Viaggio nell’intimità di due donne, spettacolo teatrale “Bella Bestia”

Arriva al Teatro Cantiere Florida di Firenze con doppia replica giovedì 8 e venerdì 9 ottobre, alle ore 21,00.

Nell’ambito di Materia Prima, la rassegna di Murmuris al Teatro Cantiere Florida, va in scena “Bella Bestia” di e con Francesca Sarteanesi e Luisa Bosi (Produzione Officine della
cultura con il contributo della Regione Toscana con il sostegno di Centro di
Residenza della Toscana).

Francesca Sarteanesi, fondatrice della Compagnia degli Omini, e Luisa Bosi, attrice della compagnia Murmuris, affermano: “Bella Bestia è un viaggio lieve nell’intimità di due donne che lasciano intravedere le viscere senza troppo scomporsi”.

Per prenotazioni scrivere a prenotazioni@teatroflorida.it

 

Torna “Materia prima”, rassegna dedicata al teatro contemporaneo

La settima edizione di “Materia Prima”, la rassegna di Teatro contemporaneo targata Murmuris, sarà in programma da giovedì 5 marzo a sabato 4 aprile, presso il Teatro Cantiere Florida. Un appuntamento con la nuova drammaturgia, votata alla memoria storica e a quella privata, che vuole far riflettere sull’importanza dell’ascolto.

“La Storia è importante” – afferma Laura Croce, direttrice artistica di Murmuris,- “perché imparando dagli errori del passato l’uomo progredisce. E questo è vero anche per le storie private, quelle minuscole che vogliamo raccontare perché si incrocino con la Storia grande, quella che sembra avanzare senza accorgersi di noi. Per questo, sarà necessario ancora prestare orecchio con cura alle storie altrui, brandelli di vite che si legano alla nostra. Si ascolta nel silenzio. Si tace, e tra chi ascolta e chi dice si crea un legame che restituisce significato alla parola Comunità. Questo oggi è Materia Prima: una Comunità di persone che ascoltano insieme piccole storie dette, urlate, piante o sussurrate”.

Giovedì 5 marzo e venerdì 6 marzo alle 21.00, Il gruppo di artisti laziali Collettivo Controcanto porta al Teatro Cantiere Florida, il frutto della lunga residenza artistica della scorsa stagione: “Settanta volte sette”. Vincitore di Teatri del Sacro 2019, lo spettacolo pone l’accento sul valore del perdono, inteso come trasformazione del dolore in possibilità di riscatto. Attraverso la vita di due famiglie, i cui destini s’incrociano in una sera, racconta del rimorso che consuma, della rabbia che divora, del dolore che lascia fermi, del tempo che sembra scorrere invano.

Eppure, racconta anche la possibilità che il dolore inflitto e il dolore subito parlino una lingua comune, che l’empatia non sia solo un’iperbole astratta e che l’essere umano, che conosce il contagio del riso e del pianto, dietro la colpa possa ancora riconoscere l’uomo. In opposizione alla logica – attualmente vincente – della vendetta, il concetto del perdono protesta per innescare pensieri diversi, per aprire a logiche nuove; protesta contro l’assunto che al male vada restituito il male.

La rassegna continua giovedì 12 marzo alle 21.00, con la straordinaria live performance della Compagnia Unterwasser, finalista al premio Inbox 2019, “Maze”. Le tre performers sul palco animano oggetti e piccole sculture effimere, le cui ombre proiettate su di un grande schermo danno vita a scenari, alla stregua di quelli cinematografici, per raccontare i frammenti di vita di una donna.

Il terzo appuntamento si terrà giovedì 19 marzo alle 21.00, con la produzione di Officine della cultura: “Bella Bestia”. Le attrici Luisa Bosi e Francesca Sarteanesi costruiscono un tragicomico e serrato dialogo tra due donne. Sono le loro vicende parallele, due vite, due storie di ordinaria sofferenza e straordinaria lievità a materializzare la bella bestia, “quella al quale ti affezioni, che convivendoci cerchi di addomesticare ma un giorno gira la testa all’improvviso e ti porta via una mano. E tu la carezzi con l’altra.”

