Due incendi in due capannoni industriali in 7 giorni, ‘indagare sulle cause’

Arezzo, la presidente della provincia di Arezzo Silvia Chiassai Martini, che questa mattina, dopo aver trascorso la notte sul luogo dell’incendio, insieme ad una delegazione di Confindustria ha incontrato la prefetto di Arezzo Anna Palombi, ha chiesto di fare chiarezza sui due incendi avvenuti a breve distanza fra loro e che presentano molte analogie.

Indagini celeri e dettagliate, Chiede la presidente della provincia di Arezzo – che mettano fughino ogni possibile dubbio circa i due incendi che hanno distrutto a Levane nel comune di Bucine (Arezzo) il capannone della Valentino Shoes Lab giovedì scorso e parte di quello della Lem finiture metalliche questa notte.

Dopo aver ascoltato le richieste la prefetto ha assicurato che già da questa sera saranno rinforzati i controlli con pattuglie sul posto. “Nella zona non si sono mai verificati episodi legati a possibili infiltrazioni di malavita organizzata – ha commentato Chiassai – Spero che la procura faccia chiaro subito sugli incendi dal momento che il comparto di Levane è grande e molto importante economicamente”.

Dal punto di vista delle operazioni di spegnimento, i vigili del fuoco di Arezzo e Firenze, arrivati sul posto con 36 uomini e 14 mezzi, hanno provveduto a mettere in sicurezza la zona. Nonostante la nube sprigionatasi dall’azienda, al cui interno sono conservati solventi e prodotti chimici per la galvanica, non si sono registrati problemi di salute né per i vigili intervenuti né per i residenti.

Per quanto riguarda la stima dei danni l’incendio sembrerebbe aver intaccato pesantemente una catena di produzione, i circa cento dipendenti interessati dovrebbero essere dirottati per il momento in altri punti produttivi del gruppo che vanta, con l’indotto, circa 700 lavoratori.

Sotto il profilo delle indagini, coordinate dalla procura di Arezzo, il riserbo è massimo anche se, da quanto trapela, non sarà trascurato alcun dettaglio. Ci sono molti filmati da visionare attentamente per arrivare a formulare qualsiasi tipo di ipotesi.

Donna muore in ospedale dopo esame clinico, inchiesta

La procura di Arezzo ha aperto un fascicolo d’indagine sulla morte di una donna di 46 anni, da tempo malata, deceduta la mattina del 6 gennaio all’ospedale di Bibbiena (Arezzo), dove era ricoverata dal 27 dicembre.

A presentare un’esposto alla procura, come riferisce oggi il “Corriere di Arezzo”, è stato il tutore legale della donna, che intende accertare se ci siano collegamenti tra il decesso e l’ultimo esame eseguito dalla 46enne, una colonscopia.

L’esame clinico era stato effettuato la mattina del 27 dicembre e lo stesso giorno, a causa di problemi insorti dopo la colonscopia, come riporta il quotidiano aretino, la donna era stata sottoposta a un intervento chirurgico con successivo periodo in rianimazione e quindi in chirurgia. Ma la situazione clinica è precipitata con la morte avvenuta il 6 gennaio.

La donna, madre di due figli, era ospite di una struttura assistenziale di Poppi (Arezzo), perchè soffriva di una rara malattia genetica degenerativa che l’aveva resa non autosufficiente.

6 intossicati alla Chimet, procura di Arezzo indaga due persone

Si cercano eventuali responsabilità sull’intossicazione di sei operai ieri alla Chimet di Badia al Pino, l’azienda specializzata in recupero metalli preziosi e trattamento di rifiuti speciali. La procura di Arezzo ha aperto un fascicolo per lesioni colpose nel quale ha scritto il nome di due preposti alla sicurezza dell’azienda. Le indagini vanno avanti per stabilire cosa abbia provocato l’intossicazione e se fossero state rispettate tutte le normative vigenti. Intanto migliorano le condizioni di tutti gli operai.

Ed è proprio sulla salute dei dipendenti che si apre la nota dello stabilimento chimico metallurgico. Chimet spiega come “in merito all’incidente avvenuto ieri mattina, nello stabilimento di Badia al Pino, durante normali procedure di manutenzione, Chimet ritiene innanzitutto opportuno rassicurare circa le condizioni dei lavoratori coinvolti: nessuno di loro ha riportato conseguenze gravi, né è stato mai in pericolo di vita”.

L’azienda, si legge ancora, “ringrazia tutti i dipendenti che hanno agito secondo le procedure di legge, le forze dell’ordine, i vigili del fuoco e i tecnici Arpat” e precisa che “si è subito attivata per comprendere le cause che hanno generato la formazione – del tutto anomala – di monossido di carbonio”. Chimet “in ogni caso – conclude la nota – continuerà ad investire sia sulla formazione del personale, sia sulla ottimizzazione dei propri processi industriali, ricercando le migliori tecnologie a disposizione, per rendere sempre più efficienti le procedure in essere”.

Viadotto E45: conclusa perizia, procura autorizza lavori Puleto

Si può procedere alla ripresa dei lavori sul Viadotto Puleto, lungo la e 45. Oggi ill consulente Claudio Modena ha consegnato il parere al gup del tribunale di Arezzo. Il tratto di strada è rimasto chiuso per un mese da metà gennaio a metà febbraio per problemi legati alla sicurezza, attualmente è percorribile solo da mezzi leggeri a una velocità massima di 40 chilometri orari.

