‘Dumb phones’, adolescenti attratti dalla nostalgia dell’offline

Secondo l’azienda HMD Global, produttrice di Nokia, nel 2022 è aumentata la vendita dei ‘dumb phones’, telefoni con funzionalità di base per chiamate e messaggi

Nonostante l’ampia diffusione dei feticci tecnologici all’interno della nostra società, e i luoghi comuni che li vogliono sempre ad occhi bassi di fronte ad un Iphone, generazione Z e  millennials stanno riscoprendo i piaceri del mondo offline, e, in particolare, dei cosiddetti ‘dumb phones’.

Con le loro funzioni limitate, i ‘dumb phones’ offrono un’esperienza d’uso più sempilce e meno coinvolgente rispetto agli attuali smartphone. Questi dispositivi, nello specifico, danno priorità alle funzioni telefoniche essenziali, eliminando le tentazioni dei social media, piattaforme sulle quali il 50% dei giovani trascorre, in media, 7 ore al giorno.

Quei dispositivi mobili semplici e spogli che ha caratterizzato i primi anni del 2000, dunque, stanno tornando in auge, forse palesando la volontà delle nuove generazione di “disintossicarsi dalla tecnologia”.

Secondo i dati pubblicati da HMD Global, azienda produttrice di Nokia, nel 2022 ci sarebbe stato un’importante aumento di questi dispositivi, con decine di migliaia di pezzi venduti ogni mese.

Una delle motivazione addotte per spiegare il fenomeno avrebbe le proprie radici nell’irrazionale: la generazione Z, in particolare, starebbe invecchiando, ed in virtù di ciò starebbe subendo il fascino di un passato che non ha potuto vivere, quello appunto rappresentato dai ‘dumb phones’.

In altre parole, sarebbe la nostalgia ad allontanare i giovani d’oggi alla tecnologia. “Il passato diventa il ricordo di un’epoca in cui la vita sembrava più semplice e spensierata, e questa nostalgia del passato ha anche guidato l’ascesa della tendenza del ‘dumb phone'”, ha affermato Lars Silberbauer, Chief Marketing Officer di Nokia Phones e HMD Global.

Ma la tecnologia non era stata pensata per semplificarci la vita?

 

Amazon, ad un passo dal computer quantistico

Amazon sarebbe ad un passo dal realizzare le infinite potenzialità dei computer quantistici. La chiave di svolta si chiama ‘cat qubit’

A Pasadena, in collaborazione con il Caltech, l’Istituto di Tecnologia della California, si prepara a nascere il computer quantistico di Amazon Web Services, il primo edificio al mondo ad essere appositamente costruito per accogliere dei computer quantistici. Inaugurato nel 2021, si doterà a breve di computer con processori quantistici a superconduttori con un’architettura all’avanguardia, detta ‘cat qubit’, nome che riprende il famoso esperimento del gatto, appunto, di Schrodinger.

“Il nuovo edificio, nato all’interno del Caltech, può forse definirsi il primo ad essere mai stato realizzato appositamente per ospitare computer quantistici”, ha affermato Simone Severini, direttore del Quantum computing di Aws in occasione dell’evento dedicato al trasferimento tecnologico Converging Skills organizzato dall’Università di Pisa.

Il Centro Aws per il Quantum Computing ospiterà al suo una serie di computer quantistici, ideati dal fisico sperimentale del Caltech, Oskar Painter, che puntano a determinare un nuovo stato dell’arte del settore. Si tratta di computer quantistici con un’architettura che sfrutta i cosiddetti cat qubit, ossia tipologie di qubit (unità di informazione quantistica) che semplificano le procedure per correggere errori.

La tecnologia scelta punta a risolvere almeno in parte una delle maggiori limitazioni allo sviluppo di questa nuova tipologia di computer, ha sottolineato Severini, “ossia riuscire a limitare o meglio correggere gli errori che possono registrarsi negli stati dei qubit”. “Nonostante i tanti successi ottenuti in questi anni i computer quantistici sono ancora allo stadio di prototipi, macchine che fanno intravedere enormi potenzialità ma la cui reale implementazione deve ancora superare molte sfide tecniche” ha concluso lo scienziato.

