Toscana, Arpat, ‘qualità aria complessivamente positiva’

È quanto emerge dall’annuario 2023 dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente in Toscana. presentato oggi a Palazzo Strozzi Sacrati: durante l’evento Arpat ha chiesto “più personale” in modo da fare verifiche più puntuali.

Secondo i dati ARPAT, circa il Pm10 il limite massimo di 35 giorni di superamento del valore medio giornaliero di 50 μg/m3 stato complessivamente rispettato eccetto in una stazione della Piana Lucchese, mentre il limite di 40 μg/m3 come media annuale è stato rispettato in tutte le stazioni della rete regionale. Per il biossido di azoto il valore limite di 40 μg/mü come media annuale è stato generalmente rispettato: la differenza è su Firenze dove la misurazione è stata di 45 μg/mü ed è per questo che sono stati introdotti anche dei limiti ad alcuni veicoli considerati più inquinanti.

L’analisi della qualità dell’aria nel 2022 in Toscana, dice ARPAT,  fa emergere “una situazione complessivamente positiva come avviene ormai da diversi anni, ma non mancano alcune criticità riconducibili a tre inquinanti: Pm10, biossido di azoto e ozono”

Sull‘ozono il 30% delle stazioni risulta non in regola. Per quanto riguarda lo stato dei fiumi, sottolinea Arpat, il 32% di quelli toscani monitorati raggiunge nel 2022 l’obiettivo di qualità ecologica buono. In riferimento al mare c’è da fare la differenza tra stato ecologico e l’analisi dei batteri e dunque lo stato chimico. Lo stato ecologico risulta “elevato o buono” per il 94% delle acque monitorate mentre quello chimico è “non buono” per il 37%: in quest’ultimo caso il dato è influenzato da concentrazioni superiori agli standard di qualità ambientale di alcuni inquinanti, tra cui il mercurio.

In tempo di pandemia l’emergenza smog non si placa: Mal’aria 2021 Legambiente, Toscana

I dati del dossier di Legambiente Mal’aria 2021 in Toscana sono stati presentati nella conferenza stampa online che si è svolta stamani

Anche in tempo di pandemia l’emergenza smog non si placa. È quanto emerge in sintesi dal report annuale Mal’aria di città 2021 di Legambiente, nel quale l’associazione ambientalista traccia un doppio bilancio sulla qualità dell’aria nei capoluoghi di provincia nel 2020, stilando sia la classifica delle città fuorilegge per avere superato i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili (PM10) sia la graduatoria delle città che hanno superato il valore medio annuale per le polveri sottili (PM10) suggerito dalle Linee guida dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), che stabilisce in venti microgrammi per metro cubo (20 µg/mc) la media annuale per il PM10 da non superare, contro quella di 40 µg/mc della legislazione europea. I dati del dossier di Legambiente Mal’aria 2021 in Toscana sono stati presentati nella conferenza stampa online che si è svolta stamani alla presenza del presidente regionale di Legambiente Fausto Ferruzza, del responsabile del settore Inquinamento Atmosferico per il cigno verde in Toscana Michele Urbano e del Direttore Generale ARPAT Marcello MOSSA VERRE.

E le città toscane come stanno? Nell’analisi portata avanti da Legambiente nelle consuete campagne annuali “PM10 ti tengo d’occhio” e “Ozono ti tengo d’occhio”, che monitorano l’andamento giornaliero dei capoluoghi di provincia, si è tenuto conto delle stazioni di fondo e di traffico di ogni città, che di norma dovrebbero essere quelle che risentono prevalentemente dell’inquinamento prodotto dalla circolazione automobilistica. Ebbene, anche se è indubbio che il trend decennale segnala miglioramenti consistenti specie sulle polveri fini, dal rapporto emerge comunque un bilancio di luci e ombre per la Toscana.

L’analisi dei dati ARPAT  confermano le criticità storiche nella nostra regione:

– il PM10 per la stazione di fondo di Capannori, nella Piana lucchese;

– il Biossido di azoto (NO2) per la stazione di traffico Firenze Gramsci, nell’Agglomerato fiorentino;

– l’Ozono (O3) per 6 delle 10 stazioni della rete regionale: FI Signa, FI Settignano, PT Montale, GR Maremma, LU Carignano, PI Montecerboli.

