Otto arresti per traffico di droga in Toscana

Pistoia, otto misure di custodia cautelare in carcere a carico di altrettanti uomini ritenuti responsabili di traffico di eroina e hashish in Toscana, principalmente nelle province di Pistoia, Prato e Lucca.

Questo il bilancio di un’operazione dei carabinieri di Montecatini Terme a seguito di un’indagine iniziata nel settembre 2019 e protrattasi fino a marzo 2020. L’indagine è partita dalle insistenti segnalazioni dei residenti di Montecatini Terme che da tempo notavano gli otto individui come riferimento di un gruppo di tossicodipendenti presso scuole e stazioni ferroviarie.

I militari li hanno seguiti, pedinati, ripresi con le telecamere senza farsi notare. E li hanno incastrati con indagini tradizionali, senza l’uso di intercettazioni telefoniche, ma con riscontri testimoniali e ricostruendo con certosina pazienza i loro spostamenti ed i fatti-reato commessi.

Per sei di loro si sono quindi aperte le porte del carcere, altri due invece erano già ristretti per altri reati compiuti nel corso degli stessi mesi. Inoltre, due risultano irregolari in Italia. Per tutti l’accusa è di concorso in traffico di stupefacenti.

In sette mesi di osservazione i carabinieri hanno documentato la cessione di almeno 2.000 dosi di eroina. Gli indagati avevano sviluppato una fitta rete di contatti che permetteva, attraverso una suddivisione del territorio, dei ruoli e la mediazione dell’uno o dell’altro pusher, di non lasciare mai scoperta alcuna zona dalla fornitura di eroina, la quale veniva ceduta in strada a piccole dosi da 15-20 euro l’una.

Nello specifico uno degli indagati era solito tenere i principali rapporti con i vari acquirenti fissando di volta in volta la quantità di sostanza ed il luogo di scambio nel quale poi mandava i suoi complici a concludere l’affare illecito.

La vendita dello stupefacente, principalmente eroina, avveniva a Montecatini Terme in pieno centro urbano, nei pressi di un istituto scolastico locale, di un supermercato, in piazza del Popolo e nelle adiacenze delle due stazioni ferroviarie locali.

A Prato e Pistoia lo spaccio avveniva nelle rispettive zone adiacenti le stazioni ferroviarie e a Pistoia anche nei pressi di un istituto scolastico. Infine, nel comune di Monsummano Terme lo spaccio avveniva principalmente nei dintorni di un istituto scolastico dove ha sede anche una scuola elementare.

Toscana, aumenta la raccolta dei rifiuti tecnologici Raee

Firenze, sono 29.363 le tonnellate di rifiuti tecnologici raccolti in Toscana nel 2019. È quanto emerge dal rapporto annuale 2019 del Centro di coordinamento Raee.

Rispetto al 2018, spiega una nota, la raccolta in Toscana registra una crescita del 10,1%, tra le migliori d’Italia, ma non sufficiente a far conservare alla regione il primo posto nel Centro Italia per quantitativi avviati a corretto trattamento.

Meglio fa il Lazio che con sole 184 tonnellate in più conquista il primato nell’area di riferimento. Anche la raccolta pro-capite migliora e raggiunge i 7,87 kg per abitante, in forza di un incremento del 10,3%, il secondo miglior risultato in Italia centrale e tra i più performanti a livello nazionale, che consente alla regione di confermarsi come migliore nell’area di riferimento.

A livello di tipologie, i grandi elettrodomestici bianchi (R2) crescono del 10%, per un totale di 12.343 tonnellate, pari al 42% della raccolta complessiva. Molto più contenuta la raccolta dei grandi elettrodomestici del freddo e clima (R1)a quota 6.880 tonnellate.

I piccoli elettrodomestici e consumer electronics (R4) toccano le 5.517 tonnellate grazie a un incremento del 23,6% rispetto al 2018. Ancora più contenuta la raccolta di Tv e monitor (R3) pari a 4.503 tonnellate (15,3%).

