Coldiretti: boom di funghi, record con il +92% di pioggia in più ad Agosto

Non solo danni per il maltempo in una estate in cui è caduto ad agosto il 92% di precipitazioni in più rispetto alla media, che ha creato anche le condizioni favorevoli alla crescita dei funghi per i quali si preannuncia un autunno da record. E’ quanto afferma la Coldiretti in occasione della fine dell’estate sulla base dei dati Isac – Cnr, nel sottolineare che in molte aree la raccolta si è avviata con straordinario anticipo e ottimi risultati.

Dopo un 2017 particolarmente negativo per gli effetti della siccità che hanno lasciato a mani vuote molti appassionati ricercatori, le previsioni quest’anno sono per un raccolto ben superiore a quello delle annate normali. Infatti nei boschi della Toscana è iniziata, ormai da diversi giorni, la ricerca dei prelibati funghi.

“La nostre regione – dice Tulio Marcelli, presidente Coldiretti – è per almeno la metà un bosco. Con 1 milione e 200.000 ettari ha la più ampia superficie boscata in Italia, pari al 53,4% del territorio toscano. La Toscana – continua – rappresenta un enorme polmone verde che non è decisivo solo per la qualità dell’aria che respiriamo, ma anche per gli assetti idrogeologici, per quelli paesaggistici, e per quelli economici. I nostri boschi sono fortemente multifunzionali. Sono infatti numerose le attività che vengono svolte nelle nostre foreste: le operazioni colturali di taglio alimentano una filiera, quella del legno che, considerandone tutti i possibili utilizzi, interessa 13.000 aziende e 40.000 addetti. E’ in fase di rafforzamento anche l’utilizzo di questo materiale per usi energetici, e da non sottovalutare è l’importanza socio-economica della raccolta dei prodotti del sottobosco ed in particolare di marroni e castagne, di funghi e tartufi”.

In termini di valore assoluto la provincia con più superficie a bosco è Firenze (oltre 180.000 ettari) seguita da Arezzo (179.000) e Grosseto (178.000). Se invece si considera il rapporto tra bosco e superficie totale la provincia più boscata è Massa Carrara, con il 78% del territorio coperto da boschi, seguita da Lucca, 68,1 e Pistoia (61,1). I boschi toscani sono formati prevalentemente da piante di quercia, castagno e carpino (73%) seguiti da leccete e sugherete (12,8) e da faggete (8,9%). Gran parte dei nostri boschi (oltre l’80%) è di proprietà privata, il 13,8 di proprietà pubblica, mentre un 6% risulta non classificato.

“In questo caso – sottolinea Antonio De Concilio, direttore Coldiretti Toscana –  invitiamo a verificare l’indicazione il luogo di raccolta o coltivazione, dell’origine in etichetta o su appositi cartellini che deve essere riportato obbligatoriamente da quest’anno dopo i chiarimenti forniti al quesito della Coldiretti nella risposta ufficiale della Commissione Europea che – sottolinea – ha chiarito che le indicazioni obbligatorie devono essere presenti sui documenti che accompagnano il prodotto in tutte le fasi della commercializzazione e che l’indicazione del Paese di origine è sempre obbligatoria per tutti i prodotti ortofrutticoli freschi, anche se esentati dal rispetto della norma di commercializzazione generale, come tartufi e funghi spontanei”.

Il limite di raccolta giornaliero per persona è di tre chilogrammi a testa, salvo il caso di un singolo esemplare o più esemplari concresciuti di peso superiore; il tetto giornaliero sale a dieci solo nel caso in cui i residenti nei territori classificati montani della Toscana, facciano la raccolta nel proprio comune di residenza.

Non ci sono limiti, invece, per imprenditori agricoli e soci di cooperative agroforestali che, in possesso dell’attestato di idoneità al riconoscimento delle specie fungine rilasciato dagli Ispettorati micologici, svolgano la raccolta, a fini di integrazione del proprio reddito, nella provincia di residenza. In questo caso occorre far pervenire una segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) allo sportello unico per le attività produttive (SUAP).

