La fondazione, che ora conta decine di centri, fu fondata da don Giulio Facibeni nell’autunno del 1924, si dedica soprattutto all’educazione cristiana della gioventù e all’ assistenza ai poveri e alle fasce di popolazione più fragili. Per celebrare un secolo di attività, Sabato 9 novembre alle 10 si terrà un convegno nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio.
Firenze festeggia i 100 anni dell’Opera della Divina provvidenza Madonnina del Grappa, un secolo di sostegno ai più fragili. Nel corso della prima guerra mondiale, il fondatore Don Facibeni venne chiamato al fronte sul Monte Grappa come cappellano militare, dove si spese per sostenere spiritualmente i soldati. Qui nacque in lui l’idea dell’Opera, ispirata dalla statua della Madonnina del Grappa. il giorno dell’apertura l’Opera ospitava 12 bambini, dopo quattro anni salirono a 100, poi a 350 nel 1939, fino ai 1200 dopo la seconda guerra mondiale. Oggi la Madonnina del Grappa conta tantissime attività: case-famiglia per ragazzi in difficoltà, case di riposo per anziani, case di accoglienza per ex detenuti e per migranti. E ancora, case vacanze per anziani e bambini; scuola di formazione e lavoro per giovani Neet; un centro sportivo; una missione in Brasile e una in Albania. Sono centinaia, complessivamente, le persone accolte e assistite. Sabato 9 novembre alle 10 si terrà un convegno nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio. Interverranno, tra gli altri, la sindaca di Firenze Sara Funaro, il presidente della Regione Eugenio Giani, l’arcivescovo di Firenze Gherardo Gambelli, il presidente della Madonnina del Grappa Vincenzo Russo, e l’ex sindaco di Firenze Mario Primicerio. Domenica 10 novembre alle 11.30 si terrà una concelebrazione eucaristica nella basilica di SS. Annunziata alla presenza dell’arcivescovo Gambelli.
“Dagli orfani della prima guerra mondiale ci sperano decenni e generazioni, ma possiamo dire che anche oggi viviamo in una situazione post-bellica – sottolinea il presidente dell’Opera Madonnina del Grappa Vincenzo Russo -. Se anche non si svolgono azioni militari sul nostro territorio, sono presenti sul piano morale, psicologico e a volte anche materiali, situazioni di deserto, devastazione, disorientamento e privazione nella vita delle persone. A soffrire di ciò, particolarmente, sono i giovani: giovani smarriti, disorientati, giovani con problemi di dipendenza, giovani che soffrono di salute mentale, giovani senza famiglia”. Russo evidenzia che “l’Opera vuole conservare quella predilezione che fu di don Facibeni e che riguardava proprio i ragazzi, i giovani; di loro, in modo particolare, vuole continuare a prendersi cura”. Don Facibeni, dichiarato venerabile l’11 dicembre 2019, aveva voluto l’Opera “non come collegio ma quale famiglia dei senza famiglia”.