Ordine degli Architetti: “Ponte del Giglio, ripensare il progetto”

Riportiamo il comunicato dell’Ordine degli Architetti di Firenze sull’opera in oggetto e indirizzato alle Amministrazioni.

“Da molti anni si discute del collegamento delle due sponde dell’Arno su più tratti del suo percorso nel territorio fiorentino. Da ottobre 2017 si parla del nuovo ponte sull’Arno che dovrebbe collegare Signa a Lastra a Signa e già a dicembre dello stesso anno era stato presentato il progetto del ‘ponte del Giglio’.

Nel tempo quest’opera è tornata poche volte alla ribalta delle cronache del territorio, per un percorso di realizzazione che sembrava renderne difficile l’attuazione. Ora si è ripresentata con tanto di presentazione del progetto e con l’annuncio da parte del sindaco di Signa del ritiro del ricorso al Tar contro la nuova pista dell’aeroporto di Peretola.

Difficile per l’Ordine degli Architetti tacere su questa vicenda che mostra, ancora una volta, un errore di metodo nella gestione delle infrastrutture e delle opere pubbliche in genere, che si traduce negli esiti di una proposta incongrua per l’intero territorio fiorentino. Non si discute in questa sede sull’opportunità di collegare le due sponde del fiume con il relativo adeguamento della viabilità, ma dell’ennesima occasione persa per mettere a confronto, attraverso un concorso pubblico, le migliori proposte progettuali valutabili per attuare quella scelta.
I tempi lo avrebbero certamente consentito e l’errore si concretizza in una proposta progettuale che a nostro avviso non si pone minimamente all’altezza delle legittime aspettative di qualità della collettività.
Perché intervenire solo oggi? Perché è davvero difficile per un Ordine professionale esporsi sulla valutazione di un’opera in una fase distante dall’attuazione che a noi pareva, nella prima forma sottoposta alla comunità, niente di più di un ‘fotomontaggio’ con un ricercato significato simbolico, insomma, che sembrava mostrarsi come una dichiarazione di intenti piuttosto che come un progetto vero e proprio. In questi giorni la sorpresa della comunità degli architetti è stata totale: questa proposta è la scelta definitiva? Visto il periodo di Carnevale, abbiamo inizialmente sperato che si trattasse di uno scherzo.
Oggi sentiamo di dover intervenire e dire che non ci piace, non perché non è bello, ma perché è sbagliato, nella procedura che ha portato alla sua ideazione come nelle scelte estetiche, ma sarebbe meglio dire compositive, giacché l’estetica e la bellezza non ricadono integralmente in un ambito discrezionale ma godono di parametri di oggettività che riteniamo palesemente disattesi nella proposta presentata.
L’Ordine degli Architetti è preposto a sorvegliare, nell’interesse della collettività, la qualità delle opere architettoniche sul territorio e, pur volendo mantenere un profilo di imparzialità di giudizio, questa volta ritiene doveroso intervenire chiedendo all’amministrazione un ripensamento sulla progettazione del ponte. Se questo progetto costituisce un esempio di come potrà procedere la realizzazione delle opere pubbliche attraverso la costruenda Centrale Unica di Progettazione, il Consiglio dell’Ordine ritiene che sia un elemento utile per ripensare una volta di più a questa scelta, perché relega la progettazione architettonica alla mera soluzione di un problema economico-funzionale, tradendo la più identitaria e autentica tradizione storica dell’intero territorio che della qualità architettonica ha fatto un marchio di fabbrica originario. Compito dell’Ordine degli Architetti è comunicare l’architettura quale componente fondamentale della società civile, rivalutandone il ruolo e il valore per la vita dei cittadini: la mancata percezione e sensibilità da parte delle Amministrazioni ci procura un forte disagio e imbarazzo”.

L’Ordine degli Architetti di Firenze

Loggia Isozaki: architetti, “Nuovi Uffizi come occasione per realizzarla”

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento dell’Ordine degli Architetti di Firenze su Nuovi Uffizi e Loggia di Isozaki.

Loggia di Isozaki, l’Ordine degli Architetti di Firenze:

“Vogliamo sperare che questa fase possa realmente fornire l’opportunità di realizzare il progetto Isozaki, legittimo vincitore del concorso, per riscattare le sorti del museo e della città stessa”.

