Farmaceutica: Menarini, allo studio 4 ricerche per malattie oncologiche

“Nella nostra ricerca e sviluppo, il percorso della ricerca farmaceutica non è rapido, ci vuole tempo, ci vuole costanza e molti investimenti per riuscire a portare alla luce un farmaco”.

Lo ha detto, parlando dei progetti 2019 della Menarini, Lucia Aleotti, azionista unica e membro del cda del gruppo farmaceutico fiorentino, a margine di un incontro oggi a Firenze sui rapporti Usa-Toscana.
Rispondendo poi a domande sul rallentamento dell’economia italiana, Aleotti ha detto che “non può non preoccupare, è logico, perché la crescita significa più occupazione, più esportazione e più benessere, un momento di stagnazione è preoccupante soprattutto se si arriva da una lunga recessione che aveva visto solo un piccolo segno positivo negli ultimi anni. È chiaro che siamo preoccupati, vorremmo che l’Italia potesse fare molto di più perché ne ha la possibilità”.

Menarini: corte d’appello assolve fratelli Aleotti

La corte di appello di Firenze, riformando la sentenza di primo grado, ha assolto i fratelli Lucia Aleotti e Alberto Giovanni Aleotti, figli del patron Sergio Aleotti nel processo Menarini dove erano imputati di riciclaggio

“Siamo felici di questa decisione della Corte d’Appello di Firenze che ha assolto Lucia Aleotti e Alberto Giovanni Aleotti rispetto a tutti i capi d’imputazione. Sono trascorsi moltissimi anni dall’inizio di questa dolorosa vicenda, ma finalmente il Giudice ha riconosciuto l’estraneità degli azionisti di Menarini dai fatti per cui erano accusati ingiustamente”. E’ quanto si legge in una nota della Menarini diffusa subito dopo l’assoluzione decisa dalla corte d’appello di Firenze. “Ora Lucia e Alberto Giovanni Aleotti potranno continuare a dedicarsi alla crescita del Gruppo Menarini che conta più di 17.000 dipendenti e che, sebbene non sia stato coinvolto direttamente nel processo, ha subito certamente contraccolpi e gravi danni d’immagine, anche a livello internazionale, a causa di questa inchiesta”, conclude la nota.

Lucia Aleotti è stata assolta dalla corte di appello di Firenze ‘per non aver commesso il fatto’ rispetto all’accusa di riciclaggio delle somme di denaro provenienti da dichiarazioni fraudolente ed emissioni di fatture per operazioni inesistenti, nonché dall’aver strumentalmente costituito e patrimonializzato, a fini di riciclaggio, le fondazioni Nipote e Nipote bis. Inoltre sempre Lucia Aleotti è stata assolta ‘perché il fatto non sussiste’ riguardo all’adesione allo scudo fiscale, per il riciclaggio, tramite le stesse fondazioni.

Il fratello Giovanni Alberto Aleotti è stato assolto dall’accusa di riciclaggio ‘perché il fatto non sussiste’ anche rispetto all’accusa di aver concorso in reati presupposti di evasione fiscale. Assolto, come la sorella, dall’accusa di aver costituito le fondazioni Nipote e Nipote bis a fini di riciclaggio, così come per l’accusa di aver usato lo scudo fiscale come strumento di riciclaggio.
La corte di appello ha rigettato il ricorso dei pm in merito all’accusa di riciclaggio di denaro provento di truffa continuata e gli appelli delle parti civili.
In primo grado Lucia Aleotti era stata condannata a 10 anni e 6 mesi e il fratello Giovanni Alberto a 7 anni e 6 mesi.
Confermata nelle altre parti la sentenza di primo grado, quindi restano assolti Massimiliana Landini, e dei manager Licia Proietti e Sandro Casini. Motivazioni fra 90 giorni.

La corte di appello di Firenze ha disposto la restituzione agli Aleotti di tutte le somme sequestrate a fini di confisca nell’inchiesta. Furono all’inizio 1,2 miliardi di euro di cui oggi, chiuse tutte le pendenze tributarie, residuavano circa 700 milioni di euro.

“Vittoria piena, assoluzioni integrali. Sono state accolte in pieno le richieste difensive”.
Così l’avvocato Alessandro Traversi, difensore degli Aleotti nel processo Menarini insieme a Franco Coppi e Roberto Cordeiro Guerra, commenta la sentenza della corte di appello di Firenze.

