Direttrice dei Musei del Bargello D’Agostino si dice ‘dispiaciuta’ del suo fine mandato a novembre

Riferendosi alla scadenza del suo mandato ai Musei del Bargello, Paola D’Agostino ha espresso il suo dispiacere affermando che però  parteciperà ad un concorso per la direzione di un altro museo. Per trovare “altre sfide da affrontare”.

“Sono molto dispiaciuta, da esperta di scultura posso dire di aver realizzato il mio sogno perché all’epoca avevo fatto domanda solo per il Bargello, ho avuto la fortuna e il privilegio di dirigerlo. Auguro a chi verrà dopo di me di godere quanto me delle collezioni strepitose che ci sono e di un personale straordinario. Io troverò altri colleghi e altre sfide da affrontare”. A dirlo è stata Paola D’Agostino, la direttrice dei Musei del Bargello, riferendosi alla scadenza del suo mandato, il 30 novembre.

“Avrei gradito continuare – ha aggiunto D’Agostino – ma mi sarebbe stato impossibile. Quando nel 2015 abbiamo fatto domanda, già per come era stata concepita allora la riforma era esclusa la possibilità di un terzo rinnovo. Quello, credo, che sia stato ora escluso con il ministro Sangiuliano è la possibilità di partecipare al concorso facendo di nuovo domanda per la stessa sede. Parteciperò per un altro dei bellissimi musei italiani”.

La direttrice ha spiegato di essere “in attesa del bando per i musei autonomi” e di non essere interessata alla guida degli Uffizi. “Non per mancanza di interesse o per snobismo – ha precisato – ma perché ho sempre pensato che bisogna andare in un luogo in cui si possa dare un contributo concreto e non mi sembra questo il caso”. “Poi – ha concluso sorridendo – mi sembra che gli Uffizi siano molto affollati”.

🎧 Firenze: il Museo di Palazzo Davanzati riapre al pubblico

Domani, sabato 24 settembre, dopo sei mesi di lavoro il Museo di Palazzo Davanzati riaprirà al pubblico, con un percorso espositivo arricchito e ripensato per essere didatticamente più fluido. La collezione esistente è stata riordinata in ordine temporale ed è stata integrata da un nucleo di opere in prestito temporaneo dalle collezioni e dai depositi del Museo Nazionale del Bargello.

2000 metri quadrati di superficie, 450 opere (a cui si aggiungono circa 2000 merletti) distribuite su 3 piani, 40 persone all’opera per un totale di 6 mesi di lavoro. Questi sono i numeri di Palazzo Davanzati, parte integrante del gruppo statale dei Musei del Bargello, che riapre al pubblico il 24 settembre 2022 dopo mesi di intenso lavoro – il museo è stato chiuso dal 23 marzo al 23 settembre – durante i quali il palazzo, che con i suoi quasi sette secoli di vita è tra i più antichi e meglio conservati edifici medioevali della città di Firenze, è stato completamente riallestito e rinnovato pur mantenendo intatto il fascino di antica dimora fiorentina come era stato pensato alla nascita del museo. Il percorso espositivo è stato arricchito con altre opere di alto valore artistico ed è stato ripensato per renderlo didatticamente più fluido.

“Dopo sei mesi di lavori torneremo a visitare e ad ammirare il Museo di Palazzo Davanzati completamente riqualificato, con un allestimento che non solo valorizza la collezione esistente ma prevede anche elementi di novità interessanti. – ha sottolineato la vicesindaca e assessora alla Cultura Alessia Bettini – Un palazzo ricco di storia e cultura che custodisce un patrimonio prezioso assolutamente da riscoprire”.

 

“Il Davanzati è il museo per eccellenza che esemplifica non soltanto il ruolo chiave degli antiquari e collezionisti attivi a Firenze tra fino Ottocento e primo Novecento nel diffonderne l’idea di Medioevo e Rinascimento fiorentino in Italia e nel mondo, ma anche l’impegno dello Stato italiano dal dopoguerra a oggi nel tutelare e rendere fruibile uno dei rari esempi di casa torre trecentesca e di museo dedicato alla vita privata a Firenze dal Trecento alla fine del Cinquecento – spiega Paola D’Agostino, direttore dei Musei del Bargello -. ll nuovo allestimento coniuga secondo un più razionale ordine cronologico, il riallestimento delle sale di rappresentanza e di vita privata, con l’inserimento di alcune sale ripensate secondo i più moderni criteri museografici, dedicate ad artisti, temi specifici o incentrate su manufatti singolarissimi, come la coperta Guicciarini”.