 

Fimer, due mesi per presentare la proposta di concordato

Il Tribunale di Milano ha concesso una proroga di due mesi alla Fimer per presentare una proposta di concordato preventivo

Il tribunale di Milano si è espresso sulla vicenda Fimer, l’azienda di Terranuova Bracciolini (Arezzo) produttrice di inverter per fotovoltaico, concedendo una proroga di due mesi alla proprietà per presentare una proposta definitiva di concordato preventivo.

La decisione è stata accolta con malumore dai sindacati e dai lavoratori, i quali, questa mattina, si sono riuniti a Vimercate nel Milanese, altra sede italiana dell’azienda, per manifestare davanti al municipio.

Seconda tappa della delegazione è stato Palazzo Lombardia, sede della Regione.

La segretaria provinciale della Fim Cisl Ilaria Paoletti ha ribadito che, alla luce della proroga dei 60 giorni che il tribunale ha concesso all’azienda per presentare una proposta definitiva di concordato preventivo, “tempo non ce n’è”.

La necessità, spiegano i sindacati, è “capire se i dipendenti vogliono o meno rientrare al lavoro”, ed in virtù di ciò sarà organizzata, nelle prossime ore, un’assemblea dei lavoratori.

Rapporto Irpet: l’economia toscana cresce ma necessita di consolidamento e qualità nell’occupazione

Rapporto Irpet: malgrado il contesto generale sfavorevole, lo scorso anno il Pil regionale della Toscana è aumentato del 4,1%, più di quello italiano. Nel 2023 si conferma in territorio positivo, ma è attesa una frenata. Bene l’occupazione, cresce quella stabile ma a basso rendimento salariale. L’economia toscana, nonostante i molteplici eventi avversi, resta ancorata su un sentiero espansivo ma deve consolidarsi: sia perché i costi della recessione pandemica non si sono ancora del tutto rimarginati, sia perché il rientro dell’inflazione è lento e rischia di alimentare un clima di sospensione sulle prospettive di crescita.

L’Irpet, l’Istituto per la Programmazione Economica della Toscana, ha presentato questa mattina nel corso di un confronto in Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze il rapporto con gli ultimi aggiornamenti sul quadro macroeconomico regionale. Dal rapporto emerge una solida tenuta, nonostante la stretta monetaria, l’inflazione, le incertezze alimentate dal conflitto russo-ucraino, tra cui la crisi dei costi energetici. Il report si sofferma anche sull’impatto che sta producendo il Pnrr e quello che potrà generare il Decreto Lavoro (che contiene anche la riforma del reddito di cittadinanza).

“Fra ciclo economico, Decreto Lavoro e Pnrr, quale congiuntura per le imprese, le famiglie e i territori in Toscana?” – calcola nel 2022 un +4,1% del Pil (a fronte del +3,8% italiano). Per il 2023 è attesa, come nel resto del territorio nazionale, una frenata, ma la stima di un +1,1% conferma una dinamica espansiva, che dovrebbe proseguire con un +1,3% nel 2024 e nel 2025. A trainare la crescita toscana dello scorso anno sono stati i flussi turistici particolarmente accentuati nella nostra regione. Per sostenere in futuro la dinamica espansiva, sarà centrale continuare a cogliere a pieno le opportunità di investimento del Pnrr e dei fondi europei. Dal mercato del lavoro arrivano segnali incoraggianti. Sono stati 89mila gli addetti in più rispetto al 2019, ben oltre la metà occupazione stabile con 54mila conversioni da contratti a termine in indeterminato, l’incremento più alto negli ultimi tredici anni. Il saldo è positivo anche nel primo trimestre 2023, in cui gli avviamenti al lavoro hanno superato le cessazioni di 52mila unità, registrando valori superiori agli stessi periodi del 2021, del 2022 e persino del prepandemico 2019. L’aumento riguarda tutti i settori, eccetto il comparto del credito e assicurativo-finanziario. Il tasso di disoccupazione quest’anno dovrebbe ridursi di un ulteriore 0,1% per attestarsi al 6,0%.

