Fa discutere in questi giorni a Firenze la costruzione sorta al posto dell’ex teatro Comunale. E – al centro della polemica – la questione su chi poteva aver avuto fretta di vendere l’immobile.
“Questa realizzazione mi sconvolge. E’ proprio il linguaggio architettonico che è completamente sbagliato. Dalla qualità dei materiali alla grandezza dei volumi, assolutamente incongrua”. Così, in un’intervista a La Nazione, l’architetto Fulvia Zeuli sul cubo bianconero, grande palazzo costruito al posto del Teatro Comunale di Firenze cancellato dal nuovo complesso edilizio. L’architetta al tempo del progetto era una funzionaria della Soprintendenza ed è stata rintracciata dal quotidiano: “Non so come ha fatto a saltare fuori una cosa del genere, non mi capacito davvero”. Zeuli ricorda che all’epoca “il Maggio per salvarsi doveva assolutamente vendere il Teatro Comunale“, parla di “riunioni continue e interminabili, denuncia “grandi pressioni esterne, perché la fondazione del Maggio non poteva fallire” e andava venduto il teatro e la sua area centrale, nel quartiere di Firenze capitale. Tuttavia, specifica, “il fatto che ci fosse necessità di vendere non significa che non fu fatto un lavoro giusto e accurato da parte della Soprintendenza”. Sull’iter burocratico e sulla tutela del paesaggio in particolare, ricorda che “è competente la Regione, che delega il Comune, il quale, attraverso la commissione competente, deve dare obbligatoriamente un parere. A quel punto la palla passa alla Soprintendenza che dà un parere di illegittimità nel caso in cui un progetto contrasti con il paesaggio”. Sul versante dei social network arrivano invece due risposte. La prima è quella di Luca Logi, compositore, musicista e responsabile dell’Archivio Musicale della Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. Che sulla sua pagina Facebook scrive: “A differenza di quello che dice la funzionaria, la fretta di vendere non ce l’aveva il Maggio ma il Comune, in particolare un sindaco che prima di andare via aveva da ripianare un po’ di deficit. Che non fosse il Maggio ad aver fretta di vendere è assolutamente evidente dal fatto che i soldi li ha incassati il Comune di Firenze e non il Maggio. Poi, alla funzionaria qualcuno avrà raccontato un po’ di balle per costringere la Sovrintendenza ad approvare il progetto”. Gli fa eco, sempre dalla pagina personale FB, il responsabile dell’ufficio stampa e della comunicazione del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino Paolo Klun: “La signora Fulvia Zeuli, funzionaria e ora pensionata non sa quello che dice a La Nazione che pubblica senza manco farsi sfiorare dal dubbio della verità. Al di là del gusto personale – piaccia o no (alla signora, architetto Zeuli e a tanti altri) il nuovo insediamento alberghiero costruito dove era la sede del Teatro Comunale in corso Italia – non era il Maggio ad aver furia di voler vendere e neppure avrebbe mai potuto non essendo il proprietario dello stabile, bensì il Comune di Firenze. Possibile che una cosa così basilare non si sappia? Dove mai, a parte situazioni di tipo privato e poche altre, il teatro è proprietario dello stabile? Viene concesso in uso dal Comune che ne è il proprietario. Così è anche per il Teatro del Maggio e la sua sede attuale”.