Cassazione, Open: sequestro Aleotti risulta onnivoro e invasivo

Quello subito dalla famiglia Aleotti nell’ambito dell’inchiesta sulla fondazione Open è stato un sequestro “onnivoro e invasivo di una serie indifferenziata di dati personali, che non ha rispettato i criteri di pertinenza e proporzionalità”.

E’ quanto affermato dalla Corte di Cassazione nelle motivazioni dell’ordinanza con la quale  ha annullato senza rinvio i sequestri di telefoni, computer e materiali informativi eseguiti a carico dei fratelli Alberto Giovanni, Lucia e Benedetta Aleotti e della madre Massimiliana Landini, vedova di Alberto Sergio Aleotti, presidente della multinazionale farmaceutica Menarini di Firenze.

Il sequestro, rilevano i giudici della Suprema Corte, è stato “strutturalmente asimmetrico rispetto alla notizia di reato per cui si procedeva, rispetto al fatto per cui si investigava, rispetto al ruolo che in detto fatto avrebbero avuto gli odierni ricorrenti, rispetto al suo oggetto; un sequestro che finisce per assumere, sul piano quantitativo e qualitativo, una non consentita funzione esplorativa, finalizzata alla eventuale acquisizione, diretta o indiretta, di altre notizie di reato”.

La famiglia Aleotti risulta fra i finanziatori della fondazione Open, da cui dipendeva anche lo svolgimento della kermesse politica di Renzi all’ex stazione Leopolda. Nessun esponente della famiglia è indagato nell’inchiesta.

Menarini: Cassazione conferma assoluzione fratelli Aleotti

La Cassazione ha confermato la sentenza di assoluzione della corte di appello di Firenze per i fratelli Lucia e Alberto Giovanni Aleotti dall’accusa di riciclaggio nell’ambito del processo Menarini. Il pg della Cassazione aveva chiesto per Lucia Aleotti l’annullamento con rinvio della sentenza, conferma invece dell’assoluzione per il fratello Alberto.

“La Cassazione ha confermato l’assoluzione di Lucia Aleotti e Alberto Giovanni Aleotti rispetto a tutti i capi d’imputazione. Dopo moltissimi anni dall’inizio di questa dolorosa vicenda i giudici hanno riconosciuto definitivamente l’estraneità di Lucia e Alberto Giovanni Aleotti ai fatti a loro contestati. I fratelli Aleotti, azionisti e membri del CdA del Gruppo Menarini, potranno continuare a dedicarsi serenamente alla crescita dell’azienda, presente oggi in 140 paesi con più di 17.000 dipendenti”. E’ quanto si legge in una nota del portavoce della famiglia Aleotti.
“Siamo felici – ha commentato l’avvocato Sandro Traversi, difensore di Lucia Aleotti insieme al collega Franco Coppi – , finalmente possiamo dire che è stata fatta giustizia”. In primo grado Lucia Aleotti era sta condannata a 10 anni e sei mesi e il fratello Alberto Giovanni a 7 anni e sei mesi. La corte di appello aveva ribaltato la sentenza, assolvendo i vertici della casa farmaceutica e ordinando anche la restituzione di 700 milioni di euro, somma sequestrata a fini di confisca che era la parte restante – dopo condoni, scudi fiscali e altre sanatorie erariali – dell’1,2 miliardi di euro che erano stati sequestrati ai due fratelli all’inizio dell’inchiesta. Denaro che secondo l’accusa sarebbe stato accumulato all’estero da Alberto Aleotti.

Elcin Barker Ergun amministratore delegato Gruppo Menarini

Menarini amplia la squadra e prosegue nell’obiettivo di internazionalizzazione del Gruppo: il CdA ha, infatti, nominato Elcin Barker Ergun Amministratore Delegato.

“L’entrata di Elcin Barker Ergun – hanno commentato Lucia e Alberto Giovanni Aleotti – corona un percorso di rafforzamento della governance che abbiamo iniziato qualche anno fa con l’obiettivo di rendere la nostra azienda più internazionale e accelerare la sua crescita”.

“Menarini – ha detto Elcin Barker Ergun – è un’azienda stimata a livello internazionale per la sua dinamicità e attenzione al paziente. È un onore poter dare il mio contributo nell’affrontare le nuove sfide della ricerca e guidare Menarini verso ulteriori espansioni geografiche”.

“Elcin – ha commentato Eric Cornut, Presidente di Menarini – è il complemento ideale per la squadra Menarini per continuare la crescita del Gruppo in termini geografici e nuove aree terapeutiche”.