Segue il quarto appuntamento, venerdì 27 marzo alle 21.00 con “Se questo è Levi”, prodotto da Fanny&Alexander, lo spettacolo vincitore del Premio Ubu 2019. Andrea Argentieri si serve delle fonti documentarie e audiovisive d’archivio per ricostruire la testimonianza di Primo Levi. L’interpretazione vuole rendere testimonianza dell’esperienza del famoso scrittore all’interno dei lager, con la trasparenza di uno sguardo capace di esprimere l’indicibile, a partire dal perimetro apparentemente sereno e distaccato della ragione. Grazie alla tecnica del “remote acting”, dell’eterodirezione, sperimentata dalla compagnia Fanny & Alexander negli ultimi dieci anni, si cerca di comporre un ritratto dello scrittore che si basa sulla vertigine di una domanda: quanto questa fondamentale testimonianza è ancora urticante e capace di parlarci?

Sabato 4 aprile alle 21.00, va in scena l’evento internazionale “Sous un ciel bas” di Waël Ali, con Sharif Andoura e Nanda Mohammad. Lo spettacolo, ambientato in Francia, racconta la storia del cineasta siriano Jamal e della sua decennale permanenza con l’ossessione di perdere le memorie del suo passato e delle sue origini, mentre lui e i suoi amici sono sparsi in tutto il mondo. “Sous un ciel bas” rappresenta una successione di incontri insoliti, inaspettati, familiari o impossibili, per riconnettersi con il presente del protagonista, che inizia una ricerca che copre il periodo della nascita dello stato siriano all’inizio del XX secolo.

A chiudere la rassegna interviene un laboratorio teatrale gratuito, condotto da Silvia Rigon e Lucia Menegazzo. Sabato 4 e domenica 5 aprile, dalle ore 10.00 alle ore 18.00, il Teatro Cantiere Florida ospita il progetto “Wunderkammer – La costruzione del noi”. Insistendo ancora sul concetto di memoria privata e dell’infanzia, il laboratorio si articola in due fasi: una di raccolta dei ricordi e dell’immagine che abbiamo della nostra infanzia e l’altra di ricostruzione di quella immagine. I doppi bambini dei partecipanti saranno grandi bambole di pezza, costruite con materiali di uso comune e quotidiano e facilmente reperibili.

“All Around me” in prima assoluta al Teatro Cantiere Florida di Firenze

La giovane danza d’autore torna in scena sabato 11 gennaio al Teatro Cantiere Florida di Firenze, con “All Around Me” di Serena Malacco, un’opera contemporanea, con un cast d’eccezione, che si esibisce sulle note di canzoni rock suonate dal vivo.

Lo spettacolo, frutto di un lungo periodo di residenza tra il Teatro Cantiere Florida e la Francia ha già vinto, nella sua forma embrionale, presentata al termine delle residenze creative, il secondo premio alle Rencontres Chorégraphiques de Annecy ed è finalista al RIDCC 2019 di Rotterdam.

“All Around me” è interpretato da danzatori e musicisti. La relazione tra la danza contemporanea e la musica leggera è un tratto distintivo nel lavoro di Serena Malacco. La giovane coreografa indaga un dominio ancora insondato: il dialogo possibile e sorprendente tra la grammatica musicale delle canzoni e il vocabolario anatomico del movimento. Distante da tappeti sonori e da partiture di rumori indistinti, “All Around Me” si muove nelle maglie di una musica suonata e cantata. Lo stato d’animo appartiene all’istante musicale, i gesti della coreografia stanno alla musica come le immagini cinematografiche stanno al ritmo del montaggio. Lo spettacolo isola e sospende il gesto naturale, alla maniera di una cinepresa. Viene a delinearsi, così, una visione cinematografica della danza che riflette e vive il movimento stesso della vita.

“All Around Me è la vita che vediamo scorrere ogni giorno davanti ai nostri occhi, i movimenti inconsapevoli e le traiettorie sparse. Gesti malinconici e vivaci esplorano speranze, turbamenti, ricordi, allegrie e nostalgie. Con la sua delicatezza selvatica, con il suo desiderio senza oggetto, con il suo passato presente, “All Around Me” si pone al confine che confonde il caldo e la luce, come la mollezza che prende d’estate e la fantasticheria di essere soltanto ciò che si è.”

Altra grande ricchezza dello spettacolo è la qualità dei suoi interpreti, che si distinguono anche per la varietà dei loro background. Serena Malacco, che già di per sé può vantare collaborazioni con artisti del calibro di Cindy Van Acker, Cie Les Gens d’Uterpan e Romeo Castellucci, sceglie di circondarsi di danzatori provenienti da diversi percorsi.

