Chiassa, imbrattato murales dedicato a partigiani

Chiassa, in provincia di Arezzo, questa notte ignoti hanno vergato con la scritta “Dux Dux”, il murale in ricordo degli ‘Eroi della Chiassa’, i partigiani Battista Mineo e Giuseppe Rosadi che il 29 giugno 1944 salvarono la vita a oltre 200 persone dopo una trattativa con i militari nazisti.

“Sfregiare un’opera in memoria dei partigiani è un gesto ignobile, che ci ferisce tutti e verso il quale va la nostra ferma condanna”. Così il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, commenta quanto accaduto a Chiassa.

“Sono molto dispiaciuto – prosegue Giani – per ciò che è successo. Quella di Mineo e Rosadi è una bellissima storia di coraggio e altruismo che rende onore alla Toscana e che deve spingerci a mantenere alta la guardia contro fenomeni di nostalgia nei confronti di un periodo che seminò morte e distruzione nella nostra regione”.

“Nel 2018 – ricorda l’assessora alla Cultura della memoria Alessandra Nardini – il presidente della Repubblica Italiana Mattarella concesse la Medaglia al Valor Militare alla Memoria dei due partigiani. Fu un bellissimo atto di riconoscimento di quel valoroso episodio. A noi oggi spetta non sottovalutare rigurgiti neofascisti e continuare a lavorare, in primo luogo attraverso la scuola, per mantenere salda la cultura della memoria e dei valori della Resistenza tra le giovani generazioni”.

Minivan con sei operai finisce in scarpata nell’Aretino, feriti

Un minivan è uscito fuori strada finendo in una scarpata nei pressi di Rofelle, nel comune di Badia Tedalda (Arezzo). A bordo, secondo le prime informazioni, sei operai

Sul posto intervenuti sanitari, inviati anche dall’Emilia Romagna, vigili del fuoco e l’elisoccorso Pegaso. Una persona è stata già estratta e trasportata con l’elisoccorso all’ospedale di Arezzo. Alcuni dei feriti, si spiega dal 118, hanno riportato traumi gravi.

Secondo quanto riferito dai soccorritori gli operai occupanti dei veicolo sono lavoratori di una ditta che sta realizzando un metanodotto tra Toscana ed Emilia Romagna. Le condizioni di quattro feriti sono state valutate da codice rosso, altri due da codice giallo. L’incidente è avvenuto lungo una strada sterrata che dalla statale porta al cantiere.

I sei operai viaggiavano, si spiega, su un mezzo fuoristrada pick up che è finito fuori strada, precipitando in una scarpata di circa sei metri e finendo in un corso d’acqua sottostante. Sul posto con l’elisoccorso è intervenuto anche l’elicottero dei vigili del fuoco che ha calato i pompieri che hanno prestato i primi soccorsi, liberando uno degli occupanti. Altri quattro sarebbero stati trovati già fuori dal veicolo. Uno dei feriti, spiega il 118, è appunto giunto in codice rosso all’ospedale San Donato di Arezzo con l’elicottero Drago dei vigili del fuoco.

Altri due occupanti, sempre in codice rosso, sono in fase di trasferimento, tramite l’elisoccorso Pegaso, all’ospedale Le Scotte di Siena. L’elicottero Drago sta in oltre adesso recuperando un secondo ferito per trasportarlo in codice rosso al San Donato. Gli altri occupanti, si spiega sempre dai sanitari, hanno riportato traumi minori: saranno portati in ambulanza all’ospedale della Valtiberina a Sansepolcro. Sul posto sono intervenute ambulanze e vigili del fuoco anche dall’Emilia Romagna, i carabinieri di Badia Tedalda e appunto due elicotteri, dei pompieri e del 118.