E’ vietata la raccolta di esemplari delle seguenti specie, nel caso in cui la dimensione del cappello sia inferiore a quattro centimetri per il Genere Boletus sezione Edules (porcini) e due centimetri per l’Hygrophorus marzuolus (dormiente) e per il Lyophyllum gambosum (prugnolo). E’ vietata inoltre la raccolta dell’ovolo buono quando non sono visibili le lamelle.

La raccolta può essere esercitata da un’ora prima del sorgere del sole a un’ora dopo il tramonto. Nella raccolta non devono essere usati strumenti che rovinano il micelio, lo strato superficiale del terreno e gli apparati radicali della vegetazione (rastrelli). I funghi devono essere riposti in contenitori rigidi e areati, atti a diffondere le spore. E’ vietato l’uso di sacchetti di plastica.

Danni da lupi: sit in pastori a Consiglio Regionale

Danni al bestiame da parte dei lupi: gli allevatori di Coldiretti provenienti da tutta la Toscana hanno incontrato l’Assessore Remaschi. Subito 300mila euro per i danni 2017.

Nelle campagne toscane ormai non passa giorno che gli allevatori non debbano fare la conta dei danni subiti dagli attacchi dei predatori, lupi e cani inselvatichiti. Nel periodo dal 2014 al 2016 sono state presentate quasi 1400 domande di risarcimento; danni per un importo complessivo di circa 2,5 milioni di euro. Per il 2017 sono state presentate 590 domande di risarcimento per 460.000 euro, che indennizzano il solo valore degli animali uccisi, a fronte di un danno alle imprese che supera il milione e mezzo di euro. Il 2018 ha continuato a registrare ulteriori pesanti perdite per la zootecnia toscana.

Commenta Tulio Marcelli, presidente Coldiretti Toscana: “La situazione nelle campagne è drammatica e Coldiretti non abbassa la guardia sulla vicenda dei danni arrecati alle aziende agricole dai predatori con attacchi registrati in ogni angolo della regione, con razzie quotidiane, greggi dimezzate e danni alle stelle”.

“Questi numeri – continua Marcelli – non dicono tutto della situazione reale perché molti allevatori rinunciano addirittura a richiedere i rimborsi per attacchi subiti non solo da lupi ma anche da ibridi e da cani domestici inselvatichiti”.

Per fare il punto della situazione oggi c’è stato un appuntamento a Firenze presso la sede della Consiglio regionale con numerosi allevatori di Coldiretti Toscana, provenienti dalle zone più colpite della regione, accompagnati dai Direttori provinciali Giannini, Solfanelli, Ciarrocchi, Fantini, Ciampoli e Rossi.

Davanti al Consiglio Regionale è stato organizzato un sit in dei pastori di tutta Toscana per chiedere aiuti e provvedimenti.

A seguire, il vertice con l’Assessore all’Agricoltura Marco Remaschi, a cui è stato chiesto di dare seguito a quanto Coldiretti Toscana ha rappresentato con i documenti sia dell’agosto 2016 che del dicembre 2017 e nuovamente con l’ultima nota in cui, pur mettendo in evidenza come passi avanti siano stati fatti con il superamento del regime “de minimis” cioè del limite dei soli 15.000 euro di indennizzo ad azienda in tre anni, è stato evidenziato il permanere di notevoli criticità, come gli alti costi per lo smaltimento delle carcasse e il mancato riconoscimento del danno per la perdita della produzione di latte. Ragionare secondo la logica dei meri risarcimenti per Coldiretti non basta ed occorre una svolta nella gestione dei predatori che renda possibile la sopravvivenza del tessuto produttivo di interi territori.