“Abbiamo portato avanti questo rinnovamento cercando di dargli un aspetto più vicino alla contemporaneità, – spiega il responsabile del Museo Daniele Rapino – per renderlo più accessibile alle nuove generazioni. C’è una grande ricerca per far sì che i giovani, che hanno sempre amato questo museo, trovino un percorso museale pensato per loro, più fluido dal punto di vista didattico. L’obiettivo è che il museo possa servire loro per capire meglio l’arte e lo sviluppo dell’arte nei 700 anni di vita di questo palazzo. Le opere d’arte sono state ridistribuite cronologicamente: i piani del palazzo fanno da cesura tra le varie epoche e già grazie a questa disposizione gli studenti e i visitatori hanno un primo input per comprendere le differenze tra l’arte del ‘300 e ‘400 e quella del ‘500 e del ‘600”.

“Abbiamo creato anche delle “isole culturali”, – continua Rapino – degli spazi appositi dove poter approfondire i contesti storici in cui sono nate le opere. Ad esempio attorno alla Coperta Guicciardini, che torna ad essere esposta al pubblico dopo trent’anni, abbiamo creato un ambiente in cui, grazie a oggetti e varie opere di grande valore artistico, vengono raccontate le vicende di quel momento storico. Inoltre abbiamo realizzato, grazie al finanziamento di Fondazione CR Firenze, un video dedicato ai bambini che, sotto forma di fumetto, illustra il significato delle scene ricamate sull’opera d’arte in tessuto. Al secondo piano abbiamo l’Armario, un raro mobile del 1530 realizzato per contenere le armi: abbiamo creato anche lì un ambiente in cui raccontare il mondo delle armi, la cultura cavalleresca e belligera del ‘500. Il terzo piano abbiamo creato la sala dedicata ai Trionfi dello Scheggia, fratello minore di Masaccio e anche lì abbiamo fatto la stessa operazione di approfondimento sulla cultura pittorica a Firenze soprattutto in ambito domestico. Abbiamo anche celebrato Elia Volpi, colui che nei primi anni del ‘900 ha realizzato la rinascita di questo palazzo, dedicandogli due salette”.

“Nell’affrontare il lavoro di progettazione degli allestimenti integrati del Museo di Palazzo Davanzati – racconta l’architetto Lorenzo Greppi – ho dovuto mediare tra le complessità che ne caratterizzano l’identità ovvero tra la dimensione museale e quella abitativa. Questo ha comportato da una parte una serie di scelte di allestimento fisico, attraverso l’uso di teche, vetrine e basi espositive e dall’altra un uso equilibrato della parte illuminotecnica alternando illuminazione puntuale e illuminazione diffusa là dove l’intenzione è quella di mostrare il singolo oggetto ma sempre all’interno di un contesto architettonico e di rimando alla vita domestica rinascimentale”.

All’interno dei celebri ambienti del Palazzo, dalla Sala dei Pappagalli alla Camera dei Pavoni fino alla camera con le storie tratte dalla leggenda medievale della Castellana di Vergi, accanto ad opere d’arte di Antonio Rossellino, Lorenzo Ghiberti, Maestro di Serumido, Jacopo del Sellaio, Mariotto di Nardo, si fanno spazio alcuni dei fiori all’occhiello del nuovo allestimento, suddiviso per epoca, dal primo piano, con opere e arredi del Trecento e Quattrocento, al secondo piano, con opere e arredi dal Cinquecento al Settecento, mentre il terzo piano accoglie la nuova sala dedicata ai merletti e ricami, una sala dedicata all’arte quattrocentesca fiorentina e la sempre affascinante cucina.