Sui consumi delle famiglie, ha pesato l’inflazione che appare rallentare negli ultimi mesi. Il 2022 ha toccato l’8,1% su base annua. Sono cresciuti soprattutto i prezzi dei beni (+11,9%), molto meno i servizi (+3%). Tra i primi la dinamica più accentuata è stata quella dei beni energetici (elettricità, gas e carburanti) con un aumento medio del 50,9%. Per il 2023 si stima un’inflazione sopra il 5%. I settori con criticità e la questione del reperimento del personale Tra gli aspetti più critici il rapporto segnala la flessione della produzione industriale, iniziata a fine anno e accentuatasi nel primo trimestre 2023. L’indice della produzione industriale registra infatti una diminuzione tendenziale dell’1,9% e dello 0,7% su base congiunturale, anche a causa del confronto con un periodo (il primo trimestre 2022) di robusta crescita della manifattura toscana (intorno al 4%) e dell’indebolimento in atto di consumi e commercio internazionale. Un possibile elemento di freno alla crescita è rappresentato dalla faticosa ricerca di personale. Secondo gli esiti di un questionario sottoposto nelle scorse settimane da Irpet a un campione di imprese manifatturiere e turistiche della Toscana, il 96% di quelle con posti vacanti dichiara di non riuscire a coprire agevolmente i fabbisogni, prevalentemente per mancanza di candidati (48%) e in via minore per qualità della domanda (21%) o dell’offerta di lavoro (31%).

Clima di fiducia, contrazione dei consumi, riforma del reddito di cittadinanza Sulle dinamiche espansive rischia di incidere anche il peggioramento del clima di fiducia delle famiglie. In base a un’indagine realizzata a inizio giugno, 16 nuclei su 100 si percepiscono poveri, erano 14 l’anno precedente. Ogni 100 nuclei, in 60 dichiarano di arrivare con difficoltà a fine mese: 2 in più di quante non lo dichiarassero nel corso del 2022. L’indagine segnala inoltre una rinuncia al consumo di alcune tipologie di beni. Il 53% delle famiglie ha fatto fronte all’aumento delle bollette contraendo i consumi. Per i prodotti alimentari, il 61% delle famiglie cerca il prezzo più conveniente, il 37% evita gite e viaggi, il 35% ha rinunciato a spese per mobili e articoli per la casa, mentre il 33% a quelle per ristorazione e tempo libero. Il report contiene un focus sulle ripercussioni del Decreto Lavoro, che ha riformato il reddito di cittadinanza introducendo due distinte misure (l’Assegno di inclusione e lo Strumento di formazione e lavoro). Secondo Irpet, la riforma porterà in Toscana una riduzione della platea dei beneficiari pari a 12mila nuclei (-24%) e 37mila individui (-36%). A regime, quando la richiesta per lo Strumento di formazione non potrà essere rinnovata, si ipotizza un dimezzamento dei beneficiari (-55mila individui).

Gli investimenti realizzati grazie al Piano produrranno un innalzamento dello 0,8% del Pil regionale e dell’1% dell’occupazione in media annua rispetto ad uno scenario senza Pnrr. Al 1° giugno 2023, sono 7.976 i progetti Pnrr in attuazione, pari a poco meno di 7,4 miliardi di euro. La quota maggiore di risorse, il 30%, riguarda la Missione 2 (Rivoluzione verde e transizione ecologica). Segue la Missione 4 (Istruzione e ricerca), con il 20% delle risorse complessive, e la Missione 1 (Digitalizzazione, innovazione, cultura e turismo), che assorbe il 15%. Il 64% è destinato ad investimenti in opere pubbliche, mentre il restante 36% si suddivide fra spesa corrente per beni e servizi e incentivi a imprese o contributi. È la Pubblica Amministrazione, in particolare i Comuni, la principale beneficiaria dei progetti ammessi a finanziamento con il 65% del totale, il 12% è la dotazione di risorse per le imprese. Il restante 23% sono risorse collegate a progetti che fanno capo a società partecipate, concessionari di reti e infrastrutture, consorzi e fondazioni. La distribuzione territoriale delle risorse riflette peso demografico ed economico dei territori: la Toscana centrale riceve il 72% delle risorse, la Toscana della costa il 19%, le aree interne il 4%, il 5% è destinato ai territori del Sud della regione. La ripartizione è comunque legata anche alla qualità dei progetti che, in prospettiva, favoriranno un riequilibrio del capitale infrastrutturale e una compensazione della tradizionale limitata propensione all’investimento dei territori.

