Torregalli, 3 interventi chirurgici d’emergenza in contemporanea

Firenze, un evento davvero molto raro che all’ospedale fiorentino San Giovanni di Dio, Torregalli, non ricordano si sia mai verificato almeno negli ultimi 20 anni: la necessità di attivare contemporaneamente tre sale operatorie, in piena notte, per urgenze indifferibili.

Per fronteggiare l’emergenza, al Torregalli è stato richiamato in servizio sia il personale delle chirurgie che aveva la reperibilità sia quello non reperibile, per un totale di 17 professionisti coinvolti in urgenza.

Lo rende noto l’Asl Toscana centro spiegando che è successo intorno alle 2.30 tra sabato e domenica scorsi. Le tre urgenze che si sono presentate tutte nel giro di un’ora e hanno richiesto di attivare contemporaneamente tre sale operatorie, sono state un aneurisma dell’aorta addominale, un infarto intestinale e uno shock emorragico da gravidanza extrauterina.

“Credo che una evenienza del genere – ha dichiarato Stefano Michelagnoli, direttore del dipartimento Specialistiche chirurgiche della Asl Toscana centro – non si verificasse al San Giovanni di Dio da oltre 20 anni. Con spirito encomiabile e disponibilità il personale si è messo a disposizione e si sono presentati in servizio anche professionisti non reperibili, consentendo di superare la criticità. Vorrei esprimere a tutti il mio personale ringraziamento e l’orgoglio di appartenere a una comunità di professionisti come quella del Torregalli”.

“A nome della direzione di presidio – ha sottolineato Daniele Cultrera della direzione sanitaria del San Giovanni – esprimo l’orgoglio di appartenere a questa comunità. Ringrazio i professionisti che sono intervenuti per risolvere una criticità davvero molto rara, andando ben al di là del senso del dovere che il nostro personale dimostra quotidianamente. Questa volta è stato necessario dar fondo a una disponibilità e a una generosità fuori dal comune”.

🎧 Studio randomizzato sulla cura Covid, già in uso al Torregalli

La comunità scientifica riconosce oggi che c’è una cura per il coronavirus Sars-Cov2 (Covid-19). Al San Giovanni di Dio (Torregalli) di Firenze era in uso già dal mese di ottobre.

Il Direttore del Pronto soccorso di Torregalli Gianfranco Giannasi lo aveva già raccontato ai nostri microfoni. Riportando i dati a proposito della bassissima mortalità per Sars-Cov2 nel suo reparto e raccontando il percorso terapeutico fatto dall’inizio della pandemia. Adesso, il report “Save-More” – che vi proponiamo in anteprima – racconta che l’Anakinra è efficace. A Torregalli nel reparto di Giannasi era in uso già otto mesi fa. Lo studio citato è il primo randomizzato e controllato su circa 600 pazienti Covid ospedalizzati tra Italia e Grecia. E dimostra che l’Anakinra ha una efficacia di circa tre volte superiore nel prevenire l’insufficienza respiratoria grave. “Naturalmente a fronte di un intervento tempestivo”, spiega Giannasi ai nostri microfoni.

Siamo dunque in grado di anticipare lo studio “Anakinra in pazienti ospedalizzati non intubati con malattia da coronavirus 2019: una sistematica revisione e meta-analisi” dell’Università di Ioannina, Grecia. L’Anakinra è un farmaco usato per trattare l’artrite reumatoide e altre gravi patologie infiammatorie quali le sindromi periodiche associate alla criopirina È un antagonista del recettore dell’interleuchina 1.

Questi gli istituti italiani che hanno partecipato alla ricerca:  l’Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma (centro coordinatore italiano dello studio), il Policlinico Gemelli di Roma, l’Ospedale San Raffaele, l’Humanitas di Milano, gli Spedali Civili di Brescia, l’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, l’Ospedale di Jesolo e il San Martino di Genova.

A questo proposito Emanuele Nicastri, infettivologo e direttore Divisione Malattie infettive dell’Istituto Spallanzani di Roma – ha dichiarato: “è il primo farmaco il cui utilizzo viene personalizzato sulla risposta del paziente al virus. Per la prima volta, infatti, abbiamo uno strumento estremamente efficace che permette una chiara individualizzazione della terapia su un determinato paziente con quelle caratteristiche e un livello moderato o grave di Covid-19″.

