Mer 15 Mag 2024

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Caporalato, arresti in Toscana per reato sfruttamento verso migranti del Cas di Piombino

Caporalato – Operazione dei carabinieri del comando di Livorno. I militari stanno eseguendo una misura di custodia cautelare in carcere nei confronti di 10 persone gravemente indiziate, a vario titolo e in concorso tra loro, del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro di 67 migranti ospitati nel Cas di Piombino, impiegati per la raccolta di ortaggi e olive e per la pulizia di vigneti nelle province di Livorno e Grosseto.

 

Sono tre i gruppi, distinti tra loro, che avrebbero reclutato 67 migranti ospiti del Cas di Piombino per lavorare in aziende agricole delle province di Livorno e Grosseto, finiti al centro dell’inchiesta contro il caporalato condotta dai carabinieri di Piombino e Livorno. In tutto 10 i destinatari di una misura di custodia cautelare in carcere: si tratta di pakistani di età tra i 30 e i 56 anni, residenti nelle province di Siena e Grosseto. Sei di loro sono titolari di ditte individuali, altri quattro sarebbero coinvolti nel reclutamento dei lavoratori. Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro l’accusa contestata a vario titolo e in concorso. L’ordinanza è stata eseguita per tutti tranne che per un indagato che si troverebbe all’estero e per il quale è stata avviata la procedura per eseguire fuori dall’Italia l’arresto.

L’indagine, coordinata dalla procura livornese e condotta dal nucleo operativo e radiomobile della compagnia dei carabinieri di Piombino con il supporto del nucleo carabinieri Ispettorato del lavoro di Livorno, avrebbe consentito di ricostruire, si spiega dagli inquirenti, “l’illecito utilizzo di manodopera posto in essere da 6 titolari di ditte individuali operanti nel settore agricolo, i quali, avvalendosi anche di altri soggetti per il reclutamento, il trasporto giornaliero e il controllo dei lavoratori” avrebbero impiegato, approfittando del loro stato di bisogno, 67 migranti ospitati nel “Cas Le Caravelle di Piombino”.

I lavoratori non avrebbero avuto un regolare contratto di assunzione, sarebbe stata accertata “una reiterata violazione della normativa relativa all’orario di lavoro”, con “picchi di 10 ore giornaliere, senza le pause previste”, con una retribuzione “ampiamente al di sotto degli 10,56 euro previsti dalla contrattazione. In un caso addirittura pari a euro 0,97 all’ora, spesso in ritardo di diversi mesi, e con sistematica violazione delle norme in materia di sicurezza e igiene”. Nel corso dell’operazione eseguito anche un decreto di sequestro preventivo di 45.000 euro “quale profitto accertato dall’Inps a seguito del mancato versamento dei contributi previdenziali ed assicurativi per i lavoratori illecitamente impiegati”.

 

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