
Giunta entro 20 giorni, ha detto il governatore parlando del Giani bis. Ma c’è da scommettere che saranno giorni di fuoco se si pensa alle discussioni furiose all’interno del Pd e ai nomi altisonanti che sarebbero fuori dal gioco della giunta, almeno per ora: da Matteo Biffoni (Pd) a Stefania Saccardi (Iv), passando per Lorenzo Falchi (Avs) e Alessandra Nardini (Pd).
IL SERVIZIO DI GIORGIO BENRARDINI
FIRENZE Otto posti, una ventina di nomi che ballano. Quando finirà la musica del gioco della seggiola si scoprirà chi fa parte del governo del Giani bis. La sicurezza, per ora, è una soltanto: la riconferma di Monia Monni, anche se non si conosce ancora la delega. Al di là del suo nome, le incognite più corpose rimangono tutte nel Pd, partito scosso dall’analisi del voto e dalle polemiche che investono soprattutto i risultati nel capoluogo e nella piana fiorentina.
Lo schema per gli otto assessorati è ben noto: 5 al Pd e 3 ai rappresentanti degli alleati nel campo largo. Con un paio di posti extra governo che valgono quanto un assessorato: la presidenza del Consiglio regionale e il nuovo ruolo di sottosegretario. Nulla è deciso, le trattative fervono, ma nel gioco di rappresentanza territoriale e delle correnti – che si accompagna a quello delle competenze e ai calcoli sulla parità di genere – rischiano seriamente di rimanere al palo pezzi da novanta del consenso di domenica e lunedì scorsi. Sono infatti in forte ribasso, per motivi diversi, le quotazioni del recordman di preferenze pratese Matteo Biffoni, dei dem pisani – l’ex assessora al Lavoro Alessandra Nardini e l’ex presidente del Consiglio Antonio Mazzeo -, dell’ex vicepresidente renziana della Regione Stefania Saccardi e del sindaco di Sesto Fiorentino Lorenzo Falchi.
Sono invece all’apice le quotazioni di Monni (Pd). L’assessora gode della fiducia trasversale dei vertici – anche nazionali – del partito e del governatore. Potrebbe dunque ambire alla Sanità o a continuare con le sue deleghe, forse con i gradi della vicepresidenza. Eugenio Giani vorrebbe poi promuovere la capo di gabinetto della Regione, Cristina Manetti, alla guida della Cultura, delega che nella scorsa Consiliatura era stata trattenuta dal presidente. Faranno quasi certamente parte del governo l’ex oppositrice del Pd (e ora nel campo largo) Irene Galletti del M5S e il Verde Massimiliano Ghimenti. Gli altri 4 posti sono appannaggio del Pd: 3 potrebbero essere dell’ala schleininana – con Serena Spinelli, Stefania Lio e Gianni Lorenzetti in pole position – e uno dell’ala riformista: la riconferma di Leonardo Marras è più probabile, ad oggi, dell’ingresso di Brenda Barnini. Ma alla fine dei giochi dei contrappesi la squadra potrebbe trovare spazio per entrambi. Aleggia ancora sul toto nomi lo spirito di Simone Bezzini, mai fuori dalla gara anche per la stima che il governatore nutre nei suoi confronti, tuttavia sgradito alla segreteria dem. Bernard Dika sottosegretario rimane un’ipotesi concreta, ma lo stesso Bezzini o uno dei due riformisti che rimangono fuori dalla giunta lo insidiano.