ISS: “Dopo 7 mesi vaccini mRna restano altamente efficaci”

Roma, dal quarto Report dell’Istituto superiore della Sanità (ISS) e del Ministero della Salute, che monitora mese per mese la durata dell’efficacia degli immunizzanti e ha esaminato i dati di oltre 29 milioni di persone emerge che dopo 7 mesi vaccini mRna resterebbero altamente efficaci.

Secono il rapporto ISS i vaccini anti-Covid a mRna manterrebbero una elevata protezione dal contagio (all’89%) nella popolazione generale dopo sette mesi dalla somministrazione. Protezione che resta alta anche contro il ricovero e il decesso, cioè pari al 96% e al 99%, a sei mesi dalla seconda dose.

L’analisi rileva invece una lieve diminuzione nella protezione dall’infezione (sintomatica o asintomatica) in alcuni gruppi specifici, come negli immuno-compromessi e nei fragili. E proprio in vista di una terza dose per queste ultime due categorie di individui, la commissione Ue sta valutando ‘se e come aggiornare’ il Green Pass europeo.

Al momento – ha sottolineato il portavoce – il Green Pass europeo non prevede “una scadenza” per la seconda dose ma solo per chi è guarito dal Covid (sei mesi). E il trattamento regolatorio della terza dose “non è chiarito”, dato che la legge “è stata redatta molto prima” del dibattito sull’utilizzo della cosiddetta dose booster. La commissione – è stato aggiunto – sta “seguendo gli sviluppi per fornire tutti gli aggiornamenti necessari”.

Nel mentre i numeri dell’epidemia in Italia si mantengono sostanzialmente stabili: secondo i dati di mercoledì 6 ottobre sono risultati positivi al test in 3.235, martedì erano 2.466. Sono invece 39 le vittime in un giorno, in calo rispetto alle 50 di martedì. Eseguiti 301.773 i tamponi molecolari e antigenici, mentre martedì ne erano stati fatti 322.282.

Il tasso di positività è allo 1,07%, in aumento rispetto allo 0,76% del giorno prima. In diminuzione i pazienti ricoverati in terapia intensiva: 415, ossia 18 in meno di martedì nel saldo tra entrate e uscite. Gli ingressi giornalieri sono 24 (ieri 18). I ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono 2.872, 96 meno di i martedì.

Tornando al Report dell’Iss, l’analisi sottolinea che nelle persone immunocompromesse si osserva una riduzione dell’effetto protettivo del vaccino verso l’infezione a partire da 28 giorni dopo la seconda dose. La stima in questo caso – dicono i ricercatori – presenta una variabilità elevata dovuta in parte al ridotto numero di soggetti inclusi in questo gruppo ma anche connessa alla diversità delle patologie che rientrano in questa categoria. Confrontando i dati tra gennaio e giugno 2021, periodo in cui predominava la variante Alfa, con quelli tra luglio e agosto, a prevalenza Delta, emerge una riduzione dell’efficacia contro l’infezione dall’84,8% al 67,1%.

Resta invece alta l’efficacia contro i ricoveri (91,7% contro 88,7%). Del resto, in buona parte gli scienziati continuano a dire che la terza dose almeno per adesso non riguarda l’intera popolazione ma soltanto chi ha bisogno del booster.

A cominciare dall’immunologo dell’Università di Milano e membro del Comitato scientifico Sergio Abrignani, che afferma: “La terza dose non serve che la facciano tutti, adesso. Ora è importante che ai cittadini vengano somministrate la prima e la seconda dose dell’immunizzante”.

Intanto la Svezia ha deciso di frenare con il vaccino di Moderna per chi ha meno di 30 anni per possibili rischi di infiammazione cardiaca. “La miocardite e la pericardite scompaiono spesso da sole, dicono le autorità, senza provocare problemi duraturi, ma i sintomi devono essere valutati da un medico”. E su questo Ema ‘valuterà i dati’.

