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Cgil Toscana: ricostruire la filiera del legno, dalla sostenibilità alla resilienza

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Cgil Toscana: ricostruire la filiera del legno, dalla sostenibilità alla resilienza
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Cgil Toscana: 3mila nuovi posti di lavoro in Toscana, benefici economici e ambientali con la ricostruzione di una filiera del legno, che in 10 anni ha perso quasi la metà delle imprese: è la proposta lanciata dalla Fillea Cgil Toscana a Regione e associazioni datoriali, nell’ambito del convegno sul tema nella ex segheria a Vallombrosa (Reggello, Fi) con – tra gli altri – Giani, Bonafè, Bassilichi, Bigazzi, Genovesi, martedì 22 marzo dalle 9:30.

La segretaria generale Bartoli: “Un’opportunità da non perdere. Assurdo importare la materia prima dall’estero quando ne abbiamo molta, aziende e istituzioni investano per coniugare crescita e sviluppo sostenibile, promuovendo nuovi insediamenti industriali, realizzando un distretto e magari un marchio ‘made in Tuscany/Italy’ che sia premiante negli appalti: possibile mettere in moto economie importanti”

Creazione stimata di 3mila posti di lavoro diretti. Rivitalizzazione di aree interne. Raggiungimento di obiettivi di sostenibilità ambientale e di transizione ecologica (il legno rappresenta infatti la materia prima per eccellenza della transizione ecologica: stocca il carbonio assorbito dalle piante, è facilmente lavorabile, permette un notevole risparmio di emissioni), anche tramite i fondi Pnrr. Valorizzazione e tutela dei boschi. Sono i contenuti della proposta che lancia Giulia Bartoli (segretaria generale di Fillea Cgil Toscana) alla Regione e alle associazioni datoriali, affinché in Toscana si ricrei una filiera del legno, oggi importato all’80% dall’estero (anche da Russia e Bielorussia, oggi sotto sanzioni per la guerra in Ucraina) nonostante che l’Italia e la Toscana siano piene di foreste. La proposta è al centro del convegno “Ricostruiamo la filiera del legno”.

Dice Bartoli: “Ricostruire una filiera del legno in Toscana è una opportunità da non perdere, potrebbe portare benefici economici e ambientali. Occorre una vera politica forestale che sappia tenere insieme difesa del territorio contro l’abbandono e lotta al dissesto idrogeologico, valorizzando il nostro legname e conseguentemente ridurre la dipendenza dall’estero. Il prelievo di legname locale metterebbe in moto economie importanti, dal taglio delle foreste alle segherie, fino ai semilavorati e al loro utilizzo nell’intera filiera in base ai vari tipi di legname presente (bosco-legno), generando maggiori ricadute economiche nei territori, e spesso si tratta di aree interne con economia debole. Se davvero si investisse nella filiera, potremmo avere una ricaduta occupazionale nella sola Toscana a regime di 3mila addetti diretti nel settore e più del doppio tra filiera e nell’indotto (lavorazione, autotrasporti, commercio, energia, edilizia) facendo una previsione al ribasso”. Tra le proposte Fillea Cgil, anche l’istituzione di un marchio del legno “made in Toscana/Italia” che sia premiante negli appalti pubblici e non, la creazione di un distretto e di una Borsa del legno.

I NUMERI DEL SETTORE

In Toscana, dato 2020, ci sono circa 12.921 lavoratori impiegati nel settore del legno per 1.796 imprese, nel 2011 erano circa 17.900 per 2979 imprese, una lenta caduta che si è registrata nel tempo, in 10 anni abbiamo perso il 28% dei lavoratori e il 40% delle imprese (dati Inps). Un settore che è entrato in difficoltà nel suo complesso da decenni, ben prima della crisi del 2008, che ha visto chiudere decine di imprese storiche, industrie importanti o imprese familiari. “Stiamo pagando – spiega Bartoli – anche scelte imprenditoriali del passato che hanno visto molti italiani chiudere la propria segheria nel nostro paese e aprirne di nuove nell’est Europa e vedervi un nuovo business con costi notevolmente inferiori in particolare del lavoro o altri che hanno deciso di delocalizzare anche la trasformazione, in parte possiamo dire di aver svuotato una filiera del suo anello primario, di aver disperso un patrimonio di competenze e valore”. I dati nazionali di Federlegno evidenziano un comparto che registra nel 2021 un fatturato di 49 miliardi di euro contro i 39 del 2020, una filiera che cresce del 14,1% rispetto al 2019 e, se il mercato interno registra le performance migliori (+18,9% sul 2019), è molto positivo anche il recupero delle esportazioni con un aumento rispetto ai livelli pre-covid del 7,3%. Le previsioni del Csil (Centro Studi Industria Leggera) indicano in un raddoppio la domanda mondiale di legno e in un +46% la domanda europea da qui ai prossimi 10 anni.

AUdio Giulia Bartoli, Segretaria Generale Fillea CGIL Toscana

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