Una particolare attenzione, nel corso del lavoro di riallestimento, è stata voluta dedicare dal curatore alle nuove generazioni di studenti che potranno apprezzare il nuovo percorso espositivo dove l’evoluzione degli stili e della moda abitativa è didatticamente semplificata e al contempo meglio esplicitata, anche con l’ausilio di supporti audiovisivi e pannelli esplicativi.

Simona Gentili ha intervistato Paola D’Agostino, direttore dei Musei del Bargello

🎧 Orsanmichele, video: Il San Marco di Donatello, storia di un restauro straordinario

I Musei del Bargello e I Friends of Florence, in collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure hanno presentato il video documentario di Art Media Studio dedicato al restauro della scultura di Donatello conservata nel Museo di Orsanmichele

Ad un anno dalla conclusione del restauro della scultura marmorea raffigurante San Marco, capolavoro giovanile di Donatello conservato nel Museo di Orsanmichele, i Musei del Bargello e i Friends of Florence, in collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure, presentano “Il restauro del San Marco di Donatello”, video documentario realizzato da Art Media Studio, che riassume i momenti salienti del restauro e dà voce ai principali attori di questa impresa.

Un restauro lungo e delicato – reso possibile grazie al decisivo sostegno economico dei Friends of Florence, che hanno curato anche la realizzazione del video – raccontato con dovizia di dettagli nei circa 20 minuti di documentario firmato da Art Media Studio, che affianca alle suggestive riprese ravvicinate della scultura (che consentono una fruizione e una comprensione maggiore di tutti i dettagli impercettibili a distanza) e alle animazioni in 3D, le interviste al direttore dei Musei del Bargello Paola D’Agostino, alla presidente dei Friends of Florence Simonetta Brandolini d’Adda, al soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure Marco Ciatti, al direttore del Settore Lapidei dell’Opificio Riccardo Gennaioli, alla curatrice del Complesso di Orsanmichele Benedetta Matucci, alle restauratrici dell’Opificio delle Pietre Dure Camilla Mancini e Franca Sorella, e a Matteo Ceriana, già curatore del Museo di Orsanmichele.

La statua del San Marco di Donatello per il Tabernacolo dell’Arte dei Rigattieri e Linaioli in Orsanmichele è uno dei capolavori giovanili dell’artista, nonché un’opera altamente innovativa nella storia della scultura del primo Rinascimento. La sua esecuzione (1411 – 1413 circa), documentata nelle pagine del libro dei conti dell’Arte, si colloca cronologicamente tra altre due celebri imprese donatelliane per le edicole esterne di Orsanmichele, il San Pietro dell’Arte dei Beccai (1410-1412) e il San Giorgio per l’Arte dei Corazzai e Spadai (1416-1417). La statua dell’Evangelista fu commissionata a Donatello il 3 aprile del 1411, data in cui la Corporazione assegnò allo scultore un blocco di marmo di Carrara, perché desse figura al proprio santo patrono, la statua risultava pressoché conclusa nel mese di aprile del 1413. A questa mancavano i soli ornamenti e le diffuse dorature che è possibile oggi rileggere con maggior definizione, grazie al recente restauro supportato da approfondite indagini diagnostiche sulla coperta dell’evangelario, tra le ciocche scomposte della chioma e della barba, lungo le bordure della tunica, sui polsini delle maniche e sulle frange dei drappi che cingono la vita e le spalle. La fama del San Marco risale a fonti antiche. Michelangelo, raramente propenso ad elogiare l’opera di altri artisti, diceva di non aver mai visto una figura con più “aria d’uomo da bene”, ispirato senz’altro dal respiro monumentale dell’Evangelista e dall’integrità morale che traspare nel suo sguardo corrucciato ed intenso, distolto dall’osservatore e proiettato in lontananza.

Giorgio Vasari riferisce nelle Vite che i consoli dell’Arte, inizialmente insoddisfatti alla vista ravvicinata della statua, quasi ultimata e posata a terra nella bottega dell’artista, mutarono radicalmente giudizio non appena Donatello, che ingannevolmente fece creder loro di aver continuato a lavorarci, svelò l’opera nella nicchia a un’altezza di oltre un metro e mezzo dal suolo. A prescindere dalla sua veridicità, l’aneddoto vasariano introduce una tematica centrale nella poetica donatelliana, assai evidente nel San Marco, ovvero il ricorso ad apparenti forzature nelle proporzioni e differenti gradi di finitura per quelle opere che, destinate a collocazioni elevate, avrebbero implicato un punto vista alquanto ribassato per lo spettatore.

