Con la prima asta #streetartistperfirenze hanno raccimolato un bel gruzzolo: 16.500 euro tondi, destinati all’ospedale di Careggi. Così gli urban artist fiorentini, tra cui NINJAZ e EXIT artisti seguitissimi sui social, raddoppiano mettendo in piedi su Instagram una seconda asta di opere ma stavolta per sostenere gli ultimi, quelli più esposti a questa emergenza sanitaria quanto economica. I ricavati, infatti, andranno a CAT, che dall’85 si occupa di marginalità (migranti, accoglienza, prostituzione, senzatetto, inclusione sociale).
Le opere saranno raccolte su INSTAGRAM dall’hashtag “#unitisisvolta“, mentre per l’asta vera e propria saranno a disposizione 26 ore: da lunedì 13 prossimo alle 10 fino a mezzogiorno di martedì 14. Il tutto grazie ad una procedura snella: per partecipare basterà cliccare sulla foto dell’opera scelta e cominciare a ‘gareggiare’ direttamente sul post (si parte da una base d’asta di 40 euro, con un rilancio minimo di 20 euro).
Finito il tempo, il vincitore farà un bonifico a CAT (IBAN IT59 G030 6909 6061 0000 0146 860, con la causale “donazione liberale campagna uniti si svolta”). Una volta girata la ricevuta all’artista, avrà il suo ‘pezzo’ da collezione a fine emergenza“per non sovraccaricare i corrieri che continuano comunque a lavorare mentre noi restiamo a casa”.
Il senso dell’asta è sintetizzato nelle parole: “Sosteniamo chi, di fronte a questa crisi sanitaria, è più vulnerabile. Sostenere queste persone significa sostenere la salute della comunità intera. Chi non può #restareacasa, perché una casa non ce l’ha, chi vive in alloggi precari in condizioni sanitarie inadeguate all’emergenza, chi ha perso le proprie fonti di reddito e non ha reti di sostegno, chi ha una casa, ma è il luogo in cui subisce violenze, chi è vittima di tratta e grave sfruttamento lavorativo, chi è stato escluso dalle accoglienze e dai percorsi di protezione internazionale, chi vive una condizione di esclusione digitale che amplifica l’esclusione sociale, chi ha difficoltà ad accedere ai servizi sociali, chi non ha accesso alle informazioni nella propria lingua”.