Oggi in programma cโรจ il trenino minerario che da qui porta a Durango attraverso la gola lungo il fiume. Prima un giro di Silverton, che mostra quanto bene si sia mantenuto il suo aspetto di villaggio di minatori (argento in particolare) pur riconvertendosi al turismo e agli sport outdoor. La natura intorno peraltro รจ magnifica con boschi a perdita dโocchio e montagne di oltre 4000 mt e dove resiste ancora qualche chiazza di neve.
In paese non cโรจ molto da vedere, qualche vecchio edificio, negozietti, ma il museo che conserva la memoria del luogo vale la pena. Anche se un poโ caotico vi si trovano oggetti della miniera, del vecchio quotidiano che qui si stampava fino a qualche anno fa e della giustizia con la casa del Marshall e la prigione (il paese รจ stato teatro di sparatorie, omicidi, linciaggi come si addice a una vera localitร del west).
Il lunch al Grand Imperial riserva la sorpresa del pianista. Un anziano, arzillo signore che ci fa compagnia a ritmo di ragtime aumentando cosรฌ la suggestione del luogo
Davanti allโhotel, in luogo dei cavalli, assieme a alcune Harley Davidson appartenenti a turisti, sostano giganteschi Suv dal muso cosรฌ alto da farli sembrare camion e enormi Pickup talvolta con un argano montato davanti per trarre o trarsi dโimpiccio. Sul cofano di uno di essi cโรจ un adesivo: due mitra AK47 incrociati e la scritta โLiberty or Deathโ con un richiamo al II emendamento della Costituzione: libertร di avere unโarma innanzitutto.
La sera prima una guardia si รจ materializzata per fare spostare il pullman. Armata fino ai denti! No, decisamente non รจ tutto oro (o argento) quello che riluce a Silverton.
Mesaโฆ delusione. Graziosa รจ Durango, cittadina turistica immersa nel verde delle Rocky Mountains, punto di partenza per svariate destinazioni, compresa Mesa Verde, meta odierna.
La strada per arrivarci digrada dolcemente tra i boschi, passando poi per campi coltivati fino al superbo complesso architettonico del Visitors Centre. Da lรฌ inizia a salire con una serie di tornanti la montagna piatta, cosparsa di tronchi dโalbero rinsecchiti. ร tutto ciรฒ che rimane di un gigantesco incendio che ha sconvolto la Sierra nel 2002, cui non ha fatto seguito nรฉ ricrescita nรฉ rimboschimento.
La cattiva notizia giunge mentre ci stiamo avvicinando alla meta. A comunicarla un costernatissimo e incredulo Gimmy, nostro tour leader: causa un inspiegabile disguido non risultiamo prenotati per le visite guidate al sito. E la cosa non รจ piรน rimediabileโฆ e pensare che io mi ero immaginato a spasso per quei luoghi. Gli stessi che ispirarono nel โ54 Carl Barks per gli sfondi della celebre story di Paperon deโ Paperoni โThe Seven City of Cibolaโ e che Spielberg copiรฒ per la scena iniziale dei Predatori dellโArca Perdutaโฆ
Comโรจ ovvio la visita prosegue comunque con spostamenti nei vari view point, ma sono svogliato e deluso.
Perรฒ anche cosรฌ il posto รจ straordinario. Scatto qualche foto di prammatica. Ma quando si giunge ai siti di Balcony House e Cliff Palace resto comunque stupefatto. Il colpo dโocchio del canyon con la palpebra di pietra che pare proteggere le costruzioni degli Anasazi (quelli che cโerano prima in lingua navajo) รจ impressionante, ma il dispiacere rimane. E chi ci tornerร piรน qui?
Dopo pranzo si riparte. La strada รจ lunga. Taos รจ lontana. Alla fine, ci vorranno 6 ore di pullman.
Il confine col New Mexico arriva tra immensi boschi di conifere. La strada sale dolcemente, ma accidenti quanto sale!