Covid: Iss, 1 paziente deceduto su 6 aveva deficit cognitivo

Il 15,8% dei decessi legati alla pandemia da Sars-CoV-2 negli ospedali italiani, ovvero circa uno su 6, ha riguardato persone affette da demenza. E proprio questa condizione avrebbe ostacolato la diagnosi tempestiva accelerandone il peggioramento.

Inoltre, queste persone hanno avuto minori possibilità di ricevere farmaci e di avere accesso alla terapia intensiva. A mostrarlo uno studio condotto dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss) in cui viene tracciato l’identikit di questi pazienti, particolarmente vulnerabili al Covid e da proteggere con particolare attenzione. Lo studio pubblicato su Alzheimer’s & Dementia: Diagnosis, Assessment & Disease Monitoring, ha esaminato le cartelle cliniche di 2.621 pazienti deceduti per Covid-19 e, tra questi, ne hanno identificati 415 affetti da demenza. Questi ultimi erano più spesso donne (47,2% contro il 29,6% dei pazienti Covid senza demenza) e più anziani (84,3 contro 77 anni).

A differenza di chi non aveva demenza, mostravano meno frequentemente i sintomi tipici dell’infezione, come dispnea (68,8% rispetto al 74,3%) e tosse (30,9% rispetto al 40,3%). “E’ molto probabile – evidenzia Graziano Onder, direttore del Dipartimento malattie cardiovascolari e dell’invecchiamento dell’Iss – che sia stata proprio la demenza ad influenzare negativamente la sintomatologia” poiché la difficoltà nel segnalare i sintomi “ha ostacolato la tempestiva individuazione dei segni dell’infezione da Sars-CoV-2, con conseguente diagnosi tardiva e comparsa di complicanze gravi che hanno potuto evolvere più rapidamente verso la morte”.

Si tratta inoltre di pazienti che hanno ricevuto in misura minore antivirali tra cui l’idrossiclorochina (41,6% rispetto al 60,6%) e steroidi (31,4% rispetto al 38,4%) e sono stati quasi del tutto esclusi dalle unità di terapia intensiva (4,5% rispetto al 23,2%). “Non stupisce perciò – sottolinea Marco Canevelli, ricercatore presso l’Iss e primo autore dell’indagine – che questi pazienti abbiano anche mostrato un peggioramento clinico più aggressivo, come suggerito dai tempi più brevi tra l’insorgenza clinica, il ricovero ospedaliero e la morte”.

Coronavirus: Toscana, nuovo caso ma tre clinicamente guariti

C’è un nuovo caso positivo in attesa di validazione da parte dell’Iss in Toscana dove si registra anche che tre dei pazienti affetti da Covid-19 sono clinicamente guariti mentre gli altri sono stabili e in miglioramento.

Lo rende noto la Regione Toscana. Il nuovo caso è stato registrato in provincia di Arezzo: è una 42enne, residente a Pergine Valdarno, in sorveglianza attiva domiciliare da ieri sera.

Dagli approfondimenti epidemiologici subito attivati la donna è risultata essere un contatto stretto della paziente fiorentina, sua collega, di 32 anni, recatasi nei giorni scorsi a Milano e ricoverata sabato all’ospedale di Ponte a Niccheri. La 32enne è uno dei tre casi ‘clinicamente guariti’ e da domani sarà a casa in isolamento domiciliare.

Gli altri casi ‘clinicamente guariti’ sono quelli del 49enne informatico di Pescia, trattenuto a scopo precauzionale in ospedale e lo studente 26enne norvegese ricoverato a Ponte a Niccheri. Dal monitoraggio giornaliero risulta che in Toscana ci sono ad oggi 944 persone in isolamento domiciliare.