Non eccellenti, ma in forte incremento (+19%), i dati relativi alle sorgenti luminose (R5) che raggiungono le 120 tonnellate. A livello provinciale chi raccoglie i maggiori quantitativi di Raee è Firenze con 7.211 tonnellate, ma è l’unica a segnare un calo rispetto al 2018 (-6,7%). A livello di raccolta pro capite, il primato va alla provincia di Prato con 9,88 kg/ab (+33,3%).

“La Toscana presenta dati di raccolta RAEE assai lusinghieri e risultati in alcune province di assoluta eccellenza: su tutte spiccano Prato e Pistoia – afferma il direttore generale del Centro di coordinamento Raee Fabrizio Longoni -. Fatta eccezione per il dato pro capite di Massa Carrara che non raggiunge la media nazionale, tutte le restanti province evidenziano risultati positivi”.

Piante e fiori per sicurezza in bar, ristoranti, spiagge

Pistoia, piante e fiori per rispettare la sicurezza in bar, ristoranti, spiagge e in tutte le altre attività ricettive: Giorgio Tesi Group, azienda vivaistica leader in Europa, lancia l’idea dei “distanziatori verdi” un’alternativa green per risolvere il problema del distanziamento sociale fra le persone e mantenere le misure di sicurezza anti-Covid19.

Piante rampicanti, spalliere fiorite, arbusti fruttiferi personalizzabili per altezza, dimensione e condizioni ambientali, adattabili anche alle nuove esigenze degli stabilimenti balneari.

Non poteva che nascere a Pistoia, capitale del vivaismo, l’idea green per vivere l’estate in fase 2: una linea di piante – da anni in produzione – ampliata e resa personalizzabile a seconda delle specifiche esigenze, per creare “pareti” ricoperte di rose e glicine.

Il progetto dei distanziatori verdi, infatti, è stato lanciato a livello europeo, nei 60 paesi in cui Giorgio Tesi Group esporta le piante coltivate nei vivai pistoiesi. Una soluzione non solo più friendly per turisti e clienti della ristorazione, ma anche sostenibile dal punto di vista ambientale.

Sarcoma a Casaguidi-Cantagrillo, niente analogie tra pazienti

?Continua il mistero sulla causa dei ricorrenti casi di sarcoma tessuti molli nelle frazioni di Casaguidi-Cantagrillo dopo i risultati dell’Inchiesta Epidemiologica dell’Azienda Usl Toscana Centro.

“Nell’insieme tutte queste interviste, tutte queste ricostruzioni, non danno evidenza di qualcosa che colleghi tra di loro le persone”, ha detto il dottor Francesco Cipriani della unità di epidemiologia che sta indagando sui casi di sarcoma che si sono verificati nel pistoiese.

Sono stati illustrati giovedì mattina, nel corso di una conferenza stampa, i primi dati sull’Inchiesta Epidemiologica condotta dal dipartimento di prevenzione, sul cluster di sarcomi nella frazione di Casalguidi- Cantagrillo (comune di Serravalle pistoiese in provincia di Pistoia).

I risultati ottenuti dalle “interviste” e i relativi approfondimenti (tra il 18 settembre e il 21 novembre 2019) ai pazienti e ai loro familiari non hanno evidenziato significative analogie per i fattori indagati e non sono neanche emerse cause correlanti di rischio (storia sanitaria individuale e familiare, abitudini di vita, luoghi di lavoro, ambienti scolastici, ricreativi e domestici frequentati, con una maggiore attenzione al tipo di acqua utilizzata per bere, cucinare, lavare e irrigare orti) nel cluster indagato.

Il rapporto è stato illustrato dal direttore del dipartimento di prevenzione, dottor Renzo Berti, insieme ai dottori Miriam Levi e Francesco Cipriani dell’unità funzionale epidemiologica e dalle dottoresse Paola Picciolli e Lidia Marino Merlo della unità funzionale igiene, sanità pubblica e nutrizione.

L’inchiesta è parte di un sistema di valutazioni epidemiologiche più estese condotte in stretta collaborazione con l’Agenzia Regionale di Sanità (ARS) e Arpat e ISPRO (Istituto per lo Studio, la Prevenzione e la Rete Oncologica) e avviata sulla base delle informazioni cliniche raccolte dai Medici di Famiglia nelle zone interessate.

