Caso Breggia, Anm: Salvini discredita giudici, Csm intervenga

L’Anm in un documento esprime “sconcerto” per gli attacchi alla giudice Luciana Breggia, che dopo aver dichiarato inammissibile il reclamo del Viminale contro la decisione di un giudice che aveva autorizzato un somalo richiedente asilo a presentare domanda di iscrizione all’anagrafe al Comune di Scandicci, è stata invitata da Salvini a candidarsi alle elezioni.

“Le modalità adottate da autorevoli rappresentanti delle istituzioni gettano discredito sull’intera funzione giudiziaria e perdita di serenità da parte di chi la esercita. Per questo chiediamo che il Csm effettui tutti i passi necessari a tutela della collega Luciana Breggia e a tutela dell’autonomia e dell’indipendenza della giurisdizione”. Così l’Anm che in un documento esprime “sconcerto” per gli attacchi a Breggia, che dopo aver dichiarato inammissibile il reclamo del Viminale contro la decisione di un giudice che aveva autorizzato un somalo richiedente asilo a presentare domanda di iscrizione all’anagrafe al Comune di Scandicci, è stata invitata da Salvini a candidarsi alle elezioni.”E’ inaccettabile che la critica non sia rivolta al merito del provvedimento ma alle supposte opinioni del giudice, afferma l’Anm, che evidenzia come un post pubblicato dal ministro sulla vicenda “è stato seguito da commenti contenenti insulti e minacce, che non risultano essere stati rimossi”.

L’Anm ricorda anche il caso simile del giudice Gerardo Boragine del tribunale di Lucca, che aveva assolto persone imputate di aver disturbato un comizio di Salvini e che è finito “sotto misure di protezione personale per gli insulti e le minacce scatenate conto di lui, dopo analogo post ‘personalizzato’, seguito da insulti e minacce di morte, sulla pagina facebook del ministro”. Ministro che, sottolinea l’Anm, “dovrebbe garantire anche la sicurezza dei magistrati”.

Firenze: Viminale impugnerà sentenza Tar zone rosse

Lo si apprende da fonti del Viminale secondo le quali si sta anche valutando di rivolgersi all’Avvocatura dello Stato per valutare se i magistrati che hanno emesso le sentenze avrebbero dovuto astenersi “per posizioni in contrasto con le politiche del governo in materia di sicurezza”.

Il ministero dell’Interno impugnerà la sentenza del Tar di Firenze contro le cosiddette ‘zone rosse’ e quelle dei tribunali di Bologna e Firenze a proposito dell’ iscrizione anagrafica di alcuni cittadini stranieri. Lo si apprende da fonti del Viminale secondo le quali si sta anche valutando di rivolgersi all’Avvocatura dello Stato per valutare se i magistrati che hanno emesso le sentenze avrebbero dovuto astenersi “per posizioni in contrasto con le politiche del governo in materia di sicurezza”.

Annullando l’ordinanza del prefetto di Firenze Laura Lega sulle cosiddette ‘zone rosse’, “il Tar della Toscana ha detto che certi provvedimenti non si possono fare in questo modo, perché ci devono essere presupposti di urgenza e di necessità, e perché una persona denunciata non può essere considerata automaticamente pericolosa”. Così invece l’avvocato Cino Benelli che insieme ai colleghi Adriano Saldarelli e Fabio Clauser ha assistito Matteo Innocenti, attivista di Potere al popolo che ha ricorso contro l’ordinanza: era direttamente interessato dall’ordinanza perché destinatario di una denuncia.

Con le zone rosse la prefettura aveva previsto che in 17 aree della città fosse vietato stazionare “a soggetti che ne impediscano l’accessibilita’ e la fruizione con comportamenti incompatibili con la vocazione e la destinazione” delle stesse aree, venendo ritenuto responsabile di tali condotte i denunciati in materia di stupefacenti, reati contro la persona, per danneggiamento di beni o commercio abusivo.

“Le zone rosse non sono mai state inserite in un regolamento di polizia urbana a Firenze”, ha aggiunto Benelli e questa è “un’ordinanza straordinaria ai sensi delle leggi di pubblica sicurezza del 1931, che poteva essere applicata solo per casi di urgenza e necessità. Nel testo dell’ordinanza stessa però si sottolinea che Firenze è una città tutto sommato messa in sicurezza. Non si possono limitare libertà personali per una presunzione di insicurezza”. L’obiettivo, è stato spiegato, era anche quello che l’ordinanza “non diventasse a regime”. Il ricorrente si è detto “contento di aver vinto, segno che esiste un minimo di dignità in questa città. Come Pap siamo in totale disaccordo contro questa ordinanza”: “Portava a una deriva autoritaria”.