“Desidero esprimere la mia gratitudine – ha dichiarato Paola D’Agostino, direttore dei Musei del Bargello – a Simonetta Brandolini d’Adda, ai Friends of Florence, a Marco Ciatti, a Vincenzo Capalbo e a tutti quelli che hanno reso possibile la realizzazione di questo video documentario che ha il pregio di rendere accessibile ai visitatori italiani e stranieri le fasi salienti di un restauro complesso, realizzato in gran parte in un momento critico, a causa della prolungata emergenza sanitaria. Le statue giovanili scolpite da Donatello per i tabernacoli di Orsanmichele sono tra le opere più rivoluzionarie dello scultore, fin dagli esordi, maestro dei maestri”.

“Dopo aver sostenuto l’intervento alla statua del San Marco di Donatello, fondamentale sia per la sua conservazione sia per il progresso della conoscenza sull’opera, Friends of Florence, ora è lieta di presentare il video dedicato al restauro realizzato da Art Media Studio che riassume i momenti salienti di questa straordinaria esperienza raccontati dai protagonisti che l’hanno vissuta in prima persona – ha commentato Simonetta Brandolini D’Adda, presidente dei Friends of Florence – Da quando è nata la nostra Fondazione è a fianco degli enti proprietari e di quelli preposti alla tutela, per contribuire non soltanto a conservare, ma anche diffondere e valorizzare gli importanti risultati raggiunti affinché sia possibile consegnare alle future generazioni il patrimonio culturale di Firenze e della Toscana”.

Per consentire una maggiore fruizione del Complesso di Orsanmichele e delle opere in esso contenute, il 5, il 12 e il 19 giugno sono previste tre domeniche di aperture eccezionali che si aggiungono alle consuete aperture del martedì e del sabato.

Il video sarà fruibile direttamente al Museo di Orsanmichele scannerizzando con il cellulare il QRcode posto sulla targa alla base della scultura, ma sarà anche possibile visionarlo da remoto, attraverso il canale YouTube dei Musei del Bargello e sul sito dei Friends of Florence.

🎧 Bargello: La mirabile visione di Dante

Firenze, “La mirabile visione. Dante e la Commedia nell’immaginario simbolista” è questo il titolo della seconda mostra in programma al Museo Nazionale del Bargello nell’anno in cui ricorre il settimo centenario dalla morte del poeta.

In podcast l’intervista alla direttore dei Musei del Bargello, Paola D’Agostino, a cura di Gimmy Tranquillo.

La mostra del Bargello, è a cura di Carlo Sisi e Ilaria Ciseri, aperta al pubblico dal 23 settembre 2021 al 9 gennaio 2022, si propone di indagare la complessa percezione della figura di Dante e della Divina Commedia nel contesto artistico e letterario tra Otto e Novecento.

Realizzata con il contributo e il patrocinio del Comitato Nazionale per le Celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, il patrocinio del Comitato “700 Dante” coordinato dal Comune di Firenze e il contributo di Fondazione CR Firenze, “La mirabile visione. Dante e la Commedia nell’immaginario simbolista” presenta una selezione di opere che, dalle correnti naturaliste agli influssi europei del Simbolismo, illustrano lo straordinario catalogo di immagini che il poema dantesco era in grado di offrire al mondo dell’arte.

La mostra è concepita come una narrazione tematica e interdisciplinare, all’interno della quale le opere formano una stringente sequenza che collega fra loro dipinti, sculture e rimandi concettuali e letterari impliciti nella vicenda biografica e poetica di Dante. Esposte al Museo Nazionale del Bargello i visitatori troveranno 57 opere tra pitture, sculture, stampe, incisioni, fotografie, provenienti da musei, biblioteche e istituti di cultura internazionali (tra cui il Musée d’Orsay, il Musée Rodin, il Museo del Prado, la Pinacoteca di Brera, le Gallerie degli Uffizi, le Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea – Museo dell’Ottocento di Ferrara e il Museo Etrusco di Villa Giulia) oltre che da alcune importanti collezioni private.