Particolato PM10

Nel 2020 il valore limite normativo relativo all’indicatore della media annuale di PM10 è stato ampiamente rispettato in tutte le stazioni della Rete Regionale. La concentrazione media regionale registrata nel 2020 è pari a 20,4 µg/m3, leggermente inferiore rispetto alla media dell’anno precedente (20,6µg/m3).

L’analisi della media mobile per le principali stazioni regionali permette di visualizzare il progressivo miglioramento del PM10 sulla rete regionale ed indica una tendenza nelle zone omogenee in cui in controtendenza la sola stazione di urbana di fondo di Capannori, nella Piana lucchese, che registra medie mobili superiori al periodo iniziale di osservazione.

Particolato PM2,5

Il limite normativo della media annuale di 25 mg/m3 nel 2020 è stato rispettato in tutte le stazioni della Rete Regionale. La media annuale più elevata di PM2,5 è stata per il terzo anno consecutivo quella relativa alla stazione di LU-Capannori dove è 21 mg/m3 pari a circa l’80% del valore limite.

Il valore medio di PM2,5 registrato dalle stazioni di rete regionale è stato nel 2020 pari a 13,7µg/m3, leggermente superiore rispetto alla media del 2019 (13,4 µg/m3). Si riporta una sintesi per zona.

È importante migliorare la comprensione del meccanismo di formazione del particolato. In questo senso è essenziale dare piena attuazione alla Direttiva EU sulla qualità dell’aria che prevede che negli stati membri venga indagata anche la concentrazione per speciazione del particolato fine PM2.5 su base annuale. In questo senso auspichiamo che l’aggiornamento del progetto PATOS (Particolato Atmosferico in Toscana) possa fornire un utile strumento per attuare corrette strategie di contrasto all’inquinamento atmosferico.

Biossido di Azoto (NO2)

Il valore limite relativo alla media annuale del biossido di azoto di 40 mg/m3 è stato superato nel 2020 soltanto presso la stazione di traffico di viale Gramsci nel comune di Firenze dove la media ha superato il limite del 10%, ma è stata (come trend) nettamente inferiore agli anni precedenti. La variazione dell’indicatore su media mobile evidenzia con maggiore chiarezza il progressivo miglioramento dell’indice.

Ozono (O3)

Per l’ozono troposferico, un inquinante tipicamente estivo il cui limite previsto dalla legge è di 25 giorni all’anno con una concentrazione superiore a 120 microgrammi/metro cubo, la media mobile sulle 8 ore diurne si è confermata nel 2020 “fuorilegge” per 6 stazioni su 10. Il trend degli indicatori calcolati dal 2007 al 2020 per i valori di concentrazione di ozono in Toscana si sono mantenuti elevati e critici per tutto l’ultimo decennio. L’andamento statistico, calcolato sui dati rilevati nell’ultimo decennio, non mostra un trend positivo o negativo bensì altalenante, con un costante superamento del valore obiettivo in gran parte della regione, con un interessamento più consistente (rispetto agli altri inquinanti) delle tre province meridionali.

«Legambiente ricorda che l’inquinamento atmosferico è al momento la più grande minaccia ambientale per la salute umana e che ormai esso è percepito dalla maggioranza dei cittadini italiani come un’aggravante acclarata degli effetti della pandemia. A pagarne le conseguenze sono, inevitabilmente, le fasce più deboli! – dichiarano all’unisono Fausto Ferruzza e Michele Urbano, rispettivamente Presidente e Responsabile del settore aria di Legambiente Toscana – Ogni anno infatti sono oltre 60mila le morti premature in Italia dovute allo smog, lutti che determinano anche un danno economico, stimato sulla base dei costi sanitari comprendenti le malattie, le cure, le visite, i giorni di lavoro persi, che solo in Italia oscilla tra i 47 e i 142 miliardi di euro all’anno (330 – 940 miliardi a livello europeo); in Toscana per fortuna la situazione sta lievemente ma costantemente migliorando ed è evidente l’effetto positivo ingenerato dal sistema tramviario nell’agglomerato metropolitano di Firenze».