Ora compare una vasta prateria punteggiata da vacche dalla livrea nera. Siamo in territorio Apache appartenenti alla tribรน Jicarilla. Ma non se ne vede uno. Di nuovo ricompare il bosco. Avvisto diversi cervi. Lโaltimetro dei miei compagni di viaggio tecnologici segna 3200 mt slm! Finalmente sโinizia a scendere.
Allorchรฉ finisce il bosco, questi cede il passo a un altopiano di vegetazione bassa e cespugliosa. Il tempo รจ incerto. ร piovuto da poco e un arcobaleno svogliato fa capolino, la luce di fine pomeriggio รจ molto bella. Qua e lร per i campi, in lontananza, roulottes bianche come grandi chicchi di grandine. Insediamenti di gente povera.
Non si arriva mai.
Compaiono stranissime case circolari. Progetti di abitazione ecocompatibile. Sarebbero da approfondire, ma non cโรจ tempo. Prime abitazioni di Taos. Qualche interessante costruzione in finto adobe, ma soprattutto, improvviso, un ponte a oltrepassare il bellissimo canyon del Rio Grande. Con questa luce crepuscolare รจ un peccato non potersi fermare. Nel buio si vedono brillare le insegne dellโunico ristorante che pare ancora aperto.
No, niente sorprese tipo Grand Imperial of Silverton: รจ solo il Guadalajara grill, Mexican food.
Seรฑoritas y seรฑoritas. Gli abiti sgargianti delle seรฑoritas balenano al centro della Plaza de Santa Fe al suono dellโorchestrina messicana. Sabato di festa. Ballano ragazze e prima di loro tocca alle bambine. Graziosissime nei loro vestitini multicolori muovono svelte i piedi calzati in scarpette col tacco come quelle delle grandi. Lโorchestra mariachi prende vigore. Adesso tocca a los hombres bailantes. Sono in due. Mezzโetร , uno abbastanza piรน vecchio dellโaltro, anche in carne. Elegantissimi nellโabito nero bordato di borchie dโargento. Sombrero dโidentico colore. Bianca la camicia. Stivaletto a tacco alto con cui ritmano la musica in gesti secchi e sobri. Il rientro in pista de las mujeres accende la scena. Ampi i gesti delle donne sempre compassati los hidalgos. La folla presente reagisce con applausi e fischi di approvazione. Io spero sia un ballo propiziatorio capace di impedire si guastino altri programmi. Eh sรฌ perchรฉ stamane il Pueblo di Taos era chiuso agli estranei per cerimonia tradizionale. E lo resterร per un poโ! Quindi niente visita. Solo la consolazione del museo dedicato a Kit Carson e al suo controverso operato e la gradita scoperta della splendida magione di Mabel Dodge, straordinaria interpretazione dellโarchitettura locale. Non resta altro che abbandonare questa graziosa cittadina e le sue eleganti case in stile messicano. Sulla strada per Santa Fe il pullman trova il tempo per una sosta al Gorge bridge, dove un ancor esile Rio Grande, da non molto partorito dai monti di San Juan in Colorado, scorre incassato in un canyon spettacolare. Avrร da percorrere altri tremila chilometri prima di arrivare al mare! E a Santa Fe uno che fa? Elementare: gira per gallerie dโarte! Canyon Road ne ha a bizzeffe, alcune notevolissime. Con installazioni fisse e temporanee. Ed รจ famosa in tutto il mondo. La cittร ha un nucleo originale con interessanti costruzioni in Adobe e la piรน vecchia chiesa degli States. Essendo molto amata per il clima non solo meteorologico, ma anche umano e culturale, รจ divenuta meta radical chic ed ha subito una pesante gentrificazione del suo centro storico.
Ma oggi i suoi abitanti latinos si son ripresi la piazza. Peraltro, sono almeno la metร della popolazione e qui lo spagnolo lo parlano tutti. Le danze proseguiranno chissร per quanto. Adesso tocca a ragazze di etร intermedia. Il Mariachi suona e canta che รจ un piacere, ma รจ il momento di andare via.