“Da troppi anni l’Ordine degli Architetti di Firenze ripete e ricorda la necessità di dare seguito all’esito del concorso datato ormai 1999 che aveva per oggetto la realizzazione della nuova uscita degli Uffizi. Una questione annosa e spiacevole sotto ogni profilo, per un concorso vinto dall’architetto Arata Isozaki cui fu scelto di non dare seguito, con il successivo ricorso vinto dal progettista che non ha mai comunque portato all’attuazione di quanto previsto in fase di progetto né di qualsivoglia soluzione alternativa. Di fatto uno dei tanti spazi irrisolti nel cuore della città ma, soprattutto, un’occasione persa per riqualificare un’area tanto nevralgica nell’itinerario artistico dei visitatori e per la vita dei cittadini. Siamo stati più volte a un passo dall’inizio dei lavori, sempre rimandato a data indefinita con motivazioni troppo deboli. Vogliamo sperare che questa fase di completamento dei Nuovi Uffizi possa realmente fornire l’opportunità di realizzare il progetto Isozaki, legittimo vincitore del citato concorso pubblico a inviti, per riscattare le sorti del museo e della città stessa, quale mossa augurale di una buona pratica operativa che individui nello strumento del concorso il motore di rigenerazione urbana. Abbiamo sempre pensato che quel nodo irrisolto avesse in qualche modo contribuito a inibire la capacità propositiva della città, e quindi la corretta conclusione di questa questione può rappresentare il simbolo di un rinnovato slancio verso il futuro”. L’Ordine degli Architetti di Firenze

Tav Firenze, Architetti: “Stazione Foster fu pianificata per alta velocità”

Ordine degli Architetti di Firenze: scelte urbanistiche fino ad oggi in funzione della Tav, la fattibilità dell’opera deve dipendere da cosa è necessario per la città e non solo da calcoli economici.

“Il futuro della stazione Foster, o quello che diventerà, è una decisione di pianificazione urbanistica demandata all’Amministrazione, certo è che molte delle scelte fatte fino ad oggi sono state in funzione della previsione che in quella parte di Firenze fosse portata l’alta velocità. Se così non sarà più, deve dipendere non solo da puri calcoli economici, visto anche quanto è già stato speso finora, ma da quello che è necessario per lo sviluppo della città”. Lo scrive l’Ordine degli Architetti di Firenze in una nota relativa al dibattito sul futuro della nuova stazione sotterranea del Tav a Firenze progettata da Foster.

“La pianificazione urbanistica richiede visione strategica e certezze operative – proseguono gli Architetti -. I tempi dilatati che intercorrono tra la progettazione e l’esecuzione di un progetto si prospettano già come un elemento critico che mina l’efficacia dei propositi e delle scelte. Cambiare spesso direzione alla finalità del progetto può solo crearne un aggravio. Investire nelle infrastrutture richiede un intervento coordinato che viene vanificato ogni volta che si arresta la marcia o addirittura si fa dietrofront compromettendo il risultato atteso, da troppi anni, da questa città”.

“Affidare oggi le sorti dell’area a un concorso di idee, per definizione strumento poco operativo in tempi rapidi, significa non rispettare l’interesse collettivo e tradire le legittime aspettative dei cittadini – conclude il comunicato -. Demandare al concorso di idee il ruolo di indicare cosa fare di quest’area vorrebbe dire rimandare a chissà quando la realizzazione di qualsiasi cosa, destinando l’area dell’attuale cantiere a un ulteriore, lungo periodo di immobilismo. Queste non sono le finalità di un concorso: il concorso funziona se si danno indicazioni precise e se si ha ben chiaro che cosa sia necessario ottenere, diventando in questi casi, come abbiamo più volte ripetuto, il miglior strumento possibile, quello che offrirà poi la migliore delle soluzioni a quella specifica richiesta dettata dall’amministrazione”.

Regolamento urbanistico, lettera aperta dell’Ordine degli Architetti di Firenze

Tramite una lettera aperta scritta dalla presidente Serena Biancalani, l’Ordine degli Architetti di Firenze ha voluto esporre il proprio punto di vista sulla recente approvazione della variante al Regolamento Urbanistico del Comune, che “risulta ancora inadeguato per gli interventi su immobili privi di particolare specifico valore”

Di seguito la lettera firmata dalla presidente dell’Ordine degli Architetti di Firenze, Serena Biancalani:

“Caro Sindaco, cari Assessori, cari Consiglieri, cari Presidenti,

la recente approvazione della variante al Regolamento Urbanistico del Comune di Firenze concernente la ridefinizione degli interventi ammissibili e l’introduzione della sottocategoria della “ristrutturazione edilizia con limitazioni”, tenuto conto del dibattito che si è sviluppato prima e dopo, ci suggerisce di tornare sull’argomento con parole semplici, comprensibili a tutti i cittadini e non solo agli esperti.

La posta in gioco non riguarda interessi limitati ma il futuro di tutti, per questo il dibattito non può essere confinato agli addetti ai lavori e svolto solo con linguaggio tecnico.

Gli Ordini Professionali che sono stati banalmente dipinti come portatori di interessi corporativi, talvolta per giustificare e talvolta per avversare la variante, hanno ben altro da offrire alla città.

Inizieremo parlando di “Restauro”, della manipolazione e dell’uso improprio di questa definizione. A scala cittadina, a partire dagli anni ’90, si è ritenuto di comprimere nella categoria del “Restauro e risanamento conservativo” ogni intervento su gran parte del patrimonio edilizio, costituendo un’anomalia nel panorama della disciplina urbanistico-edilizia.

