovedì 22 novembre alle 21 ad ingresso libero. Oggi la presentazione in Palazzo Vecchio.

L’assessora del Comune di Firenze, Sara Funaro e Maria Federica Giuliani, presidente della commissione Pari Opportunità ai microfoni di Chiara Brilli.

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Foto della conferenza stampa di presentazione in Palazzo Vecchio

Lo spettacolo consiste in una rievocazione drammaturgica della figura di Artemisia Gentileschi – pittrice del ‘600 – che subì uno stupro per il quale fu celebrato un processo conclusosi con la condanna dell’autore, il pittore Agostino Tassi, amico e collega del padre di Artemisia, Orazio Gentileschi. Il testo, montato da Gaetano Pacchi attingendo dagli atti della causa e da brani di alcune versioni romanzesche della sua vita, vede al centro Artemisia, la quale si confronta con tre figure, che ebbero un ruolo importante sia nella vicenda processuale, sia nella sua esistenza, in generale: con il padre Orazio che, in quella circostanza, tenne un comportamento ambiguo, con Tuzia, donna sulla cui parte nella storia sussistono molti dubbi (ci si è, infatti, chiesti se, abitando nello stesso palazzo in cui dimoravano Orazio e Artemisia, essa sia stata complice di Agostino, avendo favorito – secondo la versione fornita dall’imputato – gli incontri di quest’ultimo con la ragazza, oppure – come la stessa Tuzia dichiarò al Tribunale – “vittima” del violentatore, che ne avrebbe carpito la buona fede per introdursi in casa della ragazza o, infine, “succube” della imperiosa volontà di Artemisia che le avrebbe dichiarato il suo amore per Agostino) e con Agostino Tassi, il suo “carnefice”, il quale si difese, negando di aver compiuto alcuna violenza.

Durante questa lettura “a quattro voci” immagini di cui Artemisia non è l’autrice, ma, comunque, la protagonista, si susseguono in dissolvenza a dipinti in cui Artemisia ha trasfuso il vissuto della violenza subìta. All’inizio, Artemisia – oramai in età matura – si trova, avvolta dalla penombra, nel “Casino delle Muse” di Palazzo Pallavicini a Roma, le cui volte sono decorate con l’affresco “Concerto musicale con Apollo e le Muse”, creato da Orazio Gentileschi e Agostino Tassi. In tale opera – essendovi Artemisia ritratta per mano del padre – sono idealmente riuniti i tre protagonisti di questa vicenda e costituisce il contesto in cui maturò lo stupro. Infatti, Agostino Tassi, condividendo con Orazio il compito di eseguire tale dipinto, ebbe la possibilità di venire a più stretto contatto con Artemisia e, dunque, di consumare l’abuso. Poi, le quattro figure vanno ad incastonarsi in uno sfondo composto di immagini che, di volta in volta, pongono in risalto le espressioni dei personaggi rappresentati: da “Susanna e i vecchioni” si passa in sequenza a particolari tratti dai quadri, realizzati in anni diversi, nei quali domina il personaggio di Giuditta e quello della sua ancella nell’atto di tagliare la testa di Oloforne. Invero, da più parti, è stato ritenuto che in queste ultime tele Artemisia abbia inteso rappresentare in modo catartico la vendetta e la punizione inflitta dalla donna sull’uomo che le ha inferto la violenza.

A fianco di Pamela Villoresi, nei panni di Artemisia Gentileschi, Gaetano Pacchi indossa la “scomoda” veste di Agostino Tassi. Completano il cast Grazia Doni e Alessandro Cambi, che ricoprono i ruoli, rispettivamente, di Tuzia e di Orazio Gentileschi. La direzione artistica è di Gaetano Pacchi, che ha curato altresì la selezione e il montaggio delle immagini.

Valeria Speroni Cardi, responsabile comunicazione Menarini Group

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Il coraggio di Artemisia, monografia dedicata alla pittrice del Rinascimento

 

Per la prima volta in 61 anni, la collana d’arte del Gruppo Menarini rende omaggio a una donna: Artemisia Gentileschi. Ha sfidato i pregiudizi, ha trasformato il suo dolore in riscatto, ha rivendicato il suo diritto di essere una donna libera. La protagonista del volume d’arte è nata più di 400 anni fa, ma per la sua attualità sarebbe considerata, anche oggi, una fonte d’ispirazione.

La presentazione è avvenuta sabato scorso nella Sala Bianca di Palazzo Pitti, alla presenza del direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze, Eike Schmidt, e dell’autore, Alessandro Grassi. Il volume d’arte, curato da Menarini in collaborazione con Pacini Editore, ripercorre la vita e le opere della Gentileschi.

Nata a Roma nel 1593, Artemisia riuscì ad affermarsi in un ambiente prevalentemente maschile, conquistando, con la sua grinta e la sua raffinatezza, le corti italiane ed europee. Donna forte e risoluta, con il supporto del padre Orazio, ebbe il coraggio di denunciare la violenza sessuale subita da adolescente da parte del suo maestro, Agostino Tassi, aprendo il primo processo per stupro di cui si abbia piena testimonianza in Italia.

“Dopo il precocissimo studio di Longhi sui Gentileschi “padre e figlia”, del 1916, è  solo a partire dal secondo dopoguerra che è rinata la fortuna di Artemisia Gentileschi nella letteratura artistica, con una vera e propria impennata negli ultimi decenni – ha detto Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze – Romanzi biografici (il primo del 1947, di Anna Banti, che la riportò alla ribalta, e da ricordare poi quello documentatissimo di Alexandra Lapierre, del 1999), numerose monografie, articoli, mostre, hanno visto un progressivo viraggio dell’attenzione sulla sua figura di valente pittrice, rispetto alla vicenda personale e umana. L’uso spregiudicato ed elegante del linguaggio caravaggesco, la crudezza strepitosa della scena, fanno della Giuditta che decapita Oloferne di Artemisia, ad esempio, il secondo quadro degli Uffizi più cliccato su Instagram dopo la Medusa di Caravaggio”.

“Il volume su Artemisia Gentileschi – ha dichiarato Alessandro Grassi, autore della monografia – vuole essere un avvio agile e stimolante per una rilettura dell’opera di questa grande pittrice del Seicento europeo. Piuttosto che un catalogo ragionato, rivolto ai soli specialisti, si tratta di un testo che invita il lettore a cogliere le mille sfaccettature e la vivacità culturale di Artemisia”.

 “Dedicare il volume d’arte ad Artemisia Gentileschi – ha detto Lucia Aleotti, presidente del Gruppo Menarini– non solo conferma la grande vocazione artistica dell’azienda, ma omaggia anche una donna vittima di violenza che ha avuto la forza e il coraggio di rinascere. Menarini sostiene da sempre iniziative a tutela delle persone più fragili e proprio quest’anno ha dato il suo supporto non condizionato per una serie di corsi di formazione per giornalisti su un tema delicato come quello della violenza di genere. Ci auguriamo che il coraggio di Artemisia sia d’ispirazione per tutte quelle vittime silenziose che ancora non hanno la forza di denunciare”.

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