Next stop in Albuquerque. La cittร delle mongolfiere di cui a settembre cโรจ il festival piรน importante del mondo. Anche la cittร della bomba atomica perchรฉ Los Alamos รจ a quattro passi da qui. Anche luogo dove Bill Gates e Paul Allen fondarono Microsoft. Anche luogo dove sono entrato per la prima volta al Twin Peaks, tipico bar sport di una catena molto diffusa in tutti gli States. Si mangia e si vedono le partite. In realtร si mangia in un clima distopico sotto 12 grandi schermi TV che trasmettono 6 programmi differenti, ma il sonoro ce lโha uno solo. Tavoloni con sedie alte e un bancone tipo moderno saloon sono occupati prevalentemente da uomini. A correre fra gli avventori, vestite con camicetta annodata al seno, mini-shorts in jeans e stivaletti bianchi bordati di finta pelliccia, ragazzine di piccolissima statura e, apparentemente, giovanissima etร . Molto brave e forzute prendono ordinazioni a raffica e con grande disinvoltura portano grandi vassoi ed enormi boccali di birra. Sorridono e corrono. Nel frastuono del locale sono ciรฒ che รจ piรน silenzioso. Ma resta la sensazione che i criteri di arruolamento non siano attitudinali, ma piuttosto, come dire: organolettici. Ovvero bellโaspetto e, soprattutto decoltรฉ generoso e idoneitร a indossare quella tenuta da cheerleader giร ridicola ai rodeos. E a me i rodeos non piacciono.
Resilienza. Ad Albuquerque non cโรจ nulla da vedere. Questa รจ lโidea che mi ero fatto. E quindi mai mi sarei aspettato di vedere una strepitosa Buick anni โ50, 4700 cc di cilindrata, parcheggiata nella Plaza Vieja, giusto di fronte alla chiesa di San Filippo Neri.
Il giovialissimo proprietario, saputo che siamo italiani, inizia a parlare spagnolo. Dice che il suo bolide, del quale รจ assai orgoglioso, fa 20 km con un gallone di benzina. Immagino perciรฒ che lโusi solo la domenica per farsi vedere in piazza e non certo per fare lโHighway come noi. Si va a ovest in piena Nazione Navajo. Lungo strada un cartello riporta una scritta: โLucky Leaf Expoโ, al centro una foglia di cannabis, il cui consumo in New Mexico รจ legale. Nel frattempo, transita di tutto: tracks che qui sembrano ancora piรน grandi, campers enormi. Notato uno che trainava una fiat 500. Non si sa mai per i piccoli spostamentiโฆ A fianco della strada corre una ferrovia che da queste parti รจ riservata solo alle merci. Poichรฉ siamo negli States tutto รจ amplificato: passa un convoglio. Conto le motrici. Sono cinque! Quanto ai vagoni, a ottanta mi fermo!
Il pullman abbandona lโHighway e punta deciso verso Acoma Pueblo. Ora solo rocce e steppa. Paesaggio eccezionale. Il Pueblo si trova su unโaltura piatta circondata da grandi rocce in un ambiente estremamente suggestivo. Allโarrivo al Visitorโs Centre veniamo trasferiti in vecchi bus per essere portati in cima. Saliamo tra blocchi di arenaria arancione. Il luogo รจ magico. Ci aspettiamo un attacco dei pellerossa, ma lโunico presente sta guidando il pulmino. Giunti in cima, ci accoglie Jeremy, guida pueblo. ร un ragazzo di meno di trentโanni, capelli corvini, pelle scura. Alto 1.90, giร gravemente obeso come tanta di quella gente. Indossa un paio di occhiali da sole polarizzati che rimandano riflessi arcobaleno. Inizia un giro che รจ entusiasmante e al contempo commovente.
Ciรฒ che รจ intorno a noi รจ tante cose, ma Acoma Pueblo รจ soprattutto un gigantesco monumento al genocidio dei nativi, lรฌ operato in primis dagli spagnoli che, assetati di oro, nella seconda metร del Cinquecento non esitarono a uccidere, mutilare e deportare lโintera popolazione del Pueblo che rimase per decenni disabitato. Pian piano vi fu un ritorno dei nativi, ma accompagnati da preti (misionarios) che imposero loro una conversione forzata al cristianesimo con proibizione di praticare i vecchi culti e perfino di parlare la lingua nativa. Furono anche obbligati a costruire una chiesa, San Esteban del Rey, ancora in piedi oggi con la sua struttura in adobe. Lโinterno della chiesa, in cui vige il divieto assoluto di fotografare, รจ perรฒ uno degli ambienti religiosi piรน straordinari che abbia mai visto.
