Art City, terza e ultima puntata

Art City ha riempito Bologna di arte contemporanea.

Concludo la lunga carrellata sulle tante mostre di Art City 2020 parlando di due mostre e di due artiste.

Perchè, si, a questa edizione di Art City partecipano più artiste che artisti! E un pensiero riconoscente vada allora alle Guerrilla Girls, che dalla metà degli anni Ottanta lavorano instancabilmente per bilanciare i disequilibri – chiamiamoli così – del mondo dell’arte.

Dunque, due donne, due mostre.

La prima, Sissi, è artista bolognese. E’ nata nel 1977, cioè un anno fatidico per la città, dove c’erano Radio Alice, Bifo, gli indiani metropolitani… Vestimenti è il titolo della sua personale ospitata a Palazzo Bentivoglio.

Prima di raccontarla, segnalo che l’ingresso alla mostra è presidiato dal bel lavoro di un’altra artista di casa a Bologna, e cioè Monica Cuoghi. Si tratta di un’opera neon che continua il suo celebre Pea Brain, la “paperella” nata nel 1986 (cioè guarda caso negli stessi anni delle Guerrilla Girls). Nello stesso cortile campeggia anche una scultura di Sissi, come si vede nell’immagine qua sopra, che preannuncia quanto ci aspetta all’interno.

Vestimenti è una grande istallazione dedicata a venti anni del lavoro di Sissi. Che dall’Accademia di Bologna è uscita alla fine degli anni Novanta, subito famosa grazie alle sue interessanti e divertenti performances, video, e fotografie.

Anche lei ha sempre lavorato sul e con il suo corpo. E pensare gli abiti come sculture è stato al centro del suo lavoro. Vestimenti, uno dei main projects di Art City, è una grande istallazione che raccoglie bizzeffe di queste sue creazioni.

 

Sono tutte coloratissime, addirittura fantasmagoriche. A cominciare dalla incredibile “gonna” realizzata con camere d’aria che le impediva di salire su un treno nella famosa performance del 1999.

In mostra ci sono abiti, sculture, abiti-sculture, sculture-abiti. Dire che è tutto rutilante è dire poco.

 

Al contrario del lavoro della seconda artista della quale parlo qui. E cioè di Eulalia Valldosera.

Artista catalana, classe 1963, per Art City ha un’installazione mozzafiato. Nave Nodriza (o Nave ammiraglia) è ospitata nell’affascinantissimo oratorio di San Filippo Neri, in Via Manzoni.

Un lavoro mozzafiato, lo ripeto. Indimenticabile. Tanto che non voglio sciuparlo descrivendolo a parole. Bisogna proprio immergersi fisicamente nella sua atmosfera aprendo tutti i sensi. Perchè Eulalia Valldosera lavora come una figura archetipica di guaritrice e ci incanta con suoni, luci e un’atmosfera inscindibile dal luogo dell’istallazione. Che è potente. E magica.

Segnalo soltanto che purtroppo l’istallazione, a cura di Maura Pozzati per Art City, rimane vedibile solo fino a stasera 26 gennaio 2020. Fidatevi: merita da sola il viaggio a Bologna.

 

Margherita Abbozzo, (3, ultima puntata). Tutte le fotografie sono state fatte da me.

 

Info pratiche:

Sissi, Vestimenti, rimane aperta per Art City fino al 19 aprile 2020 ed è a Palazzo Bentivoglio, in Via del Borgo di San Pietro, 1, a Bologna. La mostra è a cura di Antonio Grulli.

Occhio agli orari! Da venerdì 31 gennaio a domenica 15 marzo la mostra si può visitare il venerdì dalle 17.00 alle 20.00; il sabato e la domenica, dalle 12.00 alle 19.00. Mentre dal 20 marzo al 19 aprile le visite sono possibili solo su appuntamento. Per informazioni e prenotazioni: Caterina Pascale | info@palazzobentivoglio.org | T. 370 1249962

 

 

Art City a Bologna: arte ovunque

 

Art City porta arte ovunque a Bologna.

