Pechino, robot camerieri e sensori ascellari per gli atleti, per garantire le Olimpiadi Invernali

Pechino, ospitare le Olimpiadi Invernali rappresenta una sfida enorme per la Cina, dove negli ultimi due anni le autorità hanno implementato alcune delle misure di prevenzione del COVID più rigorose al mondo. Il paese ha infatti chiuso i suoi confini a quasi tutti i viaggiatori ed ha messo in lockdown intere città solo per una manciata di contagi.

Nella città Tianjin infatti, a 20 minuti di treno ad alta velocità da Pechino, le autorità hanno testato tutti i 14 milioni di residenti dopo che sono state scoperte alcune dozzine di infezioni da omicron.

Ma nonostante tutto ciò è stato deciso che i Giochi andranno avanti e si stima che circa 13.000 atleti e giornalisti internazionali arriveranno a Pechino, per i Giochi Olimpici Invernali che iniziano il 4 febbraio.

“Attualmente, stiamo operando senza intoppi e tutto è sotto controllo. Per il momento, non abbiamo in programma di bloccare Pechino o di sigillare la città”, afferma Huang Chen, un funzionario sanitario del Comitato Organizzatore dei Giochi di Pechino. Tutti vivranno, lavoreranno e gareggeranno all’interno di quello che le autorità hanno definito un “ciclo chiuso”

Questo circuito include tutte le competizioni di sport invernali e i siti di allenamento a Pechino, nonché nelle vicine Yanqing e Zhangjiakou e negli hotel designati dove alloggeranno gli atleti e gli altri partecipanti.

Dal momento in cui atterreranno in uno degli aeroporti di Pechino, tutti i partecipanti alle Olimpiadi entreranno in questo “loop”, che sarà attentamente sorvegliato per bloccare ogni contatto con il resto della popolazione cinese. Ciascuno dei 25 siti che fa parte del circuito è già stato circondato da barriere fatte da reti metalliche e lamiera.

Gli organizzatori delle Olimpiadi di Pechino affermano di aver aggiunto anche tutti i servizi ai siti olimpici, includendo anche caffetterie e persino saloni di parrucchiere, dove poter fare una permanente o una manicure. Alcune mense saranno parzialmente gestite da macchine da cucina automatizzate, incluso un braccio robotico cameriere, che scende lentamente dal soffitto servendo un piatto di noodles, per ridurre al minimo il contatto tra gli umani.

Auto designate dalle autorità porteranno atleti e giornalisti da un sito all’altro, è infatti disponibile una flotta di taxi speciale e un servizio navetta in modo che i partecipanti possano visitare vari siti olimpici senza interagire con nessuno al di fuori dei circuiti chiusi dei villaggi olimpici.

I veicoli saranno così strettamente regolamentati che le autorità di Pechino hanno intimato ai residenti di evitare a tutti i costi di toccare i veicoli dei Giochi, anche se le auto dovessero essere coinvolte in un incidente e le persone all’interno dovessero avere bisogno di aiuto. In tal caso, i residenti dovrebbero allertare uno speciale sistema di ambulanze di emergenza riservato esclusivamente agli infortuni stradali legati ai Giochi.

Pechino ridurrà anche il numero di veicoli ordinari in circolazione durante i Giochi, consentendo alle auto con determinati numeri di targa di circolare solo in determinati giorni, nel tentativo di ridurre la congestione del traffico.

I partecipanti ai Giochi Olimpici inoltre, possono non fare la quarantena di tre settimane, che tutti gli altri viaggiatori internazionali devono subire quando entrano in Cina in questi giorni. Il principio guida di questo provvedimento sarebbe quello di voler contenere tutti i potenziali casi di virus all’interno del circuito chiuso dei Giochi.

Inoltre, tutti i partecipanti dovranno dimostrare di essere completamente vaccinati, dovranno sottoporsi al test prima e dopo l’atterraggio a Pechino e quindi sottoporsi ai test COVID-19 ogni giorno per l’intera durata dei Giochi. Il monitoraggio della temperatura corporea degli atleti sarà costante in quanto dovranno indossare sensori ascellari che la misureranno in tempo reale.

Per quanto riguarda le interviste con i giornalisti, esse si svolgeranno a 6 piedi (circa 1,80 m.) di distanza dagli atleti o dietro pannelli di vetro.

Anche gli spettatori saranno attentamente controllati, a differenza delle passate Olimpiadi infatti, la Cina non ha reso disponibili al pubblico i biglietti ordinari per gli spettatori. Finora, le autorità hanno invitato solo i residenti selezionati a riempire gli spalti, che dovranno sottoporsi ad uno screening COVID-19 prima di ogni evento, una procedura che potrebbe richiedere anche fino a sette ore.

Anche le manifestazioni organizzate per le celebrazioni saranno rigorosamente limitate. Le autorità di Pechino e le linee guida ufficiali del Comitato Olimpico Internazionale per queste Olimpiadi invernali suggeriscono inoltre agli spettatori di applaudire piuttosto che gridare o cantare, per timore che le loro esalazioni diffondano agenti patogeni del COVID-19.

Ed infine, i partecipanti ai giochi, per lasciare il paese, dovranno prendere esclusivamente i voli charter designati, per limitare i contatti con la popolazione.