Dopo 8 anni trascorsi in UK e Olanda lavorando per aziende del settore tecnologico, Elcin è entrata nel settore farmaceutico come CFO delle filiali in Glaxo Smith Kline. Successivamente ha ricoperto ruoli di responsabilità crescente nel settore del Healthcare business di Merck KGaA con responsabilità di business globali occupandosi, nel precedente ruolo quale responsabile di New Business, anche di collaborazioni internazionali di Ricerca e Sviluppo.

Farmaceutica: Menarini, allo studio 4 ricerche per malattie oncologiche

“Nella nostra ricerca e sviluppo, il percorso della ricerca farmaceutica non è rapido, ci vuole tempo, ci vuole costanza e molti investimenti per riuscire a portare alla luce un farmaco”.

Lo ha detto, parlando dei progetti 2019 della Menarini, Lucia Aleotti, azionista unica e membro del cda del gruppo farmaceutico fiorentino, a margine di un incontro oggi a Firenze sui rapporti Usa-Toscana.
Rispondendo poi a domande sul rallentamento dell’economia italiana, Aleotti ha detto che “non può non preoccupare, è logico, perché la crescita significa più occupazione, più esportazione e più benessere, un momento di stagnazione è preoccupante soprattutto se si arriva da una lunga recessione che aveva visto solo un piccolo segno positivo negli ultimi anni. È chiaro che siamo preoccupati, vorremmo che l’Italia potesse fare molto di più perché ne ha la possibilità”.

Menarini: corte d’appello assolve fratelli Aleotti

La corte di appello di Firenze, riformando la sentenza di primo grado, ha assolto i fratelli Lucia Aleotti e Alberto Giovanni Aleotti, figli del patron Sergio Aleotti nel processo Menarini dove erano imputati di riciclaggio

“Siamo felici di questa decisione della Corte d’Appello di Firenze che ha assolto Lucia Aleotti e Alberto Giovanni Aleotti rispetto a tutti i capi d’imputazione. Sono trascorsi moltissimi anni dall’inizio di questa dolorosa vicenda, ma finalmente il Giudice ha riconosciuto l’estraneità degli azionisti di Menarini dai fatti per cui erano accusati ingiustamente”. E’ quanto si legge in una nota della Menarini diffusa subito dopo l’assoluzione decisa dalla corte d’appello di Firenze. “Ora Lucia e Alberto Giovanni Aleotti potranno continuare a dedicarsi alla crescita del Gruppo Menarini che conta più di 17.000 dipendenti e che, sebbene non sia stato coinvolto direttamente nel processo, ha subito certamente contraccolpi e gravi danni d’immagine, anche a livello internazionale, a causa di questa inchiesta”, conclude la nota.

Lucia Aleotti è stata assolta dalla corte di appello di Firenze ‘per non aver commesso il fatto’ rispetto all’accusa di riciclaggio delle somme di denaro provenienti da dichiarazioni fraudolente ed emissioni di fatture per operazioni inesistenti, nonché dall’aver strumentalmente costituito e patrimonializzato, a fini di riciclaggio, le fondazioni Nipote e Nipote bis. Inoltre sempre Lucia Aleotti è stata assolta ‘perché il fatto non sussiste’ riguardo all’adesione allo scudo fiscale, per il riciclaggio, tramite le stesse fondazioni.

Il fratello Giovanni Alberto Aleotti è stato assolto dall’accusa di riciclaggio ‘perché il fatto non sussiste’ anche rispetto all’accusa di aver concorso in reati presupposti di evasione fiscale. Assolto, come la sorella, dall’accusa di aver costituito le fondazioni Nipote e Nipote bis a fini di riciclaggio, così come per l’accusa di aver usato lo scudo fiscale come strumento di riciclaggio.
La corte di appello ha rigettato il ricorso dei pm in merito all’accusa di riciclaggio di denaro provento di truffa continuata e gli appelli delle parti civili.
In primo grado Lucia Aleotti era stata condannata a 10 anni e 6 mesi e il fratello Giovanni Alberto a 7 anni e 6 mesi.
Confermata nelle altre parti la sentenza di primo grado, quindi restano assolti Massimiliana Landini, e dei manager Licia Proietti e Sandro Casini. Motivazioni fra 90 giorni.

La corte di appello di Firenze ha disposto la restituzione agli Aleotti di tutte le somme sequestrate a fini di confisca nell’inchiesta. Furono all’inizio 1,2 miliardi di euro di cui oggi, chiuse tutte le pendenze tributarie, residuavano circa 700 milioni di euro.

“Vittoria piena, assoluzioni integrali. Sono state accolte in pieno le richieste difensive”.
Così l’avvocato Alessandro Traversi, difensore degli Aleotti nel processo Menarini insieme a Franco Coppi e Roberto Cordeiro Guerra, commenta la sentenza della corte di appello di Firenze.