 

Per Legambiente i dati di Mal’aria ci ricordano che il 2020, oltre ad essere stato l’anno segnato dalla pandemia ancora in corso, è stato anche contrassegnato dall’emergenza smog e dalla mancanza di misure specifiche per uscire dalla morsa dell’inquinamento. Lo dimostra la mancanza di ambizione dei Piani nazionali e regionali e degli Accordi di programma che negli ultimi anni si sono succeduti ma che, nella realtà dei fatti, sono stati puntualmente elusi e aggirati localmente pur di non dover prendere decisioni impopolari insieme al ricorso sistematico della deroga (come nel caso del blocco degli EURO4 nelle città che sarebbe dovuto entrare in vigore dal primo ottobre 2020 e che è stato prima posticipato al gennaio 2021 e poi ancora ad aprile). E lo dimostrano anche le due procedure di infrazione comminate all’Italia per il mancato rispetto dei limiti normativi previsti della Direttiva europea per il PM10 e gli ossidi di azoto, a cui si è aggiunta lo scorso novembre una nuova lettera di costituzione in mora da parte della Commissione Europea in riferimento alle eccessive concentrazioni di particolato fine (PM2,5) cui ora l’Italia dovrà rispondere, essendo state giudicate “non sufficienti” le misure adottate dal nostro Paese per ridurre nel più breve tempo possibile tali criticità.

LE NOSTRE PRINCIPALI PROPOSTE

In particolare, per Legambiente è urgente intervenire in maniera rapida con misure efficaci affrontando il problema in modo strutturale e con una pianificazione adeguata, incrociando due temi cruciali: quello della  mobilità sostenibile e dell’uso dello spazio pubblico e della strada prevedendo interventi ad hoc che, se integrati insieme ad altre misure riguardanti il settore del riscaldamento e dell’agricoltura, potranno portare benefici immediati e duraturi. Occorre prevedere, ad esempio, il potenziamento del trasporto pubblico locale e della mobilità condivisa, elettrica ed efficiente per garantire il diritto di muoversi senza inquinare, lo stop progressivo alla circolazione delle auto nei centri delle città, senza deroghe né scappatoie, lo stop agli incentivi per la sostituzione dei mezzi più vecchi e inquinanti a favore di mezzi più nuovi ma ugualmente inquinanti. Perché stiamo parlando di incentivi che rischiano di far spendere molti soldi ai cittadini inutilmente, per comprare auto già obsolete o presto fuori legge. Occorre inoltre ripensare lo spazio pubblico con corsie preferenziali per TPL, centri urbani a emissioni zero, con l’estensione delle aree pedonali nei centri urbani e nei quartieri, percorsi ciclo/pedonali e zone 30. Sul fronte del riscaldamento domestico, servono abitazioni ad emissioni zero, grazie alla capillare diffusione del “Bonus 110%” che favorisca il progressivo abbandono delle caldaie più obsolete. Infine, serve anche un cambiamento della filiera agro-zootecnica rafforzando ed estendendo temporalmente le misure invernali di limitazione o divieto di spandimento di liquami e digestati; istituendo l’obbligo di copertura delle relative vasche di stoccaggio; sostenendo, attraverso misure PSR, investimenti aziendali volti ad attuare operazioni di trattamento, sia delle emissioni di stalla sia dei liquami e letami, con processi che prevedano la produzione di biometano, la separazione solido-liquido, le macchine agricole per migliorare la modalità di applicazione al suolo di liquami e digestati.