Bisogna immaginare unโunica navata larga una ventina di metri e alta poco meno, tutta in paglia e fango. Il soffitto รจ costituito da una fitta serie di enormi tronchi di pino ponderosa appoggiati su grandi mensole lignee a guisa di un ciclopico graticcio. La parete di fondo รจ mirabile. Si rifร ai retablos delle cattedrali spagnole con due gigantesche colonne di pino lavorate a torciglione, poste in verticale, che aiutano a suddividere lo spazio in quadrilateri occupati da statue e immagini. Sulle pareti laterali sono dipinti segni e simboli di devozione. In uno si osserva un arcobaleno che sovrasta una pianta di mais blu, il loro principale nutrimento. Ma anche un simbolo della religione ancestrale, che essi mantennero di nascosto e che ha fatto sรฌ che oggi coltivino un culto religioso sincretico.
I fanatici misionarios (e neppure Kit Carson!) non avevano tenuto infatti conto delle eccezionali doti di resilienza di quel popolo che mantenne in segreto lingua, culto e costumi, affidando tutto alla parola tramandata, poichรฉ non hanno scrittura. Per tale ragione Acoma Pueblo ancora oggi sopravvive malgrado la mancanza dโacqua, di elettricitร e luce in un isolamento che ha anche carattere simbolico di resistenza e riscatto.
Il panorama da quassรน รจ davvero straniante. Mesas gemelle e disabitate si ergono a varie distanze. A una quarantina di miglia si staglia una verde cima di oltre 4000 mt di altezza. ร da lรฌ che provengono i tronchi degli alberi con cui fu costruita la cattedrale. Narra la nostra guida che quelli destinati al retablo non potevano toccare mai il suolo nel loro viaggio dal bosco alla chiesa e se ciรฒ accadeva, occorreva procurarsi un nuovo tronco.
Mentre ascolto le ultime parole di Jeremy, osservo le facce dei nativi. Un ragazzo sbuca da un portone, ha carnagione scura, porta i capelli lunghi raccolti in una lunga treccia, una bella faccia che sarebbe piaciuta a John Ford. Sorride e sparisce dentro a un pick-up. Una vecchia dalla faccia grinzosa viene a vedere che succede. ร piccola piccola. Due occhietti neri a spillo. Saluta e si siede allโombra. Altri stanno lavorando alla manutenzione dello straordinario cimitero che si estende davanti alla chiesa.
ร il momento di andare. Ciao Pueblo e ciao anche New Mexico, luogo bellissimo dalla luce tersa e dagli immensi spazi vuoti. Adesso รจ il momento dellโArizona.
Navajoland. A Gallup, per molti anni importante location di tanti western, il New Mexico cede il passo allโArizona. AllโAlfredsonโs foodstore di Gallup finisce la vendita degli alcolici per iniziare la zona alcolfree della nazione Navajo.
Al confine dei due stati, le lancette dellโorologio andrebbero messe indietro di 60โฒ perchรฉ lโArizona adotta lโora legale e il New Mexico no, ma nella nazione Navajo lโora resta quella del New Mexico. Qui allโovest quella degli orologi รจ una battaglia persa che si combatte non solo tra Pacific standard time e Mountain standard Time, ma anche tra le varie eccezioni!
Nel frattempo, si compra qualcosa da Alfredson e io mi sbizzarrisco fra gli scaffali in cerca di etichette bizzarre. Imperdibile la fila di bottiglie con etichetta-teschio, da bere per la festa messicana de los Dias de Los Muertos. Rilevante anche lโaceto balsamico Botticelli. Rilevante anche lโutenza, fatta di un mix di nativi e ispanici accumunati da opinabili scelte alimentari le cui conseguenze sono facilmente desumibili dalle loro silhouettes.