L’estensione impropria della categoria del restauro, invece di rafforzare la tutela, finisce per svilire il concetto stesso di “restauro” nel momento in cui il numero dei beni tutelati perde ogni relazione con le risorse economiche e con le dinamiche della città.

In un vero intervento di restauro, oltre la forma e le relazioni spaziali, è centrale la salvaguardia della materia, e anche i dettagli minori possono assumere un grande significato, per questo il vincolo del restauro deve essere applicato con parsimonia e con la consapevolezza di tutte le sue implicazioni. Interroghiamoci inoltre su cosa sia giusto e possibile fare all’interno di un edificio vincolato al restauro.

Se in linea generale, senza riferimento alla specificità dell’edificio, dovesse prevalere la tesi che non si possa cambiare destinazione d’uso (vedi sentenza Palazzo Tornabuoni) oppure che non si possano fare frazionamenti, ci troveremmo davanti a una categoria di intervento edilizio assai poco utilizzabile.

È evidente che in alcuni casi l’eccezionalità del bene, tramite scelte di pianificazione urbanistica, potrà comportare l’obbligo di mantenimento della destinazione d’uso e il divieto di frazionamento, ma altra cosa è generalizzare tali limiti a tutti gli interventi di restauro.

Prima della variante circa il 42% del patrimonio edilizio del Comune di Firenze era limitato agli interventi di restauro. Una disciplina già incongrua all’origine, che ha mostrato la sua insostenibilità alla luce di recenti pronunciamenti giurisprudenziali.

Non possiamo lamentarci dei molti immobili inutilizzati o non mantenuti, come sarebbe opportuno, se non affrontiamo con equilibrio le esigenze di tutela e gli usi che possono giustificare gli investimenti.

L’introduzione della sottocategoria della “ristrutturazione edilizia con limitazioni” non risolve tutti i problemi. Nella pratica si potranno fare gli stessi interventi che si facevano con il restauro, la differenza sarà solo la maggiore certezza del diritto e la migliore agilità burocratica.

Se questo provvedimento può essere sufficiente per gli immobili di maggior pregio, risulta ancora inadeguato per gli interventi su immobili privi di particolare specifico valore, così classificati solo perché facenti parte di un determinato aggregato urbano.

La salvaguardia e valorizzazione dei tessuti edilizi, non coincide necessariamente con l’ingessatura dei singoli edifici, anzi il rinnovo fino anche alla sostituzione edilizia possono essere i migliori antidoti al degrado, alla residenzialità dei giovani, alla vitalità dei contesti urbani.

Serve allora che il prossimo Piano Operativo (ex Regolamento Urbanistico) approcci in modo diverso il patrimonio edilizio esistente, differenziando la classificazione, stringendo o allargando la tutela in relazione alle caratteristiche dei singoli edifici.

Come professionisti e come cittadini porgiamo queste riflessioni in quanto il tema urbanistico edilizio sarà sicuramente affrontato nei prossimi mesi in vista delle elezioni amministrative: confidiamo quindi in un confronto vero, ben ancorato alla realtà di questa città e capace di condurci oltre gli evidenti limiti attuali.

Cordiali saluti,

Serena Biancalani

Presidente dell’Ordine degli Architetti di Firenze”

Foster, Ordine Architetti: “Trasformare stazione in opportunità di crescita per Firenze”

“La stazione Foster è uno dei cantieri più attesi della città e dobbiamo evitare il rischio che rimanga un’altra opera incompiuta. La scommessa è quella di trasformarla in un’opportunità di crescita per una parte del tessuto urbano di Firenze, trovando un giusto collegamento con il quartiere, con il polo fieristico della Fortezza e con la stazione di Santa Maria Novella.” Così l’Ordine degli Architetti in merito alla possibilità di una sopsensione dei lavori alla stazione Foster.

“Indietro non si può più tornare – spiegano gli Architetti -: la stazione Foster è stata programmata da anni, anche in funzione della sua realizzazione è stato scelto il tracciato della linea 2 della tramvia, e a questo punto una riflessione sul futuro di questo polo scambiatore non può più essere rimandata, affrontando tutte le tematiche di relazione urbanistica che la realizzazione di una stazione comporta.”

“È il momento – proseguono – di integrare le competenze necessarie per attuare quelle scelte che consentano di concludere la realizzazione del cantiere, perché si possa finalmente portare a regime il sistema del traffico cittadino, ancora in fase di rodaggio sulla tramvia, per integrarlo con quello ferroviario e su gomma.”

“Parlare della realizzazione della Stazione Foster – concludono – investe il complesso tema dei trasporti su cui si gioca la futura partita di Firenze, pena la sua esclusione da un circuito nazionale”.

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