Ogni anno nella Penisola, stando ai dati dell’EEA, sono decine di migliaia le morti premature dovute all’esposizione eccessiva ad inquinanti atmosferici come le polveri sottili (in particolare il PM2,5), gli ossidi di azoto (in particolare l’NO2) e l’ozono troposferico (O3). Da un punto di vista economico, ribadiamo che si tratta di diverse decine di miliardi all’anno, tra spese sanitarie erogate e giornate di lavoro perse. Infatti, le morti premature sono solo la punta dell’iceberg del problema sanitario connesso con l’inquinamento atmosferico. “Nei prossimi mesi – spiega Andrea Minutolo, responsabile scientifico nazionale di Legambiente – l’OMS pubblicherà le nuove linee guida che suggeriranno valori ancora più stringenti di quelli attuali, a seguito degli approfondimenti scientifici internazionali avvenuti negli ultimi anni. Inoltre, la Commissione Europea, che sta ragionando sulla revisione della Direttiva sulla qualità dell’aria, è intenzionata a far convergere i limiti normativi con quelli dell’OMS. Su questo aspetto, da anni chiediamo questo tipo di allineamento dei limiti di legge con le raccomandazioni dell’OMS che, è bene ricordarlo, si riferiscono alla sola tutela della salute delle persone”.

Petizione e mobilitazione social – In occasione del dossier Mal’aria 2021, Legambiente lancia oggi anche una petizione on line  in cui sintetizza le sue richieste per città più vivibili e pulite invitando i cittadini a firmarla. Alla raccolta firme, si affianca anche una mobilitazione social attraverso la quale l’associazione chiede oggi a tutte le persone di scattarsi un selfie in primo piano con una mascherina bianca, sulla quale scrivere il claim #noallosmog, davanti alla finestra aperta o in un luogo simbolo della vostra città (statua, piazza, etc.). E di pubblicare la foto sui propri profili e pagine social taggando @Legambiente e usando gli hashtags #malaria e #noallosmog.

Ambiente, incentivi per la sostituzione delle caldaie domestiche

Misure regionali presentate stamani relative al rinnovo degli impianti termici, principali fonti delle Pm10

L’assessora all’ambiente e all’economia circolare Monia Monni ha presentato il nuovo pacchetto di misure regionali per il rinnovo degli impianti termici contenuto all’interno del collegato alla Finanziaria.

Si tratta di due fondi da 1 milione di euro all’anno ciascuno che andranno a sostenere le politiche sulla qualità dell’aria che la Regione sta portando avanti su tutto il territorio toscano.

Su proposta dell’assessora Monni è stato, infatti, creato un fondo di 1 milione di euro all’anno destinato a contributi a favore dei cittadini meno abbienti e finalizzato alla sostituzione delle vecchie caldaie con impianti moderni e quindi più efficienti, meno inquinanti e più sicuri. La misura ha doppia valenza, ambientale e sociale: da un lato permette di avere impianti meno inquinanti, considerando che gli impianti di riscaldamento sono responsabili di circa il 50% dell’inquinamento delle grandi città; dall’altro, consente di andare incontro a una fascia di popolazione il cui basso reddito preclude anche la possibilità di accedere ad altre forme di incentivo.

Lo stesso articolo della Finanziaria prevede anche un sostegno, sempre di 1 milione di euro all’anno, a favore dei Comuni che si trovano ad affrontare particolare criticità in termini di qualità dell’aria ed in particolare per quelle aree che sono state oggetto di infrazione comunitaria.

Infine, in considerazione della particolare situazione legata alla pandemia da Covid-19 in corso, è stata posticipata per tutti coloro che ancora non avessero adempiuto la scadenza inerente gli interventi di efficienza energetica sulle caldaie (manutenzione e prova dei fumi) e quindi il conseguente pagamento del relativo “bollino” dal 31 dicembre 2020 al 31 marzo 2021.

Restano improcrastinabili invece gli interventi eventualmente necessari ad eliminare situazioni di pericolo sull’impianto. Una misura motivata anche da ragioni di sicurezza per i cittadini e gli operatori e che la Regione Toscana si riserva di prorogare ulteriormente nel caso in cui si dovesse protrarre lo stato di emergenza sanitaria.

Si tratta di misure che rientrano nel percorso già avviato dalla Regione da anni per intervenire sulla qualità dell’aria che respiriamo, tematica di estrema attualità, che adesso stiamo rafforzando grazie anche al prezioso contributo di ARRR – ha detto l’assessora Monia Monni – Sono azioni che mettiamo in campo per intervenire sulle riduzioni delle polveri sottili delle PM10 che riguardano il sistema di riscaldamenti domestici e non solo”.