“Esprimo un ringraziamento a tutti i colleghi che hanno svolto un lavoro straordinario e accurato –ha sottolineato Berti- che al momento non ha però consentito di individuare un colpevole; il lavoro proseguirà e sarà ulteriormente sviluppato allargando il raggio d’azione e approfittando della collaborazione di partners qualificati come ISPRO, ARS e ARPAT”.

Le interviste hanno riguardato otto pazienti ai quali erano stati diagnosticati tumori rari del tessuto connettivo ed osseo (sarcomi) , di cui 7 tra il 2014 e 2017 ed 1 nel 2006. L’indagine era mirata a identificare i possibili elementi in comune tra i casi, dal momento che l’incidenza era risultata di 3,5 volte superiore rispetto a quanto accade mediamente a livello nazionale. I casi, inoltre, si erano concentrati in un’area piuttosto limitata, in alcuni anni e non in altri, configurandosi quindi come “cluster”.

I casi erano stati segnalati dai Medici di Famiglia che hanno partecipato attivamente insieme alla ASL all’indagine epidemiologica dei loro assistiti ricostruendone le storie sanitarie.

La decisione di avviare l’Indagine Epidemiologica, si ricorda, era stata assunta dal dipartimento di prevenzione dopo una prima sommaria valutazione epidemiologica, sia revisionando l’attuale bibliografia scientifica sui sarcomi e cluster, sia dopo aver acquisito le informazioni cliniche preliminari dai Medici di Famiglia: queste informazioni sono state oggetto dell’incontro tra la ASL e gli epidemiologi dell’Istituto Superiore di Sanità e della successiva decisione di avviare l’Indagine di approfondimento epidemiologico.

Le interviste sono state condotte utilizzando questionari strutturati per rilevare informazioni sulla storia residenziale e lavorativa, sugli ambienti frequentati e le principali abitudini di vita, sulla storia sanitaria recente e e remota (storia prenatale fino alla nascita) dei casi e dei familiari conviventi.

Le interviste si sono svolte con incontri diretti, faccia a faccia, della durata di circa un’ora, svolte da un medico igienista e da un assistente sanitario dell’Epidemiologia con i pazienti o con i loro familiari. Sono state prese in considerazione oltre alle storie cliniche dei pazienti (dal momento del concepimento in poi) altri molteplici ambiti: dall’approvvigionamento idrico (5 degli 8 casi sono sempre stati allacciati all’acquedotto pubblico; 5 degli 8 intervistati hanno riferito di bere acqua minerale in bottiglia da sempre e gli altri 3 bevono da sempre acqua in bottiglia e di fontanelli pubblici, anche se 1 di questi nel passato ha bevuto per alcuni anni acqua del suo pozzo), alle potenziali fonti di inquinamento ambientale (segnalate nei pressi delle abitazioni, sono indicate da tre famiglie la presenza di aziende floro-vivaistiche, da una famiglia la vicinanza di un’autocarrozzeria e da un’altra famiglia la discarica del Cassero, situata a circa dista 2,2 km) fino alle abitudini di vita e ricreative (4 pazienti su 8 sono ex fumatori e gli altri 4 non hanno mai fumato, nessuno ha dichiarato di aver svolto attività per hobby nel passato descritte come potenzialmente a rischio) risalendo anche alle frequenze pre e scolastiche.

Alle interviste si è affiancata anche una scrupolosa e attenta ricerca sulla qualità dell’ambiente con altre analisi di approfondimento. I campionamenti sono iniziati il 17 febbraio e sono tuttora in corso.

Ad esempio, allo scopo di escludere la presenza di fattori di rischio negli ambienti di vita delle famiglie dei casi, è stato condotto un supplemento di indagine mirato, in particolare, a misurare nell’aria di un gruppo di abitazioni dei casi i livelli di alcune sostanze cancerogene, tra cui aldeidi (formaldeide e acetaldeide), composti organici volatili, idrocarburi policiclici aromatici, radon e radioattività ambientale. Nelle acque dei pozzi privati è stato deciso di analizzare i parametri microbiologici, chimici, tra cui il cloruro di vinile, parametri indicatori e di 83 tipi di antiparassitari.

