Mille lampade non a norma per ingrosso, sequestro a Livorno

Mille lampade non a norma per ingrosso, sequestro a Livorno: la collaborazione tra l’Ufficio Adm di Livorno e il locale Comando della Guardia di Finanza ha portato nei giorni scorsi al sequestro di 1.373 dispositivi elettrici.

Il container, individuato grazie ad un’attenta analisi dei rischi, proveniva dalla Cina, era destinato a un ingrosso in Sesto Fiorentino (Fi) e conteneva lampade a led ricaricabili via usb e altri apparecchi di illuminazione e faretti sprovvisti di istruzioni in lingua italiana e privi del marchio Ce, attestante la conformità dei prodotti ai requisiti di sicurezza europei.

Altri apparecchi, invece, ne erano provvisti. Proseguendo gli accertamenti è emerso che: per i prodotti con marcatura Ce, non erano state rilasciate dagli organi competenti le certificazioni di conformità UE che dovevano accompagnare gli stessi beni, soggetti alla normativa comunitaria di armonizzazione; per i restanti prodotti, privi di marcatura, l’apposizione del marchio di conformità era dovuta e obbligatoria. In nessuna delle confezioni erano riportati gli estremi identificativi del produttore né altre indicazioni utili a risalire a tale informazione.

L’irregolarità dei materiali elettrici è stata poi confermata anche dall’Imq (Istituto Italiano del Marchio di Qualità Spa).

Dei 1.373 dispositivi elettrici: 1.103 sono stati sequestrati in quanto mancanti del certificato di conformità Ce; per essi scatterà una sanzione amministrativa fino a un massimo di 100.000 euro; 270 sono stati oggetto di sequestro probatorio di rilievo penale, vista l’avvenuta apposizione di un marchio Ce falso, con la contestuale denuncia alla Procura della Repubblica di Livorno del rappresentante legale della società importatrice di Sesto Fiorentino, un 30enne originario di Firenze, residente in provincia di Prato, per il reato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci, poiché atti a trarre in inganno il compratore sulla qualità del prodotto, intesa in termini di rispondenza ai requisiti di sicurezza prescritti.

Narcotraffico: sequestrata cocaina per 19 mln di euro a Livorno

Sequestrati 80 kg di droga proveniente dal Sud America. Dalle prime ore della mattina, militari del Comando Provinciale di Livorno, su ordine della Procura della Repubblica di Livorno, stanno dando esecuzione a tre ordinanze di custodia cautelare in carcere.

Ottanta chili di cocaina, proveniente dal Sud America e che una volta immessa sul mercato avrebbe fruttato circa 19 milioni di euro, è stata sequestrata dalle fiamme gialle di Livorno e dall’ufficio delle dogane di Livorno. Dalle prime ore della mattina, militari del comando provinciale di Livorno, coordinati dalla procura della Repubblica labronica, stanno dando esecuzione, con la collaborazione di finanzieri anche dei comandi provinciali di Roma (tra i quali taluni in forza al gruppo investigativo criminalità organizzata del nucleo di polizia economico Finanziaria della capitale) e di Latina, a tre ordinanze di custodia cautelare in carcere – emesse dal gip Marco Sacquegna – nei confronti di altrettante persone, a vario titolo indagati per i reati di traffico di sostanze stupefacenti e sostituzione di persona, anche mediante documenti di identificazione contraffatti.

Secondo quanto riferito dalle forze dell’ordine, tra i destinatari del provvedimento cautelare, figurerebbe un uomo, già noto alle forze dell’ordine e fratello di un capo clan di una famiglia di nomadi operante nella zona pontina. L’attività trae origine dal sequestro di 80 chilogrammi di cocaina eseguito nel porto di Livorno da funzionari del locale Ufficio delle Dogane e dai finanzieri del Gruppo di Livorno.

Secondo le indagini delle fiamme gialle livornesi era il 48enne Luigi Ciarelli, fratello di un capo clan di una famiglia nomade che esercita il controllo nelle zone pontine, il destinatario del carico di 80 kg di cocaina sequestrato in porto a Livorno che ha portato al suo arresto e a quello di altre due persone considerare affiliati al clan, rispettivamente di 48 e 53 anni.

L’organizzazione era riuscita a far arrivare in Italia il quantitativo di stupefacente in un container proveniente da San Antonio (Cile), dentro il quale era stata caricata una cisterna di grosse dimensioni, sostenuta da due grandi supporti di metallo, all’interno dei quali erano state ricavate delle intercapedini dove erano stati nascosti 160 panetti di cocaina purissima dal peso di 500 grammi ciascuno.

L’individuazione del carico è stata resa possibile anche grazie all’utilizzo dello scanner a disposizione dell’ufficio delle dogane di Livorno, con il quale si è scoperta un’anomalia all’interno dei supporti di metallo, che ha fatto scattare un’approfondita ispezione da parte di finanzieri e doganieri. Il successivo e complicato taglio dei supporti, che ha impegnato il personale tecnico per oltre tre giorni, ha così consentito di rinvenire e sequestrare la sostanza stupefacente nascosta nei sostegni di acciaio della cisterna, fabbricati ad hoc con doppi fondi.

Le successive, approfondite indagini, anche di natura tecnica, nell’ambito dell’operazione chiamata ‘White Iron’, svolte sotto la direzione della procura livornese dal pm Massimo Mannucci e con il coordinamento del procuratore capo Ettore Squillace Greco, hanno permesso di individuare il sodalizio criminoso che ha effettuato l’importazione dell’ingente partita di cocaina.

Sono tuttora in corso, con l’impiego di circa un centinaio di militari di dieci diversi reparti tra cui il gico di Roma, unità cinofile e il personale antiterrorismo e pronto impiego dei baschi verdi di Livorno e Roma, contestualmente alle attività volte all’esecuzione dei provvedimenti cautelari, perquisizioni nelle province di Latina, Roma e Modena.

Exit mobile version