Sentiamo l’assessora all’ambiente e all’economia circolare Monia Monni durante la conferenza stampa

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PM10, Arpat: “Firenze e comuni limitrofi non più aree critiche”

Firenze, secondo la relazione sulla qualità dell’aria nel 2019 redatta da ARPAT, Bagno a Ripoli, Calenzano, Campi Bisenzio, Firenze, Lastra a Signa, Scandicci, Sesto Fiorentino e Signa sono ora esclusi dalle aree critiche per il PM10, data l’assenza di superamenti negli ultimi 5 anni.

Negli ultimi 5 anni, sempre secondo ARPAT, nell’area “Agglomerato di Firenze”, non si sono registrati valori della media giornaliera di PM10 superiori al massimo consentito (35 superamenti all’anno), sia nelle stazioni di tipo urbana-fondo che periferica-fondo, come emerge dalla Relazione sulla qualità dell’aria nel 2019 redatta da ARPAT.

Per questo motivo, i Comuni compresi nell’area (Bagno a Ripoli, Calenzano, Campi Bisenzio, Firenze, Lastra a Signa, Scandicci, Sesto Fiorentino e Signa) non sono più valutati come critici per il PM10 e di conseguenza non sono più ricompresi dalla Regione Toscana nell’elenco dei Comuni con situazioni di rischio superamento dei valori limite e delle soglie di allarme e quindi tenuti all’inserimento degli interventi contingibili e urgenti all’interno dei propri Piani di azione comunale (PAC).

L’area “Agglomerato di Firenze” non è pertanto più presente nella pagina del sito Web ARPAT dedicata all’ICQA che serve proprio per regolare l’attivazione degli interventi contingibili urgenti da parte dei comuni soggetti all’elaborazione ed approvazione dei PAC per il PM10 nelle Aree di Superamento.

Nell’area in questione persiste invece il superamento della media annua per il biossido di azoto, per cui i comuni ricompresi sono ancora tenuti all’attuazione di quanto previsto dal PAC di agglomerato, dal Piano regionale per la qualità dell’aria ambiente (PRQA) e dall’Accordo per la qualità dell’aria.

Contestualmente a questa decisione, la Regione ha dato ai comuni precisi indirizzi per mantenere l’obiettivo raggiunto relativamente al PM10; si tratta di indirizzi per la mitigazione delle emissioni degli impianti termici, per la mobilità sostenibile, per la tutela della popolazione fragile (es. zone prossime alle scuole), altri interventi di mantenimento, aumento del verde urbano ed extra urbano.

Pm10: superati limiti a Firenze, stop mezzi inquinanti

Le ordinanze sono state adottate dopo che Arpat ha verificato nell’area le condizioni per l’attribuzione del valore 2 all’indice di criticità per la qualità dell’aria: 5 gli sforamenti del Pm10 negli ultimi sette giorni mentre per due giorni non sono previste condizioni meteo favorevoli alla dispersione degli inquinanti.

Blocco dei mezzi più inquinanti a Firenze e parte della provincia da domani al 12 gennaio: è quanto prevedono le ordinanze antismog, a tutela della salute dei cittadini contro gli effetti delle PM10, adottate da Palazzo Vecchio e dai Comuni di Calenzano, Sesto Fiorentino, Campi Bisenzio, Signa, Lastra a Signa, Scandicci e Bagno a Ripoli. Le limitazioni sono valide per i motocicli a due tempi Euro 1, per le autovetture a benzina Euro 1 e a diesel Euro 2 e Euro 3, per i veicoli diesel Euro 1 e Euro 2 per il trasporto merci. Il divieto di circolazione è dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18.3 nei centri abitati.

Tra gli altri divieti anche quello, in ambito domestico, di accensione di caminetti, stufe, termocamini o termostufe alimentati a legna, qualora non rappresentino il principale sistema di riscaldamento. E’ prevista anche la riduzione del periodo giornaliero di funzionamento degli impianti di riscaldamento che potranno rimanere in funzione al massimo per otto ore giornaliere. Le ordinanze adottate dai Comuni invitano inoltre la cittadinanza all’uso del trasporto pubblico locale e adottare forme di mobilità sostenibile e/o condivisa.