I due interpreti maschili sono Stefano Beltrame, campione dell’edizione 2019 del RedBull BC One Italy e rappresentante della nazionale di breakdance ai mondiali di Mumbai dello stesso anno, e Luis-Clément da Costa, ballerino e coreografo che ha collaborato con il fisico e poeta Anthony Teston, oltre che con  il Centro d’Arte Contemporanea di Lacoux.  Nel giugno 2017 da Costa è invitato a mettere in scena la creazione Tzikong con Chu Pak Him al Honk-Kong Art Center in un partenariato con Les Halles di Schaerbeek.

Le due altre danzatrici sono Ana Luisa Novais, che tra il 2017 e il 2018 è stata danzatrice e assistente artistica presso il CSC – Centro per la Scena Contemporanea di Bassano del Grappa e collaboratrice del Teatro Regio di Torino, e Alice Raffaelli, che dal 2013 entra a far parte della compagnia Enzo Cosimi. Lavora inoltre per Cristina Rizzo, Luca Veggetti, Francesco Marilungo, Irene Russolillo e dal 2015 collabora con la compagnia The Baby Walk; è stata finalista nell’edizione 2018 del premio Ubu per il miglior performer under 35.

Non meno importante è poi la presenza dei musicisti. Saranno infatti presenti sul palco insieme ai danzatori Roberto Dellera e Milo Scaglioni. Il primo è un musicista e cantautore, bassista degli Afterhours e collaboratore di altri progetti musicali, come Dente e Calibro 35. Il secondo, definito dalla critica un menestrello psichedelico, ha pubblicato nel 2016 “A Simple Present”, suo primo album solista; precedentemente a questa esperienza ha collaborato con vari artisti di calibro internazionale, come i Muse e Jim Noir.

Oltre agli interpreti principali, lo spettacolo vedrà la fondamentale partecipazione di dodici “amatori” e danzatori non professionisti che hanno preso parte a due sessioni laboratoriali durante l’estate e durante le prove generali in questi giorni al Teatro Cantiere Florida.

Un’opera divisa in tre atti: Melancolia, Desiderio, Abbandono, che si muove nei meandri di un erotismo ai limiti dell’animale e dell’infantile; un viaggio nell’ebbrezza degli interpreti che rende visibili cose proibite, in un’esposizione radicale dell’intimità che non conosce vergogna.

Prima dello spettacolo, alle 18:30, nel foyer del teatro si terrà il terzo appuntamento del ciclo di incontri a margine della stagione Danza 2019/20 del Teatro Cantiere Florida: “EYEFLOW: sguardi sulla danza contemporanea”, rivolto a studenti universitari, giornalisti e giovani critici o aspiranti tali, che vogliono cimentarsi nella scrittura critica dedicata alla danza e alle arti performative.

In occasione di ogni spettacolo, Versiliadanza organizza un ciclo di incontri a ingresso gratuito, dalle ore 18:30 alle 20:00, coordinati da un critico o uno studioso della danza contemporanea.

Un’occasione di confronto e formazione, riflessione e discussione in un ambiente informale, tutta dedicata alla danza contemporanea e alle arti performative, durante le quali i coordinatori degli appuntamenti guideranno i partecipanti per ampliare la loro visione, affinare le competenze analitiche e osservative, interpretative ed editoriali, oltre a dare fondamentali riferimenti storici e storiografici. Gli incontri saranno declinati attraverso la forma della discussione aperta, della tavola rotonda, con lezioni frontali e pratiche di scrittura condivise. Le restituzioni elaborate dal gruppo di lavoro e dai critici che coordineranno gli incontri saranno pubblicate sul sito di Versiliadanza e sulla pubblicazione stampata del progetto “EYE FLOW”.

L’incontro di sabato 11 gennaio alle 18:30 sarà tenuto da Alessandro Pontremoli.

Dal 1994 al 2001, dopo il conseguimento del titolo di Dottore di Ricerca in Teoria e storia della rappresentazione drammatica, Alessandro Pontremoli insegna presso l’Università Cattolica di Milano e di Brescia e in seguito presso l’Università degli Studi di Torino.  Ha svolto consulenze coreografiche per la fiction televisiva (nel 2002 e nel 2004: Elisa di Rivombrosa I e II serie, regia di Cinzia T.H. Torrini; nel 2005: La freccia nera, regia di Fabrizio Costa).

