Firenze Rocks annuncia il secondo headliner: The Who!

Dopo i Maroon 5, Firenze Rocks svela il secondo grande nome che calcherà il palco del festival sabato 17 giugno 2023: la leggendaria band del rock britannico The Who.

Per l’unica data italiana, gli Who hanno scelto di essere accompagnati da una filarmonica d’eccellenza e di rilevanza internazionale, anche come omaggio al capoluogo toscano che li accoglierà. Sarà infatti l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino a solcare il palco assieme alla band, in una miscela di rock che solo il binomio tra la band londinese e una delle più importanti orchestre d’Italia può creare.

Oltre Firenze, lo spettacolare show farà tappa a Berlino, Parigi e Barcellona. Pete Townshend, Roger Daltrey e la band eseguiranno brani tratti dai quasi 60 anni di carriera, tra cui sezioni dedicate agli album simbolo Tommy e Quadrophenia, oltre ad altri amati brani e canzoni tratte dall’album “WHO” del 2019, il loro primo disco in studio dopo 13 anni.

I biglietti per l’unica data italiana saranno disponibili in anteprima giovedì 15 dicembre dalle ore 10:00 tramite App ufficiale Firenze Rocks. Per accedere: scarica l’App ufficiale, disponibile per iOS e Android a questo link.

La vendita generale dei biglietti aprirà venerdì 16 dicembre dalle ore 11:00 su Ticketmaster, Ticketone, Vivaticket e presso tutti i punti vendita autorizzati.

Il concerto segue l’acclamato tour statunitense “The Who Hits Back” di quest’anno, in cui la band ha condiviso il palco con alcune delle migliori orchestre d’America. Il tour europeo del 2023 vedrà la band completa dei THE WHO composta dal chitarrista/cantante Simon Townshend, dal tastierista Loren Gold, dalla seconda tastierista Emily Marshall, dal bassista Jon Button, dal batterista Zak Starkey e dalla voce di Billy Nicholls, oltre che dal direttore d’orchestra Keith Levenson, dalla violinista Katie Jacoby e dalla violoncellista Audrey Snyder.

Disco della settimana: Roger Daltrey

Roger Daltrey ha appena pubblicato un nuovo album solista, dal titolo “As Long As I Have You”. Brani originali e qualche cover per un progetto che il frontman 74enne degli Who ha descritto come “un ritorno agli inizi, ad un tempo in cui eravamo un gruppo di adolescenti e suonavamo musica soul per piccole folle negli androni delle chiese”.

Tra le cover interpretate da Daltrey “Into My Arms” di Nick Cave, “You Haven’t Done Nothing” di Stevie Wonder, “How Far” di Stephen Stills e la title track originariamente registrata da Garnet Mimms nel 1964, anno in cui Daltrey, Townshend, Entwistle e Moon decisero di cambiare il nome del gruppo da The High Numbers a The Who.

Così ha accolto il disco Rockol, il primo ad occuparsi dell’album:

L’essere rocker (o qualcosa di simile, perdonate la definizione tagliata con l’accetta) con oltre 50 anni di esperienza sulle spalle ha un vantaggio non disprezzabile: un bagaglio di amicizie e conoscenze che si possono coinvolgere facilmente quando si fa una puntatina in studio. Ed è proprio quello che il buon Daltrey ha fatto per questo suo nuovo lavoro solista.

Roger per “As Long As I Have You” ha convinto a unirsi alle session il quasi inseparabile compare Pete Townshend e Mick Talbot (Style Council, Merton Parkas, Dexy’s Midnight Runners…): e scusate se è poco. Con loro in squadra ha assemblato quello che è in gran parte un album di cover, ma – per fortuna – un album di cover con un senso differente dal più tipico “mettiamo insieme una decina di pezzi, una cosa veloce che devo pagare l’affitto del monolocale al mare”.

Già, perché – fatta eccezione per una manciata di pezzi originali (“Certified Rose” e la ballata “Always Heading Home”) – questo disco è una sorta di omaggio di Roger alle proprie radici soul, ma non solo: anche ad artisti che lo hanno toccato (si veda la sua struggente versione di “Into My Arms”, originariamente di Nick Cave).

