650 chili di cocaina scoperti al porto di Livorno in container caffé

L’enorme quantitativo di cocaina, sequestrata nel blitz al porto di Livorno, era suddiviso in 582 panetti e nascosto all’interno di 23 borsoni posizionati nel container, sopra alcuni sacconi bianchi contenenti chicchi di caffè. E’ quanto emerge dall’operazione della Guardia di Finanza di Livorno e della locale Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Secondo le Fiamme Gialle si tratta di uno dei più importanti sequestri degli ultimi dieci anni, al quale si è arrivati grazie all’analisi delle spedizioni ritenute a rischio, in particolare quelle provenienti da paesi del centro e sud America.

Ancor prima che la motonave giungesse in prossimità di Livorno, ipotizzando l’utilizzo del metodo di occultamento ”Rip-Off”, caratterizzato dalla presenza di stupefacenti nascosti in borsoni facilmente asportabili a una rapida apertura del contenitore, il Reparto operativo aeronavale della Guardia di Finanza di Livorno ha effettuato ”l’ombreggiatura” della nave per prevenire e intercettare eventuali tentativi di trasbordo in mare della droga. Subito dopo l’attracco in porto, i finanzieri sono saliti a bordo della nave per ispezionare tutti i contenitori sospetti, individuando rapidamente quello che nascondeva la droga.

Il contenitore, come ricostruito dalla guardia di finanza, “è risultato spedito da una società produttrice di caffè honduregna e imbarcato su una motonave a Puerto Cortes (Honduras) per poi essere trasbordato su un’altra nave nel porto di Moin (Costa Rica), destinato allo sbarco nello scalo di Barcellona, da dove avrebbe poi dovuto essere prelevato per la consegna a un’azienda di Madrid”. All’interno di uno dei borsoni contrassegnato con vernice rossa, sono stati rinvenuti i ”cloni”, perfettamente riprodotti, dei due sigilli apposti alla porta del container che, verosimilmente, sarebbero stati applicati sulle chiusure del contenitore dopo l’estrazione della droga. L’importante sequestro di cocaina effettuato a Livorno all’inizio di questo 2019 si aggiunge a quelli effettuati, sempre nell’ambito portuale labronico nel 2018, per complessivi 308 kg e nel 2016, per oltre 253 kg.

“Un’operazione enorme, eccezionale. Grazie a nome di tutti gli italiani”. Lo dice il ministro dell’Interno Matteo Salvini commentando l’indagine della Gdf e dell’Agenzia delle Dogane che ha portato al sequestro nel porto di Livorno di quasi 640 kg di cocaina.

Il maxi-sequestro ha ‘bruciato’ sul mercato della droga 3 milioni di dosi dello stupefacente. E’ quanto sottolineano gli investigatori in una conferenza stampa dove l’operazione è stata illustrata dal comandante delle Fiamme gialle di Livorno Gaetano Cutarelli, che ha ricordato l’importanza della cooperazione internazionale tra investigatori per arrivare a questi risultati, e dal comandante della Toscana Bruno Bartoloni.

“Si è trattato di un grande lavoro di intelligence – ha detto Bartoloni – un grande lavoro di squadra. Vorrei richiamare l’attenzione su un’operazione da manuale che testimonia l’efficacia del sistema paese che funziona nel contrasto al traffico di stupefacenti. Ringrazio tutti quelli che hanno collaborato all’operazione. Livorno è un grande porto internazionale – ha concluso – e se le rotte delle grandi navi arrivano qui, arrivano anche i carichi di stupefacenti dal Sudamerica”.

“650 chili di cocaina sequestrati al porto di Livorno, una delle operazioni più grosse degli ultimi 10 anni! Complimenti alla Guardia di Finanza e dall’Agenzia delle Dogane locali, che hanno raggiunto questo risultato eccezionale anche attraverso un”attenta attività di prevenzione. Grazie a questo intervento siamo riusciti non solo a scoprire un altro snodo degli sporchi affari della criminalità organizzata, ma anche a togliere dal mercato un veleno che mette a rischio la vita dei nostri ragazzi. Lo Stato c”è!”. Così su Facebook il deputato livornese del MoVimento 5 Stelle Francesco Berti.