“Per Lucia Aleotti doppia formula di assoluzione – dice Traversi dopo la lettura del dispositivo – per alcuni episodi per non avere commesso il fatto, come peraltro come avevamo chiesto noi, per altri episodi perché i fatti contestati non sussistono, quindi la formula più ampia”. “Il fratello Giovanni Alberto – prosegue Traversi – è stato dichiarato non punibile per concorso nel reato presupposto fiscale, quindi è un’assoluzione anche per lui”.

Lucia Aleotti e Giovanni Alberto Aleotti hanno seguito tutte le udienze dell’appello e anche stamani alla riapertura del processo erano presenti, poi però hanno deciso di non essere presenti alla lettura della sentenza. “L’emozione era grossa e hanno preferito così, li abbiamo avvisati via cellulare”, ha detto il difensore. Poi l’avvocato Traversi si concede una citazione dal centenario della vittoria nella Prima Guerra Mondiale: “I nostri avversari dialettici risalgono le valli dalle quali erano discesi con orgogliosa sicurezza”.

“Abbiamo accolto con soddisfazione la decisione della corte d’appello di Firenze. In linea con quanto già deciso dal tribunale di primo grado, ha riconosciuto la completa insussistenza dell’ipotesi di truffa ai danni del Servizio Sanitario Nazionale. È stato quindi nuovamente confermato che i prezzi dei farmaci Menarini non sono mai stati “gonfiati”, riconoscendo così all’azienda la totale correttezza del proprio operato”. Lo dice in una nota Carlo Colombini, consigliere di amministrazione del Gruppo Menarini.

Il coraggio di Artemisia, monografia dedicata alla pittrice del Rinascimento

 

Per la prima volta in 61 anni, la collana d’arte del Gruppo Menarini rende omaggio a una donna: Artemisia Gentileschi. Ha sfidato i pregiudizi, ha trasformato il suo dolore in riscatto, ha rivendicato il suo diritto di essere una donna libera. La protagonista del volume d’arte è nata più di 400 anni fa, ma per la sua attualità sarebbe considerata, anche oggi, una fonte d’ispirazione.

La presentazione è avvenuta sabato scorso nella Sala Bianca di Palazzo Pitti, alla presenza del direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze, Eike Schmidt, e dell’autore, Alessandro Grassi. Il volume d’arte, curato da Menarini in collaborazione con Pacini Editore, ripercorre la vita e le opere della Gentileschi.

Nata a Roma nel 1593, Artemisia riuscì ad affermarsi in un ambiente prevalentemente maschile, conquistando, con la sua grinta e la sua raffinatezza, le corti italiane ed europee. Donna forte e risoluta, con il supporto del padre Orazio, ebbe il coraggio di denunciare la violenza sessuale subita da adolescente da parte del suo maestro, Agostino Tassi, aprendo il primo processo per stupro di cui si abbia piena testimonianza in Italia.

“Dopo il precocissimo studio di Longhi sui Gentileschi “padre e figlia”, del 1916, è  solo a partire dal secondo dopoguerra che è rinata la fortuna di Artemisia Gentileschi nella letteratura artistica, con una vera e propria impennata negli ultimi decenni – ha detto Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze – Romanzi biografici (il primo del 1947, di Anna Banti, che la riportò alla ribalta, e da ricordare poi quello documentatissimo di Alexandra Lapierre, del 1999), numerose monografie, articoli, mostre, hanno visto un progressivo viraggio dell’attenzione sulla sua figura di valente pittrice, rispetto alla vicenda personale e umana. L’uso spregiudicato ed elegante del linguaggio caravaggesco, la crudezza strepitosa della scena, fanno della Giuditta che decapita Oloferne di Artemisia, ad esempio, il secondo quadro degli Uffizi più cliccato su Instagram dopo la Medusa di Caravaggio”.

“Il volume su Artemisia Gentileschi – ha dichiarato Alessandro Grassi, autore della monografia – vuole essere un avvio agile e stimolante per una rilettura dell’opera di questa grande pittrice del Seicento europeo. Piuttosto che un catalogo ragionato, rivolto ai soli specialisti, si tratta di un testo che invita il lettore a cogliere le mille sfaccettature e la vivacità culturale di Artemisia”.

 “Dedicare il volume d’arte ad Artemisia Gentileschi – ha detto Lucia Aleotti, presidente del Gruppo Menarini– non solo conferma la grande vocazione artistica dell’azienda, ma omaggia anche una donna vittima di violenza che ha avuto la forza e il coraggio di rinascere. Menarini sostiene da sempre iniziative a tutela delle persone più fragili e proprio quest’anno ha dato il suo supporto non condizionato per una serie di corsi di formazione per giornalisti su un tema delicato come quello della violenza di genere. Ci auguriamo che il coraggio di Artemisia sia d’ispirazione per tutte quelle vittime silenziose che ancora non hanno la forza di denunciare”.

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