“Per Lucia Aleotti doppia formula di assoluzione – dice Traversi dopo la lettura del dispositivo – per alcuni episodi per non avere commesso il fatto, come peraltro come avevamo chiesto noi, per altri episodi perché i fatti contestati non sussistono, quindi la formula più ampia”. “Il fratello Giovanni Alberto – prosegue Traversi – è stato dichiarato non punibile per concorso nel reato presupposto fiscale, quindi è un’assoluzione anche per lui”.

Lucia Aleotti e Giovanni Alberto Aleotti hanno seguito tutte le udienze dell’appello e anche stamani alla riapertura del processo erano presenti, poi però hanno deciso di non essere presenti alla lettura della sentenza. “L’emozione era grossa e hanno preferito così, li abbiamo avvisati via cellulare”, ha detto il difensore. Poi l’avvocato Traversi si concede una citazione dal centenario della vittoria nella Prima Guerra Mondiale: “I nostri avversari dialettici risalgono le valli dalle quali erano discesi con orgogliosa sicurezza”.

“Abbiamo accolto con soddisfazione la decisione della corte d’appello di Firenze. In linea con quanto già deciso dal tribunale di primo grado, ha riconosciuto la completa insussistenza dell’ipotesi di truffa ai danni del Servizio Sanitario Nazionale. È stato quindi nuovamente confermato che i prezzi dei farmaci Menarini non sono mai stati “gonfiati”, riconoscendo così all’azienda la totale correttezza del proprio operato”. Lo dice in una nota Carlo Colombini, consigliere di amministrazione del Gruppo Menarini.

Processo Menarini: avvocati chiedono assoluzione per Alberto Aleotti

Chiesto anche il rigetto dell’appello dell’accusa, relativo al reato di truffa come delitto presupposto.

Gli avvocati Michela Vecchi e Gian Paolo Del Sasso hanno chiesto l’assoluzione di Alberto Giovanni Aleotti, figlio del patron della multinazionale del farmaco Menarini Alberto Sergio Aleotti, nel processo di appello per riciclaggio che lo vede imputato insieme alla sorella Lucia.

Secondo i difensori, che hanno ricostruito il percorso di determinazione dei prezzi di farmaci in Italia dal 1975 al 1991, le società interposte, le cosiddette ‘letterbox companies’ con le quali secondo l’accusa Menarini avrebbe aumentato il costo dei farmaci attraverso l’emissione di fatture gonfiate, non avrebbero potuto avere un ruolo nella determinazione dei prezzi, poiché tutte costituite dopo l’attribuzione del costo dei principi attivi da parte del ministero della Sanità.

Le fatture a prezzi maggiorati emesse dalle società, sostiene la difesa, non avrebbero potuto influenzare il prezzo finale dei farmaci.
In aula oggi, come per le precedenti udienze del processo di appello, erano presenti i fratelli Lucia e Alberto Giovanni Aleotti. Nel procedimento è imputata anche la madre Massimiliana Landini. Il processo riprenderà il 31 ottobre prossimo, quando prenderanno la parola altri legali del collegio difensivo della famiglia Aleotti, gli avvocati Franco Coppi e Alessandro Traversi che chiederanno l’assoluzione per Lucia Aleotti e Massimiliana Landini.

Firenze: al via appello del processo Menarini

I figli del defunto patron della Menarini, Alberto Aleotti, Lucia e Giovanni, sono stati condannati, in primo grado, rispettivamente a 10 anni e mezzo per riciclaggio e corruzione e a 7 anni e mezzo per riciclaggio.

Con l’accusa di riciclaggio di fondi neri ricavati, dalla triangolazione dei principi attivi dei farmaci acquistati, inizia, oggi 3 ottobre, al palazzo di giustizia di Firenze il processo d’appello alla Menarini, la maggiore casa farmaceutica italiana.

Come riporta  ” Repubblica”, i figli del defunto patron della Menarini, Alberto Aleotti, Lucia e Giovanni, sono stati condannati, in primo grado, rispettivamente a 10 anni e mezzo per riciclaggio e corruzione e a 7 anni e mezzo per riciclaggio.

L’inchiesta dei pm Luca Turco, Ettore Squillace Greco e Giuseppina Mione trasse spunto dalla scoperta, nel 2008, presso la banca Lgt nel principato del Liechtenstein, di un conto di 476 milioni, secondo solo a quello del principe, riferibile alla famiglia Aleotti.