Intanto salgono a 5 i casi validati dall’Iss tra i complessivi 13 toscani. Oltre all’imprenditore
fiorentino di 63 anni (primissimo caso in Toscana) e all’ informatico 49enne di Pescia, già confermati nei giorni scorsi, stamani è arrivata la risposta dall’Istituto superiore della sanità anche per il 65enne brasiliano vicino di casa dell’imprenditore, per il 44enne, rientrato con positività da Vo’, in isolamento domiciliare senza più febbre a Torre del Lago e per il 26enne norvegese.
Riguardo al nuovo caso, è stata la stessa 42enne – che era in autoisolamento volontario domiciliare da quando aveva appreso della positività della collega – a contattare nella serata di ieri il numero verde della Asl Sud Est per richiedere il tampone: era in stato. Le sue condizioni, spiega la Regione, sono costantemente monitorate e risultano essere discrete.
Permangono stabili, e in alcuni casi in miglioramento, le situazioni degli altri pazienti, presi in carico dal sistema sanitario toscano in questi giorni: tra loro ci sono anche i due coniugi di Codogno, arrivati in auto a Carrara (Massa Carrara) dove possiedono una seconda casa (in sorveglianza attiva al proprio domicilio); il musicista settantenne di Albiano Magra in
Lunigiana che si è recato per un concerto a Codogno, messosi in autoisolamento domiciliare dove si trova tuttora; due calciatori della Pianese, squadra di Piancastagnaio, tra cui un 23enne in isolamento domiciliare e un 22enne ricoverato in ospedale, e un
collaboratore della società, sessantenne e ricoverato al Policlinico Le Scotte di Siena.
Delle 944 persone in isolamento domiciliare (di cui 480 prese in carico attraverso i numeri dedicati, attivati da ciascuna Asl), 251 sono nella Asl Toscana centro (Firenze – Empoli –
Prato – Pistoia), 104 casi in quella nord ovest (Lucca – Massa Carrara – Pisa – Livorno) e 125 casi in quella sud est (Arezzo – Siena – Grosseto).

Coronavirus: Toscana, clinicamente guarito 49enne di Pescia

È clinicamente guarito l’informatico 49enne di Pescia, ricoverato a Pistoia, uno dei primi due casi in Toscana di coronavirus. Lo rende noto la Regione. Riguardo all’altro caso validato dall’Iss, ovvero l’imprenditore 63enne di Firenze, ricoverato lunedì a Ponte a Niccheri, è stabile, non è in terapia intensiva ed è in isolamento come da procedura. Riguardo poi ai due casi sospetti positivi resi noti e in attesa di validazione dall’Iss, sta bene lo studente norvegese di 26 anni, ricoverato a Ponte a Niccheri: le sue condizioni di salute sono buone. Altrettanto lo sono quelle del paziente 65enne, vicino di casa dell’imprenditore fiorentino, ricoverato a Careggi.

Le condizioni di salute dei pazienti presi in carico dalla Asl Toscana centro: l’imprenditore 65enne, ricoverato lunedì scorso a Ponte a Niccheri, è stabile, non è in terapia intensiva ed è in isolamento come da procedura; lo studente nord-europeo di 26 anni, sempre ricoverato a Ponte a Niccheri, sta bene, le sue condizioni di salute sono buone. L’informatico di Pescia, ricoverato a Pistoia, è clinicamente guarito. Le condizioni di salute del paziente sessantenne ricoverato a Careggi sono buone.

E’ giunta intanto da parte dell’Istituto superiore di sanità la conferma della positività dei primi due casi toscani, l’informatico di Pescia e l’imprenditore di Firenze, mentre siamo ancora in attesa di conferma per gli altri due casi.

Secondo quanto spiegato del direttore generale dell’Asl Toscana Centro, Paolo Morello Marchese, il paziente di 49 anni ricoverato a Pistoia “è in fase di dimissione, che avverrà probabilmente già domani”. L’uomo dunque, “completerà a casa il ciclo di 15 giorni di isolamento”.

