Scoperto traffico irregolare di rifiuti verso Africa, sequestro al porto di Marina di Carrara

Scoperto un presunto traffico irregolare di rifiuti diretti verso l’Africa  al porto di Marina di Carrara (Massa Carrara) in un’operazione condotta da Guardia di finanza, Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e Arpat.

Sequestrate 82 tonnellate di rifiuti che erano contenute in quattro container. Secondo quanto spiega la Guardia di finanza in una nota, le indagini sono iniziate nel corso di un controllo di routine ai varchi di ingresso del porto toscano per un container diretto in Tunisia che doveva contenere rifiuti tessili.

Il peso avrebbe però suscitato sospetto: dalle verifiche è risultato poi che all’interno oltre ad abiti usati, come indicato nei documenti di accompagnamento, c’era altro materiale. In particolare, secondo accertamenti condotti dai finanzieri di Massa Carrara, personale dell’Agenzia delle Dogane di Marina di Carrara e dell’Arpat, trovati anche scarti in materie plastiche, pellame e rifiuti elettrodomestici Raae.

Analoga scoperta in altri tre container della stessa società speditrice che recavano lo stesso contenuto dichiarato e il medesimo Paese di destinazione: trovati oltre ad abiti dismessi anche vecchi elettrodomestici, scarpe e giocattoli, per l’esportazione dei quali era necessaria una diversa procedura.

Oltre al sequestro è scattata la segnalazione alla magistratura del rappresentante legale della società esportatrice, una ditta di Prato, per i reati di gestione e traffico di rifiuti. La Procura di Massa, che ha convalidato il sequestro, ha poi disposto la bonifica dei rifiuti e il successivo dissequestro subordinato al regolare smaltimento degli stessi.

Carburanti: maxi evasione, indagini partite da Pescia

Una maxi evasione fiscale da 30 milioni di euro è stata scoperta dalla guardia di finanza di Pistoia e dall’Agenzia delle dogane nel settore della importazione e commercializzazione di carburanti, nell’ambito di un’operazione denominata ‘Gasoline free’.

Diciassette soggetti residenti in Toscana, Campania e Piemonte, che a seguito della maxi evasione scovata dalla Guardia di Finanza sono stati indagati per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di frodi fiscali, hanno ricevuto provvedimenti di misura cautelare: 3 sono in carcere, 3 agli arresti domiciliari e 11 sono sottoposti all’obbligo di dimora.

Sequestrati anche beni per un valore di 20 milioni e 11 società, 8 delle quali risultate fittizie, tutte operanti nel settore dell’importazione e della commercializzazione degli idrocarburi con sede in Toscana, Campania, Lazio ed Emilia Romagna.

Le indagini sono partite da una società di Pescia (Pistoia) considerata “terminale privilegiato” di altre aziende fittizie per evadere l’Iva.

Apparecchi illegali, simili a slot, sequestrati nel Pisano

In un bar di Castelfranco di Sotto sono stati trovati tre apparecchi da intrattenimento completamente illegali, simili a slot machine, che sono stati, in seguito, sequestrati dalla guardia di finanza di San Miniato, Pisa.

Gli apparecchi, chiaramente fuorilegge, erano sprovvisti delle autorizzazioni necessarie e non erano collegati alla rete dei Monopoli di stato: l’escamotage consentiva al bar di evitare il monitoraggio delle giocate ed eludere così le imposte.

Nell’operazione i finanzieri, in collaborazione con i funzionari dell’agenzia delle dogane e dei monopoli di Pisa, hanno trovato, sempre all’interno del locale, anche un ‘totem’ che consentiva, tramite connessione Internet, di accedere a piattaforme di gioco estere, prive di concessione o autorizzazione per giocare d’azzardo online.

L’imprenditore è stato multato e adesso dovrà pagare una sanzione di 43.000 euro.

Traffico illecito scarti tessili, 6 arresti

Sono sei le misure di custodia cautelare in corso di esecuzione per un’inchiesta su un presunto traffico di rifiuti tessili prodotti da manifatture delle province di Prato e Pistoia.

L’operazione è nata da un’indagine avviata dalla polizia municipale di Prato sulla gestione degli scarti tessili prodotti da alcune ditte di confezioni di abbigliamento, dalla quale sarebbe emerso non solo che gli incaricati del ritiro non erano iscritti all’Albo nazionale dei gestori ambientali, ma, come spiega una nota del Comune di Prato, ci sarebbe stata “una vera e propria organizzazione dedita alla gestione illecita di rifiuti anche a scapito dei titolari delle aziende che sostenevano comunque dei costi per il regolare smaltimento degli stessi”.