Sono presenti in aula, ed è la prima volta da quando è iniziato il processo, Lucia e Alberto Giovanni Aleotti, difesi dagli avvocati Alessandro Traversi e Franco Coppi.

Menarini ha acquisito ex Longinotti Sesto Fiorentino

Menarini ha acquisito l’area ex Longinotti di Sesto Fiorentino, “negli ultimi anni abbiamo valutato molte proposte interessanti in vari paesi europei” afferma Alberto Giovanni Aleotti “il nostro desiderio, però, era ed è di rimanere nel territorio toscano e fiorentino dove ha sede la nostra casa madre”.

Il gruppo farmaceutico Menarini ha acquisito l’area ex Longinotti di Sesto Fiorentino, nella Piana fiorentina: uno spazio di 100.000 metri quadri dei quali circa 50.000 edificabili ad uso industriale. Con questa acquisizione, si legge in una nota di Menarini, “è previsto il recupero di un’area dismessa che verrà riqualificata per rispondere ad eventuali future necessità dell’azienda”.

Secondo Alberto Giovanni Aleotti, consigliere d’amministrazione di Menarini, “negli ultimi anni abbiamo valutato molte proposte interessanti in vari paesi europei, accompagnate anche da interessanti incentivi agli investimenti. Il nostro desiderio, però, era ed è di rimanere nel territorio toscano e fiorentino dove ha sede la nostra casa madre”.

“L’individuazione di un’area idonea nei dintorni di Firenze non è stata facile e ci ha impegnato per diverso tempo”, continua il consigliere “siamo particolarmente felici dell’acquisizione di quest’area che permetterà di avere un polmone di espansione”.

Per il sindaco di Sesto Fiorentino Lorenzo Falchi, l’acquisizione dell’area all’Osmannoro “conferma l’appetibilità del nostro territorio per aziende e realtà produttive ad alto contenuto tecnologico e di competenze. Ho incontrato recentemente i vertici di Menarini per parlare di questo investimento che permetterà anche il recupero di un’area dismessa. Sesto Fiorentino si dimostra ancora una volta attrattiva per investimenti legati ad una produzione di qualità, vero elemento competitivo per la crescita economica e la buona occupazione, e, con questa acquisizione, diventerà uno dei principali poli farmaceutici italiani”.

Cambio al vertice di Menarini, manager esterno alla presidenza

Il gruppo farmaceutico Menarini, guidato dalla famiglia Aleotti, ha deciso di affidare la presidenza dell’azienda ad un manager esterno proveniente da una grande multinazionale, il dottor Eric Cornut. La nuova presidenza sarà effettiva da giugno. È la stessa Lucia Aleotti, attuale presidente del gruppo farmaceutico, insieme al fratello Alberto Giovanni, vicepresidente, a dare l’annuncio ai dipendenti ed alla stampa.

“Affidare la presidenza dell’azienda ad un manager esterno di grande esperienza è una decisione ponderata e condivisa con tutto il nostro CdA, in linea con la nostra filosofia di cogliere rapidamente i segnali provenienti dal contesto competitivo in cui operiamo” ha dichiarato Lucia Aleotti. “Menarini sta crescendo in molte aree geografiche ed in nuove aree di ricerca, sia farmaceutiche che tecnologiche. Eric Cornut ha già una grande esperienza trasversale in queste aree e potrà dare all’azienda una spinta ulteriore”.

Nessun disimpegno per la famiglia Aleotti: “Al contrario. Potremo dedicare più tempo e più energie alla ricerca di possibili acquisizioni strategiche, unendo la dinamicità ed i valori di un’azienda familiare all’esperienza del futuro presidente” ha confermato Alberto Giovanni Aleotti. “Ho potuto conoscere Menarini prima da osservatore esterno, poi da membro del CdA – spiega Eric Cornut – Sono onorato di poter contribuire a questo percorso di evoluzione e crescita dell’azienda”. I

l Gruppo farmaceutico Menarini, con sede a Firenze, è presente oggi in 136 paesi al mondo e conta 17.000 dipendenti. Con un fatturato di 3.6 miliardi di euro è oggi al 13esimo in Europa su 5.345 e il 35esimo nel mondo su 21.587 (fonte IQVIA). Con 6 centri di Ricerca e Sviluppo i suoi prodotti sono presenti nella cardiologia, gastroenterologia, pneumologia, malattie infettive, diabetologia, infiammazione e analgesia. La produzione farmaceutica, invece, è realizzata nei 16 stabilimenti produttivi del Gruppo.

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