Schmidt: “Ciocca capelli di Leonardo? Nessuno ci crede”

“Questa cosa sulla ciocca di capelli è veramente una cosa sciocca: nessun specialista ci crede e tra l’altro è estremamente improbabile che una ciocca di Leonardo potesse essere ritrovata in una collezione privata americana”. Lo ha detto il direttore degli Uffizi Eike Schmidt alla presentazione dell’annullo filatelico di Poste Italiane di quattro nuovi francobolli nell’anniversario dei 500 anni della morte di Leonardo.

“La tradizione di collezionare ciocche di capelli di famosi personaggi oppure dei propri cari risale al Romanticismo, all’800.Sarebbe stato fuori epoca per il Rinascimento,” ha aggiunto Schmidt.

“Solo per i santi martiri, nemmeno i beati – continua il direttore degli Uffizi – si tenevano parti del corpo ma sicuramente non per grandi scienziati e grandi artisti. Di Beethoven abbiamo ciocche che potrebbero essere di centinaia di migliaia di musicisti, di persone coi capelli grigi, proprio perché c’era questa ‘cioccomania’ nell”800″. E conclude: “Non lasciamoci troppo prendere dall’entusiasmo per Leonardo: questa cosa non vale nemmeno la pena di essere analizzata nel dettaglio.”

Nel frattempo, la ciocca di capelli, che potrebbe essere appartenuta a Leonardo, è stata mostrata a Vinci (Firenze) dallo studioso Alessandro Vezzosi in concomitanza con l’apertura di due musei nella cittadina e con l’anniversario dei 500 anni dalla morte. La ‘reliquia’ mai vista in pubblico finora, ha spiegato Vezzosi, fu acquistata nel 1925 dal collezionista americano Harold K. Shigley. I capelli, una ventina di fili probabilmente biondi, furono ritrovati ad Amboise.

“Nel 1863 – ha spiegato Vezzosi – lo scrittore e ispettore dei musei Arsene Houssaye ebbe l’incarico di scoprire la tomba di Leonardo da Vinci e, una volta acquisito il feretro, trattenne per sé due reliquie: un anello e questa ciocca di capelli”. Nel 2016 un altro collezionista americano, che nel 1985 era venuto in possesso dei capelli, contattò il Museo Ideale di Vinci e adesso sono esposti nella mostra ‘Leonardo Vive’. L’obiettivo, è stato spiegato in una conferenza stampa, sarà di confrontare il Dna dei capelli con quello di discendenti di Leonardo da Vinci.

Tra i particolari emersi nella conferenza stampa organizzata a Vinci, risulta che Arsène Houssaye, l’ispettore dei musei che nel 1863 fu incaricato da una commissione imperiale di ricercare la tomba di Leonardo da Vinci tra le rovine del castello di Amboise, riuscì a ritrovarla tramite i alcuni frammenti lapidei di un’iscrizione riconducibile al nome di ‘Leonardus Vinci’. Secondo Alessandro Vezzosi, direttore del Museo Ideale di Vinci, i frammenti “furono ricomposti nella tomba della Cappella di Saint Hubert del Castello Reale di Amboise”.

“I documenti in nostro possesso – aggiunge sempre Vezzosi – attestano che Houssaye trattenne per sé due reliquie. Infatti, nel 1925, l’americano Harold K. Shigley acquistò a Parigi dal suo pronipote una ciocca di capelli di Leonardo e un anello di bronzo trovato nella tomba”. Anche l’anello, come la ciocca di capelli, è esposto nell’ambito della mostra ‘Leonardo Vive’. “Grazie al confronto con i risultati degli esami scientifici del Dna dei discendenti viventi del fratello di Leonardo, Domenico, e di alcune sepolture di famiglia – spiega la co-curatrice della mostra, Agnese Sabato – si potranno fare fondamentali verifiche come, per esempio, sequenziare il Dna di Leonardo e fare chiarezza sui resti contenuti nella tomba di Amboise.

