Renzi: in democrazia è Parlamento che decide cos’è politica, non magistratura

Lo ha detto Matteo Renzi, senatore e leader di Italia Viva, intervenendo a Leopolda 11. Il Pd è “il partito un po’ più renitente” a offrire solidarietà sulla vicenda Open, ha aggiunto Renzi,  ringraziando pubblicamente la vicesegretaria democratica Irene Tinagli che gli ha pubblicamente dato solidarietà

“Chi decide che cos’è politica e che cosa non è? Nei Paesi democratici lo decide il Parlamento. Dove lo decidono i magistrati non si definisce correttamente il sistema democratico, se è un giudice a decidere, la libertà democratica è a rischio”. Lo ha detto il leader di Iv, Matteo Renzi, intervenendo alla Leopolda.

Renzi ha poi aggiunto “il Pd è “il partito un po’ più renitente” a offrire solidarietà sulla vicenda Open. Chi è venuto alla Leopolda in questi anni – ha spiegato – conosce le polemiche perché qui non volevamo bandiere di partito, e ci accusavano, perché la Leopolda non era un evento di partito. Quello di chi veniva alla Leopolda e ora è in silenzio è un silenzio vigliacco. Voi c’eravate: per quanto voi vi sentiate assolti, siete politicamente coinvolti”.

“In questo processo -ha aggiunto ancora Renzi- è impressionante il fatto che le 92 pagine che sono arrivate sono il frutto di un lavoro che ha portato centinaia di uomini delle forze dell’ordine e tante persone sottratte al loro lavoro sui grandi temi della criminalità e portate sul reato di finanziamento illecito alla politica. Questo fa venie in mente che ci siano soldi non regolarmente denunciati, presi violando le regole. Ma poi si scopre che quei soldi sono tutti tracciati e bonificati”.

E anocora: “siccome in questo Paese negli ultimi anni c’è stata anche la pandemia con 150 mila morti e con una serie di appalti sotto inchiesta per più di un miliardo di euro, vorrei che ci fosse anche un articolo ogni cento su Open su perché non vogliono fare una commissione di inchiesta sugli appalti covid”.

Poi Renzi ha spttolineato. “i pm hanno tenuto “un atteggiamento populista. Siccome non hanno trovato niente fanno la pesca a strascico, che è un atto gravissimo. Non basta invadere il terreno della politica, ma serve anche una invasione di campo nella sfera personale, quindi i pm fiorentini vanno a prendere telefonini e computer a 40 non indagati, ma che hanno dato soldi alla Leopolda. Chiederò di parlare a tutte le udienze”.

L’acquisizione del sui  conto corrente a detta di Renzi “corrisponde al desiderio di andare a capire il rilievo penale di un conto corrente”, oppure “semplicemente quello di fare un’operazione politica che in termine tecnico si chiama sputtanamento mediatico?” “A voi capire se si è trattato di un atto finalizzato a prendere le carte e utilizzarle in un procedimento – ha detto, rivolto alla platea – o semplicemente per giocare la parte mediatica”. Secondo Renzi infatti “questo processo è un processo mediatico”, così “non si parla di Venezuela, non si parla di mascherine”.

“Io non mi sento assediato, ma il direttore della rivista di Magistratura Democratica ha scritto che intorno a Renzi va stretto un ‘cordone sanitario’: intorno a un senatore non si stringono cordoni sanitari, ma se uno lo fa su una rivista di una corrente della magistratura è una cosa enorme” ha concluso  Renzi. “Quando saremo giudicati – ha proseguito – potremo chiedere se il magistrato appartiene a Magistratura Democratica? Potrà venirmi il dubbio che sto in un cordone sanitario? Per essere chiari: in questo cordone sanitario ci stiamo larghissimi, guardate quanti siamo, e come siamo felici, tranquilli e sorridenti, ma vi sembra normale che si possa dire questo per me? Politicamente non è giusto”.

Leopolda, Nardella: sono per dialogo, non facciamo guerre con Iv

E’ in corso il secondo giorno della Leopolda, la kermesse fiorentina di Italia Viva.  “Alle 18.30 – annuncia Renzi – vi racconto di Open: senza polemiche, ma per fare finalmente chiarezza sullo scandalo di un processo politico alla politica”.

“Faccio parte del Pd e sono fiero di farne parte, è un partito diverso da Italia Viva, ma il fatto che siamo in partiti diversi non significa che dobbiamo farci la guerra”. Lo ha affermato Dario Nardella, sindaco di Firenze, parlando a margine dei lavori di Leopolda 11. “Io sono per il dialogo – ha proseguito -, ieri ero con Luigi Di Maio a una iniziativa, oggi sono qui. Io credo che il nostro compito sia quello di unire le persone: a dividere sono tutti bravi, è pure troppo facile. La cosa difficile è unire, essere promotori di dialogo. Io mi trovo molto più a mio agio a dialogare invece che a cercare i punti di divisione: questo vale sia per il Movimento 5 Stelle sia per Italia Viva, che peraltro sono tutti nello stesso governo insieme a noi a sostenere Draghi”.