Coronavirus: Toscana, 2 nuovi casi in attesa di validazione Iss

Due nuovi casi sospetti positivi al nuovo Coronavirus in Toscana. Lo rende noto la Regione spiegando che entrambi in attesa di validazione da parte dell’Istituto superiore di sanità. Sono un calciatore 22enne della provincia di Siena e un 44enne che risiede a Torre del Lago e lavora a Vo Euganeo (Padova), uno dei paesi in Veneto chiuso in seguito all’emergenza Coronavirus.

Il 22enne è di Piancastagnaio (Siena), giocatore della Pianese, sabato scorso ha accusato i primi malesseri in albergo ad Alessandria, spiega una nota, dove si trovava in ritiro con la squadra, con cui il giorno successivo avrebbe dovuto giocare. Non ha giocato perché la mattina la febbre è salita. La squadra è rientrata a Piancastagnaio, mentre lui è rientrato autonomamente a casa. Mercoledì mattina gli è stato fatto il tampone a domicilio, che durante la notte ha dato un primo esito positivo. Dalle prime ore di stamattina è ricoverato all’ospedale delle Scotte, a Siena, in isolamento. È in buone condizioni di salute. Gli stessi malesseri sarebbero stati accusati qualche giorno prima da un secondo giocatore della squadra, che l’azienda sta rintracciando.

Il 44enne che risiede a Torre del Lago lavora a Vo Euganeo, in un birrificio, ora chiuso a seguito delle misure prese dalla Regione Veneto. Vive da solo, ha passato il fine settimana con il figlio, ora in isolamento domiciliare fiduciario. L’uomo ha avuto i primi sintomi lunedì, poi con l’arrivo della febbre alta ha avvisato la Asl, che gli ha fatto il tampone a domicilio, risultato positivo. L’uomo è in isolamento domiciliare fiduciario. È in buone condizioni di salute e non ha necessità di ricovero.

Per entrambi i casi sono in corso accurate indagini epidemiologiche su tutti i contatti. Salgono così a sei i casi di Coronavirus in Toscana, quattro dei quali devono ancora essere validati dall’Istituto superiore di sanità.

Il servizio di Lorenzo Braccini.

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Sanità: Asl toscane attivate per combattere il batterio New Delhi

La Regione riferisce che le Aziende sanitarie della Toscana (Asl) sono state attivate per fronteggiare l’aumento di positività al batterio Ndm rilevato tra fine 2018 e inizio 2019 tra i pazienti degli ospedali toscani. Il fenomeno è presente in tutto il territorio ma sta interessando in particolare l’Area Nord Ovest della Toscana. La Regione ha emanato un decreto con tutte le misure di intervento e monitoraggio per evitare la diffusione del batterio. 

L’Ndm (acronimo di New Delhi metallo beta-lattamasi) è un batterio tra i più resistenti agli antibiotici. Nell’area Nord-ovest della Regione al momenti ci sono 350 pazienti portatori di batterio Ndm di cui 44 infetti con presenza confermata di batterio nel sangue. Nel comunicato si legge come non tutti i soggetti che hanno un contatto con il batterio ne diventano portatori: solo una piccola percentuale potrebbe contrarre un’infezione.

Il decreto regionale del 26 luglio è stata la misura con la quale sono state formalizzate le indicazioni già a conoscenza delle strutture sanitarie della Regione. All’interno vi sono le modalità per effettuare lo screening in ingresso nel momento del ricovero e per individuare i tipi di strutture-degenze da monitorare. Si fissano inoltre indirizzi omogenei regionali per la gestione dei pazienti colonizzati/infetti, sotto il profilo igienico-sanitario.

In questi mesi la Toscana è stata in contatto costante con il Ministero della salute e l’Istituto superiore della sanità. Il tema è anche stato oggetto del Tavolo regionale relativo al Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR), partito da marzo 2019. Il fenomeno è inoltre monitorato dall’Unità di crisi regionale grazie ad esperti in materia di infezioni.

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