Prato; Tommaso Fattori: “Polveri sottili sistematicamente oltre la norma”

“A Prato e nei comuni limitrofi da anni si registrano sforamenti frequenti delle soglie di legge delle polveri sottili. Serve la massima trasparenza e un più sistematico accertamento scientifico della situazione”, lo afferma Tommaso Fattori, capogruppo di Sì-Toscana a Sinistra.

“Serve l’impegno urgente degli enti locali per migliorare la qualità dell’aria, anche attraverso scelte infrastrutturali e di mobilità adeguate e non controproducenti come la terza corsia A11. Ne va della salute dei cittadini”. Dice Tommaso Fattori commentando la mozione presentata in Consiglio regionale in cui si chiede che Arpat pubblichi integralmente i dati e il report finale del monitoraggio svolto dalla stazione mobile Po-Autolab-Cafaggio fino a gennaio 2019, oltre all’apertura di un’interlocuzione con il Comune di Prato, i Comuni limitrofi ed Arpat per l’attivazione di una centralina mobile di rilevamento della qualità dell’aria che possa monitorare le frazioni più critiche della città di Prato, a partire dal quartiere sud, con particolare riguardo all’area compresa fra via del Ferro e via Baciacavallo.

“Ci auguriamo – aggiunge Fattori- che le nostre richieste trovino un riscontro. Nessuno può più ignorare quanto è ormai scritto a chiare lettere persino nel nuovo Piano Sociale Sanitario Integrato Regionale e cioè che autorevoli revisioni sulle evidenze relative agli impatti sulla salute da inquinamento atmosferico hanno evidenziato rischi per la salute umana, compresi effetti di tipo oncogeno, per livelli di PM2,5 e PM10 inferiori a quelli degli standard attuali di qualità dell’aria, tanto che l’OMS ne ha raccomandati altri largamente inferiori”.

“Nel 2016 – prosegue il capogruppo di Sì-Toscana a Sinistra – la IARC ha classificato l’inquinamento atmosferico esterno come ‘cancerogeno certo per l’uomo’ per il tumore al polmone. Il nuovo piano sanitario ne conclude che i livelli per il PM2,5 e il PM10 raccomandati dall’OMS debbano essere perseguiti ovunque, cioè sia nelle aree regionali che non presentano sforamenti sia in quelle che presentano sforamenti degli standard attuali”.

“Da tempo il comitato ‘In mezzo all’autostrada’ – ricorda Fattori – ha sollecitato l’affidamento di un incarico ad Arpat, da parte del Comune di Prato, per eseguire il monitoraggio mobile dell’inquinamento nelle diverse zone della città e nei territori limitrofi della piana. Ma allo stato attuale risultano attive nell’area pratese solamente due stazioni fisse”.

“Non ci sono stazioni mobili di ARPAT provinciali e l’attività della stazione Cafaggio ha cessato la propria attività di rilevamento il 16 gennaio 2019. Si tratta della zona a sud di Prato, le cui case si troveranno a ridosso dell’autostrada quando sarà stata realizzata la terza corsia dell’A11. Autostrade per l’Italia ha respinto le osservazioni riguardanti le questioni ambientali, urbanistiche e di impatto acustico ed atmosferico dell’infrastruttura ma noi siamo purtroppo convinti che l’impatto sugli abitanti dell’area sarà molto rilevante”.

“Le stazioni fisse di monitoraggio venivano precedentemente finanziate dalle amministrazioni provinciali, adesso il loro numero è drasticamente diminuito. Eppure, la mappa mondiale sull’inquinamento delle città dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha evidenziato l’alta concentrazione di agenti inquinanti nella piana fra Firenze, Prato e Pistoia, con incidenze fra le più alte d’Europa. Pertanto è necessario incaricare Arpat di  operare un rilevamento sistematico mobile della qualità dell’aria sul territorio, in particolare nelle frazioni con insediamenti abitati di maggior consistenza esposti ad attività inquinanti di tipo industriale o legate al traffico”, conclude Fattori.

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