Oltre cento chili di cocaina pura diretta a Livorno scoperta in porto Gioia Tauro

Un carico di 115,61 chili di cocaina pura è stato intercettato dai finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e da personale dell’Agenzia delle dogane, nel porto di Gioia Tauro. La sostanza, divisa in 100 panetti, era in tre borsoni all’interno di un container che trasportava bobine di carta proveniente da San Antonio (Cile) e che, dopo aver effettuato uno scalo a Rodman (Panama), era diretto a Livorno.

La droga, una volta giunta a destinazione, e tagliata anche fino a 4 volte prima di essere immessa sul mercato ad un prezzo che oscilla dai 50 ai 100 euro al grammo, secondo la Guardia di finanza avrebbero fruttato 23 milioni di euro alle organizzazioni criminali di stampo ‘ndranghetistico che operano nel settore. L’operazione è stata condotta sotto il coordinamento della Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria.

La ‘ndrangheta diversifica i porti in cui far giungere la cocaina dai Paesi del centro America, ma lo scalo di Gioia Tauro è sempre “attivo”. E’ la convinzione di inquirenti ed investigatori alla luce dei sequestri effettuati negli ultimi anni e di inchieste concluse recentemente. Dopo un 2017 nel corso del quale nel porto gioiese, grazie ai controlli della Guardia di finanza e dell’Ufficio Antifrode di Gioia Tauro, sono state sequestrate circa due tonnellate di cocaina, stimato dal rapporto della Direzione centrale per i servizi antidroga (DCSA) come l’80,98% del totale dei sequestri a livello nazionale, per il 2018 si è prospettato uno scenario ben diverso. Alcune analisi di recente pubblicazione, avvalorate da diverse operazioni – afferma la Guardia di finanza di Reggio Calabria – “sostengono che sia verosimile ritenere che le ‘ndrine, divenute oramai referenti quasi uniche a livello Europeo dei narcos sudamericani, siano alla continua ricerca di altri porti con un volume di traffico rilevante e, al tempo stesso, controlli più tenui. In particolare, i porti di Rotterdam e Anversa, rappresenterebbero oggi i maggiori hub utilizzati per il traffico di cocaina destinata al mercato europeo”.

Il presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra, il 16 dicembre scorso, in riferimento all’operazione “European ”ndrangheta connection”, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria e che ha visto la collaborazione delle autorità di Olanda, Germania, Belgio e Sud America e culminata con 90 arresti, ha affermato che “la ‘ndrangheta ha delocalizzato l’arrivo di sostanze stupefacenti dal porto di Gioia Tauro verso i porti di Rotterdam e Anversa che vengono preferiti perché i loro sistemi di controllo sono più blandi”. Ulteriore conferma, secondo la Finanza, viene dai sequestri in ambito europeo effettuati nel 2018, a Valencia (325 kg), Genova (300 kg), Barcellona (257 kg), Rotterdam (230 kg), Livorno (200 kg), Rijeka (100 kg) e, in particolare, ad Algeciras, dove il 25 aprile 2018, è stato messo a segno il più grande sequestro della storia spagnola: 8.740 chilogrammi di cocaina. Nonostante ciò, sottolineano ancora le Fiamme gialle, lo sforzo investigativo della Dda reggina diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, “non è venuto mai meno ed i controlli dei finanzieri e dai funzionari delle Dogane, sono addirittura aumentati nel numero” consentendo di mettere a segno nel corso dell’anno 3 operazioni che hanno portato al sequestro di oltre 100 kg di cocaina, “a testimonianza del fatto che la ‘ndrangheta non sembra aver completamente abbandonato l’idea di utilizzare lo scalo Gioiese per l’importazione della polvere bianca”.

