Schmidt: “Vaso di Fiori è un precedente per opere da restituire”

Il Vaso di Fiori del pittore olandese Jan van Huysum, trafugato nel 1944 durante la ritirata delle forze di occupazione tedesche, tornerà dopodomani nella sua ‘casa’ a Palazzo Pitti a Firenze: un rientro, dopo 75 anni passati in Germania, che per il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt è “un lieto fine di una lunga battaglia”, ma rappresenta anche un “precedente” perché “c’è ancora tanta arte che manca dalla seconda Guerra Mondiale”.

Intervistato da gnewsonline, quotidiano del ministero della Giustizia, Schmidt ha spiegato che “per quanto riguarda il Vaso di Fiori sapevamo dal 1991 che c’era ancora perché c’era stata la possibilità di vederlo in una fotografia scattata in quegli anni, mentre per la maggior parte delle altre opere che mancano non c’è idea di dove possano trovarsi attualmente, questa è la differenza. Per quest’opera, diversamente dalle altre, c’erano delle tracce che la rendevano molto più localizzabile”.

Secondo il direttore delle Gallerie degli Uffizi “la vera sfida ora è fare una ‘moral suasion’ anche attraverso i governi esteri. Occorre un’interazione con le forze dell’ordine internazionali per far sì che vengano restituite volontariamente tutte le opere d’arte che mancano”. Ripercorrendo poi le tappe che hanno portato alla restituzione del dipinto, in merito all’impatto avuto dall’immagine di Schmidt che appende una copia del Vaso di Fiori con scritto ‘Rubato!’, ha spiegato che “l’idea era di fare un appello sia alla Germania come nazione, sia alla famiglia che aveva in mano questo quadro, un appello sia giuridico che morale”.

Ma “decisiva” per il rientro dell’opera, ha aggiunto, è stata “l’inchiesta pluriennale condotta in maniera esemplare dal Comando Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri. Determinante anche la decisione del ministro Bonisoli di coinvolgere in maniera permanente rappresentanti del ministero della Giustizia nel Comitato per il recupero e la restituzione dei beni culturali”.

MIBAC acquista l’ex Chiesa di San Procolo per il Bargerllo

Firenze, su proposta della Soprintendenza fiorentina, il Direttore Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Mibac, Gino Famiglietti, ha disposto in data 29 maggio 2019 l’acquisizione a titolo di prelazione della Chiesa di San Procolo a Firenze per una somma di poco superiore ad un milione di euro.

L’edificio della chiesa di San Procolo – situato all’incrocio tra via dei Giraldi e via de’ Pandolfini, nelle immediate vicinanze del Bargello e della Badia Fiorentina, ha avuto una storia secolare conoscendo diverse trasformazioni.

La chiesa, nota dalle fonti già dall’XI secolo, subì infatti nel tempo numerosi interventi fino ad assumere nel Settecento l’aspetto attuale, caratterizzato dalle rifiniture ad affresco a finte architetture.

Nel 1778 fu soppressa come parrocchia, divenendo così sede di varie confraternite, fra cui quella di S. Antonio abate detta dei ‘macellari’, e qui negli anni Trenta del Novecento Giorgio La Pira diede vita alle Messe dei poveri.

L’edificio, di proprietà della famiglia Salviati dal 1786, fu vincolato nel luglio del 1991 insieme alle opere d’arte in essa contenute; a seguito dei gravi danni subiti con il crollo della sua copertura nel 2005, è stato sottoposto ad un primo importante restauro strutturale.

“Ringraziamo il ministro Bonisoli e il direttore generale Famiglietti – dichiarano il soprintendente Andrea Pessina e la direttrice del Bargello Paola D’Agostino – per aver immediatamente compreso l’importanza di procedere all’acquisto di questa prestigiosa struttura. Non solo restituiremo così alla pubblica fruizione un luogo carico di storia e d’arte, ma daremo anche al Museo Nazionale del Bargello la possibilità di disporre di nuovi spazi per le sue necessità”.

Unitamente alla chiesa sono state acquisite anche tutte le sue opere d’arte, come le grandi pale d’altare di Matteo Rosselli e Gaetano Piattoli e una tavola raffigurante la Visitazione con santi, variamente attribuita al Ghirlandaio e a Piero di Cosimo, opere che, grazie al supporto del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Firenze, sono state nei giorni scorsi trasferite nei depositi della Soprintendenza.

Galleria dell’Accademia, presentato nuovo logo del museo

Il blu ceruleo, quello dei manti di Maria nelle tavole in collezione, e il bianco caldo delle sculture michelangiolesche hanno ispirato il colore del nuovo logo della Galleria dell’Accademia di Firenze: il volto del David stretto tra le lettere ‘G’ e ‘A’. Ad annunciarlo la direttrice del museo Cecilie Hollberg che oggi ha presentato alla stampa anche il nuovo carattere tipografico ispirato agli elementi testuali ricorrenti nei dipinti rinascimentali esposti nel museo, e la segnaletica interna ed esterna.

Il nuovo carattere verrà utilizzato per tutte le titolazioni e nelle diverse applicazioni entro la fine dell’anno. Si tratta di un progetto di identità visiva dell’Accademia curato da ‘Mybosswas‘ (Torino) e dall’architetto Piero Guicciardini. “Era indispensabile dotare l’Accademia di un logo intelligente, funzionale ed elegante – ha sottolineato Hollberg -. Abbiamo lavorato sul completo ripensamento della segnaletica esterna e interna al museo, sull’area di accoglienza, su un sistema di pannelli esplicativi e didascalie che garantissero a tutti una migliore fruizione”.

                       nuovo logo Galleria Dell'Accademia

Nel frattempo la direttrice Cecilie Hollberg, a margine della presentazione del nuovo logo, ha risposto ai giornalisti sull’eventualità di una sua candidatura per la direzione del polo unico Uffizi-Accademia: “io darei anche la mia disponibilità, ma prima bisogna capire bene i termini di questa riforma”. Il riferimento va alla possibilità di accorpamento annunciata nei giorni scorsi dal ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli nell’ambito della riforma del Mibac.