“Oggi gli effetti di un insostenibile squilibrio dell’ecosistema si scaricano su allevatori e agricoltori che vedono compromesso il loro reddito; questo non è più tollerabile – ha detto Antonio De Concilio, rivolgendosi all’Assessore Remaschi – Bisogna intervenire subito su ibridi e cani vaganti, attuando le norme contro il randagismo. Anche chi amministra i Comuni deve fare la propria parte. Poi è necessario che si prenda coscienza del fatto che se si vuole preservare l’esistenza del lupo si deve preservare l’esistenza dell’uomo sui territori risarcendo pienamente i danni – ha continuato De Concilio – E di questo deve farsene carico l’intera collettività. Quindi non può essere la sola agricoltura a sostenere il costo di quelli che devono essere veri risarcimenti per i danni subiti, ma gli interi Governi Regionale e Nazionale. Non a caso – ha concluso De Concilio- la nostra Confederazione Nazionale ha pienamente coinvolto anche il Ministero dell’Ambiente su questa vicenda e non solo per la definitiva approvazione del ‘Piano Lupo’”.

L’Assessore Remaschi, ha ribadito che la Regione Toscana ha sempre avuto una posizione coerente su questa problematica, ed è stato importante il sostegno di Coldiretti a tutti i livelli, regionale, nazionale ed anche in sede UE. Sul fronte danni, la Regione nell’immediato provvederà a liquidare entro due mesi a 268 aziende circa 300 mila euro sui 460 mila necessari a coprire le richieste 2017. A novembre dal bilancio regionale i 157 mila euro per il resto delle imprese. Resta da risolvere il problema degli indennizzi relativi al mese di dicembre 2016, oltre ai danni indiretti per i quali la Regione, così come richiesto da Coldiretti, invierà martedì prossimo una lettera alla Commissione UE per poter procedere, anche per questa tipologia di danni, fuori dall’applicazione del de minimis.

Infine, Remaschi ha voluto garantire la continuazione dell’impegno della Regione al fine di ottenere l’approvazione del Piano Lupo, anche per individuare le risorse necessarie a risarcire pienamente le aziende ed attivare azioni utili a contenere da subito il problema delle predazioni da parte di ibridi e/o cani vaganti.

Vendemmia 2018, Coldiretti: raccolta facilitata con ritorno voucher

Mancano pochi giorni in Toscana al via della vendemmia 2018 che vede secondo le stime di Coldiretti una produzione complessivamente in aumento tra 10% e il 20% con circa, a livello nazionale, 46/47 milioni di ettolitri rispetto ai 40 milioni dello scorso anno, che per la grave siccità è stata tra le più scarse dal dopoguerra. La novità di quest’anno è il ritorno dei voucher in agricoltura dopo l’approvazione definitiva del D.L.Dignità che assicurano posti di lavoro occasionali per la raccolta delle uve di studenti, disoccupati, cassintegrati e pensionati.

La vendemmia del 2018 per effetto delle piogge che hanno caratterizzato la primavera e l’inizio dell’estate si allunga con un ritardo di circa una settimana rispetto allo scorso anno. “Con il ritorno dei voucher in agricoltura – dice Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana  – si riaffermano i principi originari senza gli abusi che si sono verificati in altri settori e si assicura al settore uno strumento che semplifichi, sia agile e flessibile rispondendo soprattutto ad un criterio di tempestività, necessaria ad una attività condizionata dall’andamento stagionale.”

Le province toscane dove sono stati venduti nel 2016 i 143.392 voucher destinati al settore sono quelle a forte vocazione vitivinicola ed olivicola: in testa Siena con 42.447 voucher, pari al 29%, seguita da Firenze con 30.089 voucher, pari al 20%, distaccata Arezzo con 18.555 voucher, che rappresentano il 12%.

“Ora però – mette in evidenza Antonio De Concilio, direttore Coldiretti Toscana – occorre fare prestissimo per adeguare la procedura Inps affinché le novità sui voucher tanto attese dalle imprese viticole siano immediatamente disponibili ed evitare che la burocrazia rallenti o addirittura vanifichi gli sforzi fatti dal Governo e dal Parlamento. L’esperienza toscana conferma come i voucher – continua De Concilio – non sottraggono lavoro, ma ne liberano altro a cui altrimenti le imprese avrebbero rinunciato, spesso insieme alla raccolta del prodotto.”.