Come abbiamo già visto, Art City riempie Bologna di arte. Con una miriade di mostre, eventi e iniziative speciali. Che per fortuna non si esauriscono in pochi giorni ma continuano fino a primavera inoltrata.

Il programma è coordinato dall’Area Arte Moderna e Contemporanea , Istituzione Bologna Musei, guidata da Lorenzo Balbi, che è il direttore artistico del MAMbo.

Il MAMbo (acronimo per Museo d’Arte Moderna di Bologna) è il bel museo che vale sempre e comunque la visita. E proprio al MAMbo si può vedere uno dei 22 “main projects”  del programma.

AGAINandAGAINandAGAINand raccoglie opere di sette artisti. Sono Ed Atkins, Luca Francesconi, Apostolos Gheorgiu, Ragnar Kjartansson, Susan Phillipsz, Cally Spooner, e Apichatpong Weerasethakul. Tutti lavorano sul tema del “loop”, cioè della ripetizione ad infinitum. Così tipica dei nostri tempi condizionati dai meme.

Tra i lavori più interessanti in mostra svettano la proiezione di Ed Atlinks, e Bonjour,  l’istallazione/performance di Ragnar Kjartansson. (Che tra l’altro fa anche impazzire di gioia i bambini).

Il tema della ripetitività, del “loop”, e della rappresentazione del tempo è al centro della ricerca teorica contemporanea. Non solo dell’arte ma anche di matematici, fisici e filosofi. AGAINandAGAINandAGAINand immerge i visitatori nel cuore della questione. Anzi, in sette cuori diversi, perchè ogni artista inquadra la questione in maniera originale.

La mostra, a cura di Lorenzo Balbi con l’assistenza curatoriale di Sabrina Samorì, rimane aperta al pubblico fino al 3 maggio 2020.  Tutte le info pratiche per la visita qui.

Un altro pezzo forte da non perdere di Art City è 3 Body Configurations Clude Cahun VALIE EXPORT Ottonella Mocellin

Questa mostra a cura di Fabiola Naldi e Maura Pozzati raccoglie in maniera davvero intelligente ed elegante i lavori di tre artiste che hanno lavorato in tre periodi storici differenti, e che pure sembrano vicine nella loro ricerca.

La prima è la grande Claude Cahun, nome d’arte di Lucy Schwob, che scelse di chiamarsi così perchè Claude è uno dei pochi nomi francesi non gender-specific, cioè in uso sia per femmine che per maschi.

Da poco riscoperta, Claude Cahun è stata di 100 avanti a tutt*. Artista, fotografa, costumista, scrittrice, attrice, lesbica, ebrea, partigiana, condannata a morte, salvata per il rotto della cuffia…come per il rotto della cuffia si sono salvati i suoi lavori, finiti in scatole da un rigattiere. E poi fortunosamente recuperati.

Sulla liquidità di genere, o sull’idea di una identità in continua trasformazione, Claude Cahun ha lavorato dai primi del Novecento. Questa mostra è la prima in Italia a raccogliere tante sue fotografie.

VALIE EXPORT è una delle più interessanti artiste degli anni Sessanta e Settanta. Vista anche di recente a Firenze e Prato, in mostra ha alcune delle sue fotografie più famose. Fanno parte della serie Korperkonfigurationem, realizzate tra il 1972 e il 1982, nelle quali usa il proprio corpo per interagire con l’architettura cittadina.

Ottonella Mocellin invece è artista contemporanea. Qui ha una serie di fotografie tratte dalla serie Corpi Orizzontali nel paesaggio. Sono grandi immagini a colori di corpi femminili caduti o comunque distesi a terra. Il corpo è sempre quello dell’artista, che lo usa per raccontare le dinamiche delle relazioni umane. In modo coinvolgente e insieme poetico, ideale continuazione della ricerca delle due artiste che l’hanno preceduta.

Margherita Abbozzo (2,continua). Tutte le fotografie sono state fatte da me visitando Art City durante la Art Week.

3 Body Configurations Clude Cahun VALIE EXPORT Ottonella Mocellin continua fino al 18 aprile 2020 presso la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. Info pratiche per la visita qui.

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