ALL AROUND ME

Prima Assoluta

ideazione e coreografia Serena Malacco

danza Stefano Beltrame, Louis-Clément da Costa, Ana Luisa Novais, Alice Raffaelli

musica live Roberto Dellera, Milo Scaglioni

light design Marvin van den Berg

immagini scenografiche Attilio Marasco

drammaturgia Caterina Piccione

sound design Paolo Daniele, Federico Moschetti

produzione e diffusione Louisa Low

comunicazione N.G.Y. Sagl

repertorio musicale Grantchester Meadows – Pink Floyd, Little Johnny Jewel – Television, We All Make The Flowers Grow – Lee Hazlewood

con il sostegno di Ménagerie de Verre, Versiliadanza/Teatro Cantiere Florida, Anghiari Dance Hub, Università San Raffaele, Il Giardino delle Ore

biglietteria 055 71 35 357

Teatro Florida, Firenze: maratona di fiabe occidentali: tornano “Cenerentola” e “Pinocchio”

Va in scena domenica 22 aprile, al Teatro Cantiere Florida a Firenze, un dittico che il regista Fabrizio Arcuri e il CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia hanno dedicato a Joël Pommerat: si tratta di una maratona teatrale su due delle fiabe occidentali più note, “Cenerentola” (ore 19:00) e a seguire “Pinocchio” (ore 21:30).

Fabrizio Arcuri porta in scena le riscritture di “Cenerentola” e “Pinocchio”, in un’operazione che ne smaschera le trame, inseguendo la scrittura precisa e pungente di Pommerat, regalandone un senso di racconto attuale, pieno di lucidità e ironia.

Tra gli autori francesi più interessanti degli ultimi anni, Joël Pommerat è autore e regista dei suoi testi, fa convivere nelle sue creazioni, e nei suoi immaginari, poetica disincantata e lettura politica.

Pommerat esalta con intelligenza e divertimento tutte le dinamiche relazionali tra figli e genitori, come il senso di colpa, quello di inadeguatezza o di competizione, le gelosie e le inclinazioni al possesso, marcando i segni di potere innestati nei rapporti di parentela e d’amore.

E poi, soprattutto in Cenerentola, affronta l’ingombrante presenza della morte nelle nostre vite, come un fantasma che riempie i nostri sogni e a volte muove le nostre azioni. E insieme anche la nostra incapacità di affrontarla, l’incapacità di chi è nato da poco, di confrontarsi con la fine sempre troppo prossima, anche per chi ormai ha un età adulta. Poco possono le fate, e neanche il tempo che passa sembra servire. L’umanità ha a che fare con la sua propria fine, e lì forse, solo lì, trova un nuovo inizio.

 

 

Pinocchio con il suo portato filosofico e culturale, con la sua aggressione al senso del vero e del falso, indaga il senso del morale e dell’immorale. E ancora, anche qui, ai rapporti di forza che in fondo fanno i rapporti d’amore, con gli altri, e prima ancora con se stessi. E infine, il senso di cosa è umano, di dove sta l’umanità.

 

Fabrizio Arcuri afferma che è così che “Pommerat trova il modo di raccontare storie che tutti conosciamo, mettendone al centro meccanismi che viviamo, costruendo immagini che ci appartengono, scattando foto in cui ci riconosciamo. Siamo lì, eppure appena fuori per ancora poterci guardare e ridere di noi».

Fabrizio Arcuri è fondatore, direttore artistico e regista di tutte le produzioni di Accademia degli artefatti. Co-direttore artistico del Teatro della Tosse di Genova per il triennio 2011 – 2013 e consulente alla programmazione per il 2014/15. Dal 2009 al 2012 cura il festival internazionale Prospettiva per lo Stabile di Torino (Premio Ubu 2011). Dal 2009 è regista del Festival Internazionale delle Letterature di Massenzio. Dal 2006 è direttore artistico del festival Shorttheatre. Ha lavorato come regista assistente di Luca Ronconi dal 2005 al 2008. Premio della critica 2010 con “Spara/trova il tesoro/ripeti”. Nel 2011, Premio Hystrio alla regia. Nel 2012 regista per il Teatro Stabile di Torino di “Fatzer fragment”, in coproduzione con Volksbune di Berlino. Nel 2014 è stato curatore e regista del progetto del Teatro di Roma, “Ritratto di una capitale”.

Gli spettacoli sono compresi nell’ambito della stagione prosa a cura di .