Nel frattempo dalla Cina e dagli Stati Uniti arrivano notizie importanti. Prima di tutto la notizia fuoriuscita dall’intelligence Usa e pubblica il 24 maggio dal Wall Street Journal che parla di tre ricercatori cinesi contagiati a novembre del 2019. Non si tratta di tre ricercatori qualunque, ma di ricercatori dell’Istituto di virologia di Wuhan, che finirono in ospedale con sintomi compatibili con il Covid-19. Il giorno dopo il Wall Street Journal esce con un altro articolo che pone – con molta cautela – di nuovo la questione chiave: “Che il Covid sia scappato da un laboratorio non è l’ipotesi predominante per le origini della pandemia – scrive il WSJ, che aggiunge – ma scienziati di spicco chiedono un’indagine più approfondita e risposte più chiare da Pechino”.

E’ trascorso un anno e mezzo, era l’8 dicembre del 2019, dalla documentazione in Cina del “paziente 0”, ed un anno e quattro mesi, era il 21 febbraio del 2020, dall’identificazione del “paziente 1” italiano, a Codogno. Per dichiarare la trasformazione della epidemia in pandemia, l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) aspetterà ancora fino all’11 marzo del 2020, quasi cinque mesi dopo l’identificazione dei tre ricercatori dell’Istituto di virologia di Wuhan con sintomi compatibili con il Covid-19 e più di tre mesi dopo il paziente 0 in Cina.

Oggi il mondo aspetta “un’indagine più approfondita e risposte più chiare da Pechino”, ma anche dall’OMS, riunito in questi giorni per la 74esima assemblea. 18 scienziati di fama internazionale hanno firmato una lettera pubblicata dalla rivista Science dove chiedono all’OMS di “indagare meglio e approfonditamente le origini del Covid”. Infine il notissimo immunologo Anthony Fauci, direttore del Istituto per la prevenzione delle malattie infettive, sostiene di avere “dubbi sull’origine naturale” del coronavirus.

Revisione sistematica e meta-analisi dell’Anakinra in pazienti ospedalizzati non intubati con Covid-19: Studio University of Ioannina, Greece

Saccardi: “25 mln € pronti per ristrutturazione Torregalli”

?Firenze, come rivedere il sistema sanitario alla luce degli ultimi mesi, dai nuovi pronto soccorso ad una nuova cultura del pronto soccorso, dalla medicina di territorio ad un ruolo nuovo per i medici di base. Di tutto ciò ha parlato stamane a Controradio l’assessora regionale alla Sanità Stefania Saccardi.

Durante l’intervista l’assessore Saccardi ha rivelato un’imminente ristrutturazione del Torregalli per la quale sarebbero già stati stanziati 25 milioni di euro: “Torregalli è assolutamente una nostra priorità – dice infatti la Saccardi – la dimostrazione tra qualche giorno, quando porterò in giunta una delibera sugli interventi. Abbiamo 25 milioni di euro pronti per la ristrutturazione del Pronto Soccorso”.

Raffaele Palumbo ha intervistato l’assessora regionale alla Sanità Stefania Saccardi:

https://www.controradio.it/wp-content/uploads/2020/06/200626_01_SANITA-TOSCANA_SACCARDI.mp3?_=2

Torregalli: Cisl, influenza mette in ginocchio pronto soccorso

La crisi influenzale sta causando problemi al pronto soccorso dell’ospedale Torregalli di Firenze: per alleggerire la situazione bisogna affiancare ai due infermieri di turno la figura dell’operatore socio sanitario (OSS).

E’ la richiesta lanciata da Alfredo Mazzarella, responsabile Fp-Cisl al Nuovo San Giovanni di Dio, di fronte alle difficoltà sempre più pesanti.

“Con la crisi influenzale che abbiamo dovuto affrontare in questi giorni – spiega Mazzarella – sono venute alla luce in modo evidente le carenze di personale nelle medicine del presidio. Si rende  quindi necessario affiancare ai due infermieri di turno, che sono già profondamente impegnati sia dalle ordinarie funzioni sia dalle esigenze burocratiche, la figura dell’operatore socio sanitario.”

“Chiediamo il supporto di questa figura – continua Mazzarella – perché soddisfa i bisogni primari del paziente e  un terzo infermiere sarebbe uno spreco di risorse. La Cisl che è da sempre al fianco del personale sanitario, ha particolare attenzione anche per la cittadinanza, che ha diritto ad usufruire di una assistenza di qualità.”