Dal Viminale sottolineano di essere pronti a “riformulare l’ordinanza per allontanare da alcune aree cittadine balordi e sbandati” ma, ribadiscono, si valuta anche la possibilità di chiedere un intervento dell’Avvocatura dello Stato per valutare se i magistrati che hanno emesso le sentenze avrebbero dovuto astenersi e passare il fascicolo ad altri a causa delle proprie posizioni sulla politica del governo.
Idee che, dice il Viminale, sono state “espresse pubblicamente o attraverso rapporti di collaborazione o vicinanza con riviste sensibili al tema degli stranieri come “Diritto, immigrazione e cittadinanza” o con avvocati dell’Asgi (associazione studi giuridici per l’immigrazione) che hanno difeso gli immigrati contro il Viminale.

Il ministero fa riferimento in particolare alla giudice Luciana Breggia – il magistrato del tribunale di Firenze che ha emesso la sentenza che ha escluso il ministero del giudizio sull’iscrizione anagrafica di un immigrato e contro la quale si è già scagliato il ministro dell’Interno Matteo Salvini (“si candidi per cambiare le leggi che non condivide”) – ma anche altri due magistrati che “collaborano con la rivista”: Rosaria Trizzino, che, dice il Viminale, è il giudice che presiede la sezione del Tar della Toscana che ha bocciato le zone rosse e Matilde Betti, la presidente della prima sezione del tribunale civile di Bologna che il 27 marzo 2019 non ha accolto il ricorso proposto dal ministero dell’Interno contro la decisione del giudice monocratico del capoluogo emiliano che disponeva l’iscrizione nel registro anagrafico di due cittadini stranieri.

Caso Breggia, Area Democratica contro Salvini: perchè attacca solo lei?

La giudice del tribunale di Firenze Luciana Breggia era stata  presa di mira da Matteo Salvini per aver respinto un ricorso del Viminale contro una sentenza che imponeva l’iscrizione di un richiedente asoilo all’anagrafe, nonostante quanto previsto dalla Legge Sicurezza

La sezione toscana di Area Democratica per la Giustizia, a proposito dell’attacco del Ministro dell’interno contro la Presidente della Sezione Immigrazione del Tribunale di Firenze, evidenzia che:

– il provvedimento del Tribunale era collegiale ma l’attacco è stato rivolto solo alla giudice Luciana Breggia, che ha esteso il testo, come se la decisione fosse solo sua

– l’accusa che il Ministro rivolge alla collega riguarda il fatto stesso di interpretare la legge, invece di limitarsi ad applicarla (evidentemente secondo la volontà del capo, che dovrebbe prevalere sulla legge da interpretare)

– al contrario, interpretare è da sempre una componente essenziale di ogni attività giudiziale di applicazione della legge (e, se per fare politica bisogna vincere le elezioni, per fare il giudice bisogna superare un concorso pubblico)

–   Il post sulla pagina facebook di Matteo Salvini contiene non solo il nome di Luciana Breggia ma anche la sua fotografia, ed è seguito dai soliti post di insulti e minacce diretti contro di lei  HYPERLINK “https://www.facebook.com/252306033154/posts/10156653561493155?sfns=mo” https://www.facebook.com/252306033154/posts/10156653561493155?sfns=mo

–  sempre in Toscana, mesi fa il  giudice Gerardo Boragine del Tribunale di  Lucca (che aveva assolto imputati di avere disturbato un comizio di Matteo Salvini) è finito sotto misure di protezione personale per gli insulti e le minacce scatenate contro di lui dopo analogo post “personalizzato” sulla pagina facebook del Ministro (post che in quel caso conteneva solo il nome del collega, ma non anche la sua foto)

– quest’ultimo attacco non riguarda solo Luciana Breggia, come l’altro non riguardava solo Gerardo Boragine, perché a qualunque magistrato potrebbe capitare di prendere decisioni sgradite al Ministro, come condannare un imputato che ha ecceduto nella legittima difesa (violando la “regola” che la difesa è sempre legittima), assegnare una casa popolare ad una famiglia Rom (violando la “regola” che vengono prima gli italiani), riconoscere diritti ad una coppia di genitori omosessuali (violando la “regola” che la famiglia è solo quella biblica)

– subire un linciaggio mediatico non è solo pericoloso per il destinatario, ma provoca un enorme discredito sull’intera funzione giudiziaria e l’inevitabile perdita di serenità da parte di chi la esercita.

Migranti, Salvini: “giudice Firenze dà torto a Viminale, si candidi o applichi leggi”

La giudice del tribunale di Firenze Luciana Breggia presa di mira da Matteo Salvini che commenta: “la democrazia è bellissima, invito questo giudice a candidarsi alle prossime elezioni per cambiare le leggi che non condivide. Ma mi aspetto che un magistrato applichi le norme, anziché interpretarle”. Nei giorni scorsi Breggia aveva respinto un ricorso del Viminale.

