Carrai di Jsw Steel Italy di Piombino a lavoro per l’ingresso dello Stato nel capitale dell’acciaieria

Entro metà dicembre Jsw Steel Italy di Piombino (Livorno) punta a definire come e con quale percentuale lo Stato entrerà nel capitale dell’acciaieria.

E’ quanto il vicepresidente esecutivo dell’azienda Marco Carrai, secondo quanto fanno sapere i sindacati, avrebbe assicurato alle organizzazioni sindacali in un incontro questa mattina.

Nella riunione, spiega una nota, i segretari provinciali di Fim-Fiom-Uilm e i coordinatori Rsu Jsw hanno ribadito la necessità di uscire dallo stallo e di un rapido confronto con il Governo.

Carrai, riferiscono, ha informato i sindacati di star “limando le difficoltà e riducendo le varie opzioni dell’ingresso dello Stato nel capitale sociale affinché entro la metà di dicembre si possa definire chiaramente come e con che percentuale lo Stato supporterà lo stabilimento piombinese”.

Per Fim-Fiom-Uilm, è “arrivato il momento che sia il Governo e non i rappresentanti della proprietà indiana, a dirci chiaramente in che maniera pensa di salvare uno stabilimento che lo stesso ministro Patuanelli ha definito più volte strategico. Il vicepresidente esecutivo ci ha dichiarato che sta interagendo con il sottosegretario Morani e direttamente con il ministro Patuanelli, al quale ha chiesto di venire quanto prima in visita nello stabilimento”.

Rossi e sindaco di Piombino, preoccupa rinvio piano Jsw

Un incontro urgente con il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli dopo la richiesta di proroga di quattro mesi da parte di Jsw Steel Italy per la presentazione della cosiddetta fase due del piano industriale per il rilancio dell’impianto siderurgico ex Aferpi di Piombino (Livorno), quella per la produzione di acciaio basata su tecnologie più sostenibili. Lo chiedono il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi e il sindaco di Piombino Francesco Ferrari esprimendo preoccupazione per la richiesta di proroga.

Rossi e Ferrari, spiega una nota, chiedono a Patuanelli “di poter valutare la situazione e, soprattutto, precisare le modalità ed i tempi con cui dare seguito agli impegni istituzionali assunti, ad oggi più che mai necessari per il futuro dell’unico produttore italiano di acciai lunghi. Il territorio ed i sindacati sono molto preoccupati del rinvio”. Governatore e sindaco ricordano che “anche Regione Toscana e Comune di Piombino dal 2014 sono impegnati sugli aspetti ambientali, infrastrutturali, occupazionali dell’area di crisi al fine di preservarne l’attrattività per il nuovo investitore”.

Bekaert: avvio procedura di licenziamento collettivo per oltre 200 lavoratori

L’azienda di Figline ha avviato una nuova procedura di licenziamento collettivo per i lavoratori della fabbrica che sono in cassa integrazione straordinaria fino a fine anno. A renderlo noto è la stessa Bekaert.

La Bekaert ha spiegato di aver avviato entro i 75 giorni precedenti la scadenza della Cigs, la nuova procedura di licenziamento collettivo per il personale che sarà ancora in forze al 31 dicembre 2019. Nella nota l’azienda sottolinea che finora “sono stati raggiunti risultati positivi in termini di ricollocamenti, ma i contatti avviati con potenziali investitori non hanno ancora portato ad una proposta concreta o alla presentazione di un business plan in grado di assicurare l’occupazione dei lavoratori rimanenti”. Da qui deriva la decisione del licenziamento collettivo, “essendo prevedibile che Bekaert Figline si troverà ancora in una situazione di eccedenza occupazionale a fine 2019”.
Per Daniele Calosi, segretario generale della Fiom Cgil di Firenze, “si tratta dell’ennesimo atto di arroganza padronale di questa multinazionale”. Nel mese di agosto, come Segreteria della Fiom di Firenze avevamo richiesto a Confindustria un confronto sulla gestione delle crisi, incontro previsto per il 29 ottobre prossimo – fa sapere Calosi -. Stante i fatti, però, non c’è più motivo di vedersi: se per gli industriali le crisi si affrontano coi licenziamenti, per la Fiom non ci sono le condizioni per un dialogo”.
“Chiediamo fin d’ora il ritiro della procedura e la proroga della Cassa Integrazione per cessazione di attività. Questi lavoratori, il territorio, le istituzioni non possono accettare l’ennesimo ricatto. Come Fiom lavoreremo affinché il 24 ottobre, giorno in cui è convocato il tavolo di confronto al Ministero dello Sviluppo Economico, i lavoratori e le loro famiglie siano in presidio sotto la sede in Via Molise e auspichiamo che il tavolo sia presieduto dal Ministro Patuanelli in persona, conclude nella nota Calosi.

Bekaert, Fim-Cisl: “Patuanelli convochi incontro a breve”

Una lettera al neoministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli per chiedere di tenere fede agli impegni presi dal suo predecessore Luigi Di Maio e convocare entro fine settembre un nuovo incontro sulla Bekaert di Figline Valdarno (Firenze).

A inviarla ieri, nella stessa giornata in cui il nuovo Governo ha giurato al Quirinale, la Fim Cisl Firenze-Prato, sollecitando un incontro al ministro Patuanelli, sulla vertenza che vede 224 lavoratori in cassa integrazione. “Chiediamo al ministro Patuanelli – sottolineano in una nota Fabio Franchi, segretario generale aggiunto Cisl Firenze-Prato e Alessandro Beccastrini, segretario generale Fim Cisl Toscana – la prosecuzione degli impegni presi dal ministero che lui andrà a presiedere. Una vertenza così complessa come questa può trovare soluzione solo in sede ministeriale: senza l’aiuto del governo è complicato trovare un investitore in grado di rilevare l’area e garantire continuità produttiva e occupazionale a Figline”.

I sindacalisti Fim Cisl chiedono al nuovo ministro Patuanelli di “continuare l’impegno assicurato dal ministro Di Maio, con il vice capo di Gabinetto Giorgio Sorial e il supporto dell’advisor Sernet. C’era l’impegno ad una nuova convocazione entro settembre ed è quello che ci aspettiamo, perché il tempo in questa vicenda non è una variabile irrilevante: a fine anno termina la cassa integrazione per cessazione e quindi entro metà novembre è importante che ci sia una soluzione”. “Confidiamo quindi – concludono – che il ministero riallacci i contatti che ci aveva assicurato esistere con i possibili acquirenti e ci convochi nei tempi stabiliti”

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