Dom 19 Mag 2024

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Psichiatra aggredita, provvedimento di fermo per un uomo di 35 anni, ‘l’agguato è stato premeditato’

Pisa, un uomo di 35 anni, è in stato di fermo dalle 4 della notte con l’accusa di tentato omicidio premeditato nei confronti della psichiatra Barbara Capovani, la dottoressa aggredita venerdì pomeriggio davanti all’ospedale Santa Chiara di Pisa e ricoverata in fin di vita, le sue condizioni sono critiche.

L’uomo che ha aggredito la psichiatra, Gianluca Paul Seung, era stato collocato in cura presso il Servizio psichiatrico diagnosi e cura di Pisa nel 2019. È quanto emerge dalle indagini che hanno evidenziato come l’uomo “nutriva forti rancori nei confronti della dottoressa, che lo aveva avuto in cura in quell’anno, elementi che trovano conferma nell’analisi dei social media dell’indagato”.

Secondo le indagini condotte dalla squadra mobile pisana e coordinate dai sostituti procuratori Giovanni Porpora e Lidya Pagnini l’uomo il giorno precedente l’aggressione si era presentato al reparto presso l’Ospedale Santa Chiara vestito con abiti scuri, coperto in parte da cappello e mascherina chirurgica con in spalla uno zaino, ma al momento del suo arrivo Barbara Capovani non c’era.

Per questo la procura contesta a Seung “l’aggravante della premeditazione” , in ragione del fatto che “il giorno prima, l’autore avesse tentato di rintracciare la vittima indossando un abbigliamento allo scopo di celare la propria identità, ma anche che avesse portato diversi capi di abbigliamento, indossati nella fase antecedente e successiva al fatto, contenuti verosimilmente all’interno di uno zaino che portava in spalla, così come l’arma del delitto, allo scopo di garantirsi la fuga senza destare sospetti”.

Seung il giorno dopo è tornato e questa volta, spiegano gli inquirenti, “portando a compimento il proprio intento criminale, colpendo con un oggetto contundente ripetutamente al cranio la vittima, cogliendola di sorpresa alle spalle, mentre era chinata sulla propria bicicletta per rimuoverne il lucchetto e andare via alla fine del proprio turno di lavoro”.

La notte scorsa la polizia si è recata presso la sua abitazione per eseguire una perquisizione ma l’uomo si è barricato dentro e così è scattata l’irruzione degli agenti che hanno trovato la balestra con diversi dardi. I poliziotti hanno anche sequestrato indumenti, oggetti, il telefono cellulare e il pc dell’indagato che ora si trova nel carcere Don Bosco di Pisa.

“Possiamo eventualmente gestire con le cure i processi alla base dell’aggressività, qualora questi fossero correlati a patologie, ma non siamo in grado di difenderci dalle violenze”: lo dice la Società Italiana di Psichiatria a proposito della psichiatra Barbara Capovani, ricoverata in condizioni molto gravi in seguito all’aggressione subita all’uscita del reparto dell’ospedale Santa Chiara di Pisa.

“Non possiamo non lanciare un allarme che riguarda la nostra sicurezza, di medici e operatori, nei dipartimenti di psichiatria e in generale nelle strutture ospedaliere”, dicono in una nota la presidente della Società Italiana di Psichiatria, Emi Bondi, direttore del dipartimento di Salute mentale dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, e la presidente eletta della Sip, Liliana Dell’Osso, direttore della clinica psichiatrica dell’Università di Pisa.

L’aggressione della psichiatra Capovani è solo l’episodio più recente degli ultimi due mesi, dopo quelli avvenuti a Lodi e a Chioggia. “Ogni giorno riceviamo decine di segnalazioni di fatti minori, ma non per questo meno importanti. Non si tratta di episodi isolati, ma più che quotidiani, quasi orari. La psichiatria, secondo i dati Anaao-Assomed è la branca della medicina più colpita da questi episodi (il 34%), seguita dai pronto soccorso (20%)”, osservano i due psichiatri.

“Nessun operatore sanitario ne è esente” e. “molti episodi minori non vengono segnalati, mentre dovrebbero essere identificati come eventi sentinella”.

Secondo i due esperti il problema della sicurezza sui luoghi di lavoro non riguarda infatti solo l’incolumità degli operatori, ma “impatta anche sul loro modo di lavorare e riguarda in generale anche il mandato della psichiatria. Perché se gli operatori sanno di poter essere tutelati in caso di necessità, riescono a lavorare meglio”.

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