Firenze, più collaborazione tra Meyer e Torregalli con il teleconsulto

Si tratta del primo progetto di teleconsulto pediatrico in Italia. Permetterà  lo scambio per via informatica di materiale clinico e soprattutto di immagini tra i professionisti dei due ospedali

È partito il progetto sperimentale di un innovativo sistema di teleconsulto tra la Radiologia dell’Ospedale pediatrico Meyer e le Unità operative di Radiologia, Pediatria, Pronto Soccorso, Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale di Torregalli dell’Azienda USL Toscana Centro.  Il progetto, realizzato nell’ottica delle Rete pediatrica toscana, è stato reso possibile dalla convenzione stipulata tra le due istituzioni sanitarie con il supporto di Regione Toscana e di Estar, per la parte informatica.

“Con il primo teleconsulto pediatrico in Italia – spiega Claudio Defilippi, responsabile della Radiologia del Meyer – avviene lo scambio per via informatica di materiale clinico e soprattutto di immagini tra i professionisti dei due ospedali. Questo consente una risposta preventiva sulle modalità di conduzione degli esami clinici o sulla scelta diagnostica o terapeutica da effettuare. Questo sistema consente anche di chiedere ed ottenere una “second opinion”. La fase sperimentale di questa avanzata formula di teleconsulto terminerà a fine gennaio 2018, al termine del quale verrà fatta una valutazione sull’esperienza e degli eventuali correttivi. L’obiettivo è infatti quello di estendere gradatamente il teleconsulto a tutte le realtà dell’Azienda Usl Toscana Centro, includendo via a via le strutture di Prato, Empoli, Pistoia e altre strutture territoriali.

Il teleconsulto funzionerà 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno. “Il sistema di teleconsulto avviene su supporto informatico messo a disposizione da Estar –  prosegue Daniele Di Feo, dirigente della Radiologia pediatrica che insieme a Paolo Papadopulos amministratore di sistema, fanno parte del team del progetto – grazie al quale ogni professionista delle Unità operative di Torregalli potrà interfacciarsi con la Radiologia del Meyer per scambiare dati così da condurre indagini diagnostiche e definire diagnosi e cura”. Ogni quesito posto, contempla una risposta con firma digitale ai referti di radiologia, così come ogni richiesta avrà un ordine di urgenza con una precisa tempistica da osservare per la riposta. Infatti, come sottolinea Di Feo, “l’aspetto fondamentale del sistema è dato dalla possibilità di condividere in massima sicurezza dati sanitari per migliorare i percorsi diagnostici e di cura dei bambini”.

Nel caso le riposte tardassero? “Il sistema informatico – spiega sempre il primario Defilippi –  è tarato in modo da indicare il grado di urgenza e il tempo necessario per ottenere la risposta. In base a questo il sistema notifica il ritardo nella risposta inviando una mail e un sms sul telefono mobile al referente clinico del progetto (in questo caso è lo stesso responsabile della Radiologia del Meyer, ndr), il quale dovrà provvedere ad inviare immediatamente la risposta”. Il sistema di teleconsulto appena avviato è così avanzato da consentire l’invio del quesito sanitario a un medico specifico, a un gruppo di medici o a un tecnico sanitario.

Il dottor Marco Pezzati, direttore dell’area pediatrica e di neonatologia, dell’Azienda USL Toscana centro, ha sottolineato che, “una volta a regime, il teleconsulto radiologico permetterà ai presidi ospedalieri dell’Azienda USLTc, nella prima fase e di tutta la regione Toscana successivamente, di poter scambiare con il centro di riferimento AOU Meyer fondamentali informazioni riguardanti quesiti clinici sulla specialistica radiologica in ambito pediatrico. In pratica – evidenzia il medico – sarà più facile realizzare uno dei requisiti della specifica delibera regionale (la n.84 del 2015) che stabilisce di assicurare ai bambini il miglior trattamento clinico-diagnostico possibile da tutti gli ospedali della nostra regione”.

Questa fase rappresenta lo “start-up” di un sistema di connessione sul territorio che troverà ambiti di sviluppo in tutta la Regione. Il progetto sperimentale appena partito è infatti strategico perché rappresenta la modalità applicativa della gestione multidisciplinare della Rete Pediatrica Toscana.

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