“È stata relatrice di una sentenza contro il ministero dell’Interno, parla di ‘deumanizzazione delle migrazioni’, va a dibattiti con le Ong e presenta libri schierati contro respingimenti e porti chiusi”. Lo sostiene il Viminale a proposito di Luciana Breggia, presidente della sezione specializzata per l’immigrazione e la protezione internazionale del tribunale di Firenze.

“Lo scorso 15 maggio – ricorda il ministero – ha emesso una sentenza significativa. Nega al Viminale la possibilità di impugnare una decisione del tribunale di Firenze, che ha disposto l’immediata iscrizione all’anagrafe del Comune di Scandicci di un richiedente asilo. In sostanza, la sentenza Breggia – continua il Ministro – strappa al ministero la possibilità di opporsi, lasciandola esclusivamente all’autonomia dei sindaci e contrastando un orientamento giurisprudenziale consolidato. Il rischio è avere interpretazioni difformi sul territorio e su un tema delicato come quello anagrafico”.

“Il magistrato Breggia – racconta il Viminale – ha dichiarato in un’intervista di marzo: ‘Giro molto per le scuole e scrivo di quegli uomini ridotti in condizione di schiavi’, poi ha bocciato i Centri di accoglienza straordinaria ‘limbo di insicurezza’ e ha spiegato che ‘le leggi che costituiscono il diritto, non sempre vanno nella direzione della giustizia’ facendo l’esempio delle leggi razziali. La sezione da lei presieduta – continua il Ministero dell’interno – nel secondo semestre 2017, su 41 ricorsi presentati dagli immigrati ne ha accolti 35 (più dell’85%). Nel 2018-2019 non si è ancora pronunciata su alcun ricorso. La dottoressa Breggia è stata relatrice alla presentazione del libro ‘L’attualità del male, la Libia dei lager è verità processuale’. Insieme a lei – cita in conclusione il Viminale – c’era la portavoce di Mediterranea Alessandra Sciurba. L’autore del libro è Maurizio Veglio, avvocato membro di Asgi (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione)”.

Firenze: bocciato ricorso Viminale su caso anagrafe migrante

Il Ministero dell’Interno aveva impugnato la decisione dello scorso marzo di un giudice che autorizzò un somalo richiedente asilo a presentare domanda di iscrizione all’anagrafe del Comune di Scandicci. Il Tribunale di Firenze ha respinto il reclamo, ora il “Viminale paghi spese”.

Il Comune che aveva rifiutato l’iscrizione basandosi sulle recenti norme del ‘Decreto sicurezza’. Era la prima sentenza di questo genere seguita, poi, da altre decisioni dei Tribunali di Bologna e Genova.

Lo scorso marzo, il giudice Carlo Carvisiglia aveva stabilito che “ogni richiedente asilo, una volta che abbia presentato la domanda di protezione internazionale, deve intendersi comunque regolarmente soggiornante, in quanto ha il diritto di soggiornare nel territorio dello Stato durante l’esame della domanda di asilo” e, quindi, è autorizzato a presentare domanda di iscrizione all’anagrafe.

Il Tribunale di Firenze, in composizione collegiale, ha di fatto confermato il primo verdetto, scaturito dal ricorso dell’avvocato Noris Morandi dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione, bocciando il reclamo del Ministero che, secondo i giudici, non aveva “legittimazione” ad impugnare perché non partecipò al primo grado. “Avrebbe potuto intervenire volontariamente nel processo di prima fase, e in tal caso sarebbe stato legittimato a proporre il reclamo”, hanno scritto i giudici, chiarendo che il Viminale dovrà versare 2767 euro di spese legali allo Stato per il gratuito patrocinio del somalo.

Il sindaco di Scandicci, nel primo grado, si era opposto al ricorso del richiedente asilo e lo aveva fatto, scrive ora il Tribunale di Firenze, come “Ufficiale del Governo” che ha “interpretato una normativa anche alla luce delle istruzioni del Ministero dell’Interno”, il quale, invece, non ha partecipato alla “prima fase” e, dunque, non aveva titolo per presentare il reclamo contro la prima sentenza.

I giudici (Luciana Breggia, Luca Minniti e Federica Samà) ricordano nella sentenza che sia il primo giudice di Firenze, che poi i Tribunali di Bologna e Genova nelle scorse settimane, hanno emesso “provvedimenti” che hanno “offerto una lettura delle modifiche apportate” dal ‘decreto sicurezza’ “coerente con il complessivo quadro costituzionale e eurounitario, esercitando il potere, ma anche il dovere, di interpretazione orientata al rispetto delle norme costituzionali” ed europee.

Del resto, aggiungono i giudici, “anche l’Associazione Nazionale Ufficiali di Stato civile e d’anagrafe ha evidenziato i problemi interpretativi della nuova norma auspicando un intervento della Corte costituzionale”. Per questi motivi, secondo i giudici, è stata “corretta” la decisione del Comune di Scandicci “di non proporre reclamo”.

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