La bella strada verso Chinle prosegue con struggenti rettifili interrotti allโorizzonte dal ciglio piatto delle mesas. Di rado una curva a spezzare la noia del drivers finchรฉ si arriva a Chinle, porta dโingresso alla Navajo Nation nonchรฉ al Canyon De Chelly. Gli abitanti di qui sono quasi tutti nativi, ma a giro non si vede anima viva. Il paese appare deserto e desolato. Preceduta dai tralicci e dagli isolatori di una centrale elettrica, compare una lunga sequenza di modesti edifici, sparpagliati in una landa polverosa. Inizia la bassa sagoma di un centro dialisi. Fanno poi bella mostra di sรฉ le insegne di un campus scolastico, un Churchs Meal (fast-food) tristemente isolato, i prefabbricati azzurri del Chinle Youth correction Camp ovvero un riformatorio (per giovani Navajos). Il paese appare del tutto destrutturato e diffuso in tante casette di legno. Ad un tratto una chiesa appare sulla destra. Anchโessa in legno e con un annesso ottagonale a guisa di Hogan. Tanto per ribadire il sincretismo religioso che vige in queste zone.
Dopo qualche curva polverosa appare lโHoliday Inn, vera oasi in tanto abbandono. Lโhotel รจ la porta dโaccesso al Canyon de Chelly, dove andiamo la mattina successiva.
Questo Canyon ha due caratteristiche salienti.
La prima รจ che si pronuncia in modo assurdo (desciรกi), la seconda รจ che รจ di una bellezza sensazionale. Io me ne sono innamorato a prima vista. ร costituito da due entitร , Canyon de Chelly e Canyon de El Muertos. Le sue pareti cambiano durante il giorno da rosso scuro a rosa e arancione. Sono ripide sรฌ, ma allo stesso tempo sinuose, ha guglie sorelle chiamate Spider Rocks e centinaia di altre straordinarie formazioni. Ma soprattutto รจ un posto vivo. Infatti, รจ abitato da 4800 anni. Dopo i primi cacciatori, vi si insediarono, come a Mesa Verde, gli Anasazi, costruendo Pueblos a strapiombo, le cui rovine mozzafiato sono visibili anche oggi. Quando gli Anasazi sparirono misteriosamente, pian piano giunsero i Navajos che ne occuparono il fondo per coltivarlo. Cosa che fanno tuttโoggi malgrado gli spagnoli prima e Kit Carson dopo abbian fatto di tutto per scacciarli e cancellarli. Quindi questo รจ anche un luogo della memoria. Cosรฌ come lo รจ il museo navajo di Windows Rock, capitale e sede del governo di Navajoland. Un bellโedificio, costruito accanto a una spettacolare roccia cava, che cela tutto il rimpianto per tempi felici e lโorgoglio e la volontร di riappropriarsi del proprio passato per creare un futuro meno amaro di un presente ancora assai problematico.
Take It Easy. Lasciare Chinle significa lasciare Canyon De Chelly, posto che vorresti percorrere per ogni dove per giorni e giorni.
Per elaborare il lutto di tale abbandono, ai confini di Navajoland, si fa sosta allโHubble trading post, un posto ai piรน sconosciuto (ma non a Gimmy!), ma non privo di fascino. Luogo simbolico del tentativo riuscito di pacificazione tra nativi fiaccati dalle angherie dei bianchi e lโintuizione di mr. Hubble che, innamoratosi del popolo Dinรจ, ebbe con loro un rapporto fecondo e rispettoso che portรฒ alla creazione nel 1872 di questo spazio originale tuttora gestito dai nativi e comprendente uno spaccio, stalle e piccolo museo.
Per non farsi mancar nulla, mentre la truppa รจ impegnata a saccheggiare lo shop dei suoi peraltro interessanti prodotti, scoppia la grana: uno dei nostri ha lasciato il passaporto a Chinle! Troppo tardi per tornare indietro. La soluzione รจ difficile finchรฉ Gimmy pesca dal cilindro il coniglio. Sottoforma di una giovane (e francamente bella) ranger navajo che si materializza come dal nulla. In un accrocco diabolico, ma geniale, andrร lei a prendere il passaporto mentre il pullman proseguirร il suo percorso scaricandoci alla prima destinazione per poi tornare allo spaccio a prendere il documento e il titolare del passaporto che resterร a attendere.