L’iniziativa, anche se non ha chiare basi scientifiche rispetto ai determinanti conosciuti del tipo specifico di tumore, cioè sarcoma dei tessuti molli e dell’osso, insieme alle altre iniziative dell’indagine epidemiologica attualmente in corso, può aiutare ad escludere la presenza di significativi problemi ambientali.

Quanto al Cloruro di Vinile Monomero gli studi non hanno evidenziato ad oggi prove certe di correlazione tra questa sostanza e i sarcomi. . Per quanto riguarda invece l’esposizione a diossine, l’inceneritore più vicino è a oltre 7 km di distanza, mentre eccessi di sarcomi di tessuti molli sono descritti nella letteratura scientifica per i residenti nel raggio di 2 km dagli impianti di vecchia generazione.

Il monitoraggio di ARPAT in occasione dell’incendio della discarica del Cassero del 2016 non evidenziava ricadute tali da apportare contaminazione del suolo e dell’acqua nel territorio circostante. D’altra parte, l’evento non è cronologicamente coerente con i tempi medi di latenza tra esposizione ed insorgenza di tumori, misurabili in molti anni.

Per migliorare la valutazione epidemiologica dei determinanti del cluster, è stato deciso di allargare la rilevazione della casistica ai residenti in aree limitrofe a Casalguidi appartenenti ai comuni di Pistoia e Quarrata, utilizzando le informazioni raccolte dai medici di famiglia di Casalguidi e dai dati del Registro Toscano dei Tumori di ISPRO.

Ulteriori valutazioni, sempre da parte di Arpat sono previste analizzando i dati storici del monitoraggio della discarica del Cassero. Per quanto riguarda la qualità dell’acqua sarà effettuata una ricostruzione di quella che arrivava a Casalguidi-Cantagrillo dall’acquedotto Serravalle prima degli anni 2000. Con ARS ed ISPRO sono in corso ulteriori valutazioni epidemiologiche sulla distribuzione spaziale e temporale dei sarcomi in tutta l’area pistoiese ed uno studio sulla salute di tutti gli abitati di Casalguidi e Cantagrillo dal 2008 ad oggi.

Sentiamo un estratto del suo intervento durante la Conferenza stampa su “Stato dell’Inchiesta Epidemiologica sul Cluster di sarcomi nelle frazioni di Casaguidi-Cantagrillo”, raccolto da Gimmy Tranquillo:

https://www.controradio.it/wp-content/uploads/2020/05/200508_04_SARCOMI-CASALGUIDI_CIPRIANI.mp3?_=1

90.000 mascherine chirurgiche da imprese cinesi

Grazie alla collaborazione dell’azienda vivaistica Giorgio Tesi Group, l’Associazione Cinese delle piccole e medie imprese in Italia ha donato 90.000 mascherine chirurgiche ai comuni di Firenze, Prato e Pistoia.

Pistoia, in un momento così difficile per il nostro Paese, continuano ad arrivare dalla Cina segnali di grande sensibilità nei confronti dell’Italia, alle prese da oltre 40 giorni con COVID-19, il terribile virus che ha causato migliaia di morti, ha portato i nostri ospedali al limite del collasso e ha costretto milioni di persone nelle proprie case per cercare di combattere questo terribile nemico invisibile. Grazie a Xu Jinhua, Capo Rappresentante del Comitato investimenti e sviluppo della Associazione Cinese delle piccole e medie imprese in Italia, sono state consegnate questo pomeriggio a Fabrizio Tesi – Legale Rappresentante della Giorgio Tesi Group – tramite il proprio incaricato King Li, 90.000 mascherine chirurgiche destinate ad essere distribuite in parti uguali ai sindaci di Firenze, Prato e Pistoia.

Un rappresentante dell’Associazione Cinese delle piccole e medie imprese (WSEA) è stato ospite dell’azienda vivaistica pistoiese nel momento dell’avvio dell’epidemia di Coronavirus nella provincia cinese di Hubei e in quell’occasione si rese disponibile – in caso di necessità – ad offrire il loro aiuto nel caso il contagio fosse scoppiato anche nel nostro Paese.

Con l’aggravarsi della pandemia sono continuati i contatti e WSEA, come promesso ha fatto la propria parte facendo arrivare a Pistoia 90.000 mascherine chirurgiche, indispensabili per i nostri medici, infermieri, farmacisti e operatori sanitari, che con grande impegno lavorano senza sosta da ormai quasi due mesi cercando di salvare la vita a tanti malati e di sconfiggere questo terribile virus.