Il senso dell’operazione è ben riassunto dal protagonista stesso, che spiega:
“Questo è un ritorno alle origini, a prima che Pete [Townshend] iniziasse a scrivere le nostre canzoni, quando eravamo una teenage band che suonava musica soul per poche persone in una chiesa. Questo è quello che eravamo, una soul band. Adesso posso suonare il soul con tutta l’esperienza di cui c’è bisogno per farlo. La vita ti insegna cosa è il soul. Ho sempre cantato dal mio cuore ma quando hai 19 anni non hai abbastanza esperienza di vita, non hai ancora passato tutti i traumi, i problemi che fronteggi quando arrivi alla mia età. Quando canti metti nelle canzoni tutte le ferite emotive della vita, queste emozioni entrano nella tua voce. Senti il dolore di un amore perso. Lo senti e lo canti e questo è il soul. Per molto tempo ho voluto tornare indietro verso la semplicità di queste canzoni, per mostrare alle persone la mia voce, una voce che non avevano mai sentito prima. Credevo fosse arrivato il momento giusto. È qui che sono, guardo indietro a quel periodo, ripercorro tutti quegli anni per arrivare qui, dove sono adesso, in un momento pieno di profondità”.
Belle parole. E andando più a fondo, ossia puntando alla musica, l’impressione è decisamente positiva. I 74 anni di Daltrey sono ben portati a livello artistico e non solo fisico: è così che l’ascolto risulta molto piacevole in più di un frangente. Forse, e questo pare un paradosso, gli episodi meno elettrizzanti sono i due originali – ma solo per il fatto di essere accostati a classici con cui è difficile competere (specie, poi, dopo il trattamento di rilettura Daltrey/Townshend). Ma non c’è proprio di che lamentarsi. Anzi.

 

The Who Live At The Fillmore East 1968: 50 anni fa il concerto, ora per la prima volta l’intera performance

In occasione del 50° anniversario di quegli spettacoli leggendari, le registrazioni finora inedite saranno pubblicate in doppio CD e triplo LP Disponibili dal 20 Aprile 2018

Il 4 Aprile del 1968 The Who sono a New York e stanno per concludere un turbolento tour; quello stesso giorno viene assassinato Martin Luther King.
L’America è un paese diviso dalla guerra del Vietnam, dalle lotte per i diritti civili e dall’attivismo militante degli studenti: è questo il caotico sfondo dei due incendiari show che gli Who tengono il 5 e 6 Aprile al leggendario Fillmore East della Lower East Side di Manhattan. Il periodo trascorso a New York dagli Who può essere descritto come movimentato. Le bravate di Keith Moon, quelle con i petardi in primis, avevano costretto la band a cambiare frequentemente hotel durante il tour e, una volta arrivati nel lussuoso Waldorf Astoria, il vulcanico batterista riuscì nel suo intento di rompere una porta tanto che la band dovette spostarsi di nuovo. La mattina stessa delle prove al Fillmore, la band è al Carl Schurz Monument di Morningside Park per una session fotografica per Life Magazine, ma i membri del quartetto sono così stanchi che quasi dormono sotto la Union Jack davanti all’obiettivo: proprio lì viene scattata la storica foto che diventerà poi la copertina dell’album “The Kids Are Alright!”
Entrambe le serate del 5 e 6 Aprile vennero registrate dal manager degli Who Kit Lambert con l’intenzione di pubblicarle come quarto album dopo The Who Sell Out e prima di Tommy. Purtroppo ci furono dei problemi tecnici nel primo concerto e solo parte dello show finì su nastro; la seconda serata venne invece registrata interamente ed ora lo show è stato restaurato e mixato da Bob Pridden, ingegnere del suono dell’intero tour.
 
In occasione del 50° anniversario di quegli spettacoli leggendari, le registrazioni finora inedite saranno pubblicate in doppio CD e triplo LP.
 
Nei primi anni ’70 il concerto era circolato come bootleg ed è tuttora considerato tra i fan come il Santo Graal dei loro live show, paragonabile al leggendario “Live At Leeds”; The Who Live At The Fillmore East 1968, ora con una qualità del suono ottimale, servirà ad accrescere ulteriormente la reputazione degli Who come il miglior live act di quel periodo.
 
In Live At The Fillmore East 1968 ci sono ben 3 cover di brani di Eddie Cochran, My Way, Summertime Blues e C’Mon Everybody ed è inoltre presente la loro versione di Fortune Teller, oltre alle straordinarie A Quick One eMy Generation che sono diventate una jam di 30 minuti che culmina nella distruzione sul palco della chitarra e della batteria.
 Live At The Fillmore East 1968 esce in versione 2CD digipack, con rare foto e note nel booklet 12 pagine ed in versione 3LP con copertina apribile.
The Who Live At The Fillmore East Cover Art
THE WHO LIVE AT THE FILLMORE EAST 1968
 
CD 1: Summertime Blues / Fortune Teller / Tattoo / Little Billy / I Can’t Explain / Happy Jack / Relax / I’m A Boy / A Quick One / My Way / C’mon Everybody / Shakin’ All Over / Boris The Spider.
CD 2: My Generation.
 
LP 1 – SIDE A: Summertime Blues / Fortune Teller / Tattoo / Little Billy
LP 1 – SIDE B: I Can’t Explain / Happy Jack / Relax
LP 2 – SIDE A: I’m A Boy / A Quick One             
LP 2 – SIDE B: My Way / C’mon Everybody / Shakin’ All Over / Boris The Spider
LP 3 – SIDE A: My Generation (pt 1)
LP 3 – SIDE B: My Generation (pt 2)   
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