Galleria Accademia, Di Giorgi: “Ministro Bonisoli spieghi motivi declassamento”

A seguito della soppressione dell’autonomia per la Galleria dell’Accademia di Firenze, la Parlamentare e membro della Direzione Nazionale PD, Rosa Maria Di Giorgi, ha presentato un’interrogazione urgente al ministro

Un’interrogazione per chiedere quali siano “i criteri e i parametri utilizzati per l’avvio del processo di declassamento della Galleria dell’Accademia di Firenze” se il ministro “non intenda avviare un confronto con il settore” e in che modo intenda “garantire i lavori di ristrutturazione dell’Accademia”. L’ha presentata oggi la Parlamentare PD Rosa Maria Di Giorgi.

“Abolire l’autonomia delle istituzioni museali comporterà inevitabilmente la fine della libertà di movimento dei direttori che, proprio grazie alla possibilità di impegnare localmente gli introiti, erano stati incentivati a promuovere iniziative culturali, di promozione e formazione nei territori, ottenendo, come nel caso della Galleria dell’Accademia a Firenze, ottimi risultati in termini di numero di visitatori e di innovazione culturale” sottolinea Di Giorgi. Che ricorda come “nel caso della Galleria dell’Accademia a Firenze, l’autonomia ha permesso di programmare anche l’avvio di grandi lavori di ristrutturazione, che partiranno nel mese di luglio”.

Infine Di Giorgi stigmatizza il fatto che “il testo non è stato esaminato dal Consiglio superiore “Beni culturali e paesaggistici”, come è invece sempre avvenuto per i regolamenti di organizzazione del Ministero” tanto più che, questo regolamento, dice, “avrà inevitabili ricadute sull’autonomia dei grandi musei”.

Approvato decreto Lirica, Bonisoli: “Primo step per rilancio settore”

E’ stato approvato ieri sera in Consiglio dei ministri il decreto Lirica, che prevede norme più stringenti per l’applicazione dei contratti a tempo determinato per il personale delle fondazioni lirico-sinfoniche, l’introduzione di un termine massimo (48 mesi, anche non continuativi) e maggiori tutele ai lavoratori dello spettacolo.

“Questo decreto va inserito in un quadro di insieme più complesso, al quale stiamo lavorando, di rilancio delle Fondazioni lirico sinfoniche – afferma il ministro per i Beni e le attività culturali Alberto Bonisoli -. Si tratta di un primo e fondamentale step per il rilancio del settore in Italia. E le norme in materia di personale infatti vanno proprio in questa direzione. Mirano ad assicurare diritti e tutele, ponendo un freno al ricorso ai contratti di lavoro a tempo determinato, che per decenni sono stati applicati ai lavoratori dello spettacolo in deroga rispetto alle norme vigenti”.

“Pur salvaguardando le specificità tipiche del settore – continua Bonisoli – abbiamo posto un argine ad abusi e discriminazioni prevedendo un tetto massimo di 48 mesi per il ricorso ai contratti a tempo determinato, secondo le indicazioni della Corte di Giustizia dell’Unione europea, che si prestava a creare discriminazioni e una mole di contenziosi. Con una deroga al decreto Dignità, abbiamo ancorato il diritto interno alle disposizioni del diritto comunitario. E’ un risultato importante – conclude il ministro – che si inserisce in un progetto di riforma più ampio”.

Il provvedimento – spiega una nota del Mibac – intende porre un argine ad abusi e discriminazioni, adeguando il sistema legislativo nazionale sul ricorso al lavoro a tempo determinato negli enti lirici alle norme di diritto interno ed europeo vigenti, e ad assicurare il rilancio delle Fondazioni in termini di programmazione e di sviluppo, assicurandone la prosecuzione delle attività istituzionali ed il conseguente accrescimento dei settori economici connessi.

Il decreto legge, tra le altre cose, contiene poi norme a sostegno del settore del cinema e dell’audiovisivo e stanzia oltre 30 milioni di euro per il ministero per i Beni e le attività culturali, sbloccando 15 milioni di euro per il finanziamento delle attività del Mibac – previsti nella legge di stabilità 2019 – e destinando 19,4 milioni di euro per attività di recupero e restauro del patrimonio culturale.

Controriforma: dopo Firenze anche la Lega critica Bonisoli

“La riorganizzazione del Mibac e la riforma del codice dei Beni culturali stanno suscitando un malcontento generale in tutte le categorie coinvolte, segnale che ci impone una riflessione sull’opportunità di avviare una revisione profonda dei testi che evidentemente non sembrano essere il frutto di un adeguato confronto con tutte le parti interessate”.

Parole quelle di Lucia Borgonzoni, sottosegretaria Mibac in quota Lega che suonano come uno stop al disegno Bonisoli, annunciato in anteprima proprio a Firenze in occasione della 96esima edizione di Pitti qualche settimana fa. Firenze, in prima fila col sindaco e le istituzioni culturali coinvolte, fortemente critica nei confronti delle misure contenute nella riforma.

Borgonzoni individua le maggiori criticità  “nella linea di azione che torna a centralizzare prerogative e competenze oggi affidate alle istituzioni sul territorio”. Ora, dice “serve un ampio confronto. Faccio appello perché entrambi i testi vengano riconsiderati permettendo alle parti in causa di arrivare ad una soluzione maggiormente condivisa”.

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