
La Procura di Firenze ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, al momento senza indagati, sul caso della detenuta di 26 anni che si è tolta la vita impiccandosi con le lenzuola, al carcere di Sollicciano di Firenze. La pm Ester Nocera ha disposto l’autopsia sul corpo della giovane e delegato la polizia scientifica e la squadra mobile ai rilievi e agli accertamenti.
Audio: servizio di Viola Giacalone
Si tratta del terzo suicidio dall’inizio dell’anno a Sollicciano, e del 60esimo a livello nazionale dall’inizio dell’anno. Solo nel carcere fiorentino, dall’inizio del 2024, si contano circa 70 tentativi di suicidio e circa 300 episodi di autolesionismo, secondo i dati dell’Associazione Antigone.
La giovane aveva alle spalle una vita segnata dalla marginalità. Arrivata in Italia da bambina, aveva trascorso gli ultimi anni senza casa né famiglia, dormendo per lungo tempo in strada, davanti all’ex cinema Fulgor in via Maso Finiguerra. Proprio in quella strada, nell’agosto 2023, aveva aggredito e rapinato – secondo l’accusa – un pensionato di 91 anni, Ezio Clemente, che dopo l’episodio fu colpito da un malore e rimase invalido.
Per quei fatti la 26enne era stata condannata lo scorso aprile a 4 anni e 8 mesi in primo grado con rito abbreviato. La sentenza non era ancora definitiva. Negli ultimi mesi stava seguendo un percorso con il Serd per superare la tossicodipendenza e, secondo il suo avvocato Luca Maggiora, appariva più serena: era in corso una richiesta di trasferimento ai domiciliari, per i quali era già stata trovata una sistemazione.
Quel giorno l’intervento delle poliziotte penitenziarie e del personale in servizio non è servito a fermare la tragedia. La compagna di cella ha riferito agli inquirenti di aver avuto un’ultima conversazione che le aveva lasciato perplessità, ma non sono emersi segni di violenza né è stato trovato un biglietto, ora si indaga.
Il suicidio ha riportato l’attenzione sulle condizioni drammatiche di Sollicciano, da anni considerate tra le peggiori del Paese. La struttura è sovraffollata: secondo Antigone, ospita circa 560 detenuti, di cui 73 donne, a fronte di 500 posti disponibili, mentre il sindacato Uilpa parla addirittura di 358 posti regolamentari con un sovraffollamento del 158%. Le criticità non riguardano solo i numeri: caldo soffocante d’estate, umidità e infiltrazioni d’inverno, presenza di cimici e degrado diffuso sono problemi segnalati da tempo. A ciò si aggiunge una grave carenza di personale: meno di 400 agenti di polizia penitenziaria contro i 622 previsti, con un deficit del 36%. Inoltre, da mesi l’istituto è privo di un direttore titolare.
Si fa sentire il sindacato Uilpa, per voce di Gennarino De Fazio e Antonio Mautone, parla di “ennesima triste pagina” e denuncia lo stato di abbandono della struttura sia sul piano strutturale sia su quello assistenziale: “È necessario intervenire immediatamente su una situazione ignorata da troppo tempo dalle istituzioni, che aggrava le condizioni di vita dei detenuti e degli stessi operatori”. Per Aldo Di Giacomo, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria: “Noi non vogliamo sentirci complici nella mattanza – che qualcuno, forse perché si vergogna, con un linguaggio moderato chiama emergenza umanitaria – e chiediamo con forza interventi urgenti”.
Domenica, nello stesso reparto femminile in cui si è tolta la vita la 26enne, alcune detenute hanno appiccato incendi per protesta. Ennesimo segnale di un istituto allo stremo.