Audio: Nicola Sciclone direttore Irpet

Manuel Vescovi è un nuovo membro di FdI

L’ex Senatore della Lega, nonché ex segretario regionale in Toscana, Manuel Vescovi si è scoperto essere un ‘Fratello d’Italia’

Manuel Vescovi, ex senatore della Lega ed ex segretario regionale in Toscana passa a Fratelli d’Italia. L’annuncio è arrivato in occasione di una conferenza stampa nella sede del Consiglio regionale a Firenze: “E’ un ingresso consapevole per una sfida importante per il futuro, un ingresso che ho concordato con Fdi che ringrazio. Sono stati 30 anni bellissimi ma adesso guardiamo al futuro”.

Secondo Vescovi il 2025, anno in cui si terranno le prossime elezioni regionali, sarà “la volta buona del centrodestra in Toscana, lo abbiamo visto alle ultime elezioni amministrative. Il centrodestra ha imparato che bisogna pianificare prima, vincere è facile basta avere un obiettivo, una strategia e l’azione, però se lo fai l’ultime mese non succede nulla. Se lo pianifichi due anni prima e determini la qualità delle persone sicuramente ce la fai”.

Mostra delle Riviste del primo Novecento italiano agli Uffizi

Il primo piano degli Uffizi ospita le Riviste che hanno dato voce al progressismo italiano del primo Novecento: idee contrastanti a confronto che hanno saputo segnare un’epoca.

La mostra “Riviste: la cultura in Italia nel primo Novecento” avrà luogo da oggi 15 Giugno fino al 17 Settembre, ed ospiterà, oltre alle edizioni originali delle riviste, anche libri, manifesti e fogli al fine di permettere un’immersione totale all’interno di un periodo culturale ed intellettuale caratterizzato sì da grandi contrasti ideologici, ma comunque tutti volti verso una riconsiderazione di natura progressista dell’establishment allora corrente.

Al fondatore del movimento futurista italiano Filippo Tommaso Marinetti si aggiunge il liberalismo di Piero Gobetti, che riesce a far convivere nel suo bagaglio filosofico e politico post-illuminista considerazioni profondamente sociali, delle quali l’ossessiva rivendicazione del movimento operaio, in particolare, ha caratterizzato un’intera epoca di giovani intellettuali.

All’interpretazione in chiave sociologica del marxismo di Antonio Gramsci seguono le trasversali idee del fiorentino Giovanni Papini, pioniere del pragmatismo italiano, ma anche uno dei primi a portare nel nostro paese le scie delle cosiddette avanguardie storiche, quali futurismo e post-decadentismo.

Queste le parole del ministro della cultura Gennaro Sangiuliano: “Le menti più acute e brillanti della politica e della cultura nazionale si sono confrontate sulle pagine di periodici autorevoli, sin dagli esordi di `Leonardo` di Papini e Prezzolini, fino a `900` di Bontempelli e Malaparte e `Solaria` di Carocci, le ultime a esprimere una voce di libertà a cavallo degli anni Venti e Trenta. E sottolinea: “Le idee nate da questo confronto anche aspro, ma pur sempre vivace e fecondo, hanno alimentato a lungo il pensiero politico e filosofico italiano, arrivando a volte sino ai nostri giorni. Dopo anni di silenzio con questa mostra si torna a discutere di idealismo e di risposta al positivismo”.

Presente alla mostra anche il Presidente del Senato Ignazio La Russa, secondo il quale quella a Firenze è un’ottima occasione per sottolineare l’importanza culturale delle riviste di primo Novecento. La mostra, afferma,  “va a colmare un vuoto che durava da troppi anni, un vuoto che riguarda quel grande crogiuolo all’inizio del Novecento di intelligenze diverse, con contrapposizioni a volte anche aspre ma tutte accomunate da un sentimento: quello di innovare, di affrontare il mondo intellettuale”.

La Russa ha, inoltre, colto l’occasione per tratteggiare un confronto generazionale affermando: “”Queste riviste nel 1903 sono tutte opera di ragazzi. Oggi, a quell’età i nostri figli qualche volta sono ancora ‘mammoni’, loro già facevano riviste e cambiavano il mondo. A quell’epoca fondavano riviste che hanno avuto breve durata ma che in pochi anni hanno lasciato il solco. Riviste di poche pagine, ma che sono uno dei fondamenti importanti della storia e della cultura italiana”.

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