Ven 19 Apr 2024

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Don Giulio Facibeni è ‘venerabile’

 Papa Francesco ha promulgato il decreto di riconoscimento “delle virtù eroiche e della fama di santità del servo di Dio don Giulio Facibeni, dichiarandolo Venerabile”.

Il processo di beatificazione e canonizzazione era stato aperto il 10 agosto 1989. Ne informa l’Arcidiocesi di Firenze aggiungendo che dopo questo primo riconoscimento, “per giungere alla beatificazione, occorrerà che la Chiesa riconosca che un miracolo sia accaduto per intercessione del venerabile invocato a tal fine dai fedeli”.
Papa Francesco, salutando oggi in Vaticano il cardinale Giuseppe Betori in occasione dell’udienza alla Congregazione delle Cause dei Santi, ha detto all’Arcivescovo di Firenze “di aver firmato ieri il decreto per don Facibeni con cui si completa il riconoscimento dei tre venerabili fiorentini”, riconoscendo e ribadendo così la visione unitaria che a Firenze comprende il cardinale Elia Dalla Costa, il professor Giorgio La Pira e dunque don Giulio Facibeni.
Esprimendo gratitudine al Santo Padre l’Arcivescovo di Firenze, card. Giuseppe Betori ha detto: “Don Giulio Facibeni nella sua storia ha illuminato con fede e assoluta dedizione quelle periferie fisiche e spirituali che ci indica oggi come missione Papa Francesco: il quartiere operaio di Rifredi dove era parroco, il fronte della guerra da cappellano, e poi i ragazzi orfani, i giovani bisognosi di cura e istruzione.
All’Opera Madonnina del Grappa e ai suoi ‘figliuoli’ don Facibeni ha dedicato senza risparmiarsi tutta la vita”.
Avuta notizia, don Corso Guicciardini, 95 anni, erede spirituale di don Facibeni, da lui stesso scelto per proseguire nella guida dell’Opera Madonnina del Grappa, ha dichiarato: “Quello che posso dire con le mie parole è niente in confronto a ciò che don Facibeni ha vissuto con sofferenza, immolandosi nella storia del suo tempo per stare accanto ai più sofferenti e ai più poveri: dai soldati al fronte, agli orfani, ai giovani in difficoltà con la forza della sincerità dei sentimenti e senza compromessi”.

“Si può dire che conquistava gli animi con tutto se stesso e senza offrire mezzi materiali se non per qualcosa di estremamente essenziale come un letto e come un pane – ha aggiunto don Corso Guicciardini – Fisso lo sguardo del cuore sulla eccezionalità della sua testimonianza trasmessa come sacerdote e cappellano di guerra, come ‘Padre’ carico di responsabilità e di immedesimazione nel sacrificio compiuto momento per momento. Con il ricordo, fisso lo sguardo a quel fulgore della Divina Provvidenza che portava a una misteriosa partecipazione all’Amore divino del Cristo che veniva a contatto con tante creature fragili e dolenti”.
Don Facibeni, sempre don Guicciardini, “ha parlato poco di se stesso, molto di più ha fatto comprendere l’immane sofferenza di Dio che vuole dare la sua vita e tutto se stesso per restare presente in mezzo a quei fratelli uomini che Facibeni incontrava passo passo nei camminamenti delle trincee di quel tempo”.
Sulle opere di don Facibeni il cardinale Betori ha ricordato che egli “così scriveva: ‘Il Signore ha voluto l’Opera in questo rione operaio, l’ha voluta aliena da umane protezioni e sicurezze e sostenuta dalla preghiera e dal lavoro degli umili, perché fosse apologia vivente della Divina Provvidenza’”.
“Nonostante le estreme difficoltà economiche e organizzative – ha aggiunto Betori -, don Facibeni non respingeva nessuno che bussasse alla sua porta, con la fiducia che riponeva in Dio. La sua è per noi alta testimonianza di affidamento alla Provvidenza e di ascolto alle necessità dei più poveri e fragili. Don Facibeni è unito ad altri due venerabili che occupano un posto esemplare nella nostra Chiesa: il cardinale Elia Dalla Costa e il sindaco Giorgio La Pira. Il legame tra di loro fa pensare davvero al legame che unisce le tre virtù teologali: la fede, la speranza e la carità”

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