Riteniamo che di fronte a questo terribile virus – ha detto Lin Zhuoyan, Presidente dell’Associazione Cinese delle piccole e medie imprese – tutti nel mondo dovrebbero essere in grado di adottare le misure di protezione più elementari. Viviamo nello stesso villaggio globale, l’uno con l’altro e oggi qualunque cosa accada, è strettamente legata a ognuno di noi. Questa improvvisa epidemia ha causato enormi danni e sofferenze sia al popolo cinese che a quello italiano e speriamo che questo nostro primo piccolo contributo vi sia d’aiuto. Prego Dio che benedica tutti noi e ci consenta, prima possibile, di superare insieme queste difficoltà.

Mi preme ringraziare vivamente – ha dichiarato Fabrizio Tesi, Legale Rappresentante della Giorgio Tesi Group – sia a titolo personale che a nome della nostra azienda, gli amici cinesi che ancora una volta hanno dimostrato una grande sensibilità verso il nostro Paese. Il dono di queste 90.000 mascherine, in questo momento strumenti essenziali per combattere il Coronavirus, è stato davvero un bel gesto di amicizia verso di noi e il nostro territorio.

Un gesto bellissimo e disinteressato – ha sottolineato il sindaco di Firenze Dario Nardella – che ci fa capire ancora una volta come la battaglia contro questa pandemia deve essere combattuta insieme. La Cina è stato il primo Paese colpito dalla malattia e adesso che piano piano si sta rialzando porta la sua solidarietà ad altri Paesi nel mondo. Si tratta di un messaggio di amicizia e di umanità che non dimenticheremo.

Davvero grazie – ha detto Matteo Biffoni, Sindaco di Prato – il nostro comune è davvero grato di questo regalo ricevuto dagli amici cinesi in collaborazione con la Giorgio Tesi Group. In questo momento di emergenza, riceviamo continuamente richieste di questi indispensabili dispositivi di protezione e quindi, oggi, per noi nessun dono è più gradito di questo.

Un gesto di solidarietà che non scorderemo e di cui siamo immensamente riconoscenti – ha concluso Alessandro Tomasi, Sindaco di Pistoia – e per questo ringrazio di cuore sia gli amici cinesi che la Giorgio Tesi Group, che ha coordinato l’operazione rendendo possibile ricevere questa donazione.

Vescovo Pistoia riduce ospiti a Vicofaro

Vicofaro, a causa dell’emergenza Coronavirus “a brevissimo è prevista la drastica e immediata riduzione del numero” dei migranti ospitati nella parrocchia di Vicofaro a Pistoia. Lo annuncia il vescovo di Pistoia Fausto Tardelli.

Nella parrocchia sono ospitati oltre un centinaio di migranti accolti dal parroco don Massimo Biancalani. “Al momento si sta operando affinché quanto prima tutto sia regolare – sottolinea il vescovo Tardelli in una nota – e al riparo di qualsiasi rischio, sia per la popolazione residente nel quartiere di Vicofaro, sia per le stesse persone ospitate”.

I migranti ospitati saranno collocati “in ambienti idonei e tutelati, dove siano rispettate in tutto le norme igienico sanitarie, di prevenzione e di movimento varate dal governo”.

Inoltre, prosegue il vescovo, “l’intento, altresì, è quello di predisporre una stretta sorveglianza anche all’interno della struttura di Vicofaro, perché ci si attenga a quanto oggi richiesto a tutti per il bene comune e prima di tutto degli stessi fratelli immigrati”.

Tardelli sottolinea anche che “seppure l’osservanza delle leggi sull’ordine pubblico e delle norme igienico sanitarie recentemente emanate sia responsabilità personale di ogni cittadino, solo le autorità pubbliche preposte hanno gli strumenti idonei per farle rispettare.

Da questo punto di vista – conclude -, se opportunamente e preventivamente avvisato, non troveranno certamente in me alcun ostacolo alla loro azione e intervento, neppure all’interno delle stesse strutture”.

Exit mobile version