Arezzo: assolto malato che produce cannabis, non è reato, “sentenza storica”

Avvocato difensore, ‘Per sentenza il fatto non sussiste’, principio del diritto di cura con la cannabis a solo scopo terapeutico

Siamo molto soddisfatti dell’assoluzione perché il fatto non sussiste. E’ la soluzione auspicata perché da tempo avevamo chiesto l’archiviazione. De Benedetto non ha mai fatto uso di sostanze stupefacenti”: così dopo la sentenza del tribunale di Arezzo uno dei difensori, avvocato Lorenzo Simonetti, spiega la sentenza di assoluzione per Walter De Benedetto, un paziente di artrite reumatoide imputato in un processo perché in casa coltivava cannabis che lui ha sempre sostenuto di usare a scopo terapeutico. “Solo per questo la adoprava – spiega ancora il legale – per il dolore che l’artrite reumatoide di cui soffre gli provocava”

Sono soddisfatto, non solo per me ma anche per tutti coloro che vivono nelle mie stesse difficoltà proprio perché è stato affermato il principio del diritto di cura con la cannabis a solo scopo terapeutico. Ringrazio chi mi ha sostenuto e la mobilitazione che si è creata intorno a me. Da questa sentenza possiamo partire per portare avanti la nostra lotta”. Così Walter De Benedetto, il 48enne di Arezzo assolto dall’accusa di aver coltivato cannabis per uso diverso da quello curativo. L’uomo è affetto da artrite reumatoide ed è stato imputato in un processo concluso oggi con l’assoluzione per averla coltivata in giardino. Stamani non era in aula perché ieri sera non è stato bene, ma, raggiunto al telefono, ha commentato la sentenza. “Mi sento molto sollevato dalla decisione del tribunale”, ha anche detto. A pesare sull’orientamento assolutorio della sentenza proprio il fatto, come ha sottolineato il suo legale, che De Benedetto, 48 anni, ex dipendente comunale, non ha mai fatto uso di droga e ha usato cannabis solo per usi esclusivamente terapeutici. “Grazie a te questa sentenza vola più in alto”, ha pure commentato l’avvocato Lorenzo Simonetti, uno dei legali, informando Walter De Benedetto dell’assoluzione.

“Le dosi fornite dalla Asl – ha spiegato ancora l’avvocato Simonetti – non bastavano alla sua cura”. Soddisfazione è stata espressa anche dall’ex presidente del Corecom toscano Enzo Brogi che per primo aveva sollevato il caso. Soddisfazione è stata espressa anche dai parlamentari Caterina Licatini del Movimento 5 Stelle e Riccardo Magi di +Europa, quest’ultimo protagonista nei mesi scorsi di una protesta eclatante: portò della cannabis a Walter De Benedetto, nella sua casa a Ripa di Olmo, nei pressi di Arezzo, e poi si autodenunciò a Roma.

“È una decisione storica quella che ha assunto oggi il Tribunale di Arezzo: Walter De Benedetto è innocente. Walter, disabile, ha coltivato la Cannabis per curare le sue patologie. È stato indagato per coltivazione e spaccio di stupefacenti, ma oggi è arrivata l’assoluzione piena, un risultato straordinario che mette nero su bianco il diritto di coltivare Cannabis per i malati che ne vogliono fare uso. La decisione odierna del tribunale di Arezzo deve essere un monito al legislatore di intervenire sulla regolamentazione della cannabis. La scorsa settimana, in conferenza stampa alla Camera, ho presentato la proposta di legge 2813 che va proprio in questa direzione e strappa alle mafie il monopolio della sostanza. Faccio un appello ai miei colleghi parlamentari: ripartiamo da Arezzo e avviamo un serio dibattito sulla cannabis.” Così in una nota il deputato Michele Sodano, commenta la sentenza che ha assolto Walter De Benedetto.

“Finalmente si è conclusa l’assurda ed ingiusta via crucis giudiziaria di Walter De Benedetto, che affetto da artrite reumatoide che comporta una progressiva perdita di mobilità faceva uso di cannabis terapeutica, come da prescrizione medica, per lenire gli atroci dolori. Nell’ottobre del 2019 era stato arrestato per averla coltivata in casa, non essendo il servizio sanitario in gradi di garantirgli la quantità a lui necessaria. Oggi una sentenza di giustizia”. Lo afferma il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, dopo il pronunciamento del tribunale di Arezzo. “Mentre penso a quanto dolore aggiuntivo abbia dovuto subire questo ragazzo che lo ha affrontato con grande dignità , come dissi nei mesi scorsi, non ci sono più alibi o tabù: il tema della legalizzazione della cannabis – conclude il leader di Si – deve essere affrontato dalla politica e dalle Istituzioni. Subito e senza pregiudizi o ipocrisie”