L’indagine ha svelato come operavano i finti gestori ambientali: i sacchi neri, contenenti gli scarti tessili, erano conferiti in impianti di recupero fittizi, dove, invece di essere sottoposti ai trattamenti previsti dalla legge, venivano semplicemente privati dell’involucro originario, oppure pressati per ottimizzare la successiva fase di trasporto; gli stessi potevano poi finire anche abbandonati in capannoni in disuso, in varie regioni del Nord e centro Italia, all’insaputa molte volte dei proprietari degli immobili: a quest’ultimi veniva pagata solo una prima rata del contratto di locazione trovandosi poi alle prese con soggetti ‘fantasma’ e magazzini stracolmi di rifiuti.

Destinatari dei provvedimenti cautelari sono 6 imprenditori, di cui uno in carcere mentre i restanti cinque ai domiciliari, mentre risultano indagate altre 10 persone. Le indagini sono state coordinate dal procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo e dal pm della Dda fiorentina Leopoldo De Gregorio e condotte dalla polizia municipale di Prato insieme alla polizia provinciale della sezione di pg, in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane di Livorno e la polizia provinciale della Città Metropolitana di Cagliari, ed hanno interessato il territorio pratese, la provincia di Pistoia, Rovigo, Mantova e Reggio Emilia.

Firenze: sequestrato Cessna da 1 milione di euro

Un aereo Cessna, del valore di un milione di euro, è stato sequestrato dalla guardia di finanza di Firenze e dai funzionari dell’agenzia delle dogane e dei monopoli dell’aeroporto fiorentino di Peretola, su disposizione del gip.

Secondo l’accusa il velivolo, di fatto rimasto sempre in uso a una società consortile di Firenze, sarebbe stato oggetto di contrabbando subendo nel corso degli anni vari passaggi di proprietà che lo hanno visto trasferirsi dall’Europa all’America per poi rientrare in Inghilterra. In questo modo, spiegano Gdf e Agenzia della dogane, sarebbe stato possibile evadere i diritti di confine, per un totale di oltre 200 mila euro di Iva evasa all’atto dell’importazione.

L’aereo, acquistato da una società milanese nel 2013 ma da questa data in uso esclusivo a una società fiorentina, era inizialmente immatricolato nell’Ue, con marca inglese. Nel 2016 è stato immatricolato negli Stati Uniti. Nello stesso anno, si precisa sempre in un comunicato, è stato conferito in un trust di diritto inglese. Sono emersi poi contratti a noleggio: tutti sarebbero riconducibili, attraverso società interposte, alla società toscana detentrice di fatto della disponibilità del Cessna, che negli ultimi anni sarebbe atterrato e decollato almeno 200 volte dagli scali di Firenze e Pisa.

In queste ore, comunica ancora la gdf, “sono in corso perquisizioni nelle sedi delle società che risultano avere la disponibilità del mezzo e presso il pilota del velivolo, un 46enne di Carrara (Massa Carrara), che è anche rappresentante legale della società che gestisce di fatto il Cessna”.

Secondo quanto appreso, l’aereo veniva utilizzato per gli spostamenti di affari da una decina di imprenditori soci della società consortile, la maggior parte dei quali operanti nel settore del marmo. Finanziari e funzionate dell’agenzia delle dogane lo hanno sequestrato ieri quando è atterrato all’aeroporto Vespucci di Firenze, da cui era decollato circa 15 giorni fa.

Grosseto: quattro indagati per frode su accise alcolici

Venti perquisizioni sono scattate stamani in società, studi di commercialisti e abitazioni private in più città italiane per un’inchiesta della guardia di finanza coordinata dalla procura di Grosseto, su una presunta frode fiscale nel settore delle accise sugli alcolici.

Come spiegato in una nota del procuratore del capoluogo maremmano, Raffaella Capasso, “gli illeciti posti in essere dagli indagati allo stato integrano un’ingente evasione nel settore dell’accisa e dell’Iva quantificata in circa due milioni di euro”. Le perquisizioni sono state condotte dalla Gdf di Grosseto con l’ausilio dei colleghi delle altre città e con la collaborazione di personale dell’Agenzia delle Dogane. Le operazioni di polizia giudiziaria sono state condotte su Grosseto e Arezzo e nelle province di Udine, Bolzano, Novara, Genova, Ancona, Viterbo, Napoli, Avellino, Caserta e Palermo. Al centro dell’inchiesta “ingenti movimentazioni di bevande alcoliche meramente ‘cartolari’ tra Stati dell’Ue e, in alcuni casi, anche extra Cee: essenzialmente i prodotti venivano immessi in consumo sul territorio dello Stato illegalmente nonostante dalle dichiarazioni doganali si evincesse l’acquisto, da parte del ‘deposito fiscale’ sito in Grosseto, degli stessi alcolici”.

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