Per le persone che vorranno rimanere in Cina dopo i Giochi, uscire dalla bolla olimpica sarà come arrivare da un paese straniero alla Cina, ed anche i 19.000 volontari, ed il personale al servizio dei Giochi, prima di poter uscire dal villaggio olimpico, e poter far ritorno a casa, dovranno sottoporsi a una quarantena di due o tre settimane.

Kinkaleri al Museo Novecento

Firenze, 21 giugno 2019 – Una performance site specific intitolata Novecento, quella che i performer del gruppo Kinkaleri presenteranno lunedì 24 giugno dalle 18:30 alle 21 negli ambienti che ospitano la collezione permanente Alberto Della Ragione. Primo evento di un trittico che vedrà impegnati prossimamente tra luglio e ottobre il gruppo di ricerca e performance di Tel Aviv Public Movement e la coreografa e danzatrice Cristina Kristal Rizzo.

Con Novecento, Kinkaleri propone un percorso immaginario che mette in relazione alcune opere del XX secolo con il corpo danzante dei performer, un atto motorio che coinvolge la dinamica, l’immagine e la “scrittura”. Sì, perché i performer che si esibiranno faranno uso di un particolare codice – il CodiceK, inventato dagli stessi Kinkaleri -, un alfabeto gestuale che permette di trascrivere il simbolo alfabetico attraverso il proprio corpo, in continua dinamica nello spazio e nel tempo; una pratica coreografica dove una griglia rigida di traduzione tra alfabeto e gesto spalanca un luogo di libertà individuale sviluppando tutte le funzioni di un corpo impegnato in un movimento. La performance, realizzata nella sala della collezione permanente del Museo Novecento, nasce con la traduzione fisica/verbale dei titoli delle opere esposte, e instaura un dialogo tra il luogo che la contiene e il flusso di forme che produce. Come atto non unico, la performance sarà replicata, in modo sempre inedito, il 24 giugno e il 18 luglio prossimi.

“Un corpo si muove – spiegano i Kinkaleri- pronuncia attraverso se stesso cosa gli sta attorno in una prossemica gestuale senza tensione. Il corpo, come lo sguardo, si appropria dello lo spazio; nessun tentativo drammaturgico apparente, solo la persistenza. Esso traccia linee, costruisce forme, in un tempo dilatato; volume verso volumi nel silenzio di una sala dedita alla contemplazione, interrotto sporadicamente dal suono di alcune lettere pronunciate dalla sua bocca, che, come frecce colpiscono lo spazio, gli astanti, la storia dell’arte”.

“ Con il progetto Novecento di Kinkaleri – dice il direttore Sergio Risaliti – non solo avviamo un’ospitalità rivolta ai protagonisti della ricerca nel campo performativo e coreografico nazionale e internazionale, perché in questo caso si tratta anche di un affondo sul ‘corpo’ del patrimonio artistico del Museo stesso. Un’azione ermeneutica e creativa che serve a ridefinire e plasmare con altri linguaggi, diversi da quello espositivo e storico-artistico, la relazione del pubblico con le opere esposte nel Museo, agendo al tempo stesso sul doppio termine, o registro, di collezione e permanente, così come su quello di corpo e alfabeto. Questo di Kinkaleri è solo il primo episodio di un trittico che nei prossimi mesi vedrà coinvolti Public Movement (il 2 e 3 luglio) e Cristina Kristal Rizzo, un progetto all’insegna di una interdisciplinarietà che non può mancare al Museo Novecento”.

Kinkaleri nasce a Firenze nel 1995. I componenti si incontrano, unendo le loro esperienze e studi precedenti maturati in vari campi, con l’intenzione di realizzare dei progetti specifici, sollecitando quindi la volontà di operare intorno a delle idee concrete e curando sempre tutti gli aspetti necessari alle creazioni della propria attività. Kinkaleri opera fra sperimentazione teatrale, ricerca sul movimento, performance, installazioni, allestimenti, materiali sonori, cercando un linguaggio non sulla base di uno stile ma direttamente nell’evidenza di un oggetto. I lavori del gruppo hanno ricevuto ospitalità presso numerose programmazioni in Italia e all’estero, teatri, centri d’arte contemporanea, festival e spazi espositivi fra cui il Triennale/Teatro dell’Arte – Milano, Teatro Fabbricone – Prato, Teatro Grande – Brescia, Sophiensaele e KunstHalle Deutsche Bank – Berlino, Centre Pompidou – Parigi, Kaaitheater e KunstenFESTIVALdesArts – Bruxelles, Centro Pecci – Prato, Fondazione Gulbenkian – Lisbona, Kitazawa Town Hall – Tokyo, Oriental Pioneer Theatre – Pechino, Mercat de les flors – Barcellona, La Batie Festival – Ginevra, Festivan di Santarcangelo – Santarcangelo, Palazzo Strozzi – Firenze, Biennale Danza – Venezia, MAXXI – Roma. Dal 2001 Kinkaleri ha sede operativa a Prato nello spazioK, uno degli spazi dell’ex-area industriale Campolmi nel centro storico della città. Dal 2013 lo spazioK è Centro di Residenza Regionale sviluppando percorsi artistici appartenenti ai diversi campi della creazione e rivolti alle giovani generazioni, lo spazio è anche il luogo di is it my world? E Body To Be serie di appuntamenti curati dalla compagnia sulle arti della scena. Il gruppo è formato attualmente da Massimo Conti, Marco Mazzoni, Gina Monaco.

Ingresso libero fino ad esaurimento posti

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