“I voucher tornano in agricoltura – precisa De Concilio – con principi che li ancorano saldamente alla remunerazione del lavoro stagionale di disoccupati, cassintegrati, pensionati e giovani studenti under 25 che non siano stati operai agricoli l’anno precedente. Possono utilizzare i voucher le imprese agricole con non più di 5 dipendenti e per un massimo di 10 giorni. Ogni lavoratore può riscuotere al massimo 5000 euro l’anno e 2500 euro dallo stesso datore di lavoro. Da quest’anno i voucher, che nel settore agricolo sono commisurati alla retribuzione oraria delle prestazioni stabilite dal CCNL di categoria, non si acquistano più in tabaccheria, ma si possono solo attivare attraverso il sito Inps. Gli uffici di Coldiretti presenti sul territorio – conclude De Concilio – sono a disposizione delle imprese agricole che intendono utilizzarli”.

 

Toscana: al via il peperoncino day

Il 4 e 5 Agosto a Villa Borbone di Viareggio verrà ospitata la 7a edizione del peperoncino day, in programma tanti eventi dedicati al peperoncino con talkshow e collezioni di questa pianta. Sarà un’edizione “dedicata al tema del riciclo”,  che va sottolineare l’importanza di questa pianta che “pur essendo un prodotto di nicchia” rappresenta “un prodotto simbolo intorno al quale ruotano diversi utilizzi da quello gastronomico a quello ornamentale”.

Sabato 4 e domenica 5 agosto Villa Borbone di Viareggio (Lu) ospita la 7a edizione del Peperoncino Day, la kermesse nazionale organizzata dall’Azienda Carmazzi in collaborazione con la Città di Viareggio e Coldiretti e patrocinata dalla Regione Toscana in onore di ”Sua Maestà il Peperoncino”, pianta, frutto e spezia icona della cultura gastronomica italiana.

In programma tanti momenti dedicati al peperoncino: talk show di approfondimento sul mondo del peperoncino, l”esposizione della collezione di Peperoncini ”Biagi-Carmazzi”, la più vasta a livello europeo, la degustazione gratuita di specialità al peperoncino e dei prodotti Mr Pic con peperoncino biologico tracciato, vendita diretta di piante di peperoncino e rari bonsai, visite teatralizzate della Villa e animazione con danza e musica.

”É un onore e un piacere per il 7° anno consecutivo tornare a Villa Borbone con il Peperoncino Day”’, dichiara Marco Carmazzi, titolare dell’Azienda Carmazzi e organizzatore dell’evento.

”Torniamo con un format rinnovato, con un’edizione dedicata al tema del riciclo, ma mantenendo sempre alta”, avverte “la qualità degli interventi e il focus sulla cultura che ci sta particolarmente a cuore. Questo perché, sebbene la passione per il peperoncino abbia una grande componente ludica, la produzione e il consumo di questo particolare alimento sono supportati da studi e tecniche antiche ma sempre in evoluzione”.

“Con grande impegno anche quest’anno”, sottolinea “abbiamo messo in piedi una grande manifestazione, nata 7 anni fa da un’idea di Adolfo Giannecchini, che è anche un servizio per i cittadini e i turisti e un modo per consolidare i rapporti con gli enti e le istituzioni e per promuovere Viareggio e le tante ricchezze che questo nostro bel territorio ha da offrire”.

”Si tratta di una manifestazione particolarmente significativa alla quale Coldiretti ha dato tutta la sua collaborazione”, spiega Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana “perché, pur essendo un prodotto di nicchia, il peperoncino rappresenta un prodotto simbolo intorno al quale ruotano diversi utilizzi da quello gastronomico a quello ornamentale. Un prodotto simbolo della biodiversità capace di sviluppare imprenditorialità e un grande interesse non solo economico ma anche culturale con traiettorie di futuro per le imprese agricole”.

”La partecipazione alla manifestazione”, afferma Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana “servirà a fare un focus durante gli incontri tematici in cui cibo, alimentazione e stili di vita pongano al centro dell’attenzione l’agricoltura ed i suoi prodotti. Nel corso dell’evento Coldiretti animerà alcuni spazi con le attività per i bambini e organizzerà momenti di confronto per i più grandi nei quali illustrerà il progetto di ”Campagna Amica”, con l”obiettivo di rafforzare il rapporto diretto tra agricoltura e cittadini, per restituire valore agli agricoltori e soprattutto qualità e certezze ai consumatori”.