Queste le parole del direttore degli Uffizi Eike Schmidt:

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Andrea del Verrocchio a Palazzo Strozzi

“Verrocchio maestro di Leonardo” è una mostra che racconta un mezzo secolo epico. Perchè vide tanta grande arte e per il passaggio di testimone tra generazioni di artisti, uno più bravo dell’altro.

Andrea del Verrocchio fu allievo di Donatello e di Desiderio da Settignano. E a sua volta fu il maestro di Leonardo. Ma non solo suo. Formò tutta una schiera di artisti. Che avrebbero poi formato altri maestri. Gente come Michelangelo e Raffaello… e in questa catena di trasmissioni del sapere sta parte della grandezza e dell’unicità di Firenze.

Come dimostra bene questa mostra curata da Francesco Caglioti e Andrea De Marchi per celebrare i 500 anni della morte di Leonardo. Sin dalla prima sala, che rimarrà memorabile. Una sala da svenimento. Non solo per gli storici dell’arte, per i quali finora era stato solo un sogno poter vedere insieme i busti femminili qui raccolti. Ma di chiunque abbia occhi per vedere.

Tre busti femminili dove il marmo si fa carne. Carne viva, che sembra palpitare.

Da questa partenza in poi, in tutta la mostra la scultura si alterna ai disegni e ai quadri. Pezzi meravigliosi. Tanta bellezza riunita tutta insieme è raro poterla vedere. L’insieme è una vera gioia per gli occhi.

Andrea del Verrocchio sapeva fare tutto. Sapeva scolpire il marmo da dio, e sapeva fondere in bronzo – tecnica complicatissima – con la stessa maestria. Sapeva modellare in creta.

Andrea del Verrochio sapeva dipingere in modo da togliere il fiato, ai suoi contemporanei e anche a noi. Sapeva affrescare, altra tecnica non semplice. E sapeva creare complesse strutture, come la stupenda sepoltura per Piero dei Medici, padre di Lorenzo il Magnifico, che è in San Lorenzo.

Andrea del Verrocchio sapeva inoltre risolvere problemi ingegneristici non da poco: è sua la “palla” dorata che corona il cupolone. Una “palla” enorme, che deve essere stata una vera impresa issare in cima alla cupola del Brunelleschi.

Andrea del Verrocchio sapeva disegnare. Questa mostra raccoglie disegni stupendi. Uno più bello dell’altro. Fra i disegni di panneggi suoi e quelli di Leonardo sembra di stare in paradiso.

La mostra si conclude con il botto. Perche’ nell’ultima sala, coup de theatre! C’è una madonnina in terracotta che potrebbe anche essere, forse, chissà, l’unica scultura oggi nota di Leonardo.

Questo pezzo vive al Victoria and Albert Museum di Londra, dove è data al Rossellino. E se invece…?

 

Margherita Abbozzo (2, fine).

Tutte le fotografie sono mie, a parte l’ultima, che è del disegno del “Panneggio di una figura seduta, vista quasi frontalmente”, 1475-1480 circa, del Musée du Louvre, foto @RMN-Grand Palais (musée du Louvre)/Michel Urtado.

Info pratiche per visitare la mostra qui.

Campi Bisenzio, ‘Leonardo’: sciopero e presidio il 12 dicembre

Sciopero e presidio ai cancelli dei lavoratori di Leonardo (ex Finmeccanica) dello stabilimento di Campi Bisenzio (Firenze) mercoledì 12 dicembre dalle 7.45 alle 10.

“Chiediamo risposte in merito alle prospettive, agli investimenti industriali e ai nuovi assetti organizzativi annunciati pubblicamente. In questa situazione di completa incertezza sul piano industriale e di mancanza di comunicazione delle scelte strategiche, il sito di Campi Bisenzio (Firenze), per la sua frammentazione divisionale, rischia di essere tra i più penalizzati”, dicono Cgil, Cisl e Uil.

“È necessaria una maggiore centralità dello stabilimento campigiano all’interno del gruppo e maggiori investimenti su prodotti e risorse. Lo stabilimento è caratterizzato da più linee di business (Elettrottica, Comunicazioni Professionali, Strumenti Satellitari) che, con l’attuale organizzazione del lavoro, non fanno sinergia e dipendono da programmi di responsabilità di altri stabilimenti – proseguono i sindacati -.”

“I successi, anche recenti, dei prodotti progettati e realizzati nello stabilimento sono la dimostrazione dell’antico saper fare della manifattura fiorentina – aggiungono -, capace di coniugare importanti competenze intellettuali a quelle manuali, come ad esempio i sensori di assetto che hanno portato la sonda della Nasa ‘Insight’ su Marte. Una realtà da valorizzare che deve essere messa nelle condizioni di lavorare al meglio. È giunto il momento di nuovi e sostanziosi investimenti”, concludono i sindacati.

Uffizi: una nuova sala per Michelangelo e Raffaello

Un nuovo allestimento con undici capolavori che sottolineano gli scambi tra Raffaello e Michelangelo, che dal 1504 al 1508 erano contemporaneamente a Firenze. Al Tondo Doni di Michelangelo si affiancano i due ritratti di Maddalena e Agnolo Doni di Raffaello, giunti dalla Galleria di Palazzo Pitti. Oggi la presentazione alla stampa e al pubblico.

Il celebre Tondo Doni di Michelangelo Buonarroti al centro di una enorme parete ”oblò”, messo in compagnia di un’altra superstar dell’arte, la Madonna del Cardellino di Raffaello: sono i protagonisti della nuova sala dedicata ai due grandi artisti al secondo piano degli Uffizi.

Nello spazio, con pareti di colore grigio morbido per esaltare la vividezza dei colori delle opere, spiccano altri capolavori di Raffaello: i ritratti di Guidobaldo da Montefeltro ed Elisabetta Gonzaga, quelli di Angelo e Maddalena Doni, e il San Giovannino le cui forme scultoree fanno da ”specchio” al Tondo Doni. Ci sono anche tre opere di Fra Bartolomeo, la grande Visione di San Bernardo, Porzia, ed il piccolo dittico dell’Annunciazione, ed una marmorea testa ellenistica, l’Alessandro morente, molto famosa nel Rinascimento.

“Abbiamo concentrato 11 vere e proprie bombe della storia dell’arte in questa nuova sala – spiega  il direttore degli Uffizi Eike Schmidt – sono tutti capolavori, che abbiamo tolto da punti della galleria dove, per varie ragioni, non avevano la visibilità che meritavano affinché insieme, con la loro incredibile forza espressiva, potessero simboleggiare e celebrare la gloria del primo decennio del ‘500. Allora, Firenze era capitale artistica, culturale scientifica di tutto il mondo: in pratica, insieme la Soho, la Montmartre, la Silicon Valley
dell’Occidente di allora”.

Schmidt ha poi annunciato una nuova sala per Leonardo al secondo piano, accanto a quella di Michelangelo e Raffaello: aprirà i battenti il 9 luglio. “L’Adorazione dei Magi, l’Annunciazione e il Battesimo cambieranno ”casa”, si sposteranno dal primo piano, dove la loro grandezza risultava in qualche modo solitaria, per trasferirsi al secondo, accanto al
nuovo spazio che abbiamo dato ad altri due grandissimi del Rinascimento”. L’obiettivo, ha detto Schmidt, è di “ricreare con questi accostamenti quel momento magico del Rinascimento, nel primissimo scorcio del ”500, in cui Leonardo, Raffaello, Michelangelo si trovavano tutti e tre a Firenze”.

Eike Schmidt ai microfoni di Chiara Brilli

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