“Siamo molto soddisfatti di questo risultato. Oggi in 20 città con altre associazioni e forze politiche abbiamo manifestato di fronte ad altrettanti tribunali a sostegno di Walter. Una mobilitazione nazionale bellissima”: lo affermano in una nota Massimiliano Iervolino, Giulia Crivellini e Igor Boni, segretario, tesoriera e presidente di Radicali Italiani subito dopo l’assoluzione di Walter De Benedetto imputato di coltivazione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio perché il fatto non sussiste. “L’applauso dei tanti alla notizia dell’assoluzione, che con noi erano ad Arezzo di fronte al tribunale sotto una pioggia scrosciante, è stato emozionante. Walter è assolto ma la legge proibizionista è da condannare senza attenuanti. Una legge criminogena che riempie le galere di disperati e consegna miliardi di euro alle mafie e alla criminalità. Noi chiediamo al Parlamento di discutere e approvare la nostra proposta di legge popolare che oltre 60.000 cittadini hanno sottoscritto per la legalizzazione della cannabis. Lo stanno facendo in moltissimi paesi del mondo facciamolo anche noi in onore della ragionevolezza e contro un proibizionismo becero che ha fallito per decenni”.

 

 

Arezzo: Inchiesta Coingas consulenze d’oro, 15 Comuni parte civile

Parte udienza preliminare, ipotesi corruzione e peculato nell’inchiesta Coingas

Partita in tribunale ad Arezzo l’udienza preliminare sul caso Coingas, l’azienda partecipata finita nel mirino della procura per consulenze sospette da 400mila euro che sarebbero state pagate a due professionisti. Superato il nodo delle notifiche, l’udienza si è aperta davanti al gup Claudio Lara con le prime decisioni. La richiesta di rito abbreviato presentata dai legali di due imputati, Sergio Staderini e Jacopo Bigiarini, avrà una risposta martedì prossimo alla prossima udienza. Formalizzata la nuova accusa al presidente di Estra Francesco Macrì (peculato sulle consulenze a Pier Ettore Olivetti Rason). Ed è stata accolta la richiesta di 15 Comuni dell’Aretino di costituirsi parte civile di cui 12 sono rappresentati dall’avvocato Riccardo La Ferla, tre dal legale Davide Scarabicchi.

Tra i comuni che invece non si sono costituiti parte civile Arezzo, Cortona e Castiglion Fiorentino. L’indagine, portata avanti dalla Digos, si articola in tre filoni che riguardano le “consulenze d’oro” di Coingas, i presunti scambi di favori richiesti per la scelta del presidente della partecipata Arezzo Multiservizi e la nomina del presidente di Estra. Un’attività complessa raccontata in oltre 6.000 pagine nelle quali gli inquirenti hanno ricostruito fatti ed intrecci formulando capi d’accusa che vanno dalla corruzione al peculato, fino all’abuso d’ufficio.

Tredici gli imputati: l’ex presidente di Coingas Sergio Staderini, il commercialista Marco Cocci, l’assessore al bilancio del Comune di Arezzo Alberto Merelli, l’avvocato fiorentino Pier Ettore Olivetti Rason, il presidente di Estra Francesco Macrì, il presidente di Arezzo Casa Lorenzo Roggi, il consigliere comunale Roberto Bardelli, il sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli, l’ex presidente di Arezzo Multiservizi Luca Amendola, l’attuale presidente di Coingas Franco Scortecci, l’ex segretaria di Coingas Mara Cacioli, e i legali Stefano Pasquini e Jacopo Bigiarini.