ร anche il momento del Pacific Time: orologi indietro di unโora. Non mi piace. Significa che il giro volge al termine, ma ha ancora qualche colpo in canna da esplodere. Sottoforma della selvaggia bellezza del deserto dipinto e della foresta pietrificata.
Fa giร caldo quando il panorama inizia a cambiare. La vegetazione scompare come abbrustolita. Basse ondulazioni seguite da rughe sempre piรน profonde si susseguono e pian piano quella desolazione prende colore. La natura, sapiente imbianchino, accumula strati di sasso di tinte varie e mutevoli, disposti in orizzontale e poi sollevati e mossi in onde dโun lago minerale di cui si riconoscono i componenti. Cโรจ il nero del basalto vulcanico, i toni rossi delle sabbie, il grigio-azzurro dellโargilla e in alto un deposito bianco a sigillare lโarcobaleno geologico. Un mondo a parte che pare lo sfondo di una graphic novel di Alex Raymond ambientata sul pianeta Mongo, dove aspetti di incrociare Flash Gordon. Magari in una foresta pietrificata come quella che โcresceโ nel deserto dipinto. Rimane difficile immaginare tronchi di pini giganti di piรน di 200 milioni di anni, alti in origine quaranta metri, giacere intatti con i particolari della corteccia, le inserzioni dei rami, a volte perfino resti delle radici. Affascina avvicinarsi e distinguere gli anelli dโaccrescimento. Soprattutto constatare che tutto quello che vedi รจ fatto di quarzo colorato. Quello che in gemmologia รจ chiamato diaspro. Pini di pietre dureโฆ sul deserto dipinto, dietro un cielo turchese.
Nel frattempo, il bus รจ andato e รจ tornato, riportando il passaporto e il suo proprietario. La ranger non voleva niente. Ha accettato un compenso solo dopo una certa insistenza. Felice, riunita e interamente passaportodotata, la truppa accaldata (nel deserto il sole picchiava come un fabbro) riparte.
Incrociamo lโassurdo paese di Holbrook con le case basse calcinate dal sole a picco e dove esiste un bizzarro motel le cui casette sono in realtร dei teepee (tende) pellerossa. Il paese รจ preceduto da uno sterminato deposito di tronchi fossili provenienti da terreni privati e di cui รจ permessa la commercializzazione. Infatti, sono richiestissimi.
Lโinconveniente del passaporto ha rubato tempo utile e bisogna correre.
Epperรฒ il tempo per Winslow va trovato. La cittadina si trova sulla route 66, mitico collegamento tra Chicago e Los Angeles. Winslow รจ nota per esser contenuta in una strofa di una grande hit degli Eagles, Take It easy (โฆWell, Iโm a-standing on a corner/In Winslow, Arizona/Such a fine sight to see/Itโs a girl, my Lord/In a flat-bed Ford/Slowinโ down to take a look at meโฆ). Ed รจ per celebrare il Californian Way of Life che proprio lรฌ, Standing on the road foundation plaza, si trova il vecchio furgone Ford. Attorno un bar colorato (e caro!), buffi tizi molto datati west coast style, un paio di Harley Davidson e tanta nostalgia. Ma non cโรจ tempo di rifiatare e siamo giร correndo. Il Meteor Crater รจ una cosa che uno crede esista solo nei film. Invece lโenorme scodella di ยพ di miglio di diametro per cinquecento piedi di profonditร , generata quasi 50.000 anni fa dallโimpatto di un meteorite ferroso di 46 metri esiste e impressiona. La luce inclinata del vicino tramonto, una brezza che smorza il calore, lโassenza di folla perchรฉ รจ ora di chiusuraโฆ tutto fa sรฌ che il luogo induca quella suggestione che deriva da un simbolo della potenza devastante dei fenomeni naturali.