“Ospiti di eccezione saranno gli agrichef di ”Campagna Amica”: una nuova figura professionale, creata dalla nostra organizzazione”, conclude Marcelli “che avrà il compito di avvicinare ulteriormente i visitatori ai prodotti agricoli, alla loro trasformazione in pietanze, coniugando piatti tipici e una sana dieta mediterranea”.

Vino, “fake” in bottiglia: un patrimonio da tutelare

Le “fake” in bottiglia, un mercato molto florido per internet, dove i rischi riguardano l’utilizzo per il vino di denominazioni uguali o simili, per indicare prodotti molto diversi: sono stati smascherati i trucchi in cantina, puniti in Italia ma permessi all’estero.

Le fake, dal Bordolino argentino nella versione bianco e rosso con tanto di bandiera tricolore al Chianti fatto in California, passando per il Marsala sudamericano e quello statunitense, tra le contraffazioni e imitazioni dei nostri vini e liquori più prestigiosi che – svela Coldiretti nello stand del Vinitaly in corso a Verona – complessivamente provocano perdite stimabili in oltre un miliardo di euro sui mercati mondiali alle produzioni Made in Italy.

L’ultima frontiera dell’inganno – continua la Coldiretti – è nella commercializzazione molto diffusa, dal Canada agli Stati Uniti fino ad alcuni Paesi dell’Unione Europea, di kit fai da te che promettono il miracolo di ottenere in casa il meglio della produzione enologica Made in Italy, dai vini ai formaggi.

Si tratta di confezioni che grazie a polveri miracolose promettono in pochi giorni di ottenere le etichette più prestigiose come Chianti o Montepulciano.

“Le superficie vitate nella nostra regione – dice Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana – sono oltre 58mila ettari, con una produzione di circa 3milioni e 500mila quintali di uve che vengono trasformati mediamente in 2milioni e 800mila ettolitri di vino. Lo scorso anno la produzione di vino si è fermata intorno a 1milione e 700mila ettolitri.

La Toscana rappresenta il 6.3% del vino italiano, attestandosi come sesta regione per produzione. Oltre il 70% dei vini è venduto sui mercati esteri (export 2017: 900 milioni di euro). In pratica – continua Marcelli – una bottiglia su cinque di vino italiano, bevuta oltre confine, viene dalla nostra regione, un patrimonio che dobbiamo tutelare contro le fake in bottiglia”.

La definizione europea del vino non contempla l’aggiunta di acqua e soprattutto per questo il commercio dei wine kit su tutto il territorio europeo – sostiene la Coldiretti – andrebbe vietato.

Il Consorzio di tutela Vino Chianti ha recentemente denunciato come la contraffazione corra sempre più online ed in sei mesi è stata accertata la presenza e la vendita di 39 “kit vino” che millantano la possibilità, appunto, di preparare il Chianti fai da te.

“La nostra regione – dice Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana – vanta le più prestigiose denominazioni di origine di vini, conta 11 Docg, 41 Doc e 6 Igt. La produzione di VQPRD supera 1,7 milioni di ettolitri. Il Chianti rappresenta la quota più importante della produzione di vini a Docg.

Province leader sono Siena e Firenze, da cui arrivano più di 1,2 milioni di ettolitri di vino a denominazione di origine, ovvero il 40% dell’intera produzione regionale.

Vogliamo sottolineare come certe pratiche truffaldine – continua De Concilio – che in Italia sarebbero punite anche come reato di frode ma che all’estero sono invece permesse con evidente contraddizione favorita – conclude – dall’estensione della produzione a territori non sempre vocati e senza una radicata cultura enologica che, con la globalizzazione degli scambi colpisce direttamente anche i consumatori di Paesi con una storia del vino millenaria come il nostro”.

Exit mobile version