Narcotraffico: sequestrata cocaina per 19 mln di euro a Livorno

Sequestrati 80 kg di droga proveniente dal Sud America. Dalle prime ore della mattina, militari del Comando Provinciale di Livorno, su ordine della Procura della Repubblica di Livorno, stanno dando esecuzione a tre ordinanze di custodia cautelare in carcere.

Ottanta chili di cocaina, proveniente dal Sud America e che una volta immessa sul mercato avrebbe fruttato circa 19 milioni di euro, è stata sequestrata dalle fiamme gialle di Livorno e dall’ufficio delle dogane di Livorno. Dalle prime ore della mattina, militari del comando provinciale di Livorno, coordinati dalla procura della Repubblica labronica, stanno dando esecuzione, con la collaborazione di finanzieri anche dei comandi provinciali di Roma (tra i quali taluni in forza al gruppo investigativo criminalità organizzata del nucleo di polizia economico Finanziaria della capitale) e di Latina, a tre ordinanze di custodia cautelare in carcere – emesse dal gip Marco Sacquegna – nei confronti di altrettante persone, a vario titolo indagati per i reati di traffico di sostanze stupefacenti e sostituzione di persona, anche mediante documenti di identificazione contraffatti.

Secondo quanto riferito dalle forze dell’ordine, tra i destinatari del provvedimento cautelare, figurerebbe un uomo, già noto alle forze dell’ordine e fratello di un capo clan di una famiglia di nomadi operante nella zona pontina. L’attività trae origine dal sequestro di 80 chilogrammi di cocaina eseguito nel porto di Livorno da funzionari del locale Ufficio delle Dogane e dai finanzieri del Gruppo di Livorno.

Secondo le indagini delle fiamme gialle livornesi era il 48enne Luigi Ciarelli, fratello di un capo clan di una famiglia nomade che esercita il controllo nelle zone pontine, il destinatario del carico di 80 kg di cocaina sequestrato in porto a Livorno che ha portato al suo arresto e a quello di altre due persone considerare affiliati al clan, rispettivamente di 48 e 53 anni.

L’organizzazione era riuscita a far arrivare in Italia il quantitativo di stupefacente in un container proveniente da San Antonio (Cile), dentro il quale era stata caricata una cisterna di grosse dimensioni, sostenuta da due grandi supporti di metallo, all’interno dei quali erano state ricavate delle intercapedini dove erano stati nascosti 160 panetti di cocaina purissima dal peso di 500 grammi ciascuno.

L’individuazione del carico è stata resa possibile anche grazie all’utilizzo dello scanner a disposizione dell’ufficio delle dogane di Livorno, con il quale si è scoperta un’anomalia all’interno dei supporti di metallo, che ha fatto scattare un’approfondita ispezione da parte di finanzieri e doganieri. Il successivo e complicato taglio dei supporti, che ha impegnato il personale tecnico per oltre tre giorni, ha così consentito di rinvenire e sequestrare la sostanza stupefacente nascosta nei sostegni di acciaio della cisterna, fabbricati ad hoc con doppi fondi.

Le successive, approfondite indagini, anche di natura tecnica, nell’ambito dell’operazione chiamata ‘White Iron’, svolte sotto la direzione della procura livornese dal pm Massimo Mannucci e con il coordinamento del procuratore capo Ettore Squillace Greco, hanno permesso di individuare il sodalizio criminoso che ha effettuato l’importazione dell’ingente partita di cocaina.

Sono tuttora in corso, con l’impiego di circa un centinaio di militari di dieci diversi reparti tra cui il gico di Roma, unità cinofile e il personale antiterrorismo e pronto impiego dei baschi verdi di Livorno e Roma, contestualmente alle attività volte all’esecuzione dei provvedimenti cautelari, perquisizioni nelle province di Latina, Roma e Modena.

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