Al Teatro Florida in scena la danza, con La morte e la fanciulla

Domani, Venerdì 16 febbraio, alle ore 21, nell’ambito della stagione danza del Teatro Cantiere Florida di Firenze curata da Versiliadanza, va in scena lo spettacolo La Morte e la Fanciulla, firmato a quattro mani da Michele Abbondanza e Antonella Bertoni.

In occasione dello spettacolo Antonella Bertoni terrà sabato 17 al teatro cantiere Florida una masterclass di tre ore aperta a danzatori.

Lo spettacolo ha un impianto classico, seppur venato di tensioni e stridori tutti contemporanei. In scena, le tre splendide e intense protagoniste: Eleonora Chiocchini, Valentina Dal Mas, Claudia Rossi Valli. Lo spettacolo, candidato ai premi UBU 2017 come miglior spettacolo di danza, si sviluppa sulle musiche del Lied di Franz Schubert, La morte e la fanciulla, testo di Matthias Claudius. Il tema romantico è la relazione tra la fine e tre giovani figure femminili sul crinale di un confine oscuro tra sessualità e morte. Nello spettacolo questi due aspetti sono distinti tra piano coreografico (la fanciulla) e piano video (la morte). Nella coreografia la danza e la musica di Schubert appartengono al mondo della “Fanciulla”.

Sul palcoscenico orizzontale la coreografia, una sorta di stenografia bruciante, segue rigorosamente, fino all’evidenza e all’eccesso, gli impulsi musicali: ottocenteschi e romantici. In questa direzione si trovano i corpi nella loro essenza: privi di quell’ultima copertura possibile, fisica ed emotiva. Nudi, come al cospetto della morte. Nei video si dà l’immagine che la “Morte” ha dell’essere umano. E’ uno sguardo sul contemporaneo: sfalsato e distorto, che ci restituisce un presente virtuale in antitesi con l’accadimento “live” della coreografia.

Sul palcoscenico verticale (lo schermo), l’occhio della videocamera riflette la visione invadente e sempre presente dell’antagonista delle fanciulle. Il suono è quello silente del velato e inquietante respiro della morte, sospesa tra i quattro movimenti del quartetto d’archi. Gli autori hanno fatto sì che il motore primo del lavoro fosse musicale: Der Tod und Das Madchen (La morte e la fanciulla), dedicato ad una “comune amica” dell’uomo, la Morte, lied e il quartetto a lui ispirato, scritto da Schubert nel 1824, all’età di 27 anni dopo essere stato molto male e aver capito che era più vicino alla morte di quanto non volesse credere. Un esempio di musica che aspira all’infinito e accompagna l’ascoltatore oltre un’idea razionale, verso l’ignoto e il trascendente.

Con questo spettacolo che sta riscuotendo un grande successo di creitica e di pubblico, “Il nostro pensiero torna a posarsi sull’umano e su ciò che lo definisce: la vita e la morte, l’inizio e la fine sono i miracoli della nostra esistenza.- raccontano Michele Abbondanza e Alessandra Bertoni- Sempre il tema del nascere e del morire, del cominciare e del finire, ci ha accompagnato pur nelle multiformi sfaccettature del nostro cercare, immaginare e comporre. L’impermanenza dell’essere, delle forme che continuamente mutano, fino alla trasformazione finale e definitiva, che così come alla nascita, ci vede protagonisti incoscienti anche di quell’ultimo misterioso passaggio.

Questo transitare da una forma all’altra,- proseguono gli autori- ha a che fare con l’arte coreutica e alla sua specialità nell’osservazione dei contorni delle forme nello spazio: la danza è portatrice di un tale compito, è essa stessa un balenare di forme che appaiono e scompaiono continuamente  trovando il suo senso proprio nella continuità e legamento delle sue immagini; per questo abbiamo indugiato proprio su quell’aspetto che potremmo definire “crepuscolare” della danza, colta, nelle nostre intenzioni, proprio nel suo attimo impermanente e transitorio”.