La giornata finisce a Flagstaff, florida cittร in mezzo ai grandi pini ponderosa, base per il Grand Canyon o per chi, come noi, rientrerร a Las Vegas. Le cartucce sono state sparate tutte. O quasi. E cosรฌ che raccolgo il suggerimento di un amico: stasera tutti al mitico Museum Theater a ascoltare musica in un locale mezzo saloon sulla route 66. Aperto nel 1932, tempio del country. Un luogo dovโรจ possibile anche un buon boccale e una T-Bone al sangue. E dove abbiamo trovatoโฆ il karaoke! Bello il posto. Tutto legno, dentro e fuori, perรฒ cucina chiusa, base musicale a palla, quattro ragazzotti in pista a ballare che ci guardano come alieni e io lรฌ come un salame. Mi spiegano che dopo il Covid non si sono piรน ripresiโฆ finiamo lรฌ accanto da Taco Bell a mangiare roba messicana mentre stanno dando il cencio in terra prima di chiudere.
Il tassista che mi riporta a casa รจ lo stesso dellโandata. ร un mingherlino, barba bianca, faccia piena di rughe. Dimostra una settantina dโanni, ma forse ne ha meno. Ogni tanto tira su un sorso di qualcosa da un thermos. Spero sia caffรจ per stare sveglio la notte. Ha due occhietti vispi e la voce un poโ rauca del fumatore. Chiede comโรจ andata nel locale. Farfuglio una risposta imbarazzata nel mio farfugliante inglese. Si accorge chiaramente che sono seccato. E lui inizia a conversare
Lei รจ italiano, vero?
Sรฌ
E di dove?
Firenze
Oh, bello. Io di cognome faccio Pagliarulo e i miei venivano da Ravello
Lo sa che Ravello รจ un posto bellissimo. Cโรจ mai stato?
No. So solo che lร ci sono belle piante di limone
E io lo guardo e mi dico: Take It Easy!
Fuga da Las Vegas. Un sole protervo arroventa giร da due ore Las Vegas, ma nei saloni senza finestre dei casinรฒ non ne entra un raggio. Non ci sono orologi e si capisce che รจ mattina dallโandirivieni operoso degli addetti alla pulizia e dalle slot machine poco affollate. La cittร che non dorme mai รจ reale e anche qui, nel ventre dellโhotel Luxor, รจ la regola. In questo albergo insensato a forma di piramide, dove gli ascensori scorrono obliqui e lโingresso ha colonne giganti istoriate da falsi geroglifici, tra le 8 del mattino e le 3 del pomeriggio di 5 giorni su 7 si compie un rito: il Pyramid Buffet! Basta spendere una trentina di dollari, procurarsi il voucher, scendere i gradini che portano a una grottesca cripta faraonica e attendere con pazienza lโapertura dei cancelletti. Una volta entrati, ci si trova di fronte a una distesa di cibo di sconfinata vastitร . Cโรจ di tutto. Vuoi pesce? Lo trovi, compresi cozze e gamberetti. Mangi italiano? Prendi una pizza! Vegetariano? Ti attende una distesa di verdure che pare il mercato. E carni dโogni sorta, cotte in ogni maniera. E poi pani, cerali, frutta, ogni foggia di yogurt, latte, caffรจ, tรจ, infusi, succhi, bevande gassate. E ancora formaggi, salumi, uova cotte come vuoi tu. Un Bengodi, che pare lโevoluzione distopica di quello di boccaccesca memoria, ma perfettamente in sintonia con lโambiente circostante. Anche lโorario รจ dilatato per consentire a tutti di poterne usufruire. In questa chiusa foresta alimentare si muove una fauna variegata e cosmopolita. Talora sconcertante come il gruppo familiare di turisti italioti, capitanati da un adulto maschio-alfa-de-noantri biancovestito da comparsa da cinepanettone, che urla comandi al clan al suo seguito che lo asseconda con gridolini di giubilo a ogni nuova scoperta gastronomica. I mostri riescono a sorpassarmi, dando lโassalto ai vassoi delle crรชpes, bramando vogliosi di completare piatti giร zeppi a cupola. Mi ritraggo sconcertato, non senza prima essermi per dispetto appropriato