L’esposizione che nel titolo, La mirabile visione, rimanda agli studi danteschi di Giovanni Pascoli, è articolata in varie sezioni, rispettivamente dedicate alla scoperta del più antico ritratto di Dante, opera di Giotto, nella cappella del Bargello (1840), alle suggestioni della Vita Nova nella seconda metà dell’Ottocento, ai grandi e tragici personaggi della Commedia rappresentati nell’ambito artistico internazionale, alle opere presentate al Concorso Alinari del 1901 e alle illustrazioni più affini alla sensibilità simbolista, ma anche alla risonanza della Commedia nella produzione letteraria di Giovanni Pascoli e Gabriele d’Annunzio.

Tra le opere in mostra capolavori di protagonisti assoluti del periodo tra i quali Giovanni Duprè, Amos Cassioli, Gustave Doré, Auguste Rodin, Jean-Baptiste Carpeaux, Emile-Antoine Bourdelle. L’itinerario si sofferma inoltre su due grandi imprese editoriali: il Concorso Alinari per l’illustrazione della Divina Commedia del 1900 a cui parteciparono tra gli altri anche Giovanni Fattori, Galileo Chini e Plinio Nomellini e l’edizione della Commedia pubblicata nel 1911 da Leo S. Olschki. La prima convocò gli artisti intorno all’illustrazione del poema con risultati coerenti con la contemporanea temperie simbolista, la seconda, definita “monumentale”, vide come protagonista Gabriele D’Annunzio chiamato a scrivere l’introduzione al prezioso volume.

Tra i lavori esposti, anche il singolare ritratto del poeta (copia dell’affresco di Giotto presente nella Cappella della Maddalena) realizzato a matita sul retro della copertina di un’antica edizione del Convivio dall’inglese Seymour Kirkup. Il percorso si conclude con la forte evocazione dell’Isola dei morti di Arnold Böcklin, presente nella copia fedele di Otto Vermehren, e con la proiezione di un video che offre una selezione dal film Inferno del 1911, realizzata ad hoc da Francesco Galluzzi e Federico Bucalossi.

Per permettere di comprendere anche al pubblico più giovane la figura di Dante e il suo rapporto con Firenze, in occasione de “La mirabile visione. Dante e la Commedia nell’immaginario simbolista” al Museo Nazionale del Bargello proseguiranno i laboratori gratuiti “Dante per tutti” dedicati a bambini e ragazzi (che erano partiti, riscuotendo grande successo, in occasione della precedente mostra “Onorevole e antico cittadino di Firenze. Il Bargello per Dante”) realizzati grazie al contributo della Fondazione CR Firenze.

“La mirabile visione. Dante e la Commedia nell’immaginario simbolista, seconda mostra organizzata dai Musei del Bargello, in occasione del settimo centenario dalla morte di Dante Alighieri, completa la programmazione annuale dedicata al rapporto inscindibile tra il Poeta e il Bargello, luogo dantesco per eccellenza a Firenze e in Europa anche nell’Ottocento – spiega Paola D’Agostino, direttore dei Musei del Bargello -. Assolutamente originale nella scelta delle opere da parte di Carlo Sisi, affiancato da Ilaria Ciseri, e coadiuvato da un Comitato Scientifico composto anche da Emanuele Bardazzi, Flavio Fergonzi e Laura Melosi, questa mostra è ancora una volta risultato di collaborazione tra diverse istituzioni e studiosi, cui sono profondamente grata per l’impegno profuso in un anno così straordinario per tutti”.

“Un viaggio inedito nella figura di Dante attraverso i secoli, grazie a una ricchissima selezione di opere provenienti da importantissime istituzioni culturali internazionali – osserva l’assessore alla Cultura del Comune di Firenze Tommaso Sacchi –. Nel 700esimo anniversario della morte del Sommo Poeta il Bargello torna a essere protagonista con un’esposizione di altissimo livello confermandosi snodo cruciale nell’itinerario dantesco in città”.