“Le elezioni anticipate in questo paese sarebbero davvero drammatiche: lo dico a prescindere da giudizi prettamente politici o di convenienza” ha poi detto  Nardella. “Penso di interpretare il sentimento di tanti sindaci, noi abbiamo bisogno che l’Italia vada avanti”, ha aggiunto, osservando che ci sta guardando tutta l’Europa, che ha bisogno dell’Italia, e l’Italia, i sindaci, gli imprenditori italiani, hanno bisogno di stabilità”.

Alla Leopolda nel pomeriggio anche  il sindaco di Milano, Beppe Sala. “Non è un endorsement a Renzi, da uomo libero che sono domani faccio la presentazione di un libro della Boldrini e oggi sono da Renzi” ha affermato. “Credo che chi fa politica deve avere la forza e il coraggio di andare ovunque presentandosi a testa alta e dire le sue cose”, ha aggiunto. In merito alla vicenda Open, Sala ha detto: “So che alle 18:30 Matteo Renzi parlerà, lo ascolterò: dare dei giudizi se no diventa un po’ superficiale. Credo che sia il momento anche di vedere cosa dice Renzi dal suo punto di vista rispetto a queste vicende”. In generale, ha aggiunto, “credo che tutti noi stiamo cercando di capire cosa Renzi voglia fare nel futuro, se voglia essere centrale nello scenario politico oppure no. Il fatto di essere qua però significa che comunque certamente vuole contare”.

“Non credo molto al tema del partito di centro” ha poi aggiunto Sala. “Io credo a un’interpretazione in modo moderato – ha aggiunto – di tematiche radicali. Oggi le tematiche sono radicali: le questioni ambientali, di diritti, di equità sociale. Dipende come le interpretiamo. Non sono invece molto caldo sull’idea di un partito di centro”. Secondo Sala “in questo momento la società chiede radicalità nell’interpretazione del futuro della società. Non so cosa voglia dire mettersi al centro. Si può essere moderati, a volte anche conservatori, ma a me questa idea del centro non convince molto, personalmente. Se però qualcuno ritiene che ci sia spazio fa bene a cercare. Oggi è evidente che se il 50% dei cittadini non va a votare probabilmente non va a votare anche perché non ha un partito nel quale rispecchiarsi. Magari invece qualcuno può immaginare che un partito di centro può essere il suo partito: non per me, ripeto”.

Riguardo alla collocazione di Italia Viva, dalla Leopolda  si è espresso Ettore Rosato, presidente di Italia Viva.  “Non so perché mettere etichette, centrodestra, centrosinistra: noi siamo dei riformisti che stanno sui contenuti, quei contenuti che il Pd ha perso”. “Mi dispiace per loro – ha aggiunto -, noi continueremo a portare avanti le ragioni dei riformisti, con toni moderati, ma con contenuti molto precisi e con toni molto decisi”. Secondo Rosato “evidentemente qualcuno non ci vuole” come alleato, “perché se ogni giorno continua a dire che siamo di centrodestra, è perché non ci vuole tra i piedi. Ma li capisco: il Pd, il centrosinistra, li mettiamo di fronte alle loro responsabilità. Quali sono le responsabilità del Pd? Di aver perso il riformismo. Dove c’è questo confronto sui temi riformisti, la discussione su una giustizia garantista, la discussione su un paese che non ha bisogno solo di assistenzialismo e che non può vivere di reddito di cittadinanza? Queste battaglie le facevamo nel Pd, con il Pd. Il Pd le ha perse per strada, noi continuiamo ad averle. Siamo noi che stiamo seguendo la stessa strada, sono loro che hanno cambiato strada”.

 

Leopolda 11 diventa ‘Radio’ e sarà… ‘Contro Corrente’

Firenze, nell’ultima sua newsletter, Matteo Renzi presenta il nuovo logo della prossima ‘Leopolda 11’, e la prima novità, che annuncia il leader di Italia Viva, è quella che in questa edizione, la manifestazione si trasformerà, udite… udite, in una Radio.

“Questo che vedete è il logo della Leopolda 11 – si legge nella newsletter di Renzi – Si parte venerdì sera, 19 novembre, si finisce domenica all’ora di pranzo, 21 novembre. Quest’anno la Stazione Leopolda sarà innanzitutto una stazione radio”.

Altro curioso dettaglio, che ha attirato la mia attenzione, è che in cima alla newsletter compare il banner, “Matteo Renzi, Controcorrente”, che poi è il titolo di un libro di Renzi, mmm… una Radio… Contro Corrente, il tutto suona molto familiare, e mi viene in mente uno degli spot storici più belli di Controradio: “Contro tutti, contro niente… sempre controcorrente!”.

Per di più se andiamo a paragonare il font della scritta Controcorrente e quello dello stesso nome “Matteo Renzi”, con il font del logo Rock Contest di Controradio: scopriamo che sono praticamente identici.

Che cosa vuol dire tutto ciò?… non lo so, probabilmente niente, o forse che qualcuno nello staff della comunicazione, o addirittura lo stesso Renzi conosca bene Controradio, ed abbia usato, parole e grafiche a lui note coscientemente o suggerite dal subconscio?

Ma mi fermo qui, non voglio continuare nel campo minato delle speculazioni, questo sarebbe un buon argomento per il ‘Blurb’. Ah! “By the way”, lunedì 8 novembre riparte il ‘Blurb’, “I’ll see you there”!

Buona giornata! E buona fortuna!

Gimmy Tranquillo

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