Alluvione Livorno: periti, “vittime in seminterrato non a norma”

L’appartamento seminterrato di Livorno, tra via Rodocanacchi e va Nazario Sauro, in cui morirono annegate quattro persone, la famiglia Ramacciotti, nell’alluvione che colpì la città la notte tra il 9 e 10 settembre 2017, non era a norma. Lo evidenzia una perizia effettuata per la procura di Livorno da cinque esperti, come riporta l’edizione fiorentina de La Repubblica.

Nell’alluvione in tutto morirono otto persone a Livorno e oggi per quei fatti si svolge l’udienza preliminare che vede tra gli imputati per omicidio colposo plurimo l’ex sindaco Filippo Nogarin e l’ex capo della Protezione civile comunale Riccardo Pucciarelli. Secondo la perizia “il piano seminterrato della palazzina risulta non conforme. Se fosse stata rispettata la normativa i locali posti al piano seminterrato non sarebbero stati oggetto di cambio di destinazione d’uso perché privi dei necessari requisiti” e “in tal caso la probabilità che tali locali fossero occupati durante l’evento si sarebbe ridotta sensibilmente”.

Nel 2001 gli spazi, inizialmente adibiti a alloggi, ottennero il cambio di destinazione d’uso e nel 2014 anche l’attestazione di abitabilità. Ma per i consulenti emergono “due significative difformità”: i locali “avevano destinazione d’uso di ripostiglio” e “poiché gli interventi hanno comportato il cambio di destinazione d’uso il progettista avrebbe dovuto chiedere il rilascio della concessione edilizia”. La seconda difformità riguarda inoltre “alcuni locali del seminterrato che si trovano a circa sei metri dal tratto tombato del Rio Maggiore”: in base alle norme con una distanza inferiore ai dieci metri “vige il divieto di costruire, e una concessione edilizia è equiparabile a una nuova costruzione”. I consulenti sottolineano anche che “presso l’ufficio di edilizia privata del Comune non risultano richieste relative al cambio di destinazione d’uso”.

È stata ammessa dal gup di Livorno Marco Sacquegna la costituzione delle parti civili nel processo. Sono imputati di omicidio colposo plurimo l’ex sindaco Filippo Nogarin e l’ex comandante della polizia municipale Riccardo Pucciarelli all’epoca a capo della protezione civile comunale. Tra le parti civili i familiari e parenti delle vittime. Inoltre il giudice Sacquegna su istanza delle parti civili ha autorizzato la chiamata del responsabile civile nella sola istituzione del Comune di Livorno mentre ha rigettato istanze in relazione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, alla Regione Toscana e alla Provincia di Livorno.

Disposte le notifiche di rito. L’udienza preliminare proseguirà il 18 marzo. In aula era presente Nogarin mentre per Pucciarelli c’era solo il difensore.

Narcotraffico: sequestrata cocaina per 19 mln di euro a Livorno

Sequestrati 80 kg di droga proveniente dal Sud America. Dalle prime ore della mattina, militari del Comando Provinciale di Livorno, su ordine della Procura della Repubblica di Livorno, stanno dando esecuzione a tre ordinanze di custodia cautelare in carcere.

Ottanta chili di cocaina, proveniente dal Sud America e che una volta immessa sul mercato avrebbe fruttato circa 19 milioni di euro, è stata sequestrata dalle fiamme gialle di Livorno e dall’ufficio delle dogane di Livorno. Dalle prime ore della mattina, militari del comando provinciale di Livorno, coordinati dalla procura della Repubblica labronica, stanno dando esecuzione, con la collaborazione di finanzieri anche dei comandi provinciali di Roma (tra i quali taluni in forza al gruppo investigativo criminalità organizzata del nucleo di polizia economico Finanziaria della capitale) e di Latina, a tre ordinanze di custodia cautelare in carcere – emesse dal gip Marco Sacquegna – nei confronti di altrettante persone, a vario titolo indagati per i reati di traffico di sostanze stupefacenti e sostituzione di persona, anche mediante documenti di identificazione contraffatti.

Secondo quanto riferito dalle forze dell’ordine, tra i destinatari del provvedimento cautelare, figurerebbe un uomo, già noto alle forze dell’ordine e fratello di un capo clan di una famiglia di nomadi operante nella zona pontina. L’attività trae origine dal sequestro di 80 chilogrammi di cocaina eseguito nel porto di Livorno da funzionari del locale Ufficio delle Dogane e dai finanzieri del Gruppo di Livorno.

Secondo le indagini delle fiamme gialle livornesi era il 48enne Luigi Ciarelli, fratello di un capo clan di una famiglia nomade che esercita il controllo nelle zone pontine, il destinatario del carico di 80 kg di cocaina sequestrato in porto a Livorno che ha portato al suo arresto e a quello di altre due persone considerare affiliati al clan, rispettivamente di 48 e 53 anni.

L’organizzazione era riuscita a far arrivare in Italia il quantitativo di stupefacente in un container proveniente da San Antonio (Cile), dentro il quale era stata caricata una cisterna di grosse dimensioni, sostenuta da due grandi supporti di metallo, all’interno dei quali erano state ricavate delle intercapedini dove erano stati nascosti 160 panetti di cocaina purissima dal peso di 500 grammi ciascuno.

L’individuazione del carico è stata resa possibile anche grazie all’utilizzo dello scanner a disposizione dell’ufficio delle dogane di Livorno, con il quale si è scoperta un’anomalia all’interno dei supporti di metallo, che ha fatto scattare un’approfondita ispezione da parte di finanzieri e doganieri. Il successivo e complicato taglio dei supporti, che ha impegnato il personale tecnico per oltre tre giorni, ha così consentito di rinvenire e sequestrare la sostanza stupefacente nascosta nei sostegni di acciaio della cisterna, fabbricati ad hoc con doppi fondi.

Le successive, approfondite indagini, anche di natura tecnica, nell’ambito dell’operazione chiamata ‘White Iron’, svolte sotto la direzione della procura livornese dal pm Massimo Mannucci e con il coordinamento del procuratore capo Ettore Squillace Greco, hanno permesso di individuare il sodalizio criminoso che ha effettuato l’importazione dell’ingente partita di cocaina.

Sono tuttora in corso, con l’impiego di circa un centinaio di militari di dieci diversi reparti tra cui il gico di Roma, unità cinofile e il personale antiterrorismo e pronto impiego dei baschi verdi di Livorno e Roma, contestualmente alle attività volte all’esecuzione dei provvedimenti cautelari, perquisizioni nelle province di Latina, Roma e Modena.

Livorno, 7 arresti per 40 milioni di euro di fatture false

La guardia di finanza di Livorno ha eseguito un’ordinanza restrittiva della libertà personale nei confronti di 7 persone, disposta dal gip Marco Sacquegna, nell’ambito di un’inchiesta su presunte frodi fiscali per l’emissione di fatture false, nel settore del trasporto internazionale di merci.

Complessivamente sono 40 gli indagati e 7 gli arresti fino ad ora effettuati, si spiega in una nota, per l’emissione e l’utilizzo di fatture false per oltre 40 milioni di euro.
Per 8 indagati contestata anche l’associazione a delinquere. La guardia di finanza ha inoltre sequestrato disponibilità finanziarie, immobili, denaro, auto e quote societarie per un valore di oltre tre milioni di euro.
Notizia in aggiornamento: ulteriori dettagli saranno forniti nel corso della conferenza stampa che si terrà presso il comando provinciale della guardia di finanza di Livorno, alle 10.30.
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