‘’Fondazione CR Firenze – dichiara il suo Presidente Luigi Salvadori – prosegue, anche con questa mostra, la positiva esperienza del programma “Dante per tutti” offrendo a bambini e ai ragazzi dai 7 agli 13 anni dei laboratori gratuiti, ideati da un team di mediatori specializzati, per accompagnarli nella comprensione dei tanti contenuti dell’esposizione. Nella precedente mostra si sono svolte oltre 70 attività a cui hanno partecipato 570 bambini residenti nel territorio fiorentino insieme alle proprie famiglie, di cui il 10% straniere con bambini immigrati di seconda generazione. Contestualmente è stata avviata un’attività di monitoraggio e analisi dei pubblici dedicata anche agli adulti accompagnatori. Di questi ultimi il 41,8% ha dichiarato di aver visitato per la prima volta il Museo del Bargello, proprio in occasione delle offerte didattiche. Dunque l’arte chiama arte’’.

“L’idea della mostra è rivolta ad illustrare, con opere opportunamente selezionate, l’interpretazione figurativa della Vita Nova e della Commedia che nella stagione dell’estetica simbolista ha estratto da quelle pagine visioni di forte suggestione, anteponendo alle drammaturgie romantiche la nuova poetica degli “stati d’animo”, vale a dire le evasioni dell’estetismo come pure le inquietudini maturate nell’ampio crogiuolo della cultura artistica e letteraria di fine secolo”, dichiara Carlo Sisi, curatore della mostra.

“La mostra vede fondersi la storia del Bargello, inteso come palazzo, prima ancora che come museo, con il panorama artistico e letterario, italiano e internazionale, di metà Ottocento – spiega Ilaria Ciseri, curatrice della mostra e della collezione del Museo Nazionale del Bargello -. Dalla scoperta del volto di Dante giovane nel 1840, dipinto da Giotto nella cappella dell’edificio, ma di cui si erano perse le tracce per secoli, scaturì una inedita iconografia dantesca destinata ad una fortuna inarrestabile”.

Dopo la metà del XIX secolo, alla vigilia del centenario dantesco che viene celebrato nel 1865, la figura di Dante si identifica sempre più con l’idea nazionale sancita dagli esiti della politica risorgimentale, per cui Dante è definito “precursore della unità e libertà d’Italia” e come tale è rappresentato nei monumenti ufficiali che cominciano a popolare le piazze italiane, come quella di Santa Croce a Firenze. Apice di sentimenti che si sarebbe di lì a poco frammentato in una varietà di sperimentazioni alimentate dalla vivace dialettica fra le correnti naturaliste e gli influssi europei del Simbolismo, più inclini questi ultimi a ritrovare nella Commedia le matrici dell’inquietudine moderna, gli spunti per trasferire nella sensibilità contemporanea lo straordinario catalogo di immagini – turbate, sublimi, mistiche, oniriche – che il poema dantesco era in grado di offrire al mondo dell’arte.

Il gusto e il pensiero dei preraffaelliti si rivolgeranno soprattutto ai fatti della vita del poeta, con l’intenzione di incarnare il sogno medioevale nella rappresentazione di una vicenda biografica esemplare, anche per le suggestioni estetiche che in quegli anni venivano indicate a modello di vita dell’uomo contemporaneo. Dante Gabriel Rossetti resta il punto cardine della rinnovata percezione di un Medioevo non filologico, ma estetico la cui rappresentazione tenderà a sottolineare la raffinata evocazione dei luoghi, dei costumi, degli arredi, componenti che diverranno dominanti nelle opere dei pittori anglosassoni rapiti nel “sogno” fiorentino. Sullo stesso piano di prevalente indirizzo estetizzante sono da porre le affezioni di artisti italiani – Duprè, Cassioli, Ranzoni, Faruffini, Barabino, Sartorio, Sorbi, Trentacoste – che si accostano alla vita di Dante e alla sua Commedia accentuando l’immaginazione lirica che trovava alimento proprio nel serrato dialogo fra arte figurativa e letteratura. L’episodio di Paolo e Francesca costituisce, ad esempio, un paradigma di quella sintonia espressiva quale si può constatare nelle opere di Gustave Dorè, di Auguste Rodin, di Gaetano Previati: essenziale ma significativa antologia della fortuna di un tema, il crimen amoris, amplificato dalla tragedia di Gabriele d’Annunzio e dalla musica di Riccardo Zandonai.