🎧 Incendio alle Lem di Levane (Ar), dipendenti tornano a lavoro

Incendio alla Lem di Levane (AR) ripresa la produzione a tre giorni dal rogo che ha distrutto parte dello stabilimento.  Intervista di Chiara Brilli al responsabile comunicazione della Lem Industries, dott. Omar Antonio Cescut.
Incendio alla Lem Industries di Levane (Ar): la Procura di Arezzo ha aperto un fascicolo per incendio doloso dopo la scoperta di segni di effrazione allo stabilimento di accessori metallici per l’alta moda del Valdarno. Per quanto riguarda, invece, l’incendio scatenatosi nella stessa zona la notte tra il primo e il 2 aprile e che ha completamente abbattuto il calzaturificio Valentino Shoes  il pm  ha aperto un fascicolo per “incendio colposo”.
“La Fondazione Antonino Caponnetto esprime la propria preoccupazione per gli incendi avvenuti in provincia di Arezzo a Bucine ed auspica, nel pieno rispetto dell’autorità giudiziaria che si indaghi a 360 gradi con una attenzione pure al fenomeno mafioso.
La provincia di Arezzo è sempre stata monitorata con attenzione dalla Fondazione Caponnetto e pure dal giudice quando era in vita. Non si abbia paura di nominare la mafia in un territorio in cui è ben presente e dove con il Covid si sta arricchendo sempre di più”. Lo dichiara Salvatore Calleri presidente della Fondazione Antonino Caponnetto.
Intanto il rogo di venerdì scorso non ha fermato la Lem. A tre giorni dalle fiamme che hanno distrutto parte dell’azienda, la produzione è ripresa e i dipendenti sono tornati a lavoro.

Ieri l’annuncio dell’amministratore unico della Lem Daniele Gualdani, a capo dell’azienda specializzata nel settore degli accessori di lusso e della loro finitura. “Dopo tre giorni di lavoro continuativo per settantadue ore, al fine di riorganizzare le linee produttive, da oggi tutte le persone di Lem saranno al lavoro, regolarmente, riducendo di fatto ad un solo giorno il fermo produttivo causato dall’incendio”.

 

🎧 Ristoratrice aretina in sciopero della fame da 10 giorni, “Il Governo ci ha affamato”

La signora Dhemetra Di Bartolomeo, ristoratrice, ha due attività ad Arezzo e dal 31 marzo sta portando avanti lo sciopero della fame per protestare contro l’assenza di risposte e sostegni adeguati da parte delle istituzioni in questa situazione di crisi lavorativa  ed economica generata dalle chiusure reiterate disposte nell’ambito della gestione dalla pandemia: “Ci hanno tolto la dignità”. Intervista di Chiara Brilli

“Siccome questo Governo ci ha affamato deve essere messo davanti alle sue responsabilità. Il mio è un gesto estremo ma rappresentativo di tutte quelle categorie che sono state scelte per essere sacrificate”, dice ai nostri microfoni.

Ha iniziato la sera del 31 marzo a fare lo sciopero della fame. “Tutti i giorni mi cibo solo di tisane, caffè e due estratti vegetali. Ho due figlie da mantenere che sono preoccupate per me, sanno che non vorrei fare del male loro ma gli ho anche insegnato che bisogna lottare per le cose in cui si crede. Ci hanno messo le mascherine ma non vuol dire che dobbiamo stare zitti”.

E sul fronte delle spese? “Le scadenze fiscali le abbiamo lasciate inevase non potevamo fare altrimenti, per il resto abbiamo cercato di pagare i fornitori, metterci d’accordo coi proprietari dei fondi e barcamenarci come possiamo. Il delivery si è ritorto contro di noi sul fronte dei ristori perché i sostegni ci sono arrivati decurtati.”

Oltre ai clienti affezionati che hanno cercato di sostenere il ristorante con l’asporto Di Bartolomeo ci racconta di una signora inglese che ha comprato un voucher  da 150 euro per “sostenerci e sperare di tornare presto  presto da noi in Italia. Un segnale importante, una piccola goccia ma che ha voluto dire tanto dal punto di vista psicologico”.

La signora Demethra comincia ad accusare forte mal di testa e giramenti di testa. “Ma vado avanti lo stesso  – ci dice – prima o poi qualcuno si accorgerà è forse qualcosa succederà”.  Intanto si è aggiunta da ieri un’altra ad Arezzo un’altra ristoratrice che ha iniziato lo sciopero della fame, “Adesso siamo in due”.

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