La consulenza, richiesta dal gup Piergiorgio Ponticelli per poter andare avanti nella massima sicurezza e realizzata attraverso carotaggi e prove sul posto, riapre i lavori che Anas stava già effettuando per arrivare, come ulteriore conseguenza, alla possibile riapertura ai mezzi pesanti del tratto. Il procuratore di Arezzo Roberto Rossi ha comunicato questa mattina ai sindaci della zona la concessione dell’autorizzazione ad Anas a svolgere gli interventi di messa in sicurezza. Per la definitiva conclusione delle opere i tecnici, si legge in una nota diffusa dal comune di Sansepolcro (Arezzo), hanno stimato una tempistica di circa due settimane.

Il provvedimento di chiusura del viadotto fu richiesto dal procuratore di Arezzo Roberto Rossi nell’ambito dell’inchiesta sul cedimento di una piazzola della stessa E45 avvenuto l’11 febbraio 2018: secondo una commissione di tecnici incaricata dal pm, il viadotto risultava a rischio collasso, nmotivo per cui fu notificato il sequestro.

L’esito dell’accertamento tecnico disposto dalla procura di Arezzo sul viadotto Puleto dell’E45 portò ad “accertare una situazione critica sotto molti aspetti – come dichiarò al tempo Roberto Rossi -, situazione che a detta consulenti poteva comportare un rischio collasso dell’intera struttura. Sulla base di questa informativa abbiamo chiesto al gip un sequestro preventivo del viadotto”.

Arezzo: schiaffi e minacce a bimbi, interdetta maestra asilo

Schiaffi, pizzicotti e minacce ai bambini dell’asilo nido di cui è titolare e dove lavora anche come educatrice nel Valdarno Aretino: è quanto avrebbe accertato un’inchiesta dei carabinieri, coordinata dalla procura di Arezzo, che ha portato a una misura di interdizione dall’esercizio della professione per 12 mesi per la maestra, provvedimento eseguito ieri dai militari.

A far partire l’inchiesta la segnalazione di alcune mamme “preoccupate – si spiega in una nota dell’Arma – per i comportamenti strani assunti dai figli ed il racconto di schiaffi e pizzicotti da parte di una maestra”. Nel corso delle indagini, durate tre mesi, “documentati numerosi episodi durante i quali la maestra picchiava e minacciava i bambini” a “ogni minimo atto di disobbedienza”.

L’educatrice, spiegano sempre i carabinieri, avrebbe percosso i bambini “con schiaffi sulla testa o sul corpo” oppure avrebbe loro dato pizzicotti o rivolto frasi minacciose circa l’arrivo “del dottore”. Il più delle volte gli episodi si sarebbero verificati dopo pranzo, quando l’educatrice, rimasta sola con i bambini, si occupava di cambiare loro i pannolini o vigilare affinché tutti facessero un riposino pomeridiano.

Sarebbe stato “proprio in questi momenti che, in alcune circostanze” ci sarebbero statti “gli atti violenti ed i bambini venivano, in alcuni casi, schiaffeggiati e minacciati; la donna alzava la voce e noncurante dei pianti e delle urla dei bambini, li schiaffeggiava e li colpiva sul corpo e anche alla testa per obbligarli a dormire, a star fermi mentre cambiava loro il pannolino oppure a restare seduti in maniera appropriata sulle sedie dell’asilo”.

Le altre insegnanti non si sarebbero mai accorte di nulla perchè l’indagata, in loro presenza, avrebbe avuto “un comportamento adeguato al proprio ruolo facendo come se nulla fosse mai accaduto”. Sono in corso anche accertamenti sull’effettivo possesso da parte dell’indagata dei titoli di studio e di abilitazione per fare la maestra. Le indagini sono coordinate dal procuratore capo di Arezzo e dal pm Elisabetta Iannelli.

Etruria: indagati commissari nominati da Bankitalia per abuso d’ufficio

I commissari di Banca Etruria nominati da Bankitalia nel febbraio 2015 e rimasti in carica fino alla risoluzione del novembre successivo, sono indagati dalla procura di Arezzo per abuso d’ufficio.

La vicenda è relativa alla vendita di un pacchetto di sofferenze dell’istituto, realizzata dai commissari a ridosso della risoluzione.
E’ quanto pubblica oggi la Stampa, spiegando che il fascicolo di indagine è stato aperto nel 2018 e che a ottobre scorso il gip ha autorizzato la proroga delle indagini.
Secondo quanto riportato dal quotidiano, la vendita riguarda un pacchetto di crediti del valore nominale di 301,7 milioni di euro ceduto per 49,2 mln, con una plusvalenza per l’istituto di circa un milione.
In base a quanto riportato nella richiesta di proroga delle indagini l’abuso d’ufficio è ipotizzato perchè la vendita sarebbe avvenuta “a prezzi, condizioni contrattuali e in tempi tali da violare quanto disposto” dall’articolo del testo unico bancario che regola i compiti dei commissari nonchè anche la violazione da parte dei commissari dell’articolo 97 della Costituzione circa il dovere di imparzialità tenuto conto delle offerte o disponibilità avanzate da terzi.
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