Michele Abbondanza proviene dall’esperienza veneziana di Carolyn Carlson al Teatro La Fenice di Venezia nei primi anni Ottanta, co-fonda nel 1984 il gruppo Sosta Palmizi, che vince il Premio Ubu nel 1985 con lo spettacolo “Il Cortile”, e incontra Antonella Bertoni a Parigi, dove entrambi danzano in diverse creazioni di Carolyn Carlson. Nei primi anni Novanta rientrano in Italia, dove fondano la Compagnia Abbondanza/Bertoni riconosciuta come una delle realtà artistiche più prolifiche del panorama italiano. Insieme partecipano al film di Bernardo Bertolucci Io ballo da sola (1995) e sono tra i protagonisti delle coreografie create per Vieni via con me, trasmissione di Fabio Fazio e Roberto Saviano, in onda su Rai Tre (2010). Vincono il premio Danza & Danza “migliori interpreti”, il premio Cascina per la coreografia, e il premio ETI-Stregagatto con lo spettacolo Romanzo d’infanzia, che ha superato le 600 repliche nelle quattro versioni: italiana, inglese, francese, portoghese. Danno vita alla PICCOLA Compagnia Abbondanza/Bertoni, un progetto ambizioso di costituzione di un nucleo stabile di giovanissimi, che porta alla presentazione de Il Ballo del Qua e Duel, spettacoli interpretati da bambini per una platea di pubblico adulto.

Per informazioni: www.teatroflorida.it

Io mia moglie e il miracolo, storie di ordinaria follia al Teatro Florida

Nell’ambito della stagione di prosa del Teatro Cantiere Florida, a Firenze,  va in scena domani, venerdì 2 Febbraio, con replica sabato 3 Febbraio, alle ore 21, Io mia moglie e il miracolo, spettacolo vincitore de “I Teatri del Sacro 2015”. A portarlo in scena è la compagnia partenopea Punta Corsara.

La compagnia Punta Corsara è nata a Scampia nel 2007, come progetto di impresa culturale della Fondazione Campania dei Festival, ed è  diventata, nel 2010, associazione culturale indipendente. La compagnia è ormai una realtà riconosciuta e apprezzata che spesso travalica anche i confini nazionali, nel 2014 ha vinto il Premio della Critica ,il Premio IN-BOX nel 2013, il Premio Ubu Nuovo Attore Under 30 nel 2012, e quindi il Premio Ubu Speciale e il Premio Hystrio Altre Muse.

Con Io mia moglie e il miracolo mette in scena una famiglia formata da marito dispotico, moglie sottomessa e figlia assente, anche fisicamente perché la bambina non si vede mai. Pare sia stata reclutata dalla Scuola Moderna per far parte di un nuovo progetto educativo: l’orario prolungato senza fine. Nel paese, improvvisamente, arriva un guaritore, che non professa nessuna religione ma che ha il dono individuale e miracoloso di riportare in vita oggetti e persone, anche quando nessuno, apparentemente, sembra essere morto. Nel frattempo, un arrogante sceriffo decide di indagare sulla strana assenza della bambina e sulla morte di un brutto gatto. Attraverso personaggi senza nome ma dai connotati precisi, che abitano un luogo apparentemente assurdo ma che somiglia puntualmente al nostro presente, Io, mia moglie e il miracolo ci offre uno spaccato impietoso e drammaticamente comico della società in cui viviamo, rappresentandone le relazioni che hanno perso l’equilibrio, i valori umani che traballano e il costante trionfo della menzogna.

Napoli aleggia solo con la cadenza, leggera ma indispensabile, del linguaggio, per il resto lo spettacolo potrebbe essere ambientato in qualsiasi metropoli. Tra paradossi, omaggi al cinema americano, battute che ritornano più volte, fin quasi allo sfinimento, si snoda un tracciato drammaturgico che ruota attorno al caso assurdo e disturbante di una bambina scomparsa, ma che in realtà – così raccontano i genitori – partecipa a una sperimentazione didattica che la costringe a scuola. Inoltre in città da un po’ di tempo si sente parlare di qualcuno che fa i miracoli, l’ uomo capace di riportare in vita le persone. Ma le discussioni lasciano cadere la razionalità nel vuoto, in quello spazio che divide i personaggi e che impedisce loro di toccarsi.

A firmare questo lavoro è il ventiseienne Gianni Vastarella, già coautore e aiuto regia di Emanuele Valenti,  in “Hamlet Travestie” (il precedente lavoro di Punta Corsara) che mescola sacro e profano, cinema di genere a teatro dell’assurdo imbastendo una sorta di apologo surreale sulla famiglia nel quale coinvolge generosamente tutta la compagnia formata dai sei ottimi attori che hanno scritto la storia di Punta Corsara, e cioè Giuseppina Cervizzi, Christian Giroso, Vincenzo Nemolato, Valeria Pollice, con gli stessi Emanuele Valenti e Gianni Vastarella.

Per informazioni: www.teatroflorida.it – prenotazioni@teatroflorida.it

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