dellโultima crespella disponibile. Mentre mangio il frutto della mia modesta razzia, guardo e ho lโimmagine di un luogo paradigmatico dellโimmenso spreco (alimentare, energetico, sociale), rappresentato da questo posto. Anche la sera prima, durante un giro by night, la cittร ha sciorinato il โmeglioโ di sรฉ. Lungo lo Strip, nello sfavillio di miliardi di luci colorate, questo sconcertante parco divertimenti per bambinoni ignoranti, consente di sostare sotto la torre Eiffel, fare un giro in gondola (a motore) mentre il gondoliere gorgheggia le strofe del Padrino. Non contenti si puรฒ passeggiare per calli e campielli di gesso sotto cieli artificiali che vorrebbero rievocare quelli del Tiepolo, ma trasmettono solo un grottesco imbarazzo in chi ha visto lโoriginale. Una parziale eccezione รจ rappresentata dalla Sfera anzi semisfera, ultima arrivata delle meraviglie di qui: una calotta alta 110 metri, la cui superficie, coperta di LED, รจ in grado di disegnare ogni tipo di immagine. Al suo interno sorgerร un auditorium con 17000 posti, effetti speciali 4D e tutto ciรฒ che serve per incantare il pubblico. Al misero costo finale di 2,3 miliardi di dollari! Un affarone, nellโinsonne cittร del peccato. Cittร che trae lโenergia (e lโacqua!) da un luogo non lontano e suggestivo.
La Hoover Dam e le sue immense turbine pompano acqua e corrente per venti milioni di persone in quattro stati. Rappresentando uno dei grandi sforzi del New Deal Rooseveltiano, quando grandi progetti furono messi in campo per reagire alla grande depressione del โ29. A farne le spese รจ stato il Colorado. Il grande fiume ha commesso lโerrore di passare proprio da qui e ciรฒ ha fatto sรฌ che fosse sbarrato in piรน punti da enormi dighe che ne hanno imbrigliato per sempre il corso. Oggi la natura si sta prendendo una feroce rivincita attraverso perduranti siccitร che hanno abbassato il livello degli invasi di trenta o quaranta metri, allontanando le rive di centinaia di metri dai numerosi imbarcaderi e villaggi.
Una volta superati i severissimi controlli di guardie armate (sul pullman) e metal detector allโingresso, la sconsolante situazione delle acque risulta evidente. Ciononostante, il panorama รจ superbo con i bordi sbassati del lago sbiancati che contrastano con lโocra delle rocce sovrastanti che si perdono nelle creste ondulate. Da una parte il deserto del Nevada, dallโaltra quello dellโArizona. In mezzo, a far da confine, una diga alta piรน di 200 metri con torri di presa e interni elegantissimi in stile razionale, figli di unโepoca dโoro dellโarchitettura moderna. Un caldo feroce e un filmato tronfio e autocelebrativo (e mai aggiornato) stile Istituto Luce sulla realizzazione dellโopera, sono lo scotto da pagare durante la visita, che una volta terminata fa sรฌ che si volga la barra verso lโaeroporto. Non prima, perรฒ, di un ultimo stop al nucleo primigenio di Las Vegas. In realtร oramai un luogo molto piรน povero rispetto alle megalomanie dello strip, ma dove si incontrano casinรฒ storici come il Golden Nuggett e un originale tunnel a led luminosi che ne costituisce il centro nevralgico: the Fremont Street Experience. Percorrerlo con 42ยฐ non รจ il massimo del comfort, ma รจ istruttivo per la presenza di parecchi homeless, strane tipe vestite (poco) da diavolesse, ambulanti molto freaks e modesti negozi di souvenir. Uno sguardo significativo sullโaltra faccia della cittร .
Ma il tempo stringe. Allโaeroporto arriviamo che giร si rannuvola. Prima dellโimbarco viene giรน un violento acquazzone. Las Vegas, come un vecchio gangster, fa capire che รจ meglio che ce ne andiamo. E noi cosรฌ facciamo!