Via libera alla gestione pubblica, ma resta il nodo dei costi e della sostenibilità per i Comuni e le bollette. La sindaca Funaro: “Attendiamo l’udienza a gennaio, poi acqua pubblica oppure confronto all’AIT con i soci”.
Dopo mesi di pressioni interne al Pd toscano, che ha trovato convergenze con M5S e Avs, Palazzo Vecchio – azionista di maggioranza della multiutility Plures che controlla Publiacqua – ha deciso di allinearsi alla nuova visione sulle politiche dell’acqua. La svolta arriva anche grazie alla posizione del governatore Eugenio Giani e segna un parziale passo indietro rispetto al percorso avviato dall’ex sindaco Dario Nardella insieme agli ex primi cittadini di Prato ed Empoli. L’orientamento riformista viene superato per accontentare l’area più a sinistra della coalizione. Nel dettaglio, la sindaca Sara Funaro annuncia il favore alla ripubblicizzazione, ma con una riserva legata alla sostenibilità economica per i soci e, soprattutto, per i cittadini: “abbiamo avviato un procedimento giudiziario con Acea per la riacquisizione delle quote, con udienza fissata a gennaio. Se il pronunciamento sarà favorevole, potremo finalmente avere l’acqua totalmente pubblica”. In caso contrario, il confronto passerà all’Autorità Idrica Toscana (AIT), con tutti i soci chiamati a definire una nuova strategia. Il dossier più delicato riguarda il costo delle quote di Publiacqua (stimato tra 100 e 150 milioni di euro): l’ipotesi principale è che la multiutility utilizzi parte dei fondi acquisiti – quasi un miliardo – senza pesare direttamente sulle finanze comunali, rinunciando temporaneamente a dividendi per ripagare l’investimento. Sul tavolo resta anche la questione della gara dell’AIT, che dovrebbe individuare entro fine anno il nuovo socio privato per il 30% delle quote e un valore di 4 miliardi, con concessione destinata a durare vent’anni. Funaro invoca massima cautela: la decisione sulla concessione potrebbe essere prorogata di sei mesi in attesa della sentenza. I commenti dei partiti sono netti: Sinistra Italiana e Avs ribadiscono che “l’acqua è un bene comune, non una merce”, mentre il Pd parla di “un passo avanti atteso da tempo”, che riconduce la questione tra le priorità programmatiche della coalizione. La scelta segna una svolta nel panorama regionale e potrebbe fungere da modello per altre città italiane.


