“La Pisana” di Arturo Martini

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    “La Pisana" di Arturo Martini
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    L’arte alla radio, con il direttore del Museo Novecento Sergio Risaliti “La Pisana” di Arturo Martini.

    La Pisana è un’opera modellata da Martini nel 1933 circa, una figura femminile distesa, completamente nuda, dormiente con la testa posata su un morbido cuscino e in posizione rannicchiata, con le cosce sovrapposte e le ginocchia portate verso il petto. Il volto della giovane ragazza è sereno; nulla pare turbare il suo riposo, nessuno attenta alla sua condizione di quieta e feconda sensualità.  I nostri sguardi non possono infrangere quello stato di perfetta esistenza. La corporeità, poche altre volte, è stata celebrata con umanità di sensi e purezza d’immaginazione.

    L’armonia assoluta delle forme deriva da un equilibrio classico raggiunto da Martini che qui ha saputo gestire naturalismo e astrazione, sensismo e idealismo. Il corpo della Pisana è presentato senza vergogna e pudore. Se ne sta distesa, anzi prona, con le natiche leggermente rialzate, i piedi sollevati impercettibilmente a dare leggerezza alla figura. La testa, un ovale, ricorda la Musa dormiente di Costantin Brancusi. Il fascino di questa scultura deriva dalla capacità di Martini di tenere assieme tantissimi elementi, di potenziare con leggerezza, senza fatica di significati e valori, l’immagine che ha tanto di tattile e plastico quanto di impalpabile e spirituale. Di grande pregio è la resa sensuosa della carne, la pelle liscia, come di donna sempre giovane: una qualità facilitata dal materiale utilizzato, dalla possibilità di plasmare il corpo e infondere vita nelle masse e fino alla superficie, come se lo scultore fosse un dio generatore che abbia tratto dalla costola della sua ispirazione quelle forme animandole di spirituale e fisica sensualità. “Con una donna di carne come La Pisana ti senti nell’infinito, in certi sogni….Io la adoro e forse non ho amata che questa donna nella mia vita”, confesserà Martini in uno dei suoi Colloqui.

    Martini si sarebbe ispirato a due precedenti immagini per la sua scultura, una di queste appartiene al mondo dell’arte, precisamente della pittura. Si tratta di Meriggio di Felice Casarati, dipinto datato 1923, il cui studio dell’anno precedente è esposto al Museo Novecento a pochi metri di distanza e in linea con la scultura di Martini, evidenziando quasi una specularità tra le due opere. Altro dato di partenza per Martini, e ne è prova il titolo dato alla scultura, sarebbe stata la figura della Pisana che con Carlino è coprotagonista nel romanzo Confessioni di un italiano, di Ippolito Nievo. Fin dall’adolescenza Carlo è travolto da passione per la bella e sensuale Pisana, sua cugina, una passione che si trasformerà poi in fedele profondo amore. Pisana è donna anticonformista, coraggiosa, uno spirito libero e indomito che incarna gli ideali della nuova società moderna del secondo ottocento. Per l’autore, e forse anche per Martini: “L’amore è una legge universale che ha tanti diversi corollari quante sono le anime che soggiacciono a lui”.

    Nel corso del romanzo le descrizioni della Pisana mutano col passare degli anni, il corpo della fanciulla muta ma resta di vitale bellezza, mentre il suo carattere, segnato dalla vita, resta quello della indomita ragazzina.

    Tutti questi attributi, che qualificano nel romanzo di Nievo la bellezza della Pisana, trovano una loro armoniosa sintesi nella scultura di Martini in cui la bellezza è quella di una ragazza che sogna di incontrare l’amore e di una donna che ricorda nei sensi quanto forte sia stata l’ultima passione.

    Copyright Sergio Risaliti
    Immagine: Museo Novecento, Raccolta Alberto Della Ragione. Fototeca dei Musei Civici Fiorentini.
    Montaggio video: Antonella Nicola