Sullo scorcio del XIX secolo, le celebrazioni indette per commemorare il VI centenario dell’elezione dell’Alighieri a Priore delle Arti nel governo della Repubblica fiorentina furono occasione di importanti iniziative collegate alle sorti della fortuna di Dante: nell’aprile del 1899 la Commissione esecutiva della Società Dantesca Italiana riprese infatti la Lectura Dantis in Orsanmichele, mentre, alle soglie del nuovo secolo, la stessa autorevole associazione avrebbe affidato le sorti di quella ‘primavera’ letteraria alla vena immaginifica di Gabriele D’Annunzio, prezioso commentatore del canto VIII dell’Inferno, e che sarà prefatore, nel 1911, della sontuosa edizione della Commedia edita da Leo Samuel Olschki. Nello stesso giro d’anni, il 9 maggio 1900, veniva bandito da Vittorio Alinari un concorso per l’illustrazione della Divina Commedia: le opere dei trentuno artisti partecipanti – e, fra questi, Alberto Martini, Galileo Chini, Duilio Cambellotti, Adolfo De Carolis, Giovanni Fattori, Alberto Zardo – furono esposte, nel giugno del 1901, nei locali della Società fiorentina di Belle Arti e fu chiaro a tutti come esse costituissero una significativa rassegna delle espressioni artistiche presenti in Italia nel passaggio fra Otto e Novecento, con in più il vantaggio di vederle ben presto riunite – dopo essere state tradotte in callotipie e autotipie – nei tre prestigiosi volumi che videro la luce fra il 1902 e il 1903.

“La mirabile visione. Dante e la Commedia nell’immaginario simbolista”, che ha avuto il patrocino e un contributo del Comitato Nazionale per le Celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, è stata realizzata anche grazie ai contributi versati, tramite Art Bonus, al Museo Nazionale del Bargello nell’anno di Dante. La mostra è organizzata in collaborazione con Firenze Musei. Il progetto scientifico è di Carlo Sisi che, insieme al comitato scientifico – costituito da Emanuele Bardazzi, Ilaria Ciseri, Flavio Fergonzi, Laura Melosi – ha curato il catalogo della mostra edito da Polistampa.

🎧 Cappelle Medicee, fine restauri nella Sagrestia Nuova

Firenze, dopo otto anni di lavoro si è conclusa la lunga campagna di restauri nella Sagrestia Nuova delle Cappelle Medicee, gioiello del gruppo Musei del Bargello.

I lavori di restauro, che si svolti sotto la guida di Monica Bietti, funzionario storico dell’arte e già responsabile del Museo delle Cappelle Medicee e d’intesa con il Direttore dei Musei del Bargello, Paola D’Agostino, hanno interessato sia le tombe con le celebri statue, sia il parato della Sagrestia Nuova.

Molto interessante dal punto di vista scientifico, ma anche storico, è stato il lavoro di  restauro del sarcofago di Lorenzo duca di Urbino, il monumento, risultava infatti alterato da macchie di colore scuro estese lungo tutto il basamento, queste macchie, dalle analisi eseguite dal CNR, sono risultate essere costituite da ossalati e materiali organici e ricondotte a liquidi organici filtrati fino all’esterno del sarcofago, macchie riconducibili alla sepoltura di Alessandro de’ Medici, figlio di Lorenzo duca d’Urbino, che fu assassinato e quindi sepolto senza essere eviscerato, come invece si usava all’epoca per la dinastia medicea.

Per l’eliminazione di queste macchie organiche e di altre di varia origine, come fosfati, gesso, tracce di silicati, tracce di ossalato di calcio, sono stati individuati alcuni ceppi batterici in grado di rimuovere selettivamente questi depositi, senza influenzare con la loro azione la materia originale, il marmo.

I ceppi scelti non erano cioè in grado né di precipitare né di solubilizzare i carbonati di calcio. Dopo aver testato undici diversi ceppi batterici su piccoli tasselli di prova, sono stati scelti i tre “migliori” per procedere alla biopulitura del sarcofago.

