?Presentata oggi, nella sede del Consolato Generale USA di Firenze, l’edizione numero 23 del ‘Toscana Gospel Festival’, che si svolgerà dal 15 dicembre al 1 gennaio.
Il festival ‘Toscana Gospel Festival’, nato quasi per scommessa nel 1996, ha già di ospitato 2800 artisti per circa 300 esibizioni live. Per questa edizione è stato deciso di usare la celebre frase “La musica può rendere gli uomini liberi” di Bob Marley per rendere omaggio a quello che la musica Gospel da sempre rappresenta: la voglia di riscatto e di libertà.
Il Toscana Gospel Festival narra una storia leggendaria che ha messo il suo seme già nel 1500, quando donne e uomini liberi africani si ritrovarono sbattuti in un continente lontano come schiavi. Da canti antichi delle Plantation Songs (canti della piantagione) da cui derivarono i Work Songs (canti di lavoro) e i Calls (richiami), è nato il Gospel e da qui si sono sviluppati diversi generi musicali; il Jazz e Il Blues di Chicago sono nati proprio partendo dal Gospel.
Ogni canzone gospel nasconde una doppia interpretazione, una religiosa e una simbolica, un inno alla sopravvivenza e alla libertà; cantare oggi quelle canzoni, con testi colmi di sofferenza e di gioia non ha perso significato ma ne ha, paradossalmente, acquistato uno maggiore.
La musica è la forma d’arte più immediata: le parole ti entrano in testa, non appena le ascolti inizi a capire cosa hanno da dire, che storia nascondono; le note trasmettono un ritmo, un’emozione, la chiave di interpretazione con cui devi assimilare le parole. E il tutto in maniera rapida e simultanea, non c’è da sbagliare. Per questo il Gospel è riuscito ad adattarsi così bene allo scorrere del tempo arrivando ad oggi mutato, riadattato, rinnovato, ma sempre legato alla grande tradizione che porta con sé. La musica è stata la linfa vitale di quella comunità e lo sarà anche per noi.
Il Festival gode del sostegno di Regione Toscana e Consolato Generale degli Stati Uniti d’America.
Gimmy Tranquillo ha intervistato il Fondatore Toscana Gospel Festival, Andrea Laurenzi ed il Console Generale degli Stati Uniti di Firenze, Benjamin Wohlauer: