Fatture false e bancarotta: Procura chiede processo per genitori Renzi

La procura di Firenze ha chiesto il processo per Tiziano Renzi e Laura Bovoli, genitori dell’ex premier e leader di Iv Matteo Renzi. Al centro dell’inchiesta, il fallimento delle cooperative ‘Delivery Service Italia’, ‘Europe Service’ e ‘Marmodiv’ che conta una ventina di indagati.

Bancarotta fraudolenta e emissione di fatture false, questi i reati ipotizzati a vario titolo dalla Procura di Firenze. L’udienza preliminare, come riporta il ‘Fatto Quotidiano’, ci sarà il 9 giugno. Per questa inchiesta i genitori di Renzi furono arrestati un anno fa.

“La richiesta era ampiamente scontata trattandosi della questione per la quale i coniugi Renzi sono stati arrestati, provvedimento poi annullato dal tribunale del riesame”. Così i difensori di Tiziano Renzi e Laura Bovoli, avvocati Federico Bagattini e Lorenzo Pellegrini, commentano la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla procura per i loro assistiti.

“Nel merito – aggiungono gli avvocati – siamo assolutamente convinti che in sede processuale dimostreremo come non vi sia alcun nesso tra il fallimento della cooperativa Marmodiv e l’attività dei Renzi, che erano clienti e non amministratori della medesima. Attendiamo con tranquillità che dopo oltre un anno di show mediatico si possa celebrare il processo nelle aule di giustizia e non altrove”.

Secondo quanto appreso, sono 18 le persone per le quali la procura ha chiesto il rinvio a giudizio. Oltre a Tiziano Renzi e Laura Bovoli, 16 tra legali rappresentanti delle cooperative coinvolte nell’inchiesta, componenti dei cda e imprenditori. Il pm Luca Turco ha inoltre chiesto l’archiviazione per un altro indagato, l’avvocato Luca Mirco, dopo averlo sentito in interrogatorio. L’inchiesta ha preso in esame la gestione di cooperative di servizi, dedite in particolare al volantinaggio e alla distribuzione di materiale pubblicitario. La procura di Firenze ritiene che Tiziano Renzi e Laura Bovoli siano amministratori di fatto delle cooperative indagate, tramite persone di fiducia o comunque condizionando le decisioni prese all’interno delle stesse società.

L’audio di Lorenzo Braccini

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Chiusa inchiesta bancarotta genitori Renzi, 19 indagati

La procura di Firenze ha chiuso le indagini per bancarotta fraudolenta ed emissione di fatture false in cui sono stati indagati anche Tiziano Renzi e Laura Bovoli, genitori dell’ex premier Matteo Renzi, leader di Italia Viva, insieme a imprenditori e amministratori delle cooperative Delivery Service Italia, Europe Service e Marmodiv. Per questa inchiesta, che conta 19 indagati, Tiziano Renzi e Laura Bovoli il febbraio scorso vennero arrestati e per un periodo stettero ai domiciliari.

La procura di Firenze sta notificando in queste ore l’avviso di conclusione delle indagini agli indagati, che hanno la facoltà di chiedere di farsi interrogare dai pm, dopodiché, nel giro di alcune settimane la procura di Firenze potrà formulare la richiesta di rinvio a giudizio. Tra i 19 indagati figura anche l’imprenditore ligure Mariano Massone che, sempre a febbraio, fu arrestato anche lui ai domiciliari contestualmente ai genitori di Matteo Renzi.
L’inchiesta ha preso in esame la gestione di cooperative di servizi, dedite in particolare al volantinaggio e alla distribuzione di materiale pubblicitario. La procura di Firenze ha ritenuto che Tiziano Renzi e Laura Bovoli fossero amministratori di fatto delle cooperative indagate, tramite persone di fiducia o comunque condizionando le decisioni prese all’interno delle stesse società.

In particolare, per quanto riguarda la cooperativa Marmodiv, l’ultima a essere dichiarata fallita con sentenza del tribunale di Firenze il 20 marzo 2019, Tiziano Renzi e Laura Bovoli, ritenuti amministratori di fatto, per la procura avrebbero contribuito a cagionare il dissesto della società facendo figurare, nel bilancio di esercizio 2017 presentato all’assemblea dei soci nel giugno 2018, crediti per fatture da emettere, in realtà inesistenti, per un importo di oltre 370mila euro, in modo da mascherare le perdite. Per questo, oltre ai genitori dell’ex premier, sono indagati il presidente del cda Marmodiv Giuseppe Mincuzzi e Daniele Giorgio, amministratore di fatto della coop dal 15 marzo 2018.

Sempre in base a quanto accertato dalla procura, durante la procedura pre-fallimentare Tiziano Renzi, con l’aiuto di Mariano Massone e Giuseppe Mincuzzi, avrebbe stipulato un contratto di cessione di ramo d’azienda della Marmodiv alla società Dmp Italia – il cui titolare Massimiliano Di Palma figura tra gli indagati – al quale però non fu mai dato seguito, ritardando in questo modo la dichiarazione di fallimento della società.

Sempre secondo quanto emerso, sarebbero decine le fatture per operazioni inesistenti emesse nei confronti della Marmodiv al fine di far figurare costi fittizi e permettere alla cooperativa di evadere le imposte sui redditi e sul valore aggiunto. La stessa Marmodiv inoltre sarebbe stata impiegata per emettere fatture per operazioni in parte inesistenti nei confronti della Eventi 6, società riconducibile alla famiglia Renzi.

“La conclusione delle indagini, oggi notificata alla difesa, era un atto ampiamente atteso”, dichiarano in una nota i difensori di Tiziano Renzi e Laura Bovoli, gli avvocati Federico Bagattini e Lorenzo Pellegrini. “L’avviso infatti riguarda il procedimento rispetto al quale la procura fiorentina a suo tempo aveva chiesto gli arresti domiciliari, misura poi annullata dall’ordinanza del tribunale del riesame lo scorso marzo. Vale la pena di evidenziare, infatti – sottolineano gli avvocati – che il fallimento non riguarda una società dei Renzi ma una cooperativa esterna per la quale la procura ipotizza, per periodi circoscritti, una ingerenza nella gestione: ipotesi totalmente infondata”.

Fatture false: condannati a 1 anno e 9 mesi i genitori Renzi

I genitori di Matteo Renzi, Tiziano Renzi e Laura Bovoli, sono stati condannati per due fatture false dal tribunale di Firenze a 1 anno e 9 mesi a testa, con la sospensione condizionale della pena, e il loro co-imputato, il re degli outlet Luigi Dagostino, a 2 anni.

Per i coniugi Renzi è la prima condanna subita nelle loro varie vicissitudini giudiziarie ma, come ha commentato a caldo Tiziano, “ho il dovere di credere nella giustizia italiana, oggi più che mai. E continuo a farlo anche se con grande amarezza”. Poi su Fb Renzi senior ha ringraziato chi gli manifestava vicinanza. I suoi difensori hanno annunciato ricorso in appello: le prestazioni furono fatte e pagate, dicono. E se Ettore Rosato, di Italia Viva, invita ad aspettare “le sentenze definitive, quelle della Cassazione”, Matteo Salvini afferma: “Non commento le condanne altrui, ma sono contento che i miei genitori siano pensionati, tranquilli, che si dedichino ai nipoti e siano incensurati. Però – ha aggiunto – non faccio battaglia politica sulle condanne dei parenti”. Come i coniugi Renzi anche Luigi Dagostino farà appello.

Diversamente dai genitori dell’ex premier, l’imprenditore ha seguito le udienze in aula e ha ascoltato la sentenza di persona ma dopo non ha voluto commentare. Resta però rilevante la sua deposizione quando ha ricordato, come emerso pure da intercettazioni, che pativa “sudditanza psicologica” e che non riteneva opportuno discutere con Tiziano Renzi, padre del premier, uno sconto sugli importi. Dunque, il giudice Fabio Gugliotta nella sentenza – tra 90 giorni le motivazioni – mostra la sua convinzione che all’ombra dell’outlet The Mall di Reggello (Firenze), meta del turismo del lusso, specie orientale (tanti giapponesi), si sia consumato un reato tipico di impresa: l’emissione di fatture false per giustificare passaggio di denaro. All’apparenza reato fatto per evadere il fisco, come di solito, ma il pm Christine von Borries ha fatto capire di non escludere fini extra-tributari.

Nel processo sono state trattate due fatture: una da 20.000 euro, l’altra da 140.000. Le hanno emesse nel 2015 società riferibili ai Renzi, Party e Eventi 6 e sono state pagate dalla Tramor amministrata da Dagostino fino al giugno 2015, poi passata alla holding del lusso Kering. Il pm von Borries è convinta che le prestazioni delle fatture non siano mai state fatte. Sono una consulenza per un’area ristorazione e un’altra per portare turisti asiatici a The Mall.

La Gdf non ha trovato né lettere di incarico né elaborati nelle perquisizioni. E anche i testi non hanno dato riscontri in tal senso. Il giudice ha creduto alla tesi dell’accusa. Nella requisitoria il pm Christine von Borries ha ricordato, come elemento di prova, l’intensità del rapporto di conoscenza fra Tiziano Renzi e Luigi Dagostino, avvalorato dai contatti mail – anche con la moglie Laura Bovoli – ma soprattutto numerosi incontri avvenuti, in particolare, fra il giugno e il novembre 2015, a Firenze, a Roma e in Puglia. Le date per il pm sono importanti, soprattutto da giugno 2015 in poi, perché vicine ai pagamenti delle due fatture. In questo punto della requisitoria, il pm ha ricordato l’incontro a Palazzo Chigi del 17 giugno 2015 tra Luca Lotti, il magistrato Antonio Savasta e Ruggiero Sfrecola. Un incontro procurato da Luigi Dagostino, avvenuto nell’ufficio di Lotti e durato una quarantina di minuti, nello stesso giorno del pagamento della fattura da 20.000 euro.

Per le ricostruzioni investigative a Dagostino – peraltro indagato all’epoca, a Trani, dal pm Savasta in un giro di fatture false – sarebbe stato chiesto di combinare l’appuntamento proprio per la sua risaputa conoscenza con Tiziano Renzi, padre del premier. Per le difese solo “una coincidenza suggestiva”, “completamente estranea al processo” sulle fatture false all’outlet. Ad ogni modo le difese, riguardo alla condanna, puntano sull’appello facendo rilevare, come dice l’avvocato Federico Bagattini, difensore di Tiziano Renzi, che “il giudice ha applicato il minimo della pena ritenendo il fatto contestato non grave”. Anche il legale di Luigi Dagostino, avvocato Alessandro Traversi, aspetta l’appello: “E’ stata pronunciata una condanna per operazioni inesistenti che, invece, ci sono state e sono state pagate. Noi, comunque, contiamo di avere in appello un’assoluzione con formula più ampia che ritengo essere la cosa giusta”. Dagostino è stato condannato anche per truffa aggravata per aver sollecitato alla nuova dirigenza Tramor il pagamento della fattura da 140.000 euro.

Bancarotta, al via a gennaio processo a madre Renzi a Cuneo

Inizierà il 15 gennaio, a Cuneo, il processo nei confronti di Laura Bovoli: la madre dell’ex premier Matteo Renzi, assente all’udienza filtro di oggi, è accusata di bancarotta fraudolenta e emissione di fatture false per operazioni inesistenti per i rapporti che la società di famiglia, la Eventi 6 di Rignano sull’Arno, intratteneva con una società cuneese di volantinaggio, la Direkta, fallita nel 2014.

La madre di Matteo Renzi, assistita dall’avvocato Federico Bagattini, sarà sentita nel corso del processo. Secondo la Procura di Cuneo, Bovoli e gli altri cinque imputati avrebbero commesso irregolarità su alcune note di credito; la Direkta srl avrebbe approfittato di fatture false e note fittizie per far quadrare i conti e il bilancio.

L’inchiesta, nata da alcuni accertamenti dell’Inps, che è parte lesa, è stata condotta dalla guardia di finanza di Cuneo. Ci sono agli atti note di credito del valore di decine di migliaia di euro emesse dalla società cuneese che, prima di fallire, avrebbe operato come subappaltante della Eventi6, restituendo una percentuale al committente. Il processo deve stabilire se si trattò di bancarotta o di un normale fallimento.

Fatture false, sentenza prevista il 7 ottobre

È prevista per il 7 ottobre prossimo la sentenza del processo per emissione di fatture false che vede imputati a Firenze i coniugi Tiziano Renzi e Laura Bovoli e l’imprenditore Luigi D’Agostino.

Lo ha annunciato nel corso dell’udienza del processo per presunte fatture false di questa mattina, durante la quale si è conclusa la fase istruttoria, il giudice Fabio Gugliotta. Il 7 ottobre sono previste la requisitoria della pm Christine Von Borries, che parlerà per circa un’ora, e gli interventi dei difensori e delle parti civili, al termine dei quali è prevista la camera di consiglio.

I coniugi Tiziano Renzi e Laura Bovoli, tramite i loro legali, hanno depositato ciascuno dichiarazioni spontanee scritte al processo di stamani. Nessuno dei due questa mattina era presente in aula. In queste dichiarazioni, ha spiegato uno degli avvocati della coppia, Federico Bagattini, “i coniugi Renzi hanno sostenuto quello che i loro difensori hanno già anticipato, e cioè che le due fatture sono assolutamente vere, relative a prestazioni effettivamente eseguite, e che tutte le tasse e le imposte relative a questa fatturazione sono state regolarmente versate”.

In un passaggio della memoria, Tiziano Renzi afferma: “Ho sempre lavorato: non ho avuto bisogno di avere il figlio premier per lavorare”, “ho sempre lavorato e dato lavoro. Chi dice il contrario mente”. “Non c’è nessuna fattura falsa solo tante tasse vere – si difende – tutte pagate fino all’ultimo centesimo: questo è ‘oggettivamente esistente'”. L’uomo continua scrivendo “mi indigno quando sento parlare di evasione, di lavoro nero, di assurdità che non mi hanno mai riguardato” e, “quando mio figlio è diventato presidente della Provincia nel 2004 la prima conseguenza è stata abbandonare tutti i rapporti con società partecipate di enti pubblici, a cominciare da quello con la Centrale del Latte di Firenze”.  “Se è un reato chiamarsi Renzi, allora sono colpevole, non c’è bisogno nemmeno di celebrare un processo. Giudicatemi, invece, per le prestazioni che ho svolto e per le tasse che ho pagato, non per il nome che porto”, aggiunge, “sentirsi accusato di falsa fatturazione per chi ha sempre pagato tutte le tasse fino all’ultimo centesimo è avvilente”.

“Mi scuso per non essere in aula. Ho quasi 70 anni e non ho mai avuto nessun problema con la giustizia fino agli ultimi 12 mesi dove sono passata da cittadina irreprensibile a criminale incallita, da nonna premurosa a lady truffa, per quello che vedono i miei nipoti sui social network”. Lo dichiara Laura Bovoli, nelle memorie scritte presentate come dichiarazioni spontanee nel processo.

“Non reggo l’emozione. E non mi va di piangere in pubblico – aggiunge Bovoli -. Quello che è certo è che non truffato nessuno, ho sempre pagato tutte le tasse e ho seguito le stesse procedure che hanno consentito di lavorare per 35 anni senza nessun problema e creando qualche posto di lavoro”. “Io non sono una lady truffa – ribadisce -. Spero che la giustizia possa appurarlo e spero soprattutto che i miei nipoti possano vedere riconosciuta la verità”. “Sono una nonna di dieci ragazzi e bambini – si legge ancora nel documento depositato oggi dai suoi legali – e ho vissuto con dolore il modo nel quale i media hanno descritto la mia vita”.

L’imprenditore Luigi D’Agostino questa mattina ha rilasciato dichiarazioni spontanee al processo: “Quando ho visto l’importo delle fatture sono rimasto perplesso, ma i coniugi Renzi erano i genitori del Presidente del Consiglio, ho subito la sudditanza psicologica e ho ritenuto di non contestare le fatture. Dopo questo fatto non ho più avuto rapporti di lavoro con Tiziano Renzi”. “Non ho fatto nessuna fattura falsa – ha aggiunto – e non ho truffato nessuno”. Al termine dell’udienza D’Agostino si è fermato a parlare con alcuni cronisti: “In quel periodo parliamo di una delle persone più potenti d’Italia, per cui non è che mi metto a discutere con il padre del Presidente del Consiglio” ha affermato ancora, facendo riferimento a quanto dichiarato in aula.

D’Agostino è accusato tra l’altro di truffa, per aver attestato la veridicità di una delle due presunte fatture false – quella da 140.000 euro – con Remi’ Leonforte, che gli era succeduto nell’incarico di amministratore della Tramor srl, la società che aveva commissionato gli studi di fattibilità alle imprese riconducibili ai Renzi e che poi fu acquistata dalla Kering. D’Agostino ha spiegato che la Kering non avrebbe subito alcun danno poiché avrebbe acquistato la Tramor per un prezzo iniziale di 27 milioni di euro, dal quale però furono sottratti circa 4 milioni, relativi alle voci passive del bilancio della srl, tra cui appunto figurerebbero anche le fatture oggetto dell’inchiesta.

Quanto alle dichiarazioni dell’imprenditore Luigi D’Agostino, parlando coi giornalisti Bagattini ha precisato che “se le avesse ritenute esose avrebbe dovuto non pagarle”. Tuttavia, ha precisato ancora Bagattini, “se le ha considerate esose vuol dire che la prestazione c’era”.

E’ di una settimana fa la notizia che Tiziano Renzi e Laura Bovoli hanno rinunciato a essere esaminati dalle parti.

Fatture false, coniugi Renzi rinunciano a essere esaminati

I coniugi Renzi Tiziano e Laura Bovoli hanno rinunciato a essere esaminati dalle parti nel processo per fatture false che li vede imputati a Firenze insieme all’imprenditore Luigi D’ Agostino. Questa mattina non si sono presentati all’udienza nella quale era previsto che fossero ascoltati. Non è escluso che i genitori dell’ex premier Matteo Renzi possano rilasciare in seguito dichiarazioni spontanee.

Anche l’imprenditore Luigi D’Agostino, oltre ai coniugi Renzi, che è presente in aula, ha rinunciato a essere sentito come imputato. “Abbiamo deciso di soprassedere – ha spiegato il suo legale, avvocato Alessandro Traversi al giudice Fabio Gigliotti – salvo dichiarazioni spontanee”.

I coniugi Renzi rilasceranno dichiarazioni spontanee nel corso della prossima udienza, fissata per il 15 luglio, del processo per fatture false che li vede imputati a Firenze. Lo ha spiegato l’avvocato Federico Bagattini, componente del collegio difensivo. Secondo quanto appreso, è molto probabile che Tiziano Renzi e Laura Bovoli decidano di non presentarsi in aula, rilasciando dichiarazioni scritte.

“Il collegio difensivo ha ritenuto di poter rinunciare all’esame” di Tiziano Renzi e Laura Bovoli, “perché l’istruttoria dibattimentale ha già offerto il massimo degli argomenti difensivi”. Così l’avvocato Federico Bagattini, parlando con alcuni cronisti fuori dall’aula del palazzo di giustizia di Firenze dove è in corso il processo per fatture false che vede imputati i genitori dell’ex premier e l’imprenditore Luigi D’ Agostino. “In particolare – ha precisato Bagattini – sono stati gli stessi ufficiali di polizia giudiziaria della guardia di finanza che hanno ammesso e riconosciuto che l’emissione delle fatture oggetto del processo non determinò alcun danno erariale, questo è quanto basta a nostro avviso per escludere la sussistenza di qualsiasi reato fiscale”

Le due fatture oggetto del processo che vede imputati a Firenze Tiziano Renzi e Laura Bovoli, secondo l’accusa emesse per operazioni in esistenti, furono regolarmente contabilizzate e non provocarono alcun danno all’Erario. Lo ha affermato oggi in aula un consulente tecnico citato dalla difesa, il commercialista Francesco Mancini, rispondendo alle domande di uno dei legali di Laura Bovoli, avvocato Francesco Pistolesi. In base a quanto riferito dal commercialista, le fatture emesse dalle società dei Renzi Eventi 6 srl e Party srl furono regolarmente registrate nella contabilità delle due aziende, sia nel ‘libro Iva’, ai fini del pagamento dell’imposta sul valore aggiunto, che nel ‘libro giornale’, ai fini del pagamento delle imposte dirette. Le fatture furono emesse verso la Tramor, che ritenendole false si è costituita parte civile nel processo, facendole anche cancellare dalla denuncia dei redditi. Per i legali dei Renzi tuttavia, la società non avrebbe annullato le fatture, limitandosi in via cautelativa a considerarne i relativi costi non come inesistenti ma come indeducibili.

Tutti gli imputati stamani hanno rinunciato a essere esaminati dalle parti. Il giudice Fabio Gugliotta, su richiesta della pm Christine Von Borries, ha acquisito agli atti il verbale di un interrogatorio reso da D’ Agostino nella fase preliminare di un altro procedimento penale, da uno stralcio del quale è nato il procedimento che ha portato al processo per fatture false che vede imputati anche i coniugi Renzi. Intanto nell’udienza di oggi, tra i testimoni citati dalla difesa e esaminati è figurato anche Stefano Bovoli, fratello di Laura Bovoli, sentito in merito ad una consulenza di marketing fornita alla Eventi 6 per la promozione dell’outlet The Mall.

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