Impacchi di cellule dei ceppi Serratia ficaria SH7, Pseudomonas stutzeri CONC11 e Rhodococcus sp Z-CONT sono stati applicati nei diversi punti del sarcofago, immobilizzati in uno speciale gel che mantiene la giusta umidità per i batteri e conferisce una giusta consistenza all’impacco, permettondo di applicarlo e di rimuoverlo facilmente, senza lasciare residui, né del supportante né delle cellule batteriche.

Sono stati applicati i batteri, altamente “affamati”, per favorire il loro “appetito” verso i substrati organici da rimuovere e rendere più efficace il trattamento di biopulitura.

Le operazioni sono state condotte da un team tutto al femminile composto dalle restauratrici Daniela Manna e Marina Vincenti, con le quali hanno collaborato Donata Magrini, Barbara Salvadori e Silvia Vettori, ricercatrici dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISPC-CNR) e Anna Rosa Sprocati e Chiara Alisi dell’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile).

Nel podcast l’intervista al Direttore dei Musei del Bargello, Paola D’Agostino e alle restauratrici Daniela Manna e Marina Vincenti e Donata Magrini ricercatrice dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del Consiglio Nazionale delle Ricerche, a cura di Gimmy Tranquillo.

Uffizi e Bargello: firmato decreto Bonisoli, cancella Cda e autonomia

Firmato, in piena crisi di governo, il decreto del ministro Bonisoli che pone fine alla Riforma Franceschini che prevedeva dei consigli di amministrazione autonomi per i musei italiani meritevoli di questo speciale trattamento. Direttamente interessati gli Uffizi e i Musei del Bargello.

Il decreto è partito dalle stanze del ministro Bonisoli, senza che venissero informati né i sindacati né il Consiglio superiore dei Beni Culturali, il 16 agosto, quando già la mozione di sfiducia era stata presentata dalla Lega e quando si sapeva già che il premier uscente avrebbe fatto la sua comunicazione in Parlamento il 20 agosto. A meno di modifiche da parte di un eventuale governo, il decreto entrerà in vigore dal primo ottobre.

Con l’abolizione dei consigli di amministrazione, finisce l’era dei bilanci approvati in loco, della programmazione culturale  in capo ad una persona sola, dello snellimento delle procedure. Ora direttori di musei che con la precedente riforma erano autonomi, come Eike Shmidt per gli Uffizi o Paola D’Agostino per i Musei del Bargello, potranno si predisporre una previsione e un consultivo di entrate e uscite ma si tratterà di documenti che saranno approvati dalla Direzione generale bilancio e dopo l’acquisizione del parere del Collegio dei revisori dei Conti; per quanto riguarda il resto, saranno maggiormente vincolati, anche nelle scelte culturali, dai comitati scientifici.

Questo documento ridefinisce i diritti e i doveri  dei direttori, dimezzando i primi e aumentando le competenze dei comitati scientifici che affiancano chi è a capo dei musei. Il direttore del museo, nella concezione della Riforma Franceschini, programmava, indirizzava e coordinava tutte le attività di gestione del museo: organizzazione delle mostre, importo del biglietto (sentita la Direzione generale Musei e il Polo museale regionale), stabiliva gli orari di apertura, promuoveva progetti di sensibilizzazione e raccolte fondi e gestiva gare di appalto per importi entro i 200 mila euro.

Con la Riforma Bonisoli il ruolo del direttore viene modificato: potrà adottare lo statuto del museo e effettuare modifiche a questo, acquisito però l’assenso del Comitato scientifico e del Collegio dei revisori dei conti; potrà elaborare  il progetto culturale del museo, ma previa consultazione del Direttore generale musei e sempre con il supporto del Comitato scientifico e di valorizzazione, il programma di attività annuale e pluriennale del museo, verificandone la compatibilità finanziaria e l’attuazione; potrà ancora stabilire orari e prezzi dei biglietti ma con un maggiore controllo di Roma; inoltre non potrà bandire fare di appalto, che saranno gestite nella Capitale, e in quanto al